Nel tuo ricordo
Tutto
era sospeso.
Fermo.
Immobile.
Non
riuscivo neanche a pensare.
Era
un inganno?
Doveva
essere un inganno!
Non
poteva essere vera la scena che mi si parava di fronte agli occhi.
Tutto
era scomparso, ero troppo confuso per capire…
Solo
con le sue urla tornai alla realtà.
Lui
era lì che gridava il tuo nome, con tutta la sua rabbia e la sua disperazione.
E
la sua colpa, perché era colpa sua se tu ci lasciavi.
No,
sono cattivo, era amore, non colpa, era il suo amore per te. Il nostro grande
errore.
Io
lo trattenevo, non so come, non so perché, mentre lui cercava di seguirti ed io
ero vuoto.
Volevo
solo chiudere gli occhi, e svegliarmi da quell’incubo
nell’alba di un nuovo giorno per assaporare ancora i tuoi baci.
Ma
non era un inganno, e tu, mia fulgida stella, non potevi che andartene così.
Eri
sempre alla ribalta, sempre sotto la luce dei riflettori.
Nel
bene e nel male.
E
ora la tua luce abbagliante è scomparsa dietro quel velo nero.
Nero
come la notte dei tuoi capelli.
Lacrime
calde scendono dai miei occhi ed è come respirare l’arida sabbia del deserto.
La
sento turbinare nella gola.
La
sento scorrere nelle vene.
Sono
una statua di sale.
Non
respiro.
Non
parlo.
Non
vivo.
Tu
non ci sei più.
Avevi
ancora sulle labbra quel tuo sorriso beffardo e malizioso, mentre cadevi…
mentre il tuo bellissimo corpo si inarcava, sopraffatto dal suo odio… e cadevi.
E
anch’io cadevo.
Tu
dietro quel velo, io nel mio baratro di dolore.
Lo
conosco bene ormai.
Non
lo vedevo da tempo.
Da
quando tu eri tornato e io gli avevo voltato le spalle, dimentico dei nostri
giorni insieme, accecato dalla tua luce.
Lui
che era stato il mio fedele fratello, compagno, convivente, amante…
Che
bel terzetto eravamo io, Tenebra e Dolore.
In
tutti quegli anni in cui sei stato lontano.
Quando
pretendevano che ti credessi un assassino e il mio cuore mi diceva che non
poteva essere vero, che erano solo dei bugiardi.
Non
potevi essere tu il perfido assassino del tuo migliore amico.
Tu
che fra noi eri il più bello, forte, coraggioso, leale… e io ti amavo.
Ti
amavo oltre ogni limite.
E
dovevo credere che eri solo un mostro vigliacco e crudele.
Che
ci avevi venduti tutti.
Falso.
Avevi
ucciso il tuo amico più debole, fatto sterminare il tuo più caro e la sua
famiglia.
Avevi
tradito me, che giuravi di amare.
Avevi
tradito me, mentre ancora sentivo l’eco dei tuoi baci risuonare sulla mia
pelle.
Falso.
No,
non tu.
Non
potevi essere stato tu.
Lo
sapevo.
Lo
sapevo.
Lo
sapevo.
E
allora la pena era più grande.
Saperti
rinchiuso là, in quell’orribile inferno, a marcire
come il più infame dei traditori.
Tu
con la tua anima splendente.
Quei
fetidi mostri a succhiartela via.
Ed
io credevo di impazzire…
Che
strano terzetto eravamo, io, Tenebra e Dolore…
La
tenebra dei miei giorni senza più sole.
La
tenebra delle mie notti senza più stelle.
Solo
la fredda e impietosa Luna, terribile memento, a sbattermi in faccia la realtà
di ciò che sono, a ricordarmi che ero solo, sprofondato nella solitudine più
nera.
E
ogni notte le rendevamo omaggio, pallida dea, con i nostri canti e le nostre
danze….
