MIN FAN 1 DAN X RALPH
Note autrice : Salve
gente ! Questa è la mia prima fanfiction Real Person, e quindi,
al di là del fatto che sia a carattere slash o meno, presenta
delle inevitabili difficoltà. Prima di tutto, i personaggi : non
conoscendoli di persona, ed avendo inventato di sana pianta il fatto
qui narrato, è ovvio che siano Ooc. Ho deciso di scrivere
qualcosa che risulti abbastanza leggero e divertente, pur con un lato
romantico, ma non ho alcuna pretesa di realisticità o
credibilità, anche se ho inserito alcune informazioni verificate.
Questo è il mio tributo alla fine della saga cinematografica, e
ho ritenuto di scriverlo in parte ispirata da alcune fan art [ qui i
link : fan art 1 , fan art 2 ] , in parte perché ero
a Trafalgar square quel benedetto 7 luglio 2011 . E anche se i film
della saga non saranno mai belli quanto i libri, sono grata a tutti
coloro che ci hanno lavorato, per averci regalato un sogno.
Grazie sin da ora a chi leggerà e deciderà di
fermarsi a commentare ;) Buona lettura !
IT ALL ENDS ...HERE –
Dan e il manichino
Lo aveva costruito proprio
bene. Un cumulo di stracci neri come corpo, l'appendiabiti all'angolo
come scheletro e i suoi boxer bianchi arrotolati in cima a fare da
volto. Non aveva mani nè piedi ma poco male, il fantoccio era per
l'appunto un fantoccio, non gli occorreva che si muovesse ...
Daniel rimirò la sua opera
e fece due passi indietro a recuperare il copione, precedentemente
gettato sulla poltroncina, ancora aperto su quella maledetta pagina.
Rilesse velocemente le sue battute e tornò dal fantoccio -
Voldemort, sventolandogli contro il fascio di fogli arrotolato a mò
di bacchetta. ''Non l'avrai vinta!'' gli
gridò, determinato a uscire indenne da quella battaglia con se
stesso. Il fantoccio ovviamente era quello che era, e non rispose. Daniel prese un bel respiro
e alzò lo sguardo verso i boxer arrotolati. A fare capolino tra le
pieghe non erano gli occhi del suo adorato Ralph, ma il marchio CK a
lettere dorate. Quella cosa non sembra affatto la faccia del suo
peggior nemico, ma tant'è
... lui vivo alle riprese dell'indomani doveva arrivarci!
''Avanti Tom ... Finiamola
come abbiamo cominciato ... INSIEME!''
Si slanciò sul manichino e
lo strinse a sè. Non avendo calcolato bene la forza, cadde a terra
insieme al ''nemico''. Il suo orecchio premette sui boxer firmati e
un'asta gli si conficcò nello stomaco. Non il genere di aste che
avrebbe potuto apprezzare ...
''Coff coff!! - una serie di
colpi di tosse interruppero bruscamente l'idilliaco abbraccio. Passarono lunghi secondi di
imbarazzato, cupo silenzio. Daniel si girò con l'aria del condannato
a morte.
''Avresti potuto dirmelo che
avevi problemi con questa scena ... '' disse Fiennes, appoggiato
mollemente contro lo stipite della porta. Stentava a trattenere le
risate, gli occhi gli brillavano ilari.
Il giovane attore arrossì e
rituffò la faccia sul cumulo di stracci. '' Già – pensò,
disperato – molto, molto meglio il fantoccio ... ''
Non era la scena in sè il
problema. Era farla con Fiennes ... Ecco cosa succedeva a prendersi
cotte colossali per i propri colleghi. Si lavorava male.
''Su su Dan, capita anche ai
migliori ... '' aggiunse Ralph; aveva smesso di sogghignare, Daniel
poteva sentire il suo sguardo acuto trapassargli la nuca. I peletti
del collo gli si sollevarono.
''Arghhhhmmmffhh???''
sbottò, contro la stoffa sulla quale si era rituffato.
''Cosa?''
''Mhf .. Perché!? Perché
sei qui, in ogni caso?'' chiese Daniel, sollevando di nuovo il capo
per farsi capire. Si rialzò, impacciato, mollando un calcio al finto
Voldemort. La malinconia che in quei giorni lo aveva pervaso tornò a
farsi sentire. Sapeva perchè era lì,certo.
''Volevo salutarti! So che
presto partirai. Broadway ti reclama! '' esclamò Fiennes,
entusiasta. L'uomo aveva già interpretato diversi ruoli in passato,
per lui non sarebbe stato difficile staccarsi da Voldemort e
indossare un'altra maschera. Dan si mordicchiò il labbro inferiore.
Lo ammirava tanto .. dannatamente troppo.
''E' così. Non prima di
aver terminato le riprese comunque''
''Diamoci da fare allora!
