You and me, baby.
Blue Valentine (2010)
“Dimmi cosa devo fare.
Dimmi come dovrei essere. Dimmelo e
basta..dimmelo e lo farò.” Il biondo
inspirò. Le mani strette contro le pareti.
Il respiro corto.
La osservava, premere la fronte
contro le sue mani.
La osservava versare lacrime.
“Non ce la faccio
più.”
“Lo so. Ma sto solo
cercando di salvare la nostra famiglia.”
Continuò il biondo. “Pensa a nostra figlia. Vuoi
farla crescere in una famiglia
divisa?”
“Io ci penso a nostra
figlia, Malfoy.” Quasi urlò la ex
Grifondoro.
“Non credo, Granger. Ti
prego, dimmi cosa devo fare.”
“Non so cosa dire. Mi
dispiace così tanto. Non so cosa fare.”
Enunciò la donna portandosi le mani a coprire interamente il
volto.
“Lo farò!
Granger, te lo giuro. Dimmi solo cosa devo fare. Ti
prego! Dimmi cosa devo fare.”
“Non stiamo più
bene insieme, Malfoy. Il modo in cui ci
trattiamo a vicenda.”
“Non dire così
Granger! Io ti amo.”
“Io non riesco a smettere.
Tu non riesci a smettere.”
La verità più
forte di ogni cosa.
Il corpo della ragazza era scosso da
singhiozzi.
Lui le si avvicinò.
“ Vieni qui.”
“No, Malfoy.”
“Vieni qui.”
L’attirò a
sé posando le sue labbra tra i suoi capelli cespugliosi.
L’amava, l’amava più di qualsiasi cosa.
L’amava e la stava perdendo.
Forse non erano mai stati
l’uno per l’altra. Forse avevano
solo cercato nell’altro quello che desideravano, avevano
fatto finta divedere
qualcosa che in realtà non c’era mai stato.
Le labbra premute ancora in quel
cespuglio di capelli. Il fragile
corpo tra le sue braccia tremava.
Inspirò.
Inspirò quel profumo, si perse in quel calore, che
ormai non era più suo.
Hermione tentò di
discostarsi e lui la strinse ancora,
contro il suo petto, contro il suo cuore.
La strinse forte, più che
poteva. Come ad imporle la sua
presenza.
Le labbra ancora tra i capelli.
Il battito accelerato.
Stettero così attimi,
forse minuti, forse ore.
L’uno perso
nell’altra per quella che sarebbe stata l’ultima
volta.
(Flashback)
Si rivedeva
in quell’abito
bianco. Il suo ventre gonfio. Un’altra vita cresceva dentro
di lei. Lui l’aveva
accolta, l’aveva amata e le aveva accettate entrambe. Lei si
era persa in
quegli occhi grigi. Si era persa dentro di lui più volte,
sempre. Il suo
sorriso sghembo sull’altare. I loro amici, i loro parenti. Le
sue mani sul suo
pancione, ad accogliere quella bambina che non era loro ma lo sarebbe
stata.
“Diventiamo
una
famiglia.”
Era perso di
lei, e
aveva accettato una figlia non sua.
“Vi
dichiaro marito e
moglie.”
La gioia.
L’amore.
Vedeva amore
nei suoi
occhi grigi. Le accarezzava le guance umide di lacrime con i
polpastrelli.
L’amava.
L’aveva lasciata andare,
gli si era discostata quasi
scottata dalla loro stretta.
“Granger, tu mi hai fatto
una promessa. Hai detto ‘nella
buona e nella cattiva sorte’. L’hai detto tu!
L’hai detto tu ed era una
promessa!”
Lo donna lo guardava. Dolore nei loro
occhi. Dolore nelle
loro anime.
“Mi dispiace”
sussurrò.
“Questa è la mia
parte peggiore, ok? Lo so. Lo so. La mia
parte peggiore.”
“Mi dispiace”
continuò a ripetere la donna. Il volto ora
chino a fissarsi le mani.
“Migliorerò
Granger, mi devi solo dare una seconda
possibilità per migliorare.”
Speranza, illusione.
Accorciò nuovamente le
distanze e la strinse a sé.
“Mi dispiace
così tanto.”
“Ti amo così
tanto, Granger.”
Lei si lasciò stringere,
lasciò che quel calore immenso l’avvolgesse.
Si distaccò ancora da lui,
nuovamente scottata.
“Granger..”
“Lasciami un po’
di spazio.” Si allontanò da lui, da se
stessa, da quello che erano stati.
Si era arreso. L’aveva
lasciata lì. Sul divano del Manor a
piangere. Non avrebbe potuto fare altro. L’aveva allontanato.
Camminava verso il cancello. Si
sarebbe smaterializzato. Avrebbe
pianto, avrebbe bevuto sino a star male. Era solo.
Qualche altro passo al cancello.
Contava mentalmente, pur di
lasciare i pensieri fuori.
Il dolore era troppo forte. Troppo.
Poi un rumore di passi alle sue
spalle.
“Papà,
papà!”
La sua piccola Narcissa si era
attaccata alle sue gambe.
Sorrise. L’amava
così tanto. Amava quegli occhi così simili
a quelli della madre. I capelli cespugliosi.
“Narcissa torna a casa,
ok?”
“Papà!”
Sorrideva. Quel sorriso era letale.
Come poteva
distaccarsene?
“Torna dalla mamma, Cissy.
Per favore, torna dalla mamma.”
Lei era lì. A guardarli.
“Papà facciamo
una gara.”
“Torna dalla mamma,
ok?”
“Torna indietro
papà.”
La Granger si avvicinava.
“Vuoi fare una
gara?”
“Si!”
“Bene. Verso la mamma.
Pronti, partenza, via.”
La spinse verso la Granger. Lui
restò immobile.
La donna prese la bambina tra le
braccia, così si voltò e arrivato
al cancello si smaterializzò.
Nelle orecchie l’eco della
voce della sua bambina. Nel cuore
solo vuoto, perdita.
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