Seven Days
Lunedì
- Cosa? − Harry alzò i suoi
squisiti occhi verdi – che erano rimasti nascosti dietro al libro per tutto il
discorso, tanto che le irrimediabili espressioni di Hermione erano andate
perdute per sempre – per posarli sul viso dell’amica.
- Hai capito benissimo. −
- Ma è… un… -
- … ragazzo? – le venne in aiuto l’altro, spostando di
nuovo lo sguardo sul libro di testo. Con una certa ammirazione, Hermione si
ritrovò ad ammettere che non lo aveva mai visto così
solerte nello svolgere un compito.
- Peggio! – inorridì lei, scuotendo la testa. – Uno
Slytherin. –
Alla parola d’ordine tutta la Sala si fece partecipe dello
sdegno della ragazza, assumendo un’espressione così disgustata che persino i
peggiori Slytherin avrebbero apprezzato. Di nuovo, Hermione non seppe se trovarlo
consolante o meno.
Decise di no.
Harry sbuffò. – Andiamo Herm, in fondo è
solo un ragazzo come tutti. –
Lei inclinò solerte un sopracciglio. Pessimo segno, a
detta di Ron. – Theodore Nott? – rimase un attimo in silenzio. – Stiamo
parlando della stessa persona? Di quel ragazzo, sì, certo, carino, niente da
dire – s’affrettò a precisare – che ci, voglio dire, ti ha preso come capro espiatorio fin da quando
hai messo piede in questa scuola? Di quello che ha chiuso Ron dentro uno
sgabuzzino delle scope insinuando che persino un scemo
avrebbe capito come liberarsi? – seguì un attimo di silenzio,
tanto che tutta la Sala,
impegnata fino a qualche secondo prima a ringhiare contro le malefatte dello
Slytherin, si guardò intorno imbarazzata.
L’imbarazzante ricordo di un Ron urlante, addirittura
cianotico, li fece arrossire tutti.
- Già, mhh, pare proprio di sì. –
Hermione buttò gli occhi al cielo. – Bene. Cioè, male. Molto male. –
Ad ogni modo, Harry non pareva essere eccessivamente
turbato dalle sue rimostranze, tanto che alla fine la ragazza si ributtò seduta
sul divano.
- Cosa, molto male? –
Come chiamato dai precedenti pensieri, Ronald Weasley si
palesò davanti al caminetto, piegandosi su Hermione dall’alto. – Stavate
parlando di me? –
- No, naturalmente no. – si affrettò a chiarire lei.
Naturalmente, lo fece in maniera un po’ troppo veloce per
apparire naturale, ma il Re non se ne curò, o forse non volle curarsene.
- Allora, cosa è “molto male”? A parte
andare in giro di nascosto dai professori, o imbattersi in una camera segreta,
o –
- Grazie, Ron. – sibilò Hermione zittendolo.
Inutile a dirlo, ma tutto il pubblico della Sala
Gryffindor si era sporto dalle rispettive poltrone per ascoltare meglio.
L’occhiataccia del prefetto Ginevra Weasley bastò per
rispedirli momentaneamente alle proprie occupazioni.
- Non mi avete ancora risposto. – si lamentò il rosso. – Cosa è “molto male”? –
- Il tuo cervello vuoto. – sibilò la sorella.
- Harry si è fidanzato. – sospirò l’altra.
E poiché Ron stava già assumendo
la tipica espressione da fratello offeso che - puntualmente - gli si ricamava
in faccia ogni volta che qualcuno faceva insinuazioni su sua sorella ed Harry,
si affrettò a precisare. – Non con Ginny. –
- Non con Ginny? – ripeté l’altro, sbalordito.
Improvvisamente, la sua mimica facciale si azzerò totalmente, come quando una
delle poche certezze della vita si cancella nel nulla.
- Non con Ginny. – concluse
finalmente Harry, che aveva assistito a tutta la scena assurdamente trincerato
dietro al suo libro di trasfigurazione.
- Reparo…? –
sussurrò Ron poco convinto, puntando la bacchetta contro il suo miglior amico.
Hermione inclinò ulteriormente il sopracciglio sinistro. –
Che diamine… -
- Credo che stia cercando di riparargli il cervello. -
- Ah. –
- Non ha ancora capito che per farlo, prima dovrebbe
procurarsene uno. –
- Ginny! – la riprese l’altra, scoccandole un’occhiata che
avrebbe fatto impallidire di vergogna persino la professoressa Mc Granitt.
