Cicatrici che bruciano e rose che non appassiscono.
Prima classificata al Torture
Contest di ChibiLilla sul
Forum di EFP.
Nick: Rachel Betts
Titolo:
Cicatrici che bruciano e rose che non appassiscono.
Personaggi: Sirius
Black, con piccoli accenni ad altri personaggi.
Genere:
Angst, triste.
Avvertimento:
Flash!Fic.
Rating:
Arancione.
Introduzione:
"Quella
notte era riuscito a prendere
sonno solo dopo ore di agonia. Sembrava quasi che le cicatrici sulla
sua schiena e sulle spalle ricordassero il luogo in cui erano state
create e volessero scappare di lì alla velocità
della luce. Mentre
massaggiava la pelle in rilievo
vicino al collo gli tornò in mente la prima volta che suo
padre lo
aveva picchiato: Sirius aveva solo nove anni"
NdA:
Ok, questa storia è stata un patimento. Sono stata in pena
per
Sirius, davvero. Non so se mi è riuscito bene l'Angst,
è
la prima volta che mi cimento in questo genere e spero di averlo fatto
decentemente. Buona lettura, spero che
apprezzerai. Hai detto che ami le cose scontate... be', anche io,
quindi ecco qui la cosa più scontata dell'universo! xD
Cicatrici
che bruciano e rose che non appassiscono.
In
una delle tipiche e nebbiose mattine di Londra, Sirius Black si
alzò dal letto a fatica. Nel giro di un'ora sarebbero
arrivati
tutti i membri dell'Ordine per tenere una riunione. Certo, con
ventiquattro ore disponibili in una giornata, Silente doveva sempre
decidere di incontrarsi a Grimmauld Place poco dopo l'alba. Sirius
grugnì, lanciando uno sguardo pieno di desiderio al suo
letto e
al morbido cuscino. Quella notte era riuscito a prendere sonno solo
dopo ore di agonia. Sembrava quasi che le cicatrici sulla sua schiena e
sulle spalle ricordassero il luogo in cui erano state create e
volessero scappare di lì alla velocità della
luce. Sirius
allungò le braccia per stirare la schiena, ancora un po'
rigida.
Si fermò immediatamente quando un dolore acuto
sembrò
arrivargli alla testa e mille spine sembrarono pungergli la pelle delle
spalle. 'Cicatrici',
pensò. Non facevano altro che dolere da quando era tornato
in
quella maledetta prigione. Mentre massaggiava la pelle in rilievo
vicino al collo, gli tornò in mente la prima volta che suo
padre
lo aveva picchiato: Sirius aveva solo nove anni e aveva fatto
accidentalmente cadere la brocca pregiata con lo stemma dei Black.
Niente che un Reparo
non
avesse potuto aggiustare. Suo padre era tornato nervoso dal lavoro e
quel piccolo gesto involontario l'aveva mandato su tutte le furie. Si
era alzato sbattendo le mani sul tavolo; si era diretto verso Sirius,
l'aveva preso per la maglia e l'aveva trascinato in salotto,
spingendolo con forza perché si mettesse in ginocchio
davanti a
lui. Prima che il piccolo Sirius potesse rendersi conto, suo padre si
era sfilato la cintura e aveva cominciato a frustarlo sulla schiena,
urlando e inveendo contro di lui con tutta la rabbia che aveva,
ripetendo frasi come "Rompi
tutto ciò che tocchi", "Sei solo un buono a nulla!",
"Perché
proprio io dovevo avere un figlio così inetto?"
e altre cose che Sirius, con anni di esercitazione, era riuscito a
rimuovere dalla sua memoria. Ricordava bene, però, le
propria
grida e le lacrime salate. Ricordava che Regulus, a soli otto anni, li
stava guardando, nascosto sulle scale, con gli occhi sbarrati e le
lacrime che scorrevano. Così, Sirius aveva cercato di non
urlare
troppo forte per non spaventare suo fratello. Scuotendo il
capo,
Sirius tornò alla realtà. Ma il ricordo gli
faceva male,
le cicatrici bruciavano e lui pensava agli occhi di Regulus. All'amore
che aveva sempre voluto regalare, senza qualcuno che lo volesse
accettare. A tutto quello che gli avevano tolto. Tutto questo per delle
stupidi cicatrici. 'Andiamo,
Felpato, controllati!',
si disse. Ma, l'aveva imparato, c'era solo una cosa che potesse
scacciare i suoi pensieri: il dolore fisico. Sul cassettone, Tonks si
era premurata di mettere un vaso di rose bianche, "Questa stanza
è troppo tetra", aveva detto. Poi le aveva stregate in modo
che
non morissero, ma rimanessero sempre belle e in modo che i petali non
potessero essere sciupati o strappati. Quell'incantesimo, ovviamente,
aveva rafforzato anche le spine. In un moto di disperazione, Sirius
prese l'intero mazzo, rovesciandosi l'acqua del vaso sui piedi. Strinse
le mani sulle spine, così che queste penetrassero a fondo.
Era
una tortura, certo. Ma, se paragonata a tutto ciò che aveva
passato, non era altro che solletico. Gocce di sangue caddero sul legno
del cassettone. Poi qualcuno entrò in casa e Sirius ripose
le
belle rose, adesso macchiate di rosso, nel loro vaso. Doveva vestirsi e
far finta di niente. Tra poco sarebbe arrivato Remus e ogni dolore
sarebbe stato sopportabile. Tirò un sospiro di sollievo.
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