What amazing crew, what amazing feeling
Titolo: What amazing crew,
what amazing feeling
Autore: My
Pride
Fandom: One
Piece
Tipologia: One-shot
[ 2567 parole fiumidiparole ]
Personaggi: Roronoa
Zoro, Nico Robin, Sanji
Black-Leg, Mugiwara
Genere: Generale,
Avventura, Sentimentale, Vagamente Ironico
Rating: Verde
/ Giallo
Avvertimenti: Shounen
ai, Linguaggio a tratti
un po’ colorito, Assurdità sparse, Slice of Life,
What if?
Colourful Green: #04.
Invidia
Tabella/Prompt: Luoghi
› 15. Bosco
Binks
Challenge: 31° Cimitero
› 32° Invidia
Una ficcy...
al prompt: Ti sei mai
innamorato?
ONE
PIECE ©
1997Eiichiro Oda. All Rights Reserved.
Zoro
si schermò gli occhi con una mano per proteggerli dalla luce
del
sole, incapace di capire esattamente che ore fossero.
Se doveva dirla tutta non era nemmeno
certo di dove si trovasse,
e, a quanto sembrava, neanche Robin era riuscita a determinare la zona
in cui erano capitati, pur perlustrando i dintorni con il suo potere.
In poche parole si erano persi in due, e di sicuro era l'unico a
trovare quella situazione particolarmente snervante. Non appena aveva
visto i ruderi e il cimitero presente in zona, difatti, Robin gli aveva
detto di aspettare con un semplice cenno della mano, incamminandosi fra
le lapidi ricoperte di muschio che spuntavano dal terreno per
avvicinarsi estasiata alle rovine, curiosa. Aveva ripulito dalla
polvere i caratteri scolpiti nella roccia, incurante di essersi
macchiata le dita di erba e detriti, e, immergendosi completamente in
quel mondo antico, aveva cominciato a leggere le vecchie scritture
senza più badare a Zoro, che si era ritirato in un angoletto
con
le braccia incrociate dietro alla testa. Tra uno sbadiglio e l'altro
aveva osservato l'archeologa, seguendola con lo sguardo ogni qual volta
lei, eccitata come non mai, scavalcava qualche tomba per spostarsi
verso altre costruzioni di pietra e assimilarne la conoscenza,
desiderosa di saperne sempre più sulla popolazione che aveva
abitato su quella parte dell'isola, qualunque essa fosse. E tuttora lo
stava facendo, per quanto Zoro avesse ormai raggiunto il punto di
rottura.
Borbottando qualcosa fra sé e
sé, lo spadaccino si
sdraiò del tutto sull'erba alta che ricopriva gran parte del
cimitero e continuò a fissare il cielo, trovando molto
più interessanti le nuvole sfilacciate che, sospinte dal
vento,
sembravano ricordargli il fumo della sigaretta di un certo idiota di
sua conoscenza. Se ci fosse stato lui avrebbero sicuramene litigato
come al solito, però, e doveva ammetterlo, almeno sarebbe
stato
molto più interessante di quel mortorio. Non che starsene
per
una volta tranquillo gli dispiacesse davvero come voleva far credere a
se stesso, ma alla lunga, specialmente dopo tutto il tempo che aveva
passato con quella sgangherata ciurma, quella situazione, per lui,
stava cominciando a diventare snervante. E, forse per ricordargli che
il cuoco serviva anche a qualcos'altro, il suo stomaco
brontolò
in modo imbarazzante, richiamando l'attenzione di Robin e facendo
imporporare lui come un dannato moccioso. Ah, merda.
«Oh, scusa, kenshi-san... ci
ho messo troppo?»
domandò l'archeologa in tono cortese, annullando la distanza
che
li separava mentre si sistemava la borsa in spalla. I suoi passi erano
leggeri e aveva un bel sorriso compiaciuto in volto, e forse fu proprio
nel vederlo che Zoro evitò di risponderle sgarbatamente che,
aye, per i suoi gusti aveva perso decisamente troppo tempo.
«Ah, lascia
perdere», borbottò nel rialzarsi
in piedi, e nel lanciarle un'occhiata si accigliò,
concentrando
la propria attenzione sul braccio destro della donna, percorso da un
taglio netto e regolare che sanguinava pigramente verso il basso.
