We dream our
dreams alone with no resistence,
Fading like
the stars we wish to be.
* * *
Prima acuto, poi
grave.
Di nuovo acuto, e
grave.
Acuto, e grave.
Lì, il cielo aveva solo due tonalità: grigio di giorno, e
nero di notte. Il villaggio più vicino distava circa sedici chilometri; quindi,
ogni idea riguardo una possibile fuga era stata malamente
accantonata.
E poi, fuggire, per essere poi ripresa
nell’arco di un’oretta scarsa, le sembrava assolutamente inutile.
Accanto alla proprietà c’era però
un piccolo monastero, che spezzava l’equilibrio del silenzio, ogni ora, con i
suoi dolci rintocchi. Prima acuto, poi
grave. Din. Don.
Faceva impazientemente tamburellare le dita sul davanzale
della finestra.
Sotto di lei, campi brulli, alberi spogli, un fiumiciattolo
che scorreva con noncuranza, come un filo di nastro argentato.
- Ginevra.
La ragazza si voltò lentamente.
- Seguimi.
Con un’espressione che ormai Ginny conosceva
bene, aspettava che obbedisse a quell’ordine.
Teneva il mento leggermente sollevato, la schiena ritta, in
una postura del tutto innaturale. Lei, lasciò che per qualche secondo quegli
occhi, ridotti a fessure, la fissassero. Poi con voce calma e decisa, mostrò di non essere così facilmente manipolabile.
- Dove?- chiese assumendo una postura
simile a quella del suo interlocutore, un po’ per beffa, un po’ per sentirsi
alla pari.
- Sai, temo che tu non sia nella condizione di chiedere
spiegazione. Seguimi, e basta.
Lucius Malfoy, la guidò lungo gli angusti corridoi,
precedendola nella discesa della lunga scala a chiocciola che portava nel
seminterrato.
- Dove siamo?
Nessuna risposta. Come sempre, d’altronde.
* * *
When there
is no place safe and no safe place to put my head.
When
you feel the world shake from the words that are said.
* * *
Con grande sorpresa, Ginny, notò
che perfino là sotto, ogni cosa era curata nei minimi dettagli.
Grossi candelabri d’argento rilucevano alla fioca luce delle
torce appese al muro, appoggiate alle pareti di pietra, credenze e scaffali sfoggiavano
con vanteria numerosi servizi di porcellana e calici di cristallo.
Una dolce melodia aleggiava nell’aria, e ritrovatasi in un’immenso salone, vide Draco, che nella penombra giocherellava
coi tasti di un pianoforte.
- Draco…
Il ragazzo alzò lo sguardo, ed un ghigno si dipinse sul suo
volto : - Bene…
Lucius Malfoy, fece uno strano verso e tornò indietro,
lasciandoli da soli.
- Accomodati Weasley...
Ginny non se lo fece ripetere due volte, e lentamente si
sedette su una poltrona.
La melodia non cessava, anzi, si faceva
sempre più veloce, con un ritmo quasi angosciante.
Mi. Re. Mi. Re. Mi.
Si. Re. Do. La...
Do. Mi. La. Si...
Mi. Sol. Si. Do...
- Ludvig Van
Beethoven, Weasley.
La conosceva. La conosceva bene quella melodia, ma non
riusciva a ricordare dove l’aveva già sentita…
Improvvisamente, Draco si alzò, e si diresse verso una delle
tante credenze. Versò uno strano liquido nel bicchiere, e poi prese posto esattamente davanti a Ginny.
- Sai cosa bevevano gli dèi,
Weasley?- disse portandosi il bicchiere alla bocca.
- Ambrosia…
- Notevole. E sai, cos’è questa?
Formulando quella domanda fece girare il liquido all’interno
del bicchiere.
- Ambrosia?
Ginny pareva piuttosto scocciata.
- Brava Weasley! Brava! Sono a dir poco sorpreso…
- Hai altro da dirmi? Oppure…posso
andarmene
Draco non si scompose, la fissò a lungo, poi chiese :- Qual è la tua canzone preferita?
Non ci aveva mai riflettuto seriamente. Non era un’esperta
in fatto di musica.
- Quella che stavi suonando era bella…- si limitò a dire
Il biondo parve soddisfatto, e affiancandosi al pianforte riprese a sfiorare i tasti con le dita.
Mi. Re. Mi. Re. Mi.
Si. Re. Do. La...
Ginny, chiuse gli occhi, e si lasciò cullare dalle note.
Do. Mi. La. Si...
Mi. Sol. Si. Do...
Sentì il corpo che si rilassava lentamente.
Mi…
Mi. Re. Mi. Re. Mi.
Si. Re. Do. La...
Iniziò a muovere la testa a destra e a sinistra, seguendo il
ritmo.
Do. Mi. La. Si...
Mi. Do. Si. La…