Blaine si mosse
nervoso sul sedile e tirò sulle proprie gambe lo zainetto
che si ostinava a scivolargli sui piedi. Il bambino alto e biondo,
seduto in silenzio al suo fianco, continuava a guardare fuori dal
finestrino con un'espressione corrucciata, ignorando le urla e le
risate dei loro compagni, contenti di tornare a casa dopo una lunga
giornata di scuola.
"Sebastian?",
chiese timidamente.
"Che
c'è?"
Il
bambino si voltò verso di lui squadrando prima lo zaino e
poi il suo volto. Blaine si agitò ancora di più
quando quegli occhi verdi brillanti incrociarono i suoi e lo fissarono,
come se lo stessero studiando con attenzione.
"M-manca
ancora molto?"
"No,
è la prossima.", disse Sebastian girandosi ancora una volta
verso il finestrino.
Blaine
annuì, stringendo forte la sua cartella al petto.
Sebastian
era arrivato nella sua classe da quasi un mese. La maestra aveva detto
che si era trasferito da Parigi in estate e si era premurata di
avvisarli di comportarsi bene con lui ed essere gentili,
perché è difficile farsi nuovi amici quando ci si
trasferisce in una città nuova e non si conosce nessuno.
Sapere di
poter avere un amico in più, per Blaine, era fantastico.
Peccato che Sebastian facesse di tutto pur di non stare con lui e
preferisse la compagnia degli altri. Blaine notò subito che
Sebastian non era particolarmente chiacchierone e, col passare dei
giorni, scoprì che era un po' presuntuoso, ma mai
prepotente. Però non era del tutto antipatico: ogni tanto
raccontava barzellette che facevano sempre divertire tutti, comprese le
sue compagne che lo guardavano adoranti e che nell'intervallo gli
consegnavano bigliettini pieni di frasi stucchevoli e di cuori colorati.
Non erano
vicini di banco. Fin dal primo giorno, la maestra mise Sebastian in
fondo alla classe, dove stavano i bambini alti e che potevano dare
fastidio a quelli più piccoli nascondendo loro la lavagna.
Blaine, infatti, era in prima fila da quando aveva iniziato le
elementari proprio per questo motivo.
Quando la
maestra di scienze diede il compito alla classe di dividersi in coppie
per fare un esperimento a casa riguardante i vulcani che stavano
studiando da due lezioni, Blaine sperò con tutto il cuore di
non finire con Sebastian. Avrebbe preferito stare in coppia con Mark,
con Kevin o Jack, i suoi migliori amici, o magari anche con una
bambina, anche se erano meno simpatiche. Insomma, tutti tranne
Sebastian. Appena l'insegnante estrasse a sorte il suo nome e poi
quello del compagno, Blaine non riuscì a non trattenere un
sospiro rassegnato.
"Sebastian!
Tocca a te!"
L'autista
urlò il suo nome e frenò bruscamente e Sebastian
scattò in piedi, mettendosi lo zaino sulle spalle. Blaine
afferrò velocemente il suo, che gli era andato a
finire sui piedi per l'ennesima volta.
"Dai,
Blaine, muoviti!", gli ordinò spingendolo poco delicatamente
con la mano sulla schiena.
Blaine
non riuscì a fare altro che trascinarsi la cartella tra le
gambe e, in qualche modo, scendere dallo scuolabus senza finire con la
faccia sul marciapiede.
Blaine
volse uno sguardo alla casa del compagno. Era una villetta molto bella,
con il giardino ben curato e tanti cespugli con fiori colorati.
Notò che da un albero spuntava una casetta di legno.
Chissà se Sebastian gli avrebbe permesso di visitarla.
Sebastian
salutò i compagni con la mano fino a quando la vettura
sparì dietro una curva. A quel punto, fece scivolare una
bretella dello zaino da una spalla e iniziò a camminare
spedito nel vialetto, con Blaine alle calcagna.
"Mia
mamma mi dice sempre che non si deve portare lo zaino su una spalla
sola", disse Blaine cercando di raggiungerlo. Accidenti, le sue gambe
erano così corte in confronto a quelle di Sebastian.