Proviamo insieme ''
Si sistemarono l'uno
davanti
all'altro,di fianco alla poltrona più vecchia e malandata del
suo camerino. Risaliva ai tempi de ''La Pietra Filosofale'' e la
seduta ammaccata conservava le impronte colpevoli di due ragazzini,
ancora inconsapevoli di cosa sarebbe stata la loro vita per i prossimi
dieci anni . / Quante fantasticherie notturne nascondeva quella morbida
imbottitura rivestita di stoffa fiorata ? Dan ne aveva perso il
conto ormai ...
Ralph sembrava non far caso
all'ambiente. Aveva occhi solo per il suo collega.
Daniel iniziava a sentire
caldo in zona orecchie.
''O-ok. Bene... Avanti
Tom!'' gridò, per quella che ormai doveva essere la
cinquantesima volta. Le altre quarantanove non aveva mai mostrato un
colorito così violaceo però ... Fiennes era incredibilmente vicino.
Troppo vicino. Ora lo guardava con occhi di vetro, ricolmi d'odio e
derisione; non aveva bisogno di truccatori per essere Voldemort ...
Dan rabbrividì. Tutto di
quell'uomo gli dava alla testa...
''Finiamola come abbiamo
c... '' No, non ci riusciva. Era bloccato.
''Su, puoi ... '' iniziò a
sussurrare Ralph, cercando di incoraggiarlo. Gli prese il mento e
avvicinò ulteriormente i loro visi, e lo guardò negli occhi con
un'aria così risoluta che per un attimo Daniel si sentì risucchiare
via tutte le altre piccole, esterne, secondarie sensazioni. Esisteva
solo l'uomo davanti a lui in quel momento indefinito di felice
disperazione.
''Non posso. Non voglio
che finisca''. Era questo il punto. Nel momento in cui avesse
pronunciato quella dannata battuta, il sipario sarebbe calato.
Definitivamente.
Daniel aveva mormorato
quelle parole con voce così flebile che a stento Fiennes era
riuscito a udirlo. Stava forse cambiando il copione?
Prima che potesse ribattere
qualunque cosa, il ragazzo gli si gettò addosso arpionandolo stile
piovra di Hogwarts.
''Non puoi dirmi che è
finita!!'' gridò Daniel con gli occhi lucidi e il viso
arrossato.
'' ...'' Ralph non aveva
idea di come reagire. Stavano ancora recitando ? Forse Dan aveva ...
modificato la sua parte ? O era ubriaco e non se n'era accorto ?
Daniel non pareva
intenzionato a mollarlo ...
''Non lasciarmi!!! Ti
prego! '' Gridò ancora, allacciandogli le dita dietro al collo
in un'eccellente mossa letale.
Ed entrambi finirono per
cadere, sprofondando nel vuoto sotto di loro ...
''Nooooooo !!''
TONK!
Crack
Bump
''OUCH!!! ''
Come potevano essere caduti
sulla poltrona in quel modo, e immediatamente dopo sul pavimento?
Ralph ancora se lo chiedeva,
mentre si massaggiava dolorante il naso, tentando di fermare il
sangue che scendeva a fiumi. Dan, mezzo disteso su di lui, continuava
a scusarsi, profondamente dispiaciuto, e ancora sconvolto. Molto
sconvolto. Ralph se ne rese conto quando il ragazzo gli tese i suoi
boxer CK, al posto dei fazzolettini per tamponare le narici. Guardò
con aria vacua le tracce di sangue sui ricami dorati, mentre il
dolore iniziale si trasformava in una pulsazione fastidiosa ma
sopportabile. Poi ebbe a riprendersi da quello stato amebico, perché
battè sulla spalla del collega più giovane, convincendolo con la
sola forza dello sguardo, che per la verità aveva qualcosa di
Severus Snape in quel momento, ad alzarsi e a lasciarlo andare in
bagno, dove si chiuse per una buona mezzora. Quando uscì era
perfettamente pulito, il naso non mostrava traccia di lividi, e
sebbene gli occhi non emanassero più quella tremenda aria severa,
era impossibile non notare la ruga che solcava profondamente la
fronte, proprio in mezzo alle sopracciglia. Ruga che si fece ancora
più intensa quando notò le lacrime ancora fresche sulle guance
arrossate di Daniel. Il ragazzo era seduto compostamente sulla
poltroncina, con il capo chinato, una mano a tormentare l'altra
nervosamente.
Ralph si sedette sul
bracciolo della poltrona, ma non disse nulla. Si limitò a passare le
dita tra i capelli scuri di Dan, aspettando che alzasse la testa;
-Scusami. Sono stato un
deficente ... -
-Ti sei già scusato a
sufficienza ... e deficente non è la parola che avrei usato io, Dan.
