Il Crash Down era vuoto da più di mezz’ora, ormai, probabilmente per colpa
della pioggia che spazzava incessantemente le strade di Roswell quel
pomeriggio.
Maria si versò un bicchiere di coca cola e andò a sedersi ad uno dei
tavolini. Iniziò a rigirarsi il bicchiere tra le mani e il suo sguardo si posò
sull’alieno verde che salutava dalla parete. Subito le tornarono alla mente le
parole di Liz, tutto ciò che l’amica le aveva rivelato il pomeriggio
precedente.
Alieni.
Max e Isabel Evans e Michael Guerin erano alieni.
Avrebbe riso in faccia a Liz, se non fosse stata certa che, il giorno della
sparatoria, l’amica era stata colpita dal proiettile. E visto che quando Max si
era allontanato da lei Liz si era rialzata assicurando che andava tutto bene,
con un’impronta perlacea di una mano sul ventre, qualcosa di strano doveva
esserci di sicuro. Ebbene, le parole di Liz avevano spiegato ciò che era
successo.
Si, alieni. Non c’era altra spiegazione, dopotutto, quindi avrebbe fatto
meglio ad attenersi a quella che le era stata fornita dall’amica.
Da una parte era felice che l’amica gliel’avesse detto: Maria detestava
rimanere all’oscuro di qualcosa. Ma d’altra parte, tuttavia, sapeva che Max
aveva raccomandato a Liz di non rivelare nulla a nessuno, e che ne sapeva lei di
come gli alieni si occupavano di chi sapeva troppo? E se avessero ritenuto che
ucciderla fosse una buona soluzione per il problema?
Maria rabbrividì al solo pensiero, e in quel momento sentì la porta del
locale aprirsi e poi richiudersi.
Alzò lo sguardo dal suo bicchiere. Un ragazzo con la giacca verde militare
fradicia e dai capelli castani entrò nel locale e, guardandosi attorno, incrociò
lo sguardo di Maria.
-Ciao.- salutò Maria con voce lievemente acuta rispetto al solito –Vuoi
qualcosa?-
Michael Guerin, il ragazzo che era entrato nel locale, si sfilò la giacca
fradicia in silenzio, poi disse –Delle patatine fritte.-
-Certo… tu siediti… tanto hai l’imbarazzo della scelta, oggi.- cercò di
scherzare Maria, poi sfrecciò in cucina maledicendo quella giornata del cavolo.
Nel locale non c’era nessun cliente né nessuna cameriera, e i Parker, ovvero Liz
e i suoi genitori, sarebbero tornati solo il giorno seguente.
E lei era sola, con un alieno che voleva delle patatine fritte!
Una volta che l’ordine di Michael fu pronto, Maria tornò in sala e notò che
il ragazzo si era seduto al tavolo su cui era poggiato il suo bicchiere di coca
cola. Inspirò profondamente, si avvicinò, poggiò il piatto davanti a lui e gli
si sedette di fronte, agitata, mentre lui faceva cadere sulle patatine grandi
quantità di tabasco.
Senza dire una parola, Michael iniziò a mangiare, e Maria tornò a sorseggiare
la sua coca. Ma chiunque avrebbe potuto notare che non era affatto tranquilla,
dalle occhiate che lanciava a Michael ogni pochi secondi, come a voler
controllare che lui non estraesse una pistola laser per disintegrarla.
Era la conferma che Michael aspettava, e il motivo per cui era andato lì quel
giorno.
-Maledizione!- imprecò sbattendo sul tavolo un pugno che fece sobbalzare
Maria, facendole versare la coca cola sulla divisa –Tu lo sai, vero? Liz te l’ha
detto?-
-I… io…- balbettò Maria: per la miseria, quel ragazzo la intimoriva già
prima, ora che sapeva che era pure un alieno ne era praticamente
terrorizzata!
-Lo sapevo, lo sapevo che non dovevamo fidarci!- Michael si alzò continuando
a sbraitare tra sé. Non appena le ebbe dato la schiena, Maria si alzò di scatto
e si diresse rapida verso la porta del locale, per allontanarsi il più possibile
da quel pazzo.
-Cosa credi di fare?- ruggì Michael afferrandola per un braccio e spingendola
davanti a sé –Vuoi andare dallo sceriffo? Vuoi denunciarci?-
-Lasciami!- gridò Maria cercando di spingerlo via –Lasciami, mi fai
male!-
Notando che la ragazza aveva gli occhi lucidi, Michael fece un passo indietro
e le lasciò il braccio. Maria ne approfittò: scivolò rapidamente di lato e corse
verso la porta che divideva il locale da casa Parker.
-Aspetta!- Michael la seguì e riuscì a superare la porta appena prima che lei
la chiudesse. Afferrò la ragazza per il polso, stavolta con cautela –Devi
ascoltarmi, io…-
-No! Non voglio ascoltarti, voglio che te ne vai! Vattene!- ordinò Maria
sempre più spaventata.
-Non posso! Non posso andarmene e lasciare che tu vada dallo sceriffo a
raccontargli tutto, e al momento è esattamente quello che stai pensando di
fare!-
-Vu… vuoi uccidermi?- tremò Maria. Michael aggrottò le sopraciglia –Certo, ho
giusto la pistola laser in tasca.- sbottò –Certo che non voglio ucciderti.
Voglio convincerti a non andare dallo sceriffo.-
-Oh…- esalò Maria –E… quindi, niente omicidio?-
Michael non potè fare a meno di ridacchiare -Non è nelle mie abitudini.-
dopodichè tornò serio –Senti, nessun altro deve sapere nulla. Già non dovrebbe
saperlo Liz, né tanto meno tu…-
-Cosa vorrebbe dire "ne tanto meno tu"?- gli occhi di Maria si strinsero
apparendo come due fessure –Cosa sono io, la pettegola della porta accanto?-
-Senti, da voi ora dipende il nostro futuro. Mio, di Max e di Isabel. Se si
viene a sapere questa… cosa… ci rinchiuderanno in un laboratorio, faranno
esperimenti su di noi…-
Maria rimase un secondo in silenzio, domandandosi quanto duro fosse vivere
ogni giorno con la paura che qualcuno scoprisse ciò che sei –Io non dirò nulla.-
affermò.
Michael alzò lo sguardo e i loro occhi si incontrarono per un secondo. E lui
seppe che poteva fidarsi, quasi d’istinto.
-D’accordo.- le lasciò i polsi, poi uscì dalla porta.
Maria sospirò lievemente, con una strana sensazione che si faceva strada in
lei.
_________Nota di herm90
Salve! è la mia prima fic su Roswell, ed è nata come one-shot, ma potrei
continuarla, non so...
per ora, fatemi sapere cosa ne pensate!
baciotti!