Quella si stampò sul volto una tale espressione
indifferente che Hermione non seppe resistere, e distolse lo sguardo. Farla
innervosire doveva essere una peculiare abilità della famiglia Weasley.
- Comunque, Ron, Theodore è
carino quasi quanto Ginny. –
Entrambi gli esponenti della famiglia divennero decisamente pallidi.
- Theodore… - boccheggiò Ron.
- Carina come… - fece eco Ginny.
- Theodore. – ripeté con una certa flemma il Bambino
Sopravvissuto, tanto che Hermione se lo immaginò, in un flash improvviso, con di tazza del the e divisa da maggiordomo. Sbatté
gli occhi.
Quando si decise a tornare alla
realtà, pareva fosse passato un secolo. Ron stava sbraitando
come un ossesso a pochi centimetri dal suo migliore amico, mentre Ginny, con
altrettanta dedizione, cercava di stordirlo per l’azzardato paragone di
bellezza.
Harry continuava
a leggere il libro.
Infine, gli sforzi congiunti dei due fratelli terminarono
in un apocalittico grido di frustrazione che scosse l’intera sala, e che per
miracolo non spense il caminetto.
- Harry! –
Lui alzò lo sguardo su Hermione. – Si? –
- Per l’amor del cielo, Harry, dì qualcosa! –
- Beh, - lui ponderò la situazione per qualche secondo,
nel silenzio più assoluto. – effettivamente, Theo bacia meglio di Ginny. –
- Theo! – trasecolò il rosso.
- Cosa?! – strillò Ginny. – Chi
ti ha dato il permesso di… -
Quando finalmente Hermione si decise a
lasciare la sala per ritirarsi nel suo dormitorio, l’urlo di Ginny aveva appena
superato la soglia “ira tremenda”, e si stava apprestando a raggiungere la fase
“morte immediata”.
Per quanto fosse possibile, la strega pensò che
effettivamente la situazione poteva anche peggiorare.
E, chiusa la porta alle sue spalle, quello che si trovò
davanti non poté far a meno che darle ragione.
*°*
Quella stessa mattina, una dozzina di ore
prima, tutto il dormitorio di Slytherin pareva essere stato sconvolto da
un’esplosione atomica. Ragazzine isteriche correvano da ogni parte, in ogni stanza si udivano dei lamenti strazianti, e nella camera
dei ragazzi del settimo anno pareva essersi creato un enorme buco nero. Solo un
letto a baldacchino, in mezzo a quella confusione, aveva ancora le tende carminio ancora tirate, impenetrabili nella loro
pesantezza. Apparentemente vuoto, non un alito di vita muoveva le cortine di
damasco, mentre tutto intorno centinaia di piccole
formiche si affollavano correndo.
La grande finestra del
sotterraneo aveva ancora le persiane tirate, poiché nessuno, in mezzo al caos,
aveva pensato ad illuminare completamente la stanza.
Così che, quando finalmente un inaspettatamente lucido
Blaise Zabini si decise a far luce, anche il proprietario del letto a
baldacchino – che si trovava ancora all’interno del suddetto – fu costretto ad
aprire gli occhi.
- Blaise… - chiamò. – Blaise, dannazione, Blaise! –
- Si, Draco? – il ragazzo infilò il capo all’interno delle
cortine, un sorriso smagliante dipinto sul volto. Il contrasto tra lui e il
biondo era netto, tanto più che Draco, forte delle
poche ore di sonno accumulate, sembrava quasi un cadavere. Il colorito bruno di
Blaise, invece, sprizzava energia da tutti i pori. – Hai mugugnato qualcosa,
vecchio mio? –
- Altrimenti tu non saresti qui. –
- Mi pare più che giusto. – ammise cordialmente quello. –
Allora, ti serve qualcosa? –
- Spiegazioni. – gli occhi cerulei, attenti, si sporgevano
oltre lo spiraglio sopra la testa del moro, cercando di capire che cosa stesse succedendo quella mattina.
- Oh. – Blaise entrò completamente nel perimetro delle
tende, richiudendo ogni possibile feritoia visiva. – Cerchi spiegazioni. E riguardo cosa, se posso permettermi? –
- Là fuori. – indicò le tende. – Tutti urlano, parlano,
imprecano… sostanzialmente, Blaise, sapresti dirmi
cosa sta succedendo? –
Blaise Zabini, che sin da piccolo aveva sempre avuto il
dono della sintesi, non indugiò sui leziosi particolari della vicenda. – Niente,
Theodore si è trovato un fidanzato. –
- Ah. –
- Gryffindor. –
- Ah. –
- Comunque, per dovere di
cronaca, è Potter. –
- Capisco. –
Passò qualche istante di silenzio, prima che Draco Malfoy
potesse ritrovare il coraggio per aprire bocca. – Ora intendo. –
- Cosa? –
- Tutta quella confusione. –
- Ah, già. Ma la cosa divertente, se proprio vuoi saperlo,
è che Theo non aveva alcuna intenzione di divulgare la
notizia. –
Draco inclinò il sopracciglio sinistro, scompigliandosi
appena i capelli con la mano. Pareva essere convinto di stare ancora in uno dei
suoi sogni – o meglio, dei suoi incubi.
