NEPTUNE, California.
Veronica è nel parcheggio della scuola. Si sta avviando
all’entrata. Guarda il cielo. C’è un bel sole… -Ah, sembra proprio un’altra
giornata come tutte le altre-, pensa. Non ha dormito molto bene, la notte
prima, ma si è svegliata solare come al solito.
Mentre cerca di far funzionare minimante il suo cervello in
semplici pensieri per svegliarsi un po’, viene raggiunta da una voce:
“Veronica!” istintivamente si gira.
Veronica: Ciao Weevil… Chiamavi me?
Weevil: Non credo ci siano molte Veroniche qui in giro che
io chiamerei in quel modo.
Veronica: …’Quel modo’… ?
Weevil: ….
Veronica: Ti serve un favore.
Weevil: Ecco perché sei la mia veronica preferita….
-Si, direi proprio che la giornata è già al completo.-
Veronica: Dai, spara.
Weevil: Ok, ma devi davvero impegnarti. Questa volta è per
una questione davvero importante.
Veronica: Allora, cos’è successo? Per cas…
Weevil: Un cretino ha urtato la mia moto. Quell’idiota me
l’ha strisciata, lasciandomi un bel souvenir: la sua carrozzeria. Se lo becco
giuro che lo rovino. Se mi capita tra le mani lo massac…
Veronica: Ho capito.
Weevil annuisce.
Veronica: E… vuoi che ti dia una mano.
Weevil: Ovvio.
Veronica: No, è ovvio che il lavoro lo farò io… quindi, non
è che per caso hai qualcos’altro da dirmi? Indizi magari?
Weevil: Buone notizie, baby. Ho visto la macchina.
-Fa che sia un hummer giallo…-
Weevil: Era una berlina grigio chiaro, tutta tirata a
lucido, sembrava quasi nuova, per quello che sono riuscito a vedere la targa
iniziava con AZ.
Veronica: Oh, mister occhi di lince, i tuoi indizi saranno
preziosi, il caso è praticamente già risolto. Ora mi spiace, ma devo andare a
farmi inghiottire dalla noiosità della mattinata a scuola.
Pausa pranzo.
Wallace: Ehi, ciao!
Veronica: Ciao!!!
Wallace: Aspetta, quello è il tipico sorriso da “Wallace mi
serve un favore”?
Veronica: Hai mai pensato di fare il detective?
Wallace: Ho preso tutto da te grande maestra. In ogni caso…
che c’è stavolta?
Veronica: Il solito. Avrei un caso…
Mentre parla Veronica tira su con la forchetta il dolce di
Wallace e se lo porta alla bocca.
Wallace: A a a… cosa credi, che ti aiuti gratis?
Dicendolo sposta la fetta di dolce dalla bocca di Veronica.
Wallace: Gli aiutanti dei detective sono ben pagati!!!
Almeno concedimi questa.
Dicendolo divora in un boccone il dolce.
Veronica: Ok, ti chiamo più tardi.
Più tardi. Veronica è tornata a casa, apre la porta. In
mezzo alla cucina Keith improvvisa un concerto urlando a squarciagola e usando
un cucchiaio come microfono.
-Siamo messi bene. Questa volta, o mi sono davvero giocata
mio padre, o abbiamo vinto alla lotteria.-
Veronica: Ehm… Papà………?
Keith: Tesoro, ciao!
Keith lascia perdere la sua improvvisata, dirigendosi verso
la figlia. La bacia sulla testa. Veronica capisce che è di buon umore, lo
abbraccia, è così piacevole rintanarsi nel suo caldo abbraccio…
Veronica: Ciao papà!! Allora? A cosa devo tale… Gioia?
Euforia? Disperazione? Pazzia?
Keith sfoggia un sorriso che viene bloccato solamente dalle
orecchie.
Veronica lo precede: Sei tu il mio papà, si.
Keith: Eh, no, stai diventando troppo brava ora.
Veronica: Ma chi è il mio papà? E’ merito tuo. Allora? Che
c’era nel tuo caffè stamattina?
Keith: Niente di troppo particolare. Semplicemente mi sono
svegliato bene, e ho risolto un caso che mi ha fruttato parecchio. Senza
contare che ho una figlia meravigliosa.
Veronica: E intelligente.
Keith: Era sottointeso. Allora, come è andata oggi?
Veronica: Il solito. Solo che questa volta la matricola non
voleva darmi la merenda, e sono stata costretta ad appenderla fuori dalla
finestra.
Keith: Veron…
Veronica: Oh, dimenticavo. Devo andare, oltre a una buona
merenda, stamattina ho rimediato anche un caso.
Keith: Che tipo di caso?
Veronica: Mah, niente di che, mafia, omicidi, armi nucleari,
bomb…
Keith, con tono più serio: Veronica?
Veronica: Ok, ok, niente di pericoloso. Facile. Più di un
caso è un favore a un amico.
Keith: Amico..? E chi…
Veronica, evitando la domanda del padre: Devo andare, devo
anche chiamare Wallace!!!
Dicendo questo si avvia verso la sua camera.
