Titolo: Puppets
Autore: lady_cocca
Fandom: Heroes
Personaggi/pairing: Sylar,
Elle Bishop, accenni a Bob Bishop.
Rating: Verde
Genere: Introspettivo,
generale
Avvertimenti: One-shot,
missing moments
Conteggio
parole: 920
Prompt
scelto: I
was driving in my car/ when I heard the loud guitar of the band you
used to hate. (Anna Tsuchiya – Without you)
Note
dell'autore: La
prima parte è ambientata subito dopo la scena della 3x10 in
cui Elle e Sylar si recano all'autonoleggio prima di raggiungere Noah e
Claire. La seconda parte, invece, è ambientata nella 3x12,
dopo che Sylar ha ucciso Arthur.
Puppets
C'è
una cosa che l'Haitiano non è riuscito a strapparle,
nonostante le infinite volte in cui Bob le ha fatto accortamente
cancellare dalla memoria gli esperimenti che per anni hanno compiuto su
di lei: è il ricordo della solitudine soffocante che l'ha
accompagnata per tanto tempo.
Alla
soglia dei suoi ventiquattro anni, ha sperimentato quella sensazione
più di quanto alcune persone fanno in una vita intera. Ha
trascorso tante ore tra le pareti spoglie della sua stanza all'Impresa,
sperando che per una volta – una sola - fosse Bob a fare il
primo passo per cercare una riappacificazione tra di loro. E invece
accadeva sempre che lui le voltasse le spalle e la lasciasse sola per
giorni interi, affidata alle cure dei secondini – come fosse
uno qualunque dei soggetti avanzati tenuti prigionieri dall'Impresa.
Allora,
a lei non restava altro da fare che aspettare il momento in cui suo
padre fosse tornato per annunciarle con freddezza di essere stata
assegnata a un nuovo incarico. Le parole che era solito rivolgerle
prima di una missione sono ancora bene impresse nella sua mente:
“Cerca di non deludermi, questa volta”. Ed Elle si
impegnava davvero con tutte le sue forze per non
compromettere in alcun modo i suoi piani, perché fino a
quando avesse avuto degli ordini da seguire - nella speranza di
ottenere un po' di quell'approvazione che così raramente le
veniva concessa - avrebbe avuto uno scopo nella vita.
Ma
quando ha trovato Bob riverso sulla scrivania del suo studio, il cranio
aperto in due, ha visto la propria esistenza sbriciolarsi tra le dita.
Si è sentita completamente smarrita: fragile e vulnerabile
come mai lo era stata prima.
Perciò,
poco importa che Sylar sia l'assassino di suo padre: ha bisogno di
qualcuno che la guidi e le fornisca un nuovo obiettivo da raggiungere.
Elle
ha deciso che il suo nuovo obiettivo è salvare Gabriel.
Fa
sporgere un braccio fuori dal finestrino, lasciando che l'aria le
accarezzi il palmo della mano, quando si accorge di conoscere molto
bene le note della canzone che la radio sta trasmettendo.
Tira
indietro il braccio e si sistema nervosamente una ciocca di capelli
dietro l'orecchio, schiarendosi la voce. “Puoi cambiare
stazione?”
Gabriel
si volta a guardarla e si sorprende nel scoprirla quasi a disagio.
Decide
di di assecondarla e si sintonizza su un'altra frequenza.
“Deduco che tu non sia una grande fan”.
Lei
scuote leggermente la testa e arriccia il naso in una smorfia.
“No, non direi. Credo di avere un problema con quella
band”, spiega, sorridendo appena. “Piaceva a mio
padre, ma io l'ho sempre odiata. Mi ricordo che quando ero piccola si
chiudeva spesso nel suo studio e ascoltava in continuazione i loro
dischi. Soprattutto quando era arrabbiato con me”, precisa in
un sussurro.
“Perché
hai recitato quella scenetta, all'autonoleggio?”, cambia
discorso lui. “Il tizio avrebbe potuto chiamare la polizia e
ci saremmo ritrovati a dover affrontare un branco di idioti. Potevi
mandare all'aria il piano di Arthur”.
Elle
ride sarcasticamente. “Se anche avessimo dovuto affrontarli,
non saremmo certamente stati noi ad essere in
difficoltà”. Ma torna presto seria e prende a
fissare attraverso lo specchietto i profili degli edifici che si stanno
lasciando alle spalle. “Sono stata per anni una marionetta
dell'Impresa”, esita un attimo, e quando riprende a parlare
la sua voce trema. “Di mio padre. So perfettamente cosa vuol
dire essere usati dalle persone che ci circondano. Lo sappiamo tutti e
due”, aggiunge, guardandolo di sotto in su, attraverso la
frangetta.
È
forse quello, ciò che più l'accomuna a Gabriel,
ciò che più li rende affini. Ancor più
dell'avere i poteri o dell'essere diventati dei mostri. Hanno permesso
troppe volte agli altri di manipolarli, di decidere chi avrebbero
dovuto diventare. Da quel momento in poi, devono impedire che accada di
nuovo. E per poterlo fare – Elle ne è convinta -
devono appoggiarsi l'uno all'altra.
In
fondo, è proprio quella la ragione per cui lo ha seguito e
per cui Gabriel gliel'ha lasciato fare: in quel momento, hanno bisogno
di credere di potersi aiutarsi a vicenda, nel loro intento di redimersi
e di costruire quel nuovo inizio che entrambi desiderano.
***
Per
Gabriel, le persone non sono mai state più difficili da
capire (nel modo in cui ragionano, nei sentimenti che provano) di
quanto lo sono i meccanismi che regolano gli ingranaggi di un orologio.
A Sylar, quindi, basterebbe davvero poco per conquistare i poteri degli
altri senza uccidere nessuno; e quando Arthur gli ha suggerito di
servirsi della sua empatia, per un po', si è convinto di
voler provare a seguire il suo consiglio. Ma poi, ha scoperto di essere
stato ingannato, ancora una volta.
Elle
aveva ragione: si è lasciato controllare dagli altri per
tanto – troppo – tempo, si è fidato
delle persone sbagliate. Si è prima lasciato trasformare in
un mostro, e poi ha permesso che Arthur e Angela lo usassero, facendo
leva sul suo punto debole – la famiglia.
Stringe
un po' di più tra le mani il volante imbrattato di un rosso
cupo.
Non
ha esitato un secondo, allora, a lasciar posto alla fame,
alla voglia di uccidere. Perché è semplicemente
di quello che si tratta. Gabriel non aveva bisogno di uccidere Elle: si
era già impadronito del suo potere. Non aveva nemmeno
bisogno di uccidere Sue Landers: avrebbe potuto ottenere la sua
abilità in un altro modo, ma ha preferito lasciarsi guidare
dalla sete di sangue. Perché adesso sa esattamente cosa
diventare. E questa volta, è una sua decisione. Vuole
tornare ad essere Sylar.
In
sottofondo, quasi ironicamente, la radio accesa diffonde le note di una
canzone della band che Elle odiava.
E
Sylar sorride.
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