Irruento, e un tantinello ...ubriaco? -
-Non sono ubriaco!! - gridò
Daniel, alzando di scatto la testa e guardandolo dritto negli occhi.
Le gote gli si tinsero immediatamente di rosso, e le pupille si
dilatarono fino a rendere le iridi scure per il desiderio.
-Sì che sei ubriaco ... -
-NON SONO ... -
-di me -
Il silenzio che seguì
quell'affermazione spavalda fu carico di tensione. Dan inspirò
bruscamente, senza riuscire a negare in alcun modo. E come avrebbe
potuto. Odiava sentirsi così debole, così emotivo e prossimo alle
lacrime. Nemmeno il disagio provato più e più volte al sentirsi
chiamare ''Harry'' per strada, come se quel personaggio che viveva
attraverso le pagine dei libri e grazie a lui nella pellicola fosse
più consistente e più vero del vero Dan, era paragonabile al
disagio e al sottile terrore che provava in quel momento.
Provò a cambiare argomento.
-Come va il naso? Temevo che
ti sarebbe venuto fuori un bel livido ... -
-Mmh, non fa così male, e
per il livido ho usato il correttore. Ho trovato uno stick di là in
bagno, spero non ti dispiaccia che l'abbia usato ... -
-Uh? No, no, figurati. E'
colpa mia in fondo ...-
-Daniel. Puoi dirmi che sta
succedendo? Non sono veramente un Oscuro Signore, non posso entrarti
in testa e scoprirlo da me, perciò se hai qualche problema, e credo
che tu ne abbia uno serio, allora dovresti dirmelo. Specie se questo
problema mi riguarda da vicino. -
Daniel era bravo a recitare,
cantare e pure ballare. Ma quando si trattava di affrontare questioni
del genere diventava così impacciato... Finiva col parlare a
ruota libera, a una velocità tale che era pressocché impossibile
per l'interlocutore capirci qualcosa. No, parlare era decisamente
fuori discussione. Fu quando Ralph spostò la mano all'altezza del
suo volto, asciugandogli con il dorso e poi il pollice le scie
bagnate che dagli occhi scendevano a rigargli la pelle sino al mento,
che Daniel ancora una volta si lasciò trascinare dall'istinto e
accantonando ogni ulteriore remora allungò il collo e premette le
labbra su quelle dell'uomo.
...
La folla acclamava l'arrivo
degli attori a Trafalgar Square, urlando, chiamandoli per nome e
schiacciandosi contro le transenne. Quando scese dalla macchina fu
accecato da un nugulo di flash, ma più dell'attenzione dei
giornalisti e delle telecamere, era quella dei suoi fan a
riscaldargli il cuore. In piedi sul palchetto laterale, con un
sorriso enorme e tutto denti e gli occhi brillanti di felicità
Daniel Radcliffe raccoglieva tutte quelle attenzioni con un'emozione
pura, libera da paure. Aveva sentito dire che l'arrivo di Ralph
aveva infiammato gli animi di tutti. Rise davanti ai fotografi,
percorse con calma il tappeto rosso, firmando autografi e salutando
entusiasta, per poi fiondarsi tra le braccia di Rupert, Emma e
Joanne. In quel giorno di Luglio minacciato dalla pioggia sembrava
impossibile non lasciarsi sfuggire qualche lacrimuccia, e guardando
Emma sciogliersi all'ennesima dichiarazione d'affetto sentì di
poterla comprendere benissimo. Però lui aveva già pianto abbastanza
nei mesi passati, il tempo delle lacrime era decisamente finito. No,
quel giorno nulla avrebbe minacciato il suo sorriso. Abbandonare
definitivamente il set di Harry Potter e dedicarsi nuovamente al
teatro non aveva significato recidere il suo rapporto con tutti
coloro i quali ormai oltre che della sua infanzia e adolescenza
avevano preso posto stabile nella sua vita e nel suo cuore.
Ridacchiò, ricordandosi di Rupert con le sue magliette sgargianti e
assurde, il giorno che insieme a Tom venne a vederlo recitare sul
palco in How to succeed in business without really trying .
Alla fine nessuno sarebbe
stato dimenticato, nè lasciato indietro. Erano una grande famiglia.
Fremette d'anticipazione, al
pensiero della prima del film. E guardando i volti che lo
circondavano da ogni parte, quasi abbracciandolo, si disse che no,
quel giorno non sarebbe finito nulla.
It all end here era
una trovata pubblicitaria, più che una verità campale. Una frase a
effetto che non aveva più il potere di spaventarlo. E se a volte la
malinconia minacciava di prendere il sopravvento, era allora che
pensava alle labbra di Ralph premute sulle sue, alla sua lingua
attorcigliata alla propria, alle mani che esploravano lente il suo
corpo, e alle allettanti scomodità di quella vecchia poltrona
|