Angeli, piume, lacrime e botte di Ambaraba (/viewuser.php?uid=219272)
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Angeli
So tutto. Non è cambiato nulla tra me e te.
Non era vero. Una cosa era cambiata, tra loro due.
Balthazar.
Non lo riconosceva più.
Un brivido aveva attraversato la schiena di Castiel, entrando in quella
enorme e vuota sala da ballo con la musica a palla e le luci soffuse.
Musica per fantasmi.
Non poteva credere che fosse diventato... Così.
Un maledetto ladro, senza scrupoli e rispetto per nessuno, che aveva
fatto delle anime una semplice merce di scambio, nulla di più.
Lo aveva guardato negli occhi e il brivido era diventato disprezzo. Non era più il suo fratello.
Quello che aveva pianto il giorno in cui era morto.
Caddero pesantemente sul pavimento di un posto a caso, allacciati l'uno
all'altro, dopo una rapida colluttazione in volo, durante la quale
Castiel si era aggrappato con tutte le sue forze a Balthazar per non
farlo fuggire. Deviando, erano finiti lì. Rotolarono a terra, si
diedero pugni e strattoni. Balthazar finì sotto.
- Vaffanculo, Castiel! - gridò, ghignando sinistro, prima di
rovesciarlo e ribaltare le posizioni. Il trench sbuffò
morbidamente quando Castiel finì con la schiena a terra, ancora
dolorante per le botte prese da Raffaele, che l'aveva riempito di
calci, pugni e l'aveva fatto volare per due rampe di scale, prima di
dargli il colpo di grazia. Era stato fermato e disintegrato in tempo da
Balthazar, è vero, ma Castiel era troppo arrabbiato con lui per
essergli riconoscente.
O meglio, era troppo arrabbiato con quello che restava di lui.
Ora Balthazar era una specie di criminale.
Castiel gli diede un pugno nello stomaco e Balthazar cadde di lato, sempre con quel sorriso sprezzante e bastardo sulle labbra.
- Ti è rimasto un bel destro, fratellino - disse, ridendo.
I loro movimenti sembravano rallentati e attutiti, si muovevano come
immersi in un invisibile e impalpabile liquido amniotico; lottavano tra
loro con calma e sistematicità, come se avessero tutto il tempo
del mondo per darsele di santa ragione.
Rabbia cieca montò dentro Castiel: Balthazar gli era familiare
ed estraneo nello stesso tempo, si sentiva preso in giro e tradito,
eppure - e questa era la cosa che lo faceva arrabbiare di più,
ma con sé stesso - da qualche parte dentro di sé lo compativa. Pensava
che fosse macabro e tremendo fare la vita che faceva lui, in assoluta
solitudine. Balthazar poteva fare tutto quello che voleva, ma era solo
e senza uno scopo.
Castiel questo non poteva capirlo. Si odiava per la sua incapacità di odiare, paradossalmente. Non riusciva ad avere cattivi sentimenti, puro odio, puro rancore. Era solo, arrabbiato e confuso.
Castiel provava sentimenti avversi: voleva fargli male ma voleva anche
aiutarlo. Continuò a picchiare e a farsi picchiare disattivando
il cervello.
I loro movimenti erano puro istinto, quasi senza motivazione. Nessuno
dei due prevaleva, sembrava che volessero andare avanti così per
sempre.
Erano selvatici; con foga e disperazione continuarono a lungo a
contorcersi e rigirarsi e inarcarsi e capovolgersi e spingersi e
allontanarsi e riafferarsi; finché Castiel non afferrò il
fratello per la giacca, e con gli occhi lucidi e lo sguardo indurito,
gli ringhiò contro: - Che cosa sei diventato, Balthazar?
Castiel tremava dentro; il cuore del tramite di Jimmy batteva a
un ritmo furioso. Il sangue gli pompava nelle vene pulsando
dolorosamente.
Non si era mai sentito così.
Balthazar lo spinse giù bruscamente, poi entrambi si rigirarono di nuovo e fu lui a finire sotto.
- Non puoi capire, Castiel. Io non sono come te. La tua guerra... Per
me non ha senso - disse, il respiro affannato, mentre faceva leva col
suo stesso corpo per tentare di sbilanciarlo, ancora, all'infinito, e
ricominciare da capo la loro lotta. I loro corpi si offendevano a
vicenda in modo armonioso, i loro movimenti violenti erano
sincronizzati e speculari come il moto circolare e ininterrotto di una
girandola.
Castiel tremava sia dentro che fuori, gli bruciavano gli occhi, ma non
voleva cedere. La voce gli usciva spezzata; mormorò: - Tu eri
tutto quello che avevo. Mi hai abbandonato, mi hai lasciato solo!
Mani dita carezze pugni graffi, si ferivano senza riuscire a farsi male seriamente.
Si facevano del male prendendosi cura l'uno dell'altro.
Poi la pazienza di Balthazar terminò, e quella manciata di
secoli di differenza tra lui e Castiel gli consentì di prendere
il controllo della situazione, bloccandolo definitivamente sotto di
lui.
- Ascoltami... Ti prego.
Si era disteso su di lui per poterlo guardare negli occhi. Le loro dita erano intrecciate saldamente.
- No.
Castiel poteva rispondere soltanto a monosillabi, perché sentiva
che, se avesse detto di più, il nodo opprimente che aveva in
gola si sarebbe sciolto in lacrime, e non voleva scoppiare a piangere
come un ragazzino. Il suo sguardo sfuggiva di lato, non voleva far
vedere a quel suo fratello scellerato come i suoi occhi cominciavano a
bagnarsi.