"Altrimenti potrebbe venire la scioliosi..."
"Si
chiama 'scoliosi'", lo corresse asciutto. "E non me ne frega niente.
Quelli grandi lo fanno sempre."
Sebastian
sollevò lo zerbino e prese una chiave con cui
aprì rumorosamente la porta d'ingresso.
"Mamma?
Mamma, ci sei? Siamo arrivati."
Ma il
bambino non ottenne risposta. Alzò le spalle e si diresse in
salotto, dove abbandonò distrattamente lo zaino su una
poltrona. Blaine, che non aveva perso nessun movimento e l'aveva
seguito in silenzio, si schiarì la gola. "Che bella casa",
si affrettò a dire. Sua madre gli aveva sempre detto di
essere educato, un vero ometto
perbene, quando si trovava ospite in
casa degli altri.
Sebastian
lo guardò sospettoso alzando un sopracciglio e Blaine si
sentì di nuovo in estremo imbarazzo per lo sguardo
che gli aveva rivolto.
"Uh...
Grazie," rispose; le sue guance si tinsero leggermente di rosa. Nessuno
dei suoi vecchi amici gli aveva mai fatto i complimenti per la casa ed
era una cosa così... da grandi, a cui lui non era abituato.
"Puoi mettere la cartella dove vuoi. Mamma stamattina a colazione mi ha
detto che avrebbe preparato le cose e le avrebbe lasciate sul tavolo in
cucina."
"Tua
mamma non c'è?"
Sebastian
alzò nuovamente le spalle senza dire nulla e
iniziò a tirar fuori dallo zaino il portapenne e un quaderno
con la copertina gialla.
"Tornerà
in tempo per accompagnarti a casa, non ti preoccupare", disse il
bambino portando le sue cose in cucina.
"Va bene,
grazie",
rispose Blaine, prendendo a sua volta il suo quaderno e astuccio e
seguendolo.
Al centro
del tavolo della cucina c'era tutto il materiale occorrente: una
bottiglia vuota di plastica, un pacchetto di bicarbonato e una caraffa
riempita con dell'aceto.
Sebastian
si sedette su una sedia e aprì il quaderno iniziando a
leggere a voce alta le istruzioni. Blaine, a sua volta, si mise seduto
di fronte a lui e osservò attentamente il materiale
necessario. Aveva immaginato di costruire un vero e proprio vulcano,
uno di quelli belli realizzati con la creta o un cartone color terra,
in modo che fosse più verosimile possibile. E questo, date
le premesse, era brutto.
"Sebastian?",
domandò interrompendo il compagno, che continuava a leggere
con tono piatto, senza un briciolo d'enfasi.
Il
bambino
sollevò gli occhi dal testo visibilmente infastidito,
tenendo con il pollice il segno sulla riga dove era stato
fermato.
"Mh? Vuoi
fare merenda?"
"No, no,"
Blaine continuò. "È che... Ho visto una foto di
mio fratello Coop quando era piccolo e aveva fatto questo esperimento a
scuola e... Credo che ci manchi qualcosa..."
Sebastian
sbuffò, facendo arrossire Blaine, il quale si morse la
lingua per essere stato così scortese. Sua mamma non avrebbe
certamente apprezzato.
"Lo so
che manca tutta la cosa
fuori... Il cono del vulcano, ecco. Ma io questo l'ho già
fatto l'anno scorso quando ero a Parigi e... Tanto è
importante vedere solo l'eruzione perché poi dobbiamo
scriverla. Devi immaginarti il resto, Blaine."
Blaine
cercò di non mostrarsi troppo dispiaciuto e, abbassando gli
occhi sul suo quaderno, annuì leggermente con un cenno del
capo. Sentiva gli angoli degli occhi pizzicargli e tirò su
col naso rumorosamente. Sebastian lo fissò per alcuni
secondi mordendosi l'interno della guancia, per poi saltare
giù dalla sedia e aprire un cassetto del mobile accanto al
frigorifero.
