17
The secret
is out
To buy the truth
And sell a lie
The last mistake before you die
So don't forget to breathe tonight
Tonight's the last so say good-bye
[per comprare la verità /e vendere una bugia /l'ultimo
errore
prima che tu muoia /quindi non dimenticare di respirare, stanotte
/stanotte è l'ultima occasione per dire addio]
A modern Myth- 30 seconds
to Mars
C’è una storia dietro ogni
persona.C’è una
ragione per cui loro sono quel che sono. Loro non sono così
solo
perché lo vogliono.
Qualcosa nel passato li ha
resi tali e alcune volte è impossibile cambiarli.
-E' reale?- domandò
Julian, toccando il muro di pietra nero.
-Siamo ancora nella tua mente.-
-E questo lo rende forse meno reale?-
-Sei tu che ti sei messo in trappola. Ma ora sei quasi cosciente, tra
poco la vedrai.- Leanan si voltò. Avvolti in una
oscurità
così fitta da avere un peso, solo loro potevano scrutarvici
dentro.
Julian la vide voltarsi, celando il volto. Perchè aveva una
strana sensazione, qualcosa che gli sfuggiva dalle mani come
fuoco
freddo.
Il ticchettio che lo ossessionava aumentò di volume,
e lui
iniziò a cercare la fonte del rumore, ma non vedeva altro
che i
muri neri. Quella era oscurità in cui neanche lui avrebbe
potuto
vedere.
Mi dispiace, Julian, perdonami.
Lui si voltò ancora una volta, non riuscendo a capire da
dove provenisse quella voce.
-Stai fermo. Ascolta quello che ha da dire.- gli disse Leanan, il suo
respiro profumato ad accarezzargli il corpo. Lui, per una volta nella
sua esistenza, le diede retta. Chiuse gli occhi e lasciò che
le
parole affluissero intorno a lui. Non sentiva solo la sua voce, ma era
quella che più le interessava.
Ascolta Julian,
sono sicura che puoi sentirmi. Non sono mai stata
così sicura in tutta la mia vita. E credimi, mi uccide
vederti
così. Cosa potrei dirti? Come vorrei che tu ti svegliassi e
mi
dicessi che che non hai bisogno di sapere queste cose. Apri gli occhi,
ti prego.
Rimase in silenzio per qualche minuto, sperando che il ragazzo
ascoltasse la sua preghiera, ma Julian era imprigionato e Leanan non lo
avrebbe mai lasciato se lei non avesse trovato il coraggio di riportare
alla memoria quei brutti ricordi. All'improvviso Julian realizzo quanto
Elly assomigliasse a Jenny; tutte e due cercavano di sfuggire ai
ricordi del loro passato.
Ricordo la prima volta che ci siamo incontrati. Tu non
avevi occhi che per Jenny, e io non...i-io ti vedevo come un semplice
paziente. Ricordi? Tu e Tom non facevate che litigare e così
ti
offrii di venire a casa mia, che cosa stupida. Ma per qualche ragione
mi piacevi, mi ricordavi un po' me e cosa significasse essere
allontanati per degli errori del passato.
Si interruppe per soffocare altre lacrime, era nata una piccola
risata. Poi i singhiozzi aumentarono, Finchè non
riuscì a
domarsi.
Abbiamo iniziato a vivere insieme. Io facevo i panckecs e tu lavavi i
piatti, io andavo a lavoro e tu mi accompagnavi, io aiutavo Jean a
studiare e tu ci ascoltavi. Eri...sei- si corresse -
così assurdo. Avvolte mi spaventavi cambiavi umore
così velocemente che avvolte dubitavo che fossi la stessa
persona. Ma tu non mi hai mai fatto
del male, a differenza di molti esseri umani. Poi, c'è stato
quel giorno...che quel bambino è morto... ero
così
disperata, avrei voluto distruggere qualcosa, o urlare fiero a farmi
sanguinare la voce. Non pensavo che qualcuno avrebbe potuto tenermi in
braccio come hai fatto tu, abbracciarmi. Era la prima volta che ti
mostravi dolce verso qualcuno che non fosse Jenny. Mi sono aggrappata a
te e abbiamo dormito insieme, completamente vestiti e senza sognare
nulla. Da quel giorno, non sei stato più il solito estraneo
pragmatico, anche se cercavi di avvicinarti ancora Jenny...sembravi
cambiato. Non ti capivo, perchè eri così
ossessionato da Jenny? Poi un giorno la mia curiosità venne
colmata.