Poco dopo, finchè Keith cerca di autoconvincersi che sua
figlia gli ha assicurato di non correre rischi troppo grossi, Veronica
ricompare. Si avvicina con un falso fare frettoloso a suo padre, annunciandogli
che il caso è praticamente risolto. Un leggero bacio sulla guancia per
salutarsi. Veronica fa per uscire.
Keith: Tesoro!
Veronica: Si?
Keith: Cerca di tornare in tempo per studiare letteratura,
tu stessa mi hai detto di essere impreparata per il compito di domani… Ok?
Veronica: Ma certo papà, farò la brava bambina.
Appena uscita.
-Cavoli!!! Il compito di letteratura! Come ha potuto
sfuggirmi di mente? Oh, no…-
Wallace è arrivato. Veronica cerca di rimettere in ordine le
proprie idee, convincendosi che ce la potrà fare. Dopotutto, davvero il caso
non era difficile. Le era bastato cercare tutti quelli di Neptune che avessero
la macchina descritta da Weevil… Le erano risultate due pagine scarse. Lesse
solamente i primi nomi in alto, poi decise di andare con ordine.
Tutti i primi nomi erano da scartare, per i motivi più
diversi, e tutti accomunati dal fatto che la vettura non presentava segni di
recenti ritocchi alla carrozzeria, o parti di carrozzeria mancante.
Era alla fine della prima pagina. Si erano fermati davanti a
una bella villa, giusto in tempo per vedere che il proprietario della berlina
l’aveva chiusa in garage.
Wallace: Accidenti! Fino ad ora era stato così facile…
Veronica: Perché, ora cosa c’è di difficile?
Wallace: Pensi di entrare e dire: scusatemi signori, sono
una piccola-investigatrice-salva-mondo, devo controllare la carrozzeria della
vostra auto, perché se ci sono segni di un urto o di un ritocco, un mio amico
motociclista ve la farà pagare cara per aver …
Veronica: Io pensavo a un diversivo.
Veronica sorride. Wallace la guarda. Si chiede perché per
lui è così difficile dirle no. Più che difficile, per lui è impossibile. Le
vuole bene, ed è felice di essere stato appeso a quel palo…
Veronica: Wallace? In che tipo di pensieri eri immerso? Stai
prendendo un po’ troppo da me… basta che poi non ti fai biond…
Wallace: Che tipo di “diversivo”?
Veronica: Qualcosa di semplice… basta che guadagni tempo.
Wallace: Andiamo.
Scendono dalla macchina. Veronica fa il giro largo attorno
all’abitazione. Wallace suona il campanello.
Dlin - Dlon…
Apre alla porta un uomo sulla trentina, forse più,
dall’aspetto amichevole e immancabilmente ricco.
Uomo: Salve… Poss
Wallace: Salve!
Uomo: Dicevo, posso esserle utile?
Wallace: Oh, per favore, non mi dia del lei, mi mette in
imbarazzo…
Wallace parla lentamente, si ferma dopo ogni parola, si,
insomma, cerca di guadagnare tempo, ma il risultato sembra essere un ragazzo
dislessico e un po’ idiota…
Uomo: Ok, posso fare qualcosa per te?
In quel momento Wallace vede spuntare Veronica alle spalle
dell’uomo, che cerca disperatamente di non farsi sentire mentre attraversa
l’atrio… Quando vede l’amico gli fa cenno di parlare, parlare, parlare e
tirarla lunga. Poi torna al suo immenso sforzo per essere furtiva.
Wallace: Oh, niente di… importante…cioè…si… nel senso che
per me…sarebbe…molto…importante… Se volesse… ascoltarmi….
Uomo: Certo, ne sarò felice.
Wallace: Bene… e… grazie…io… io mi occupo del…la vendita a
domicilio di…. biscotti, caramelle, dolcetti vari e oggetti da ufficio…!
Uomo: Oh…
Wallace: Ehm… Detto così.. sembra che non abbia un senso…ma…
il ricavato della vendita andrà in beneficenza…
Nel frattempo, Nella stessa casa…
Veronica ha raggiunto il garage. Scruta attentamente la
macchina, in cerca di qualsiasi indizio su quale appigliarsi, ma niente. Dopo
aver deciso per certo che quella non era la macchina giusta, decide di tornare
a recuperare Wallace. Esce dalla finestra, e si dirige correndo verso la porta…
Veronica: Wallace, muoviti!!! Mi dispiace signore, ma
abbiamo degli orari da rispettare, sa… Andiamo!
Nella macchina.
Veronica: Allora? Com’è andata?
Wallace: Ho perso il mio inutile fermacarte e ci ho
guadagnato sette dollari. Tu?
Veronica: A te è andata bene… Non è lui.
Veronica gira la pagina controllata di indirizzi e nomi, per
accorgersi che nella seconda pagina rimaneva un solo indirizzo. Lo legge. -Mi
pare di averlo già sentito…- Proprietario: Dick Casablancas.
Wallace: Cos’è quella faccia?
Veronica: Niente, è che mi è rimasto un solo nome.
Wallace: Perfetto, allora… o è lui, o…
Veronica: Dick.
Wallace: Dick?
Veronica: Si, lui. E’ tardi. Torniamo a casa. Domattina
controllerò nel parcheggio della scuola.
