Spending my time

di Elizabeth Darcy
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Vedeva la sua vita come una sigaretta fumata in spiaggia, col vento

 

Vedeva la sua vita come una sigaretta fumata in spiaggia, col vento.

Una Winston blu, per la precisione. Una Winston blu anonima, di quelle che alla fine sanno di ferro, fumata da una ragazza anonima sul bagnasciuga anonimo di una spiaggia grigia, in una giornata di vento. Lei fa appena in tempo a fare qualche tiro, che la sigaretta è finita: si fuma da sola, col vento. Si guarda intorno, non c’è nessuno: getta la cicca in mano e la osserva scomparire fra le onde. Cos’era, la sua vita? Era tutto ciò che la circondava, il mare che mangiava la spiaggia, le onde increspate, l’orizzonte davanti e la barriera di scogli dietro. Ecco, la sua vita, pensava, era una sigaretta che si fumava da sola, col vento. L’orizzonte davanti e gli scogli dietro.

 

La ragazza, pensava, era una pochezza umana. Era tutto ciò che per anni aveva creduto di non essere, tutto ciò che aveva cercato di non essere.

La ragazza, pensava, era una persona debole, incolore, facile. Pensò, però, di essere peggiore di una ragazza debole, incolore, facile, poiché aveva cercato di non esserlo e invece lo era diventata. Pensava che almeno le ragazze deboli, incolori, facili, non avevano fallito: erano semplicemente loro stesse. E, a loro, pensava, andava bene così.





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