- Io non ti ho abbandonato - disse Balthazar, chinandosi di più
su di lui. Il suo corpo premeva dolorosamente contro quello di Castiel,
che si lasciò sfuggire un gemito di sofferenza. I colpi inferti
da un angelo ad un altro angelo possono essere molto dolorosi. I
muscoli gli facevano male, la schiena gli andava a fuoco, il dolore gli
pulsava forte nelle tempie. Era ridotto uno straccio.
Una mano di Balthazar, calore, e il dolore e il sangue non c'erano più.
Castiel era tornato come nuovo.
- Non te l'ho chiesto - sussurrò, tagliente e risentito. Balthazar lo ignorò.
- Sarei tornato, se tu avessi avuto bisogno di me. Io sento tutto quello che senti tu, ricordi?
- IO HO SEMPRE AVUTO BISOGNO DI TE, E TU NON C'ERI!
- gridò Castiel, piangendo apertamente, piangendo di rabbia e di
frustrazione, e subito se ne pentì, ma ormai era troppo tardi.
Si era scoperto, non poteva farci niente.
Piangeva, ripensando al dolore immenso che aveva provato quando aveva
appreso la notizia della sua morte in battaglia. Era stato come se gli
avessero tagliato via parte della sua Essenza, era stato come restare
mutilati. Un dolore assurdo e incontenibile lo aveva lacerato dentro,
torturato e distrutto come niente era riuscito a fare prima di allora.
Tremava e piangeva e urlava tutto il suo risentimento, non riusciva a controllarsi, era nel pieno di una crisi di nervi.
- Come hai potuto andartene così? Credevo che fossi morto,
credevo che ti avessero ucciso! Avresti dovuto dirmelo, perché
sei scappato senza dire niente? Per fare cosa, poi? Rivendere la tua
roba in cambio di anime? Puttane champagne e cocaina? È questo
quello che volevi? - Balthazar venne investito dalle parole rabbiose
del suo fratellino tradito, in silenzio.
- DAMMI ALMENO UNA RISPOSTA! DI' QUALCOSA, PER FAVORE!
Castiel singhiozzava e lo riempiva di pugni, pur essendo ancora sotto
di lui e quindi in svantaggio. Se l'era tenuto dentro per troppo tempo,
tutto quel dolore. Non ce la faceva più. Balthazar lasciò
che lo colpisse, che si sfogasse. Poi lo imprigionò in un
abbraccio d'acciaio, lo costrinse a posare il capo sulla sua spalla
anche se Castiel si dibatteva e voleva spingerlo via, strattonava senza
successo tentando di liberarsi ma non poteva farci niente, Balthazar
era più forte.
- Non avevo pianificato niente. Mi si è presentata l'occasione e
l'ho fatto. Non volevo lasciarti, ma non avevo scelta. Una volta sparsa
in giro la notizia della mia morte, non potevo più ripresentarmi
al piano di sopra. Non ho potuto, Castiel. Avrei voluto, Papà sa
quanto avrei voluto! Avrei voluto convincerti a venire via con me. Non
ti meriti di restare in quello schifo, non ti meriti di beccarti
coltellate nella schiena dai seguaci di Raffaele. Questa guerra non
avrà mai fine, lo capisci? Nessuno vincerà... Il Paradiso
esploderà e tanti saluti.
Castiel continuava a divincolarsi, ma più debolmente. Il suono
della voce di Balthazar lo calmava. Credeva ad ogni singola parola di
suo fratello, sentiva che non stava mentendo.
- Non avrei mai voluto lasciarti, Castiel... Io... - non era nel suo
stile, ma cazzo!, non poteva trattenersi. Lacrime trasparenti
scivolarono giù, illuminarono anche le sue guance.
Continuò a parlare.
- Cassie, io... Non ho mai smesso di pensare a te. Ogni minuto di ogni
giorno... Sentivo che eri vivo, che stavi bene, mi bastava questo.
Io... Non volevo farti del male.
Castiel piangeva, il suo viso era bagnato, la sua Essenza stava
sanguinando di nuovo come la prima volta. Perché stare divisi,
se questo faceva soffrire tutti e due?
Non importava che fossero nei tramiti di due uomini... Si volevano.
Balthazar lo scostò quel tanto che bastava per depositare un
lungo, lunghissimo, disperato bacio sulle sue labbra. Castiel lo
accettò, chiuse gli occhi. Avrebbe voluto fondersi dentro di
lui. Non si sarebbero separati mai più.
Castiel tremava ancora, indipendentemente dalla sua volontà. Balthazar lo strinse di più a sé.
- ... Puoi perdonarmi? - sussurrò, sulle sue labbra.
Gli occhi di Castiel, passarono da blu cobalto ad azzurro cielo, ancora
lucidi e incredibilmente luminosi per via del pianto sofferto che lo
aveva sopraffatto poco prima.
In tutta risposta, si strinse di nuovo a Balthazar, posando la fronte
sulla sua spalla, sfiorandogli il collo con la punta del naso. Chiuse
gli occhi.
Mai più, si disse, mai più.
Accadde all'improvviso. Balthazar posò entrambe le mani
sulle spalle di Castiel. Il calore che si sprigionò al contatto
era intenso e piacevole. Poi, inaspettata e carica d'irruenza, un
quantità indescrivibile di sensazioni si riversò dentro
Castiel, rigenerandolo. Amore. Allo stato puro.
Lo sentiva tutto: l'infinito, complicato, stranissimo amore che quell'angelo provava per lui.
Ricambiato.
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