Wallace: Ma dick non ha una macchina così…
Veronica: Infatti è nuova. Appena comprata. Una macchina che
giudicherà sicuramente irrilevante.
Wallace: Mi chiedo come fai a capire gli 09…
Veronica: Me lo chiedo anche io.
Più tardi, Veronica è arrivata a casa. Il cielo si sta
coprendo lentamente di nuvole.
Entra e lascia andare la porta alle sue spalle.
Veronica: Papà… ci sei?
Keih: Eccomi, Veronica…
Un leggero bacio sulla guancia. Sempre lo stesso, ma che
sembra sempre diverso, e che sempre Veronica ha piacere di ricevere.
Veronica: Visto? Sono tornata a casa sana e salva!
Keith: Si, ma è tardi.
Veronica: E che adolescente sarei se facessi sempre tutto
quello che mi dici tu alla lettera?
Keith aveva preparato la cena. Padre e figlia si siedono a
tavola, cenano insieme, poi Keith informa la figlia che quella sera sarebbe
uscito e non sapeva quanto sarebbe stato via, forse un giorno o due, doveva pedinare
una donna per un caso.
Veronica è sola, a casa. Ha appena finito di farsi un bagno,
quando gela di fronte a un unico pensiero: letteratura.
Avrebbe dovuto, anzi, doveva saperla perfettamente.
Il pensiero di doversi chinare sui libri non la lusingava
affatto, se si aggiunge poi che la leggera sonnolenza del momento, allora…
-Forza, Veronica!- Scuote
la testa. Si prepara un caffè e si mette all’opera.
Sorge un nuovo sole a Neptune. O, meglio, che il sole sorga
lo si dà per scontato, si sa che c’è, ma non si vede, perché completamente
ricoperto di nuvole.
Veronica è nel parcheggio della scuola. Si sta avviando
all’entrata. Guarda il cielo. C’è un tempo da schifo. -Perfetto, sembra proprio
una delle peggiori giornate della mia vita! Come ho passato la mia ultima
serata? Beh, ho rovesciato il caffè sul libro di letteratura, ho chiamato
Wallace, e l’ho pregato di prestarmi i suoi appunti. Il resto della notte l’ho
passato a decifrare la sua calligrafia.
Il risultato? Beh, è già tanto che prenda l’insufficienza
nel compito. Non ho dormito. E credo di non essere proprio di buon umore.-
Sbadiglia. E appena si toglie la mano dalla faccia vede Dick
scendere da una mercedes ultimo modello.
-Berlina, grigia, tirata a lucido, targa che comincia con…
oh, tu guarda, AZ! E magari…ma si! Una striscetta di troppo…-
Sta camminando a testa bassa, impegnata a constatare che
almeno aveva risolto il caso, quando si rende conto da avere davanti qualcuno.
Alza lo sguardo. Se il buon giorno si vede dal mattino, quella era una delle
peggiori giornate della sua vita.
Logan è impalato davanti a lei e la guarda corrugando la
fronte.
Logan: Mi sbarri la strada.
Veronica è talmente stanca che non ha nemmeno la voglia di
ribattere, semplicemente, lo supera.
Logan: Oh, miss Sherlokmars, sei troppo impegnata a salvare
il mondo per dare il buongiorno
agli... amici?
-Se agli avvenimenti della serata si aggiunge anche un bel
“buongiorno” da Logan Echolls, allora la giornata è completa.-
Veronica si gira solo un secondo per rispondere
Veronica: Non hai pensato che forse per me questo non è
proprio un buon giorno?
Lo cattura con lo sguardo ancora un secondo, per poi tornare
a camminare.
E’ entrata, si è diretta agli armadietti.
-Perché, Logan, da quando ci siamo lasciati ogni nostro
incontro si riduce ad una specie gara, in cui l’obiettivo è ferire l’altro con
acidità e sarcasmo? Si, tu sei stato il mio ragazzo, ok, ma tra noi non
funzionava. Forse non ho mai avuto fiuto per i ragazzi. Lasciarmi andare con te
è stato un errore, quel giorno. Non è desino, non siamo fatti per stare
insieme. Ed era inutile continuare. Per questo ti ho lasciato, ma volevo che
tornasse come una volta, quando eravamo amici…Sapevo che sarebbe stato
impossibile. Mi ero illusa. Ora voglio solo ricominciare. -
Cerca disperatamente di capire perchè le cose avevano preso
quella piega. Non erano troppo diversi, non erano troppo ugali. E non erano
nemmeno troppo perfetti. O forse erano perfetti perché erano imperfetti.
-Mi sono chiesta spesso cosa ho provato per te, Logan. Forse
era davvero amore, perché lasciarti per me è stato un gesto disperato e
faticoso, forse l’ho fatto proprio perché ti amavo…Ho sofferto? Si, schiacciata
dal peso troppo forte del rimpianto. Ma ho fatto finire questo sogno perché
altrimenti sarebbe diventato un incubo ancora peggiore della sofferenza. In
ogni caso, la mia è stata la scelta giusta, e qualunque cosa ci fosse tra noi,
ora è finita per sempre.-
Ha preso la sua roba, chiude l’armadietto. Fa un passo
indietro, e viene investita.