«Ohi, ma sei ferita».
Robin sbatté le palpebre,
abbassando a sua volta lo
sguardo sul punto che lo spadaccino stava fissando. «Oh,
dev'essere successo quando mi sono inoltrata fra quegli
arbusti»,
fece spallucce, accennando distrattamente con una mano ad un groviglio
di rovi sulla destra, a ridosso di un edificio inclinato su se stesso e
dal tetto ormai cadente. «Forse è stata qualche
spina».
«Stupida»,
sbottò Zoro in risposta,
sciogliendo con i denti la bandana che portava legata al braccio per
fasciare con essa la ferita alla bell'e meglio, dandole la forma di una
medicazione improvvisata sotto lo sguardo stralunato dell'archeologa.
«Non fare quella faccia», soggiunse lo spadaccino
nel
vederla, sbuffando, «non vorrai sanguinare fino a che non
raggiungeremo gli altri, spero».
Robin sorrise, tornando a fissare il
viso del compagno,
vagamente arrossato. Tutti sapevano come Zoro non facesse distinzioni
fra uomini e donne, dunque il fatto che si fosse preoccupato in quel
modo - per un taglietto da niente, poi - sembrava quasi divertirla.
«Quanta premura, kenshi-san».
«Non è premura,
è una precauzione»,
sembrò voler precisare immediatamente il Vice Capitano, come
a
voler mettere in chiaro che lui, a differenza del cuoco, non faceva
favoritisi alle donne. Se al suo posto si fosse trovato Usopp, Franky o
Rufy, avrebbe fatto la stessa identica cosa.
«Quindi l'avresti fatto anche
se si fosse trattato di cook-san?»
Oh, beh, certo. Ovvio.
Se si fosse trattato di quell'idiota avrebbe stretto fino a che il
sangue non si fosse fermato del tutto e lui fosse stato sicuro che quel
damerino non correva il rischio di stramazzare al suolo. Alt. Un
momento. Che cazzo stava pensando? E perché
sembrava che Robin
leggesse ciò che gli passava in quel fottuto cervello che si
ritrovava?
«Quel cuoco di merda sa
cavarsela benissimo anche da
solo», bofonchiò, frenando miracolosamente i
propri
pensieri. Stavano diventando un po' troppo pericolosi, per i suoi
gusti. «Non vedo perché dovrei stargli dietro
ventiquattr'ore su ventiquattro».
«Oh, ma tu vorresti stargli
dietro, non è
così?» replicò Robin, e Zoro, nel
voltarsi verso di
lei, aprì la bocca per rispondere, tacendo qualche attimo
dopo
nel notare il luccichio sfavillante nei suoi occhi e l'aria divertita
che sembrava essersi dipinta sul suo viso. Ohi, che cazzo...?
Quella
che aveva letto nelle parole di Robin era malizia? O era lui quello che
si faceva inutili viaggi mentali e paranoie di ogni genere? Och,
sicuramente era
vera la seconda ipotesi.
«C-Che diavolo stai
farneticando?» borbottò,
cominciando ad incamminarsi nel folto del bosco, forse nella speranza
che la conversazione morisse lì e Robin non cercasse
inutilmente
di fargli fare pace con il suo stupido cervello. Non voleva sapere cosa
gli gironzolasse nella testa da un po' di tempo a quella parte quando
si trattava di lei, del cuoco o di chiunque fosse nel raggio di mezzo
centimetro da lui. «Vediamo di darci una mossa, piuttosto.
Dobbiamo trovare gli altri».
«Non credo che quella sia la
direzione giusta,
kenshi-san», gli disse Robin, facendo fiorire una mano sul
suo
braccio per afferrargli il polso, volendo richiamare la sua attenzione
in quel modo. «Siamo venuti da lì e abbiamo girato
in
tondo per ben tre volte». Segnò il numero con
un'altra
mano prima di accennare con una terza un piccolo sentiero che si
estendeva fra l'erba alta dietro al limitare del cimitero. Non si
riusciva a scorgere nemmeno se non si guardava con attenzione, e Zoro,
pur borbottando che lui sapeva perfettamente dove stava andando,
dovette ammettere a se stesso che Robin ci sapeva fare, nel vedere
piccolezze simili. Non era archeologa per nulla, in fin dei conti.