- Considerato il frastuono là fuori, non posso che dargli
ragione. –
Blaise fece spallucce.
- Insomma, come si è scoperto? –
- Pare che oltre che omosessuale, Theo fosse
pure un amante dei diari giornalieri. – il moro rise. – A
quanto pare, qualcuno l’ha scoperto. –
Finalmente l’altro trovò la forza per portare le gambe fuori dal letto, anche se, effettivamente, non osò oltre.
Lasciò i piedi a penzolare sul pavimento, inerti, mentre si mordicchiava
l’angolo destro della bocca.
- E così, siamo imparentati con
Potter. Comunque, non riesco ancora a capire tutto
questo scompiglio nel dormitorio. –
- Beh, - l’amico si grattò gentilmente una guancia. –
siamo Slytherin, non santi. Nella futura eventualità di un ospite Gryffindor
quaggiù, per non parlare di che
Gryffindor, alcuni nostri compagni si sono sentiti in dovere di nascondere
alcuni oggettini non proprio legali. – tanto per dare l’idea della situazione,
scostò le tende del baldacchino, immortalando una Pansy Parkinson che correva
disperatamente con tante piccole ampolline tra le braccia.
Draco fece appena in tempo a scorgere un paio di veleni
mortali. Sospirò.
- Tempi duri, Blaise. –
- Mh. –
- Voglio dire, se persino gli Slytherin cedono alla follia di questa scuola, che ne sarà di noi? –
- Oh no, il mio cianuro migliore! – la voce lamentosa di
Pansy fu una sufficiente risposta.
*°*
Quello che Draco Malfoy aveva intensamente sperato, mentre
si lavava i denti, era che qualsiasi follia si fosse improvvisamente
impossessata di quei due ragazzi sarebbe presto sparita.
L’assurda idea che uno Slytherin e un Gryffindor potessero condividere qualcosa – un letto, per di più – era
totalmente assurda. Così improbabile, così… irreale, che quasi gli venne da
ridere.
Eppure, il sibillino sospetto di quella
relazione aveva preso corpo all’interno della sua mente, portandolo a vedere
quei piccoli dettagli che, da ignorante, aveva sempre evitato di osservare.
Aveva infantilmente creduto che gli sguardi affilati di
Potter, la mattina a colazione, fossero perennemente rivolti a lui. Invece,
quella mattinata, aveva improvvisamente capito che erano tutti per la persona
che gli stava a fianco.
Theodore. Quello che era stato il suo migliore amico per
due anni.
Pareva incredibile pensare che anche lui, un tempo,
potesse essere stato parte del suo desiderio.
Era impossibile. Non poteva essere, era fuori
da ogni pensiero umanamente concepibile. Ma
Blaise, a quanto pare, non lo trovava così blasfemo. Forse avrebbe potuto
convincerlo a fidanzarsi con Theodore.
No. Doveva trovare una persona che trovasse
inadeguato quell’assurdo accoppiamento di Case, che lo aiutasse nel congegnare il piano perfetto.
Ma chi?
*°*
Quando Hermione Granger aprì la porta
del dormitorio e trovò sul suo letto
quello che sembrava Draco Malfoy, ecco, in quel preciso istante, lei pensò che
si poteva sempre cadere più in basso.
Continua…
Capitolo di introduzione, quasi
un prologo se volete.
I capitoli due e tre sono pronti, il quarto è circa a
metà.
Alla fine, siccome la Linnie sa essere molto
convincente – sembra buona e dolce -, e anche la Babi
ha fatto sentire la sua onorevole opinione, mi sono risolta per una long fic.
Ma per motivi di tempo miei – e dei
lettori -, ho deciso che non farò capitoli troppo lunghi, all’incirca di questa
stessa lunghezza.
Sette giorni, sette capitoli? Non
so, forse no, dato che penso di suddividere alcuni giorni in due periodi della
giornata per vari motivi.
Comunque sia, non aspettatevi qualcosa che
superi i dieci capitoli.
Ja ne!
RoSs