Che
ridente terzetto eravamo, io Tenebra e Dolore!
Per
noi insieme, e lo eravamo ogni momento, era sempre festa.
Memorabili
i nostri baccanali!
Tenebra,
seducente e oscena sorella, danzava folle, con gli sterili seni al vento.
Come
potevo resistere al suo canto di sirena che mi avvolgeva la mente in un caldo e
accogliente oblio.
Danzavo
con lei fino a dimenticarmi di tutto, di te, di noi, soprattutto di me stesso.
Ma
la pace è una grazia che non poteva essermi concessa…
Dolore,
amante crudele, mi prendeva fra le sue forti braccia e mi stringeva al suo
petto in un’orgia infinita.
E
mi offriva quel suo vino dannatamente benedetto, l’inebriante ricordo di te, e
l’illusione di poterti avere ancora al mio fianco.
Era
meraviglioso ed era come acido nella mia gola, nella mia mente, sulla mia
pelle…
“Ancora!
Ancora! Ancora! Vino a sazietà scorra in questo banchetto!”
Questo
gridavo ogni notte della mia vita, ma era vita?, finché tu tornasti e la luce
ricominciò a splendere.
Allora
abbandonai il mio amaro Fratello e la mia oscura Sorella, ed essi se ne
andarono.
Di
malavoglia.
Sussurrandomi,
prima di partire, parole che io non fui capace di udire.
Forse
mi maledivano?
Forse
giuravano di farmi pagare il mio affronto, l’averli cacciati?
Non
lo so.
Avevo
di nuovo te, mio luminoso amore, e il mio cuore era colmo di gioia come la
coppa degli dei.
Avevo
appena cominciato ad assaporare quel nettare divino e ti ho perso un’altra
volta.
E
ora non ci sei più.
Ora
non ci sarai mai più.
Ma
non sono solo…
Dolore
e Tenebra, fedeli compagni, sono di nuovo qui con me.
Li
ho sentiti avvicinarsi, ho sentito il loro canto e le loro risate sommesse alle
mie spalle, mentre ti guardavo cadere.
Mi
annunciavano deliziati il loro ritorno.
“Siamo
senza rancore” mi dicevano…
“Vieni,
ti divertivi un tempo con noi… siamo i tuoi amorevoli amici… sta per
ricominciare la nostra festa in tuo onore…” mi sussurravano…
Mentre
Tenebra mi tendeva le candide mani.
Ma
questa volta non siamo soli, sai…
È
arrivata anche Lei.
È
arrivata la Signora.
È venuta insieme ai miei cari fratelli.
Non
la posso vedere, non la posso udire, ma sento il suo odore di erba fresca e
terra smossa, sento il suo gelo farsi strada dentro di me.
È
confortevole, sai.
È
arrivata Lei.
È
arrivata Morte.
E
ora non ho più paura.
Paura
dei giorni a venire.
Quante
volte l’ho desiderata in quegli interminabili dodici anni, senza avere il
coraggio di chiamarla.
Era
il mio desiderio più intimo e segreto, la mia più nascosta perversione, e ora
finalmente è qui.
Non
posso narrarti lo sconvolgente piacere del suo gelido bacio sulla mia fronte,
agognata promessa del suo prossimo abbraccio.
Non
mi basterebbero le parole, e forse non ne esistono che possano anche solo
vagamente sfiorare la sensazione della sua terribile forza.
So
che la Signora non mi farà attendere ora che ha sigillato la sua promessa con
quel bacio intrigante.
So
che non farà attendere me, che sono il più fedele tra i suoi devoti seguaci.
Addio,
amore mio.
Avrei
dato la vita per un solo giorno in più con te, per vedere i tuoi occhi
sorridere ancora una volta.
Ma
ora non c’è più tempo.
Ora
non c’è più niente.
Non
esisto più.
Ora
posso solo morire nel tuo ricordo.
Addio…