«Che stiamo aspettando,
allora?» rimbrottò
dunque lo spadaccino, ritornando sui propri passi per seguire Robin da
almeno mezzo metro di distanza. In quel modo avrebbe avuto maggior
spazio di manovra in caso qualche bizzarro animale avesse deciso di
attaccarli, e avrebbe anche potuto controllare meglio la zona e Robin
stessa, che in quel momento aveva imboccato il sentiero senza
aspettarlo, certa che lui l'avrebbe seguita senza problemi.
Ficcandosi una mano nell'haramaki e
poggiando l'altra sull'elsa
dell'Ichimonji, Zoro affrettò l'andatura e
cominciò a
guardarsi intorno con estrema attenzione, facendo scorrere gli occhi
sulle cime degli alberi che li sovrastavano ai rami più
bassi
che si chiudevano intorno a loro, sino a passare agli arbusti
così fitti che sarebbe stato costretto a tagliare per
riuscire a
passare, se avessero dovuto prendere quel sentiero. Si ritrovarono ben
presto in uno spazio angusto costeggiato da una fila d'alberi sulla
destra e un'enorme costruzione sul davanti, completamente coperta di
muschio e d'edera. La parte superiore era crollata e le pietre erano
state logorate dalle intemperie, simbolo che quell'edificio doveva
avere più anni di loro due messi assieme.
Robin non perse un attimo ad
avvicinarsi, curiosa. «Ti
spiace se do' una veloce occhiata anche a questo,
kenshi-san?»
domandò, ma sembrava pronta a studiarlo comunque anche se lo
spadaccino in questione le avesse messo addosso una fretta del diavolo.
Zoro si limitò dunque a fare spallucce e a lasciarle carta
bianca, gettando un rapido sguardo verso un albero concavo che, in quel
momento, sembrava perfetto per un'altra pennichella. Robin avrebbe
sicuramente perso un mucchio di tempo, quindi perché non
dormire? A ridestarlo da quei suoi pensieri fu l'urlo dell'archeologa,
e volse rapidamente lo sguardo nella sua direzione solo per vedere la
terra spaccarsi del tutto sotto i suoi piedi e lei capitolare di sotto.
«Merda!»
esclamò, gettandosi svelto verso il
bordo del precipizio per allungare una mano, non riuscendo ad
afferrarla in tempo; gli rimase solo il laccio della borsa e,
imprecando, si gettò a sua volta nel vuoto, avvolgendo un
braccio intorno ai suoi fianchi prima di affondare a tentoni una mano
nel terriccio nel vano tentativo di arrestare la loro caduta,
catturando fra le dita una radice che sporgeva nella parete, per quanto
la presa stesse già cominciando a venir meno. La
radice si
staccò del tutto dal terreno e ricominciarono a precipitare,
e
Zoro ebbe appena il tempo di pensare che la sua vita sarebbe finita in
quel modo miserevole prima che nelle sue orecchie sentisse Robin
esclamare «Cient
Fleur Wing!»
e ritrovarsi con un braccio ghermito da
entrambe le mani dell'archeologa, sospeso a qualche metro da terra.
Non riuscendo a capacitarsene,
sollevò lo sguardo,
vedendo Robin con... merda, erano ali, quelle che aveva sulla schiena?
Da dove cazzo erano uscite? «Ma che diavolo...?!»
esclamò incredulo, vedendo Robin sorridere con una certa
fatica.
«Attenuerà un po'
la caduta», asserì
semplicemente lei, e, prima ancora che Zoro potesse anche solo pensare
di ribattere qualcosa, quelle ali sparirono, lasciandoli nuovamente in
balia della forza di gravità; rapido come una freccia
scoccata
da un arco, il Vice Capitano afferrò Robin sotto l'incavo
delle
ginocchia e la sorresse contro il proprio petto, caracollando sul
terreno con tutto il peso. Ruzzolarono per più di mezzo
metro
prima di riuscire a fermarsi, e lo spadaccino, imprecando, si
sollevò a fatica con l'archeologa ancora fra le braccia,
sentendo l'erba umida attorniargli le ginocchia e bagnargli i pantaloni.
