Macchine da scontro.
"Ehi, Luigi... Giro alle macchine
da scontro?" disse il biondino girandosi verso l'amico che gli
camminava accanto, quando passarono di fronte alla pista.
"Ma no, Riccardo. Non mi va, dai..."
"Dai, un giro solo: offro io!"
"E va bene! Però guidi tu, perchè io non ne ho voglia!" rispose con tono accondiscendente Luigi.
"D'accordo, grazie!" Riccardo fece un enorme sorriso dei suoi all'amico, che finalmente aveva accettato di accompagnarlo.
Aveva bisogno di qualcosa che lo scuotesse, che lo facesse riprendere e
che al tempo stesso non gli facesse più pensare a ciò a
cui avrebbe fatto volentieri a meno di pensare: a lei. Era un chiodo
fisso da settimane e aveva voglia di farsi quattro risate in
libertà. Riccardo conosceva il potere delle macchine da scontro:
ti fanno dimenticare tutto per qualche minuto e i tuoi unici obiettivi
diventano quello di colpire gli altri il più forte possibile e
quello di divertirti quanto più puoi. Gli serviva proprio,
sì, ne aveva bisogno.
Si avvicinò alla cassa e vide che seminascosto dietro l'alto
bancone di legno c'è un uomo sulla sessantina che gli sorrideva
affabile.
"Dimmi pure, giovanotto."
"Un gettone, per favore." rispose Riccardo con un lieve sorriso.
"Tieni. - disse l'uomo porgendoglielo - Sono 3 euro, ma se vuoi puoi prenderne un altro e il tutto viene solo 5 euro."
"Ah, davvero? Bene, ne prendo due allora!" sorrise Riccardo. 'Tanto meglio - pensò - più dura meno ci penso.'
Nel frattempo il turno precedente era finito e, dopo aver ritrovato
Luigi, si fiondò insieme a lui sulla prima macchina che
trovarono libera. Inserì il gettone e attese il momento della
partenza, ma non fece neanche in tempo a tirare un sospiro di
soddisfazione, che poco più in là la vide. Era anche lei
sulle macchine da scontro. 'Ma che cazzo di sfiga! - inveì Riccardo dentro di sè - E
sta pure seduta con una ragazzo! Aspetta... Ma quello è mio
fratello! Ma no, dai, ti prego, Carlo no! Cioè, so che sono
amici, però, cazzarola, offrirle il giro sulle macchine da
scontro è troppo! Se lo poteva risparmiare! Vabbè, ma di
che cazzo mi lamento?! Mio fratello nemmeno sa che sono innamorat...
che mi piace!'
Riccardo era frustrato, non sopportava l'idea che lei fosse seduta
accanto a suo fratello; per di più non poteva neanche sfogarsi
con nessuno, perchè nessuno sapeva: l'avrebbero preso in giro,
gli avrebbero detto che non aveva speranze... Già, perchè
il vero problema era che lei era di due anni più grande di lui,
esattamente come suo fratello Carlo. Glenda (questo il nome della
ragazza) e Carlo andavano nella stessa classe alle medie e poi erano
rimasti amici anche dopo. Fu grazie a suo fratello che Riccardo la
conobbe e l'estate precedente si erano particolarmente avvicinati...
La verità è che aveva paura. Aveva paura di che cosa
avrebbe detto suo fratello se l'avesse scoperto, aveva paura di come
lei avrebbe potuto ridergli in faccia se mai lui avesse avuto il
coraggio di dirle ciò che era per lui, aveva paura di
così tante cose che spesso aveva solo voglia di urlare e
mettersi a correre per chilometri e chilometri, per poi cadere a terra
provando così tanto dolore e così tanta stanchezza da
annullare, almeno momentaneamente, tutte quelle paure che lo
sommergevano.