Veronica, scocciata: Ehi!
Logan: Ehi…
Veronica: Ancora?!?
Logan: Potresti anche guardare dove vai…!
Veronica: Scusa, è che non passo tutto il mio tempo a
schivare stupidi psicotici che…
Dick: La piccola Mars in persona! Ciao Veronica… Ti va di
uscire con me?
-Ditemi che ho le allucinazioni. Vi prego. A questo punto
rimpiango davvero di essermi svegliata questa mattina.-
Logan: Dick, quella volta che ti ho detto che dando testate
al muro tornava l’intelligenza… beh, forse ha avuto l’effetto contrario… E poi,
hai forse dimenticato le condizioni della scommessa?
Dick: Oh, dai Logan, io non…
Veronica: Scommessa…?
Logan: Si, sai Veronica, ieri sera ho stracciato Dick, e
visto che non volevamo scommettere verdoni, abbiamo scommesso una cosa…diversa.
Veronica continua a fissarlo. Piega la testa, aggrottando la
fronte.
Logan: Insomma, chi perde deve uscire con Mary, la nuova
arrivata.
A Veronica scappa un sorriso…
Dick: Oh, dai, Logan! Quella tipa è un mostro! Mi rovino
l’immagine! Piuttosto stasera alla festa ci vengo con V. Mars!!
Logan: Ma se quando ho detto “uscire con una ragazza” hai
accettato subito…
Dick: Si, ma quella è così brutta che non appartiene al
genere umano! …
Logan lascia perdere l’amico, girandosi verso Veronica.
Logan: Vuoi venire alla festa di stasera? C’è anche il tuo
caro amico Duncan…
Veronica: Oh siii, sai, non aspettavo altro che essere
invitata a una stupida festa da 09, fammi indovinare, magari in memoria di
qualche sciagura? No grazie.
Logan rimane a fissarla finchè se ne va. Si chiede se ha
sbagliato qualcosa. Ma ormai è finita. Finita. Deve rassegnarsi, andare avanti.
Aveva anche provato a ricominciare. Con un’altra ragazza. Ma
era durata poco. Lei non aveva capito quanto lui avesse perso la testa per
Veronica, quanto era stato difficile per lui stare senza di lei. Non aveva
capito che lui non la dimenticherà mai e poi mai, potrà provarci, ma non ci
riuscirà. Lei che così tanto era stata importante per lui occuperà per sempre
un piccolissimo posto nascosto nel suo cuore... E nessuno potrà mai sapere di
preciso cosa prova quando la vede passare.
Aveva provato a ricominciare perché per essere del tutto felice aveva bisogno
di essere sicuro che l'amore provato per Veronica era solo un dolcissimo
ricordo... Ma il risultato non era stato quello che voleva.
Più ci pensava più soffriva. E si sentiva vuoto, privato
anche dell’anima.
Ormai aveva capito che il modo migliore per non soffrire è
non pensarci.
Driiiiiiiiiiiiiiiin. La campanella.
Terza ora. Veronica fissa il suo compito. E’ assonnata e le
viene difficile anche solo capire il senso delle domande. Tenta disperatemente
di concentrarsi per rispondere alla prima, ma non c’è niente da fare, è una
causa persa fin dall’inizio.
Sposta lentamente la testa di lato. Logan la sta guardando.
Sfoggia un sorrisetto beffardo e le fa ciao con la mano.
Veronica, a bassa voce: Che vuoi?
Logan: Io? Parli con me?
Veronica: E con chi sennò!
Logan: Ma se non ti ho neanc…
Professoressa: Mars, Echolls!!! La smettiamo di fare
salotto???
Logan: Mi scusi, ma… è lei che ha cominciato. Voleva
assolutamente suggerirmi, ma io non volevo niene.
Veronica: Ma io…
Professoressa: Mars, silenzio! Vattene fuori!
Veronica si alza lentamente. Tanto non ha niente da perdere,
in ogni caso il compito le sarebbe andato da schifo. Attraversa la classe ed
apre la porta. Prima di chiuderla lancia uno sguardo fulminante a Logan. La sta
guardando, con la sua tipica espressione da idiota. Da schiaffi.
Poco dopo. Sta passeggiando tranquillamente per la scuola.
Il tempo è davvero brutto, e va peggiorando; è freddo, c’è vento, e sembra che
manchi poco a piovere. Guarda fuori dalla finestra. Gela. La sua macchina non
c’era più. Il posto dove l’aveva messa era vuoto. Era quello riservato ai
disabili. -Ecco, si, questa ci mancava. La rimozione della macchina. E sono
appena stata informata che Wallace se ne starà via tutto il giorno con sua
madre, anche se non ho capito dove va Mi ha chiamata frettolosamente, mi ha
detto che non c’era da preoccuparsi. “Viaggio di piacere”, ha detto. Boh.-
L’ ora è quasi finita, e torna verso la sua classe. La porta
si apre, qualcuno sta uscendo. Logan.
Veronica: Non riesci proprio a stare senza di me, vero?
Logan: Cavoli baby, mi hai scoperto… in verità credo che la
prof sia troppo attratta da me, e per sfuggire alla pressione, ogni tanto mi
butta fuori.