«Ohi, tutto bene?»
domandò a Robin nel
vederla massaggiarsi la testa, sospirando di sollievo quando lei
alzò il viso e gli sorrise.
«Sto bene, kenshi-san,
grazie».
«Ohi, bastardo di un marimo!
Leva subito le tue manacce da
Robin-chan!» La voce improvvisa di Sanji fu capace di farli
sussultare entrambi, come se fossero appena stati colti in flagrante a
fare cose di dubbia moralità. Sollevarono in contemporanea
lo
sguardo verso di lui, a meno di un metro di distanza, scorgendo le
sagome dei restanti membri della ciurma che si facevano largo nel bel
mezzo della boscaglia. Prima ancora che potesse anche solo pensare di
lasciare l'archeologa, però, Zoro fu scaraventato contro il
muro
di terra dietro di sé da un calcio poderoso del cuoco, che
si
inginocchiò immediatamente davanti alla donna dopo averle
delicatamente preso le mani. «Stai bene, Robin-chan? Quel
gorilla
pervertito ha provato a farti qualcosa? Ad una tua sola parola
è
un uomo morto!»
Al tono concitato e nervoso del cuoco,
Robin ridacchiò,
e, gettando uno sguardo al povero spadaccino preso ingiustamente a
calci, scosse il capo.
«Tranquillo, cook-san... kenshi-san si è
comportato come
un vero e proprio gentiluomo», lo rassicurò, per
quanto
Sanji non si fosse risparmiato dal fulminare con lo sguardo Zoro,
appena rimessosi in piedi. Merda, quel cuoco era fuori di testa.
Per fortuna o per sfortuna, la sera
calò in fretta e li
costrinse ad accamparsi nel bosco, a più di mezza giornata
di
cammino dal luogo in cui avevano attraccato la Sunny. Franky era
rimasto a fare la guardia e non si sarebbe di sicuro spaventato a
passare la notte da solo, dunque, dopo quella che parve
un'eternità, accesero un fuoco e Sanji cominciò a
preparare la cena, spronato da un Rufy sempre più desideroso
di
mettere qualcosa sotto i denti. Dal canto suo, invece, Zoro se ne stava
seduto contro il tronco di un albero ad osservarlo con la fronte
aggrottata, continuando a domandarsi perché diavolo
quell'idiota
se la fosse presa così tanto per un'idiozia simile. Se ci
fosse
stato lui avrebbe anteposto l'incolumità di Robin alla
propria,
no? Quindi perché accidenti doveva fare tutte quelle storie?
E
perché lui ci stava ancora pensando? In fin dei conti di
quel
cretino di un cuoco non gli interessava nulla, anche se...
«Va tutto bene,
kenshi-san?» gli venne chiesto da
Robin, prima che quest'ultima si accomodasse accanto a lui. La
guardò velocemente e fece spallucce, tornando a
concentrarsi,
anche non volendo, sui movimenti del cuoco, che aveva frattanto
rifilato un calcio a Rufy per evitare che rubasse dallo spiedo il
cinghiale che stava ancora rosolando sul fuoco.
«Certo che va bene, perché non
dovrebbe?»
borbottò di rimando, sentendola ridacchiare.
«Te la sei presa per il modo in cui ha reagito
cook-san?»
«Che diavolo vai dicendo? Non sono un moccioso, Robin. Quel
cuoco
può fare quello che gli pare e piace, la cosa non mi sfiora
minimamente», ci tenne ad informarla, come se si sentisse in
dovere di farlo. I discorsi di Robin avevano preso una piega un po'
imprevista, e se la donna avesse continuato a stressarlo in quel modo,
molto probabilmente avrebbe dato in escandescenza e non avrebbe capito
più niente.
«Ohi,
piuttosto, uhm... sei stata grande. Con il trucco delle ali,
intendo».
L'archeologa sorrise, accavallando disinvolta le gambe e, poggiando un
gomito sul ginocchio, abbandonò il mento sul palmo di una
mano.
«Quello non era nulla di che... dura
solo cinque secondi, ecco perché lo uso molto raramente. E
tu
sei di sicuro molto più leggero di Franky»,
ridacchiò, facendo fiorire una mano sulla sua spalla per
carezzargli una guancia con la punta delle dita, tutto solo per il
gusto di vederlo arrossire e distogliere lo sguardo come un ragazzino.
