Ghost of You
Capitolo I
orreva.
I suoi passi rimbombavano cupamente sul terreno malfermo,
lasciando profonde impronte.
Aveva il fiato corto. Ormai mancava poco.
Quella mattina gli era parso un giorno come tanti: era da mesi che
scappavano, erano sempre e costantemente in viaggio. Era una tattica che aveva
funzionato, almeno fino a quel momento.
E pensare che era stata tutta
colpa sua. Ma chi avrebbe mai pensato che il Suo nome fosse diventato tabù? Non
aveva mai avuto paura di pronunciarlo, ed era stato proprio questo l’errore.
La vista cominciò ad annebbiarsi.
Non doveva andare così. Dopo
tutto quello che aveva fatto, dopo tutto il tempo che aveva dedicato
all’Ordine, ora stava per morire, per mano di coloro che aveva combattuto per
buona parte della sua vita.
Un lampo di luce verde illuminò
per un attimo la foresta. Lo evitò per un pelo, girando dietro a un albero. Si
appoggiò al tronco, respirando a fatica.
«Prendete gli altri, a lui ci
penso io!».
Era finita.
Tastò velocemente la veste, alla
ricerca della bacchetta magica. Ora avrebbe potuto contare solo su quella.
«Andiamo… vuoi giocare a
nascondino?». La voce acuta e gracchiante dell’uomo lo raggiunse da qualche
parte dietro di sé.
Strinse le labbra e si concentrò,
cercando di riportare alla memoria gli incantesimi che gli servivano.
«Stupefictium!»
«Protego!»
Il raggio di luce rossa partito
dalla sua bacchetta s’infranse in mille scintille contro l’incantesimo scudo del
nemico. Con un ringhio di rabbia cominciò a duellare, cercando di disarmare
l’uomo.
Ma era troppo lento. Ormai non
era più giovane, i suoi movimenti non erano più veloci come una volta.
In quel momento si sentì vecchio.
Non aveva mai pensato a una cosa
del genere. Era sempre stato un uomo attivo e l’idea della vecchiaia non lo
aveva mai nemmeno sfiorato. Ma ora, davanti a quell’uomo molto più giovane di
lui, stava cedendo. In quel momento la giovinezza dell’uomo aveva la meglio su
di lui, su un vecchio.
«Crucio!». L’incantesimo oltrepassò il suo braccio alzato e lo colpì
in pieno petto.
Cadde a terra.
L’odore umidiccio dell’erba lo
colpì alle narici, mentre il dolore lo percorreva da capo a piedi. Sentì la
bacchetta sfuggirgli di mano mentre si contorceva sul terreno umido.
L’uomo sopra di lui rise
freddamente e lo colpì, ancora e ancora.
Mentre quelle lame invisibili gli
penetravano nella carne, lasciò vagare la mente tra i ricordi.
Il suo primo pensiero fu per sua
figlia, colei che portava il suo cognome e che di esso aveva fatto il suo
nomignolo.
Non mi piace il nome Ninfadora! Voglio che mi chiamiate Tonks!
La sua voce gli tornò in mente.
La voce di sua figlia. Ormai era diventata una donna, ma per lui sarebbe
rimasta per sempre la sua bambina. Quella bambina dolce e spensierata, testarda
ma molto coraggiosa, che ora combatteva a fianco di suo marito per la pace.
La tortura finì. L’uomo gli puntò
la bacchetta alla gola, chinandosi fino a trovarsi col viso a pochi centimetri
dal suo prigioniero.
L’immagine di sua figlia sembrò
traballare, poi venne sostituita da quella di un’altra donna.
«Andromeda…» il suo nome gli
sfuggì dalle labbra, mentre l’ombra di quel ricordo gli sorrideva, dolcemente.
L’uomo che lo sovrastava guardò
il suo prigioniero con indifferenza e lo scosse per il bavero, certo che fosse
impazzito.
Andromeda continuava a
sorridergli, come nel giorno del loro matrimonio. Quello era stato forse
l’evento più felice della sua vita, quando aveva detto di sì, quando aveva
accettato di diventare suo marito.
“Finché morte non vi separi”
La triste realtà gli piovve
addosso improvvisamente. Non avrebbe mai più rivisto il suo viso, non l’avrebbe
mai più vista sorridere, né lei, né sua figlia.
La sua morte era vicina,
quell’oscuro baratro lo avrebbe avvolto per sempre, lo avrebbe separato da sua
moglie, dalla donna che aveva amato per anni.
Andromeda continuava a
sorridergli, la sua felicità lo contagiò. Sarebbe morto, ma sapeva di aver lottato
fino all’ultimo, sapeva di averlo fatto per lei.
Sorrise.
L’uomo guardò con stupore il
mezzosangue, poi fece una smorfia di disgusto. Lo spinse a terra e si rialzò.
«L’hai preso?». Greyback gli si
avvicinò e guardo l’uomo a terra con diffidenza.
«Non credo possa servire più a
molto» ghignò l’altro, tirando un calcio al corpo sotto di lui.
Il volto dell’uomo si contrasse
in una smorfia di dolore, ma tornò subito dopo a sorridere.
«È impazzito!» rise il lupo
mannaro.
Andromeda continuava a
sorridergli, lui non era impazzito.
Il mago più
giovane alzò la bacchetta. Neanche il raggio di luce verde che ne scaturì
fuori, riuscì a strappare dal volto di Ted Tonks il sorriso, la consapevolezza
di aver fatto la cosa giusta.
Angolo autrice:
4 ottobre
2011.
Io
Gageta98, scopro il sito EFP fanfiction ed eseguo la registrazione. Come avrei
mai potuto sapere di essermi imbarcata in una meravigliosa avventura che mi avrebbe
accompagnato per un anno intero?
Oggi, 4
ottobre 2012, festeggio il mio primo anno di presenza su questo magnifico sito
e come non festeggiarlo al meglio senza pubblicare qualcosa?
Allora. Questa
storia è stata scritta per il contest “Guardian Ghost” indetto da Lady_Bathory
sul forum di EFP.
L’ho
scritta molto di fretta e devo dire che non sono molto contenta del risultato.
È una storia a tre capitoli, molto corti. Avrei potuto lasciarla come One-Shot, ma mi sembrava molto meglio dividerla.
Prima di
avere il parere della “giudicia”, mi piacerebbe
sapere che cosa ne pensate voi.
Quindi…
che ne dite di farmi un piccolo regalino? ;)
A molto
presto,
Gageta98.
P.S.
ricordo la mia pagina Facebook, qui: http://www.facebook.com/Gageta98?ref=hl