Veronica: Illuso.
-Vorrei tanto dirti che il tuo sex appeal è paragonabile a
quello di un rospo, ma te la risparmio; cosa mi era successo quando stavo con
te? Ero forse sotto l’influsso di qualcosa?-
Suona di nuovo la campanella.
A parte la terza ora, la mattinata di scuola continua
tranquillamente e normalmente.
Parcheggio della scuola.
Veronica: Weeviiiil!!!
Weevil: Che c’è? Hai deciso di invitarmi a cena?
Veronica, dapprima scuote la testa arricciando il naso, poi
gli risponde: Caso risolto! Allargando le braccia in una specie di inchino.
Weevil: Chi è il bastardo?
Veronica: Dick Casablancas.
Weevil: Lo sapevo che poteva essere stato solo uno stupido
09… Beh, grazie.
Veronica: Non mi chiedi nemmeno cosa mi devi?
Weevil: Io pensavo lo facessi in nome della nostra amicizia…
Veronica, assumendo un’espressione disperata: Amicizia???
Amicizia?!?!? Oh, Weevil… così mi hai spezzato il cuore… e io che speravo ci
fosse qualcosa di più…!!!
Weevil è seriamente preoccupato. Veronica scoppia a
piangere. Pianto che si rivela una risata.
Weevil: Oh, V.
Mars, andiamo!!! C’ero quasi cascato…
Veronica: A parte gli scherzi, in cambio vorrei due favori.
Weevil: … Sarebbero?
Veronica: Primo: non picchiare Dick. Secon…
Weevil: Cosa??? Quello mi ha rovinato la moto!
Veronica: Si, ma pagherà da solo. Stasera deve uscire con
Mary.
Weevil: Quella nuova?
Veronica, sorridendo, annuisce.
Weevil: Oh, ma che ha nella testa quello? Mary è orribile!!!
E poi almeno la giudicavo intelligente, ma se esce con Dick…
Veronica gli racconta della scommessa.
Veronica: Lei sa che è uno scherzo, ma lui pensa che lei sia
all’oscuro di tutto! Se lo picchi salterà l’appuntamento… non ti pare già
quella una tortura?
Weevil: Mi hai convinto, ma solo perché mi hai aiutato. E in
ogni caso gli chiederai i danni da parte mia. Io con gli 09 non ci parlo. Il
secondo favore?
Veronica: Vedi, mi hanno portato via la macchina. Un
passaggio fino a casa.
Weevil: E’ un piacere. Monta.
E’ appena arrivata a casa. Suo padre non c’è. Sa che sta
seguendo quel caso, ma lo chiama ugualmente, scoprendo che va tutto bene e che
sarebbe stato via probabilmente tutto il giorno. Si raccomanda di ritirare la
posta, visto il tempo.
Veronica si mette al computer, e sistema un po’ di
scartoffie dalla sua scrivania.
Dopo un po’. Incomincia a piovere. Veronica esce da casa un
secondo per la posta. Pam. La porta si è chiusa alle sue spalle. Tenta di
aprirla, ma non c’è verso.
-Oh, andiamo! Vuoi vedere che io, Veronica Mars, mi chiudo
fuori da casa MIA e non riesco a rientrare??!! È assurdo!-
Non ha niente per tentare di aprire, anche solo qualcosa per
scassinare la porta.
Le finestre sono sbarrate, la porta è chiusa dall’interno,
il cellulare e qualsiasi altra cosa utile sono rimaste dentro, non ha la
seconda chiave e quella mattina le hanno portato via la macchina.
Piove più forte. Sta arrivando un temporale, deve andare da
qualcuno.
Camminando per la strada si infradicia, una macchina le
passa vicino a tutta velocità e la infanga pure. E’ indecente.
Toc-Toc. Bussa alla porta, qualcuno dall’altra parte la apre
lentamente. E Logan, per la seconda volta, è impalato davanti a lei, non ha
ancora parlato, ma la sua faccia strafottente dice tutto.
-Sono una stupida. Perché, quando ho dovuto decidere dove
andare, sono venuta qui? L’ho fatto senza pensare in verità. E me ne sono
pentita.-
Logan la squadra dall’alto al basso.
Logan: a…
Veronica: Prova a dire anche solo una parola sbagliata e
giuro che te ne pentirai.
Logan: Ok ma… dove credi di andare conciata così?
Veronica: Nella tua suite forse?
Logan: Oh… V.Mars! Ma che ti è successo? Che ci facevi per
strada tutta sola?
Veronica gli lancia uno sguardo poco rassicurante.
Logan: Entra, ma per favore fai attenzione a non combinare
un disastro, anche se è la tua specialità.
Veronica continua a guardarlo con lo stesso sguardo.
Logan: Solo un “entra” può andare?
Veronica: Risposta esatta!
Logan: Cosa vinco?
Veronica: Starò attenta alla moquette.
Veronica entra nella suite di Logan. O, meglio, quella era
la suite di Logan e Duncan. Ma da quando Duncan si era rimesso con Meg, spesso
toglieva il disturbo e andava con lei in un’altra camera. Veronica si guarda
attorno. Seduto sul divano c’è Duncan. Il suo primo amore. Si ricorda quando era convinta che non ce ne sarebbe mai
potuto essere un altro. E ora… ora parlavano tranquillamente, come amici.