Mise
davanti a Blaine una decina di fogli bianchi e si sedette al suo posto
con un sorriso divertito. L'espressione sul volto di Blaine doveva
rappresentare perfettamente la confusione che attraversava la sua mente
e Sebastian, continuando a sogghignare, gli porse alcuni pennarelli dal
suo astuccio.
"Io non
ho il pongo in casa -lo usavo quando ero bambino- e non so
se mamma ha il colorante rosso che abbiamo usato quando l'abbiamo fatto
l'altra volta... Senti, se ti va, possiamo disegnare qualcosa da
incollare sulla bottiglia, ok?"
Blaine
gli rivolse un sorriso radioso e prese i colori dalla mano di Sebastian.
"Cosa
possiamo fare?"
"Non lo
so... Magari qualche albero... Tu...", Sebastian lo guardò
spalancando gli occhi, come se si fosse improvvisamente ricordato una
cosa. "Tu li sai fare i dinosauri?"
"Sì
che li so fare! La maestra dice che sono molto bravo a disegnare",
Blaine prese una matita e la morse pensieroso, spostandosi una ciocca
di capelli scuri scompigliati dalla fronte. "Qual è il tuo
dinosauro preferito?"
Sebastian
ci pensò per qualche instante. "Il tirannosauro, ovvio. E
tu?"
"A me mi piace il
velociraptor", concluse Blaine già impegnato a tracciare i
contorni del dinosauro di Sebastian.
Per
alcuni minuti, Sebastian osservò Blaine in silenzio e
dovette ammettere che era davvero bravo. In poco tempo il bambino
completò il disegno, rifinendolo addirittura con piccoli
particolari, come le squame sulla schiena, e lo mostrò
all'altro. "Allora, dici che va bene?"
Sebastian
prese il foglio tra le mani e sorrise a Blaine davvero ammirato.
"È
bellissimo, cavolo! Sei bravissimo!"
Blaine
rise contento, diventando rosso come un peperone a causa del
complimento totalmente inaspettato. Dopo poco terminò di
disegnare il suo velociraptor e, spinto da Sebastian sempre
più meravigliato, realizzò anche un triceratopo.
Non fece il brontosauro perché entrambi convennero che fosse
troppo debole per un vulcano fico
come il loro.
Dopo aver
ritagliato e incollato con cura i disegni sulla bottiglia, i bambini
ridacchiarono soddisfatti. Era venuto bene -certo, non era bello come
quelli fatti con la creta o il pongo- però era proprio
carino.
"Adesso
facciamo esplodere
il vulcano, Sebastian?"
"Sì,
ma spostiamoci sul lavandino altrimenti mia mamma mi sgrida, se sporco
il pavimento, e non mi fa più vedere i cartoni animati per
una settimana. E, comunque, si dice 'eruttare', non 'esplodere.' Non
è mica una bomba, Blaine."
Blaine
annuì tenendo saldamente la caraffa con l'aceto, attento a
non farla cadere. Sebastian posò la bottiglia all'interno
del lavello, girandola in modo che si vedesse bene il velociraptor di
Blaine. Il bambino iniziò a leggere le istruzioni ad alta
voce.
"Riempire
fino a metà la bottiglia con acqua tiepida."
"Oh, beh,
questo è facile", disse Sebastian aprendo il rubinetto e
riempiendo il contenitore. "Poi?"
"Aggiungere
il bibarc- bicarbonato di sodio", Blaine si corresse prontamente prima
che potesse farlo Sebastian.
Il
bambino rovesciò maldestramente la polverina bianca dalla
confezione, sporcando un po' tutto il lavandino. "Vuoi farlo anche tu,
Blaine?"
Blaine
prese il cartone dalla mano di Sebastian e ripetè la sua
azione, impiastricciando ancora di più il lavello.
"Aggiungere
l'aceto e... buona eruzione!"
I bambini
si guardarono nervosi. "Fallo tu, tu l'hai già fatto e sei
capace", disse Blaine trattenendo il respiro.
"No, no.
Fallo tu, io l'ho già fatto e so come funziona. Sei tu che
devi imparare."
"No, ho
paura di sporcarti la cucina."
"È
lo stesso, Blaine. Fallo tu."
