Remake di una
vecchia storia che avevo già postato qui sul sito. Ho
ribeccato la cartella sul pc e presa da un moto improvviso di
ispirazione, ho deciso di ripostarla un po' modificata, intenta a
completarla. Per cui, che dire? Spero vi piaccia e buona lettura!
Silke se ne sta seduta in una stanza d'ospedale, accando ad
un letto dall'aria fin troppo seria. La mano stringe quella di una
bambina di appena cinque anni, che guarda con occhi colmi di lacrime.
La osserva e scuote la testa ormai abituata alla situazione in cui si
trova. Fin dall'età di tredici anni è costretta
ad aggirarsi ogni giorno per quei corridoi troppo bianchi per arrivare
da lei: Clarissa.
Una brutta malattia si
è impossessata di quel corpo fin troppo gracile
già dal primo mese di vita ed i dottori sono stati chiari
fin da subito: "Non c'è cura". Il destino è stato
crudele con la sua famiglia ma lei è sempre stata forte; per
se stessa, per la sua sorellina e per i suoi genitori, che contano
dall'alto su di lei. La malattia è andata avanti nel corso
degli anni e adesso, a Clarissa, mancano pochi mesi (o giorni) di vita.
In quell'anonima stanza di ospedale la sua vita finirà.
"Siky.." un ragazzo con
le treccine entra dentro la stanza, chiudendosi la porta alle spalle.
La ragazza non si gira neanche, continua a fissare il volto pallido
della sorellina. "Silke.." incalza lui, questa volta con tono
più deciso ma allo stesso tempo comprensivo e stanco.
"No Tom, non mi schiodo
da qui. Puoi scordartelo, se.. se dovesse succedere qualcosa ed io.."
si interrompe, non riesce a parlare per via dei violenti singhiozzi.
Non si capacita, continua a pensare perchè a lei,
perchè alla sua piccolina.
"Siky sai anche tu che
non puoi continuare così. Cristo, guardati! Vai a casa con
Bill, ci sto io con lei. Per favore, fallo per me.." Tom quasi la
prega, vuole vederla riposata e non in quella scomoda sedia che ormai
occupa da più di una settimana. Non sopporta di vedere la
sua migliore amica in quelle condizioni; non sopporta quella situazione
di merda.
"Non farmelo ripete, per
favore.. Voglio stare qui. Il mio posto è qui, con lei" la
ragazza sospira, si volta appena guardandolo con occhi lucidi, solcati
da profonde occhiaie violacee, e la morte nel cuore.
(Un mese dopo.)
Silke fissa il soffitto
della stanza da quasi due ore, è il suo nuovo passatempo da
quando Clarissa non c'è più. Ripensa sempre alla
notte in cui è andata via, il bianco la aiuta a rilassarsi
ma le fa anche da sfondo ai suoi pensieri. Si sente apatica, svuotata
da tutte le emozioni di cui una persona dispone. Ha solo una domanda in
testa: perchè. Si chiede perchè la vita
è stata così bastarda con lei, con la sua
famiglia. Sono domande che si era già posta alla morte dei
suoi genitori e che adesso riaffiorano nella sua testa da diciottenne,
privata dell'unica sua ragione di vita. Ha allontanato tutti, anche le
persone che al momento sono le più importanti per lei. Ha
allontanato i suoi migliori amici, proprio loro, loro che le sono
sempre stati accanto e che non l'hanno mai abbandonata. Li ha
allontanati per la semplice convinzione di essere un peso per loro, di
essere noiosa con la sua depressione.
L'incessante bussare
alla porta, però, la distrae dal suo interessantissimo
hobby. Sbuffa contrariata e si strascina svogliatamente alla porta, che
apre sbadigliando così in faccia al povero malcapitato
davanti ad essa: Tom Kaulitz, che la guarda con sguardo contrariato e
stanco allo stesso tempo.
"Mi fai entrare o
rifiuti ancora la mia compagnia?" inarca un sopracciglio e la guarda
dall'alto verso il basso, sentendosi decisamente buffo. Non riesce ad
essere arrabbiato con lei, vuole solo stringerla e farle capire che lui
c'è, che è con lei.
"Tom.. io.." Silke
continua ancora a rifiutare l'idea che la vita va avanti nonostante
tutto. Continua a rifiutare lui, la vita, il mondo.
Il ragazzo la guarda e
scuote la testa. In pochi secondi la sposta di peso con una leggera
spallata ed entra in casa, richiudendosi la porta alle spalle. A mali estremi, estremi rimedi.
"No, Tom un cazzo. Vuoi capire che la vita continua? Vuoi capire che
non è colpa tua e che non potevi fare nulla per salvarla?
Clarissa non c'è più e fa male, lo so, ma lei non
vorrebbe questo per te!" la afferra dalle spalle e la scuote appena,
fissandola negli occhi con i propri leggermente sgranati. "Non lo
vorrebbe lei e non lo voglio neanche io. Quello che voglio,
è riaverti indietro. Puoi accontentarmi?" addolcisce il tono
di voce e la guarda per qualche secondo prima di chinare il viso,
sospirando. Si sente completamente inutile.
Silke dalla sua parte si
sente una merda, ha perso l'unico legame di sangue che le restava e sta
perdendo anche i suoi migliori amici. Pensa a quanto sia sbagliato
tutto questo e si da mentalmente della stupida mentre allunga una mano
verso il viso dell'amico.
"Tom?" lo chiama con
voce tremolante e gli occhi leggermente lucidi, mentre con due dita gli
alza il viso da sotto il mento. "Mh?" risponde lui, torturandosi il
labbro inferiore internamente. "Abbracciami" si sente piccola, indifesa
ed immensamente stupida. Ha bisogno di contatto umano, ha bisogno di
calore.
Tom si apre in un
sorriso sincero e lentamente allarga le braccia come è
solito fare, invitandola così a rifugiarsi contro il suo
petto sicuro. Silke si rifugia fra quelle braccia fin troppo conosciute
e gli si accoccola contro, poggiando la testa contro la sua maglia ed
abbadonandosi a quel profumo così buono. "Scusa, scusami.
Sono una merda, ho un carattere di merda ma ti voglio bene davvero. Mi
perdoni?".
Lui sorride con il mento
poggiato sulla testa della biondina ed annuisce, emettendo a labbra
chiuse un "Mh-mh" mentre stringe la presa sulla sua piccola Silke. E' tornata di nuovo da lui e
questa è l'unica cosa che conta.
|