Molti
mi
dicono “È inutile scrivere se poi non sai
vivere”.
Mai
pensato
che una persona scrive proprio perché non sa vivere? Ma
forse è sbagliato anche
questo. Tutti non sanno vivere, eppure la maggior parte se la cava.
Credo
forse
di essere superiore, io, a non accontentarmi di quello che mi offre la
vita
attorno a me? No, non credo.
Più
che
altro sono seriamente convinta che la vita sia solo una cosa
scientifica, per
ora. La solita cosa che studi nel libro di biologia a scuola: nasci,
cresci,
bevi, mangi, muori.
Quando
in
mezzo a questa lista di preconcetti ci metti: ami, ridi, ami, ami, ami,
leggi,
baci, scappi, temi, allora è ancora peggio,
perché è tutto ciò che in una vita
degna di rispetto si fa.
Ma
allora, è
così semplice vivere? Amo il mio cane, rido
perché guardo un film comico, leggo
perché nonna mi ha regalato il suo libro preferito, bacio
sulla guancia la mia
vicina di banco, scappo in camera mia quando litigo con i miei
genitori, temo
l’ennesimo brutto voto preso a scuola.
Non
è solo
questo. Dicono che ci devo mettere qualcosa di mio. Quel qualcosa
(carattere)
che metto quando scrivo. Ma davvero, ti sembra facile questo? Nella mia
testa
sono un eroe, nella mia esistenza sono solo una delle tante formiche.
Una
piccola, anche.
Potrei
cominciare a dire che non mi piace la politica che
c’è nel mio paese, ma mi
direbbero tutti che lo sanno già, e che non si
può far nulla. Io ribatterei,
dicendo che si potrebbe fare eccome se tutti lo volessero, e loro mi
zittirebbero
con un “sei solo una ragazzina”.
Potrei
dire
che vorrei amare con tutto il mio cuore una persona. Non una a caso.
Potrei
amarne tante a caso, ma amarne una in un modo diverso, migliore. Ma
come faccio
se non si fa trovare, non si fa amare?
Scrivere
è
il mio rifugio felice, in cui trovo le mie migliori amiche, le parole.
Sono
buone ascoltatrici, e si modellano a mio piacimento. Quei molti che non
mi
conoscono potrebbero partire da loro, per arrivare a me, quella me
vera, non
quella che sorride per nascondere la tempesta che ha dentro, o protesta
debolmente per farsi sovrastare dalle idee altrui. È un
comportamento da
deboli, lo so, ma la forza che ostento con le parole (o credo di fare),
fa solo
parte del solito eroe che vedo in me.
Solo
che non
esiste agli occhi degli altri, e la vita è solo la sua
assenza. La mia assenza
continua, quindi.
Dunque
mi
ritrovo a rispondere che scrivo perché nel mio mondo sono
ancora più sbagliata
di quello che gli altri mi fanno credere, ma sono sola, e in un modo o
nell’altro
mi accetto. Scrivo perché se non trovo qualcuno che mi ami
davvero, allora odio
me stessa, ma nel mio mondo sono ancora una volta sola, e amarmi e
odiarmi sono
la stessa cosa, perché equivale a dire ignorarmi. Scrivo
perché è l’unica cosa
che so fare, in malo modo anche, ma almeno faccio qualcosa, e
l’assenza viene
riempita con qualcosa.
La
mia vita,
la mia assenza, il mio non essere speciale, il mio non essere davvero
un eroe,
io.
Credo
forse
a qualcosa? Nemmeno a me stessa, in realtà.
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