Duncan si gira, la guarda stupito: Veronica! Ciao…
Veronica accenna ad un saluto con la mano e chinando la
testa. Fa un altro passo.
Logan: Ehi, cosa vorresti fare?
Veronica lo guarda. Il quel momento gli sembra ancora più
asfissiante di quanto non lo sia di solito.
Duncan: Forse ti conviene farti un bagno...
Veronica, guardando Logan: Già, ma prima barricherò la porta
con ogni sorta di…
Logan: Andiamo! Non ti fidi di D.Kane? Mi terrà d’occhio.
Veronica: Solo perché ne ho immensamente bisogno.
Poco dopo. Veronica si è lavata, ma i suoi vestiti sono
fradici e sporchi. Avvolta con un grande asciugamano, apre leggermente la
porta: Non è che avreste qualcosa da prestarmi?
Logan: Della tua taglia ho solo slip e regg…
Veronica: Logan! Per favore.
Dopo qualche minuto Veronica indossa una camicia di Logan
che le fa da vestito, e un paio di pantaloni che ha dovuto piegare da sotto
parecchie volte per farli diventare quasi della sua misura.
Logan guarda quel capolavoro. E’ ridicola, ma decide di non
dirglielo. Duncan sorride. Pensa la stessa cosa.
Logan: Allora, sembra proprio che sia tu a non poter fare a
meno di me.
Veronica: No… Sai, Logan, A me piacciono i ragazzi con
qualcosa nella testa…
Logan sorride e si indica da solo con entrambe le mani.
Veronica: Con “qualcosa” intendevo il cervello.
Duncan: Veronica, noi più tardi andiamo a una festa… Vuoi
venire?
Veronica: No, grazie Duncan, ma… non voglio venirci.
Logan non può non osservare la differenza della risposta
data a Duncan e quella che aveva dato a lui quella mattina. Forse ha veramente
sbagliato qualcosa. Ma cosa? Anche Veronica aveva provato a ricominciare. Che
sciocca. Non aveva capito che nessuno potrà amarla come l'amava lui, adorarla in
quel modo, non saprà accorgersi di tutti i suoi dolci movimenti, di quei
piccoli segni sul suo viso.
E' come se solo a lui fosse stato concesso vedere, conoscere il vero sapore dei
suoi baci, il reale colore dei suoi occhi.
Nessun uomo potrà mai vedere quello che ha visto lui. Disegna chiunque incapace
di capirla, rispettarla. Incapace di amarla. Gli altri la vedranno, la
desidereranno, si, ma non in quel modo.
Duncan: Ti riaccompagniamo a casa?
Veronica: Ehm… veramente…
Spiega molto brevemente tutti gli avvenimenti del giorno,
che si era chiusa fuori, e che le altre chiavi oltre a quella lasciate dentro
le aveva suo padre, che era fuori città e lo sarebbe rimasto fino a tarda sera.
Veronica: Se non vi dispiace potete andare, io in qualche
modo ammazzerò il tempo…
Logan: Sola soletta?
Veronica: Sai, Logan, esiste un proverbio che a me piace
tanto… com’è che fa… ah si. Meglio soli che mal accompagnati.
Duncan: Ok, come vuoi, fa come se
fossi a casa tua…
Veronica ripensa a tutto quello
che ha fatto quel giorno. Ha parcheggiato la macchina in zona di rimozione, si
è fatta buttare fuori dalla porta durante un compito, si è chiusa fuori, è
andata da Logan e Duncan, e si è messa i vestiti di Logan. Tutto ciò non aveva
senso. Era stata davvero lei a fare tutto questo? Razionalmente, ha fatto una
serie di azioni stupide alla quale non sa dare una spiegazione. Ma in quel
momento non le viene in mente che un altro detto che le piaceva tanto era “il
cuore ha sempre ragione”.
-Sono semplicemente distrutta.-
Veronica: Sono stanchissima.
Duncan: Visto che stanotte non
hai dormito, se vuoi buttarti fa con comodo.
Non fa nemmeno in tempo a
distendersi che si è già addormentata.
Pochissimo dopo Logan entra nella
stanza. Veronica è buttata sul letto, e dorme. Non sa spiegarsi perché guadarla
lo fa sentire così. Gli provoca qualcosa dentro, nullo stomaco. O forse no. Più
in alto, leggermente a sinistra. Nel cuore.
E ancora, si chiede se quello che lui aveva provato per lei
lo avesse provato anche lei per lui.
Perché se l'amore è per sempre non dovevano lasciarsi. Non
doveva finire così. Ma sono le cose più
belle che durano poco e basta un soffio per spezzare quell'incantesimo.
Più ci pensa, più soffre, e così i ricordi riaffiorano
dolorosi, uno dopo l'altro, implacabili, malinconici, tristi. Cerca di
allontanarli, e di mandare via quei pensieri, quella sofferenza devastante.
Ma all'improvviso capisce. E' tutto inutile. E' finita.