Blaine
guardò Sebastian accigliato e incuriosito al tempo stesso.
"...Non avrai mica paura?"
"No che
non ho paura, non fare lo scemo. Io non ho mai paura."
"Ma
quando eruttisce
fa un rumore forte? Come quello dei petardi?"
"Si dice
'erutta'. Non fa lo scoppio, sai. Fa più una cosa come... Fzzzzz, capito
no?", rispose Sebastian tentando di imitare il suono frizzante.
"Non
è pericoloso?"
"No,
è solo che tu metti l'aceto e poi erutta all'improvviso.
Devi essere pronto."
"Ok...
Allora lo facciamo?", domandò Blaine sollevando con fatica
la caraffa.
"Sì,
aspetta...", Sebastian mise le proprie mani su quelle di Blaine e lo
aiutò ad alzare un po' di più il contenitore.
"Sei pronto? Contiamo fino a tre e poi rovesciamolo un pochino, va
bene?"
"Sì",
disse Blaine sentendo le forti mani calde di Sebastian sopra le
proprie. "Uno..."
"Due..."
"Tre!"
Rovesciarono
un po' di aceto nella bottiglia e molto nel lavandino. Per un secondo
non successe nulla e, improvvisamente... Niente, se non una piccola
eruzione; praticamente un rivolo.
"Ooh,
tutto qui?!", esclamò Blaine deluso tenendo ancora
saldamente le mani, intrappolate sotto quelle di Sebastian, sulla
caraffa.
"Beh,
è vero, non è stato molto divertente. Proviamo ad
aggiungerne ancora."
Blaine,
guidato da Sebastian, rovesciò altro aceto nella bottiglia.
Aspettarono un momento e la miscela fece reazione, risalì
velocemente il collo della bottiglia e terminò con uno
spruzzo altissimo che bagnò completamente il lavandino... e
anche la povera maglietta di Blaine.
I due
bambini tacquero per un istante per poi scoppiare a ridere di gusto,
finalmente felici di essere riusciti a terminare con successo
l'esperimento e totalmente incuranti di aver trasformato la cucina in
un campo di battaglia.
"Hai
visto che roba, Sebastian? Quanto era alto? Che spettacolo! Dobbiamo
subito scrivere prima di dimenticarci!"
Sebastian
scrollò le spalle ridacchiando ancora. "Forse è
meglio se ti metti qualcosa di asciutto. Andiamo in camera, ti presto
una delle mie maglie."
"Grazie,
ma..."
"Non
voglio essere sgridato da mia mamma o dalla tua. Dai, poi ti prometto che
finiamo il compito."
Salirono
le scale continuando a parlare eccitati dalla perfetta riuscita del
loro esperimento e, una volta arrivati nella cameretta di Sebastian,
Blaine potè togliersi la maglia fradicia, che ormai gli si
era appiccicata al petto, e indossarne una pulita che, però,
gli andava decisamente lunga.
Blaine si
specchiò per un attimo, cercando di mettersi a posto quei
capelli ribelli, e incrociò lo sguardo di Sebastian, che
aveva continuato ad osservarlo senza dire una parola.
"Cosa...?"
"Niente",
disse il bambino mettendosi una mano in tasca per poi tirar fuori una
caramella alla liquirizia, lasciando inavvertitamente cadere un
foglietto di carta colorata.
"Ti
è caduto qualcosa."
"Non
è niente. Un'altra stupida lettera di Amy", Sebastian
calciò il foglio spedendolo direttamente sotto il letto. "Mi
ha chiesto di nuovo se voglio essere il suo fidanzato."
"E tu che
hai risposto?"
"Le ho
detto di no, perché non mi piacciono le femmine bionde."
Blaine
non ebbe nulla da aggiungere e tornarono in cucina, dove tentarono di
asciugare alla bell'e meglio il disastro che avevano combinato e
successivamente iniziarono a scrivere un breve testo che spiegava
l'effetto dell'eruzione vulcanica. Una volta finito il compito,
Sebastian chiese a Blaine di poter vedere il suo quaderno, in modo da
potergli correggere eventuali errori.