E fu proprio nel farlo che Zoro si accorse che avevano un osservatore,
e che quell'osservatore era proprio quell'idiota di un cuoco, il cui
sguardo stranito non lasciava spazio a fraintendimenti. Ma non doveva
importargliene nulla, giusto? Robin era adulta e poteva fare qualunque
cosa desiderasse... anche corteggiare lui, a quanto sembrava. Ah,
accidenti. Non era abituato a cose del genere. «Ti
sei mai innamorato, kenshi-san?»
Confuso come non mai, Zoro sbatté più volte le
palpebre,
accigliato. «Che razza di domanda è?»
«Una domanda per fare due chiacchiere in attesa della
cena». Robin sorrise comprensiva, picchiettandosi due dita
sul
labbro inferiore.
«Io ti piacerei?»
Se
prima era arrossito, adesso il viso del Vice Capitano tendeva al
violaceo. «P-Perché diavolo mi chiedi una cosa
simile?»
«Lo devo prendere per un no? Forse è
perché sono troppo grande?»
«Cos... n-non è per questo!»
farfugliò, ma
quel suo modo di fare riuscì solo a far ridere Robin in
maniera
ancor più spensierata, tanto che si coprì la
bocca con
una mano.
«Stavo scherzando, kenshi-san, rilassati», lo
rassicurò, gettando una rapida occhiata verso il cuoco, che
aveva distolto lo sguardo proprio in quel momento per tirare un calcio
al Capitano, approfittatosi di quel suo breve attimo di distrazione per
provare a rubare del cibo. Robin alla scena ridacchiò,
tornando
ad osservare distrattamente lo spadaccino. «Ma
qualcuno che potrebbe piacerti c'è... o sbaglio?»
Zoro si lasciò sfuggire uno
sbuffo scocciato, per quanto
l'archeologa fosse stata sicura che anche lo sguardo del Vice Capitano,
forse non volendo, era andato a cercare la figura di Sanji. «Non
ho tempo da perdere dietro a idiozie simili»,
bofonchiò
poi, cercando di convincere se stesso e anche la donna; senza
aggiungere altro, e senza nemmeno attendere che fosse proprio lei a
farlo, si alzò e la lasciò sola, dirigendosi, guarda caso,
proprio verso il cuoco. E a Robin parve un dettaglio insignificante il
fatto che l'avesse fatto per infastidirlo, vedendoli poi litigare come
loro solito per chissà quale parola di troppo.
Scosse il capo, divertita. Quei due
sarebbero rimasti degli adorabili
testoni.
_Note inconcludenti dell'autrice
Mboh.
Non ho la benché minima idea di come abbia fatto ad uscire
una
storia del genere - poteva sembrare una ZoRobin, neh? -,
però
con questa one-shot ho lasciato ben intendere quanto diavolo mi
piacciano i paesaggi naturali e in particolar modo le giornate passate
nei boschi e le nottate accanto al fuoco. Perché?
Semplicemente
mi piace da impazzire e basta, non c'è un perché
Comunque sia, mi piace molto anche il rapporto che c'è tra
Robin
e Zoro, non necessariamente visto come romantico ma strettamente
nakamaship. Un po' come con Nami, che vedo unicamente con Rufy,
però, quando si tratta di Zoro, ce la vedo come compagna di
bevute dello spadaccino e certe volte anche come dispensatrice di buoni
consigli... a caro prezzo, ovviamente! *Ride in maniera incontrollata*
Era da tantissimo tempo che non aggiornavo questa raccolta e sono
contentissima di averlo fatto con una ZoRobin nakamaship infarcita di
ZoSan, e spero davvero che mi venga qualche altra idea per rendere
sempre più palese l'affetto che lega tutta la ciurma, sia
esso
in senso amoroso o semplicemente fraterno. E poi, beh... io a Robiin
l'ho sempre un po' vista come la mamma dell'equipaggio :3
Come
sempre, ovviamente, commenti e critiche sono ben accetti :3
Alla
prossima.
♥
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Farai felici milioni di
scrittori.
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