Vivere un romanzo

di Night Sins
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Titolo: Vivere un romanzo
Fandom: White Collar
Personaggi: Elizabeth Burke, Peter Burke
Pairing: Peter/El
Rating: G
Genere: romantico
Avvertimenti: flashfic
Timeline: pre-serie. Circa 11/12 anni prima del pilot.
Spoiler: nessuno.
Conteggio Parole: 401
Prompt: il suo odore ancora non era sparito da quel letto per la V Notte Bianca @ maridichallenge (pubblicata ora perché trovare voglia e tempo, insieme, per correggerla e farlo non è stato semplice XD)
Disclaimer: "Io scherzo... forse." (cit. A.Costa) // I personaggi non sono miei, ma degli autori e di chiunque ne abbia diritto; tanto meno sono utilizzati a fini di lucro, ma solo per mero piacere personale.
Note: Niente, un po' di sano romanticismo het. Peter e El sono troppo ignorati, da me per prima. u_u Non c'è nessun riferimento all'honey perché ho immaginato questa storia non troppo dopo che si son messi assieme, quindi mi sembrava un po' presto.





El si rigirò e nascose la testa nel cuscino, stringendolo a sé senza riuscire a smettere di ridacchiare. Sarebbe dovuta andare a lavoro presto, ma voleva godersi ancora un po’ quel momento; il suo odore ancora non era sparito da quel letto e lei non voleva uscirne finché esso era ancora presente.
Era la prima volta che Peter dormiva a casa sua e lei si sentiva come un’adolescente alle prese con il primo fidanzatino, ma ne era contenta. Peter non era come tutti gli altri ragazzi che le erano sempre girati intorno, sarà stato anche perché era molto più grande di quelli con cui usciva di solito, per lo più suoi coetanei.
Se ripensava al modo in cui si erano conosciuti, le sembrava di essere la protagonista di un libro: lei giovane curatrice di una galleria d’arte e lui un federale, già uomo e pieno di responsabilità, mandato a indagare su una misteriosa truffa ai danni della pinacoteca presso cui lei lavorava. Quasi rimpiangeva di non aver mai seguito un corso di Scrittura Creativa, era sicura sarebbe potuto uscirne un buon romanzo. D’altra parte, lei lo stava vivendo in prima persona quindi andava bene così, e si sarebbe sforzata per ottenere il proprio lieto fine; era quello che si doveva fare, no? Lottare per ciò che si voleva, ad ogni costo. E lei era sicura di volere Peter Burke, un impacciato, dolce, gentile e affascinante agente dell’FBI al suo fianco, per il resto della loro vita.
Alzò la testa e osservò la sveglia; 8:25, doveva proprio alzarsi se non voleva fare tardi. Sospirò e lasciò andare il cuscino per poi mettersi a sedere. Lo squillo del cellulare la fece sobbalzare, chi poteva chiamarla così presto?
“Peter?”, rispose dopo aver visto il nome sullo schermo, un po’ perplessa.
“Ciao, buongiorno... Ti ho svegliata?”
Era imbarazzato, nonostante si frequentassero oramai da un bel po’; lo trovava adorabile, ma non poté evitare di ridere, giusto un poco. “No, ma se così fosse, avresti fatto bene. Avery è gentile, ma non ama i ritardatari.”
“Uh... Hmm... Ok, quindi... Quando sono dovuto uscire dormivi e non ho potuto dirti...”
“Peter?”
“Sì?”
“Ti amo.”
“Ti amo anche io. Buona giornata a lavoro.”
“Anche a te.”
Elizabeth osservò il cellulare e sorrise, pronta per andare a lavorare; ci sarebbero state molte altre occasioni in cui avrebbe potuto crogiolarsi nel letto dopo aver passato una fantastica nottata con lui.




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