Quante volte se l’era chiesto. Perchè, se c'è un dio l'ha permesso? Perchè non
l'ha fermata? Perchè?
“E io stupido che cercavo e speravo di trovare una risposta.
Datemi un perché, un semplice perché, un qualsiasi perché. Ma che sciocco. Si
sa. Quando finisce un amore si può trovare tutto, tranne che un perché.”
La copre con fare stranamente affettuoso con il lenzuolo. Si
gira. Duncan lo sta guardando, leggermente stupito.
Duncan: …Ehm… Ma che…?
Logan: Amico, ti immagini se si sveglia col raffreddore? Poi
da la colpa a noi e rompe il doppio.
Più tardi. Veronica si sveglia. E’ sola nella suite. Si
alza, gira un po’. Guarda fuori. Piove ancora, ma meno di prima. Il cielo è
buio. Si siede davanti alla tv.
Sente un rumore. Istintivamente si alza, e chiede: C’è
qualcuno? Logan? Duncan?
Nessuna risposta. -Ah, non sarà niente.- Lo sente di nuovo
spegne del tutto la tv, si gira e vede chiaramente un’ombra muoversi. Si
avvicina lentamente, cercando di non farsi sentire. Pare che non ci sia
nessuno. Vede un cellulare sopra un mobiletto. Forse è di Duncan. Per sicurezza
compone il numero di suo padre, lo chiama. Uno, due squilli. E’ un attimo,
tutto succede in un attimo.
Veronica viene presa da dietro, qualcuno le tiene un braccio
intorno al collo. Si divincola, gli lancia un calcio e si libera,
allontanandosi. In quel momento Keith risponde. Veronica urla con tutta la
forza e lo sgomento che ha in corpo: Papà papà! Aiutami ti prego! Sono nella
suite di Duncan e c’è qualcuno! Papà vieni subito qui, chiama la polizia!
Aiuto!
L’uomo la raggiunge. Le tira un pugno sullo stomaco.
Veronica si piega in due dal dolore, e lo sconosciuto scaraventa il telefono
lontano.
Uomo: Cosa credevi di fare? Tanto tuo padre o la polizia non
faranno in tempo ad arrivare, dovunque siano. Morirai comunque.
Veronica lo guarda. Non lo conosce.
Veronica: Chi sei?
La sua voce è rotta dal terrore. L’uomo non fa in tempo a
rispondere che Veronica gli è addosso, ma dopo una breve colluttazione, lui ha
la meglio. La ragazza tenta di correre verso la porta, ma viene bloccata e cade
a terra. Seguono alcuni calci da parte dell’uomo. E poi quel suono. Inconfondibile.
La sicura di una pistola. Veronica alza la testa. L’uomo le sta puntando una
pistola contro.
Uomo: Ora morirai… Missione compiuta.
Ha paura. Si copre il viso con le braccia, ma sa che sarebbe
inutile. Poi uno sparo. Limpido.
Fortissimo. -Sono morta…?- Ma è in quel momento che realizza di
essere ancora viva. Distoglie per un attimo lo sguardo dal pavimento,
spostandolo poco più in là. Davanti a lei, per terra, c’è quell’uomo. Morto.
Sposta lo sguardo ancora più in là. C’è qualcun altro, davanti a lei, dietro
l’uomo. Vede le sue scarpe. Ancora terrorizzata alza lentamente la testa,
percorrendo le gambe, il torace, il collo. E, per ancora una volta, lui è lì,
impalato, di fronte a lei. Logan.
Aveva in mano una pistola. L’aveva salvata. Era salva.
Scoppia a piangere. Si alza piano in piedi per poi correre
verso di lui urlando il suo nome con la voce di chi si è appena svegliato da un
incubo. Si abbracciano, Veronica è pietrificata.
Logan: Ti porto fuori di qui.
Glielo sussurra piano, con tono dolce e rassicurante. Poi la
prende in braccio. Le gambe di Veronica sono attorcigliate intorno alla sua
vita e le braccia di lei sono attorno al suo collo. Ma in quell’istante non gli
passa nemmeno per la testa il fatto che l’ultima volta che erano stati così
erano nel bagno della scuola, sulla cui porta c’era scritto “fuori servizio”.
Lei singhiozza ancora. Logan la porta fuori. La polizia era arrivata in quel
momento, ma nel buio della sera a nessuno è venuto il brutto pensiero di
disturbare i due ragazzi. Veronica ritorna a toccare terra con le sue gambe,
anche se ancora tremanti. Il tempo si era come fermato, esistevano solo loro
due e il buio che li circondava, i poliziotti che facevano avanti e indietro
per l’hotel e si erano dimenticati di loro parevano così lontani, così
estranei…
Veronica e Logan sono abbracciati. I singhiozzi le stanno
passando.
Logan: Ho capito che non ne puoi più di me, ma così mi
stritoli.
Parla piano, quasi sottovoce, con un tono così dolce e
rassicurante che Veronica dimentica tutto il resto. Stacca la presa di scatto,
ma è in quel momento che si accorge delle braccia di lui che l’avvolgono, del
suo travolgente e piacevole abbraccio.
Veronica: Logan, I… Io… N… Non…
Si guardano negli occhi per un istante. Un istante che pare
essere un’infinità.