"Hai
dimenticato la doppia in 'bottiglia', passami la cancellina."
Blaine
gliela passò. "Le doppie me le scordo sempre. Come gli
accenti. Vorrei saper scrivere e leggere bene come te."
Sebastian
alzò le spalle. "A me piacerebbe disegnare come fai tu."
Blaine
non l'avrebbe mai immaginato, ma il pomeriggio si era rivelato davvero
piacevole. Sebastian non era male. Forse era un po' strano quando lo
scopriva a fissarlo, ma non ci fece più caso.
Chiusero
entrambi i quaderni nello stesso momento e si abbandonarono stanchi
contro lo
schienale della sedia.
"Hai
fame, Blaine? Ieri mia mamma ha fatto la spesa e ha comprato le
merendine nuove della pubblicità... Sai, quelle al
cioccolato? Oppure possiamo mangiare pane, burro d'arachidi e
marmellata."
"E lo
prepari tu il panino?"
"Certo."
"Ma tua
mamma ti lascia usare il coltello?"
"Sì,
ma solo quello con la punta rotonda...
Oh, guarda, è arrivata!", disse indicando una bella signora
alta e bionda che stava risalendo lentamente il vialetto nel giardino
del retro.
***
Mezz'ora
dopo la signora Smythe riaccompagnò Blaine a casa.
I due
bambini, seduti vicini sui sedili posteriori, avevano continuato a
parlare e ridere per tutta la durata del viaggio, evitando di
raccontare il perché Blaine stesse indossando una maglia del
compagno.
Al
momento di scendere, Blaine ringraziò educatamente la mamma
di Sebastian e si mise lo zaino sulle spalle. Sventolò una
mano nella direzione di Sebastian, ma il bambino non rispose al saluto,
continuando a posare i suoi occhi verdi indecifrabili sul viso di
Blaine.
"Sebby,
saluta il tuo amico."
"Blaine
non è ancora
mio amico."
Blaine
sentì una fitta improvvisa allo stomaco e rimase impalato
sul marciapiede. Non ebbe il tempo di processare quello che
Sebastian
aveva appena detto, soprattutto dopo un pomeriggio passato a divertirsi
e a studiare insieme, che il bambino scese dalla macchina e gli porse
la propria mano.
"Senti,
Blaine, vuoi farmi
amico? Se sì, puoi sederti vicino a me sullo scuolabus e in
mensa, se vuoi."
"Sì,
va bene."
Blaine,
completamente rosso di vergogna e gioia, strinse forte la mano di
Sebastian cercando di darsi un'aria seria.
"Mi sono
divertito oggi. Dovresti venire più spesso da me,
così magari giochiamo nella casa sull'albero. Allora ciao",
disse tutto d'un fiato. "Ci vediamo domani a scuola."
Sebastian
mollò la mano di Blaine, gli rivolse un sorrisetto
soddisfatto e risalì in auto chiudendosi la portiera dietro
di lui con un rumore secco.
Blaine,
in qualche modo, era appena diventato amico di Sebastian.
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Guess who's back? Niente, avevo voglia di scrivere qualcosina su questi
bimbi (stavolta bimbi sul serio) ed ero ispirata :3
Mi è piaciuto tantissimo scrivere i dialoghi con Blaine che
fa errori ogni due per tre, così piccolino e adorabile che
non mette le doppie e gli accenti e Sebastian che lo corregge, aww. :3
Poi mi sono sempre chiesta perché in America costringano i
bambini a fare questi esperimenti scientifici assurdi... E sono
assolutamente invidiosa, io non li ho mai fatti e quindi ho avuto
un'infanzia brutta brutta.
Volevo aggiungere che... Uhm, sto scrivendo una long strappalacrime
già
betata (mai avuta una prima LOL) e al momento composta da quattro
capitoli e probabilmente pubblicherò il primo alla fine di
questa settimana. Sempre se non cambio idea, cosa che faccio da luglio.
È che ho parecchie OS da completare e mi piange il cuore
lasciarle lì... Boh, si vedrà. XD
Ma, insomma, a presto <3
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