Ma ormai era in ballo, e doveva ballare. Perciò schiacciò
l'acceleratore e partì, e proprio mentre lo fece decise che si
sarebbe goduto fino in fondo quel momento di svago che si era concesso:
aveva uno splendido rapporto con suo fratello, perciò ci avrebbe
scherzato nello stesso identico modo in cui avrebbe fatto se fossero
stati solo loro due, nello stesso identico modo in cui avrebbe fatto se
lei non ci fosse stata. Anzi, avrebbe fatto di più: avrebbe
cercato di godersi questi momenti con lei e suo fratello!
Così cominciò ad inseguire Carlo e Glenda e dopo averli
beccati le loro due macchine si ritrovarono uno di fianco all'altra, e
lui si ritrovò accanto a Glenda. Si alzò praticamente in
piedi per raggiungere suo fratello senza fare del male a Glenda e
cominciò a dargli numerosi schiaffi sulle spalle, sulla testa e
ogni tanto qualcuno gli scappava anche sulla faccia.
Glenda rise di fronte a quella scena, e si permise di lanciare uno
sguardo a Riccardo che in quel momento le si trovava praticamente
addosso, intento a picchiare suo fratello. 'Glenda, non pensarci neanche! - si disse - Oh,
dannazione! Ma proprio ora che ero quasi riuscita a smettere di
pensargli 24 ore su 24, questo mi si doveva spalmare addosso?! Smettila
Glenda, è due anni più piccolo di te! Sei patetica,
quello nemmeno ti vede, non te ne accorgi?!'
Riccardo proseguì con l'andargli addosso di continuo e col
picchiare suo fratello passando per Glenda, e quando arrivarono alla
fine del giro lei scese di corsa dalla macchina dicendo che aveva la
nausea e subito dopo scese anche Carlo, perchè loro avevano
preso un solo gettone.
Riccardo e Luigi fecero il secondo giro: inutile dire che Riccardo non
ritrovò affatto il divertimento e le risate che aveva avuto nel
corso del primo round, poichè senza Carlo ma soprattutto senza
l'obiettivo di far colpo su Glenda aveva perso ogni attrattiva quella
stupida giostrina.
Perchè in fondo era questo che aveva fatto Riccardo quando in
pista c'erano anche i due più grandi: aveva cercato di spiccare
ai suoi occhi, di dimostrare che era lui quello giusto per Glenda, e non
suo fratello. Ma non sapeva che molto probabilmente non ce n'era alcun
bisogno: sarebbe spiccato agli occhi di Glenda anche in mezzo a un
milione di persone.
Alla fine del secondo giro, mentre tutti gli altri scendevano, Riccardo
indugiò ancora un po' sul sedile di quell'assurda macchinina, si
mise le mani sugli occhi e se li stropicciò. C'era quell'assurda
gelosia che lo divorava e che non accennava minimamente a sparire. Si
alzò, si avvicinò a suo fratello per dirgli qualcosa, e
poi riprese a camminare nella direzione opposta.
Glenda lo guardava a scatti, timidamente. 'No, eviterò di
fare la mia patetica figura guardandoti mentre ti allontani sperando che
ti giri verso di me. No, non lo farò.'
Riccardo prese a camminare, fece 4 o 5 passi e si girò a
guardare Glenda, lo sguardo perso nel vuoto e le spalle leggermente
incurvate, come se con quell'istintiva posizione avesse potuto
difendersi da tutto il male del mondo. 'Che cosa pensavi,
deficiente? Che ti avrebbe guardato andare via sognando di poter venire
insieme a te? Ma non essere idiota! Lei nemmeno ti vede, vedi di
ricordartelo.' Si girò, tornò sui suoi passi, e riprese a camminare.
N.d.A. PERDONATEMI PER IL
PESSIMO EDIT! Bene, detto questo posso anche andare avanti. Niente,
questo è solo per dirvi: fregatevene di stupidi pregiudizi e
inutili paranoie, e lanciatevi! Altrimenti non potrete mai sapere che
cosa realmente c'è dall'altra parte!
Bene, spero solo che vi piaccia! Ciao ciao! :)
P.S. Giò, per quello che può valere, questa è per te.
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