Vicini, troppo vicini. Vicini come erano stati. O forse,
vicini come erano sempre stati.
Trattiene il respiro per mezzo
secondo, sospeso nel vuoto. Poi il cuore batte all'impazzata, sempre più forte.
Se solo facesse silenzio, sentirebbe un altro cuore lì vicino, battere ancora
più forte del suo.
Lei si rituffa in quell’abbraccio confortante, appoggia la
testa al suo petto.
Veronica: Grazie.
Logan: Oh, andiamo, Veronica, lo avrebbe fatto chiunque…
Veronica: No… Intendevo… Grazie… Grazie di esistere, Logan.
Chissà se Logan sa che con le parole che sta per dire
butterà via per sempre quell’ultima possibilità, se mai c’era stata, di
riaverla.
Logan: Oh, V.Mars, dov’è finita la tua acidità tagliente che
tanto mi ha fatto dannare?
Ora il suo tono non era più quello rassicurante di prima,
era più nervoso, il tono di qualcuno che vorrebbe sfogarsi per tutto quello che
ha sofferto, ma non ne è capace. Una lacrima silenziosa gli solca la guancia,
passando inosservata.
Veronica: Perché devi sempre rovinare tutto? Eh? Perché devi
essere un tale stronzo?
Veronica ha ricominciato a piangere, più di prima. Piange e
si bagna le guance della sua sofferenza, il cuore le urla dentro. Singhiozza
nervosamente e gli urla contro.
Veronica: Ti odio! TI ODIO!!!
Anche Logan alza il tono della voce.
Logan: Ma perché ti da così fastidio che io ti ami?!? Eh?!
Veronica: Ho provato a cancellarti dalla mia vita,
dimenticarti! Ma non ci sono riuscita!
Ormai si stanno urlando contro.
Veronica: Sei un bastardo!!!
Si gira, fa per andarsene. Ma non fa in tempo a fare un
passo che Logan la blocca. Le tiene stretto un braccio. Veronica si gira
nuovamente.
Veronica: E lasciami!!!
Con uno strattone si libera dalla sua presa. In
quell’istante Logan con uno scatto le prende il viso con entrambe le mani e la
tira verso di sè con forza.
La bacia.
Veronica dapprima stupita, non fa resistenza. Si staccano,
anche se solo per un secondo. Ora Logan sta sorridendo. Veronica si perde nei
suoi occhi, così profondi. Sorride anche lei e si lascia andare. Bacio. Un
bacio morbido, lento. Un bacio per dire “ti amo”, quando anche le parole
sembrano non servire più, perché quello che si deve esprimere è troppo grande.
Un bacio per capire cosa uno prova dell’altro. Amore. Amore, quello vero,
quello che ti fa davvero volare, quello che ti fa davvero sognare, quello che
ti fa davvero sciogliere il cuore.
Perché l’amore è qualcuno senza cui non vivi. Buttati, trova
qualcuno da amare alla follia e che ti ami alla stessa maniera. Come trovarlo?
Beh, dimentica il cervello e ascolta il tuo cuore. Perchè la verità è che non
ha senso vivere se manca tutto questo. Non innamorarsi veramente, equivale a
non vivere. Ma devi tentare, perchè se non hai mai tentato, non hai mai
vissuto.
Logan la stringe a sé. E’ in quel momento che la realtà
torna a bussare alle loro menti, avevano appena vissuto un attimo di paradiso,
e ora erano tornati sulla terra. E tutto il caos ricomincia a farsi sentire. La
polizia, la confusione… Entrambi si chiedono se quel momento lo hanno davvero solo
sognato.
Veronica si sente chiamare da una voce familiare, e
automaticamente, si allontana un poco da Logan.
Keith: Veronica, tesoro! Che è successo?
La abbraccia.
Keith: Grazie al cielo stai bene…
Veronica: No, papà, grazie a Logan. Mi ha salvata.
Keith: Logan…
Logan: Certo, signor Mars, me ne vado subito.
Keith: Ragazzo, volevo solo ringraziarti.
Veronica: Papà, sono distrutta. I racconterò tutto più
tardi. Ma ti prego, portami a casa. Agli avvenimenti della giornata manca solo
un bell’interrogatorio con Lamb per farmi schiattare.
Keith: Va bene, bambina mia.
Se ne vanno. Lei si gira. Uno scambio di sguardi.
Lui cerca di convincersi di non avere fretta. Di poter
aspettare. Per vederla, averla, per sentirsi di nuovo felice. Anche se la
verità è che senza di lei non ce la fa.
Casa Mars.
Veronica si è buttata sul letto.
-Ecco come una delle peggiori giornate della mia vita si è
trasformata nella migliore in assoluto.-
Non le interessa il resto, la cosa importante, la cosa più
importante, era lui. Lui. Le sue parole, i suoi gesti, i suoi occhi, il suo
bacio.
E si chiede cosa sarebbe successo ora, se era solamente un
episodio accidentale, o se avrebbero davvero ricominciato.
Già, perché si era promessa di ricominciare, ma il suo
futuro era uno solo. Solo così era davvero felice. Solo con lui.