Tu mi raccontasti tutto. Ogni cosa. Chi eri...anzi, cos'eri. Non so
cosa ti aspettassi. Forse che mi spaventassi e che ti dicessi che eri
un pazzo, che ti buttassi fuori di casa? Come avrei potuto
farlo...avevi un'aria così abbattuta, forse ti credevo
pazzo, ma infondo non sembravi mentire. I tuoi occhi erano
così simili ai miei...quando....
Fece un grosso sospiro. E Julian capì che presto avrebbe
conosciuto il segreto che per tanto tempo lo aveva ossessionato, si
chiese cosa avrebbe potuto fare di così grave una ragazza
dolce
come Elly per restarne tanto traumatizzata. Eppure, sapeva che non si
sarebbe stupito. Secoli ad osservare la terra gli avevano fatto capire
una cosa: ogni essere umano ha una parte malvagia.
Devo dirtelo ma, onestamente, spero che tu non possa sentirmi.
Ricordi quando ti dissi che eri la prima persona di cui mi sono mai
innamorata? Non scherzavo, non ti prendevo in giro. Non mi ero mai
innamorata di nessun’altro, questo perché quando
ero molto
piccola ho visto finire una storia d’amore proprio davanti ai
miei
occhi. Nessuno potrà mai capire quanto abbia sofferto,
quanto
dolore mi abbia causato, perché tutti credono che quando i
tuoi
genitori si separano sia tremendo, certo, ma superabile.
Ma…Julian, ho iniziato ad odiare i miei genitori in un
modo…non normale. Ma lascia che ti racconti tutta la storia.
Te lo devo.
Si interruppe di nuovo,
Julian aveva la sensazione di poter sentire quelle lacrime lavarlo, le
poteva sentire sulle mani come se fossero le proprie. Sentiva
il
suo respiro spezzato, tanto che riusciva ad immaginarsi il suo corpo
sottile percorso da spasmi di pianto.
E’ strano cosa rimanga impresso in una notte passata insonne.
Per
esempio, non mi ricordo cosa indossassi, ma sono sicura che i tappeti
nella sala fossero nuovi, o che la mia stanza profumasse di arance e
non di pesche come al solito. Ricordo le lacrime di mia sorella, un
anno più piccola di me, mentre io cercavo di calmarla. Ci
stringemmo l'una contro l'altra e iniziammo a giocare con il piccolo
Jean, di pochi anni, cercando di ignorare le urla dei nostri genitori.
Non ricordo che colore fosse il lenzuolo che usammo come tenda, ma
ricordi distintamente le parole di mia madre
-Linda, calmati! Sveglierai i bambini!-
-Calmati tu!-
La voce di Robert, mio padre, di solito così mite,
era un ringhio sommesso.
-Ragiona. I tuoi discorsi non hanno senso! Non puoi andartene
così!-
La voce di mia madre si alzò di un tono, diventando quasi
isterica.
-Sì che posso, certo che posso! Sono un'artista! Ho un
lavoro,
ho bisogno di stimoli! Non posso restare a marcire in questo posto!-
-Marcire? Tu hai una famiglia! Hai un marito! Hai tre figli!-
-Loro capiranno!-
-Capiranno?! Cosa dovrebbero capire? Elisabeth ha dodici anni, Annie
undici e Jean ha appena sei anni! Ti adorano, vorrebbero essere come
te!
Come puoi andartene così? Sei la loro madre!-
Non ricordo molto, ricordo le mie mani sulle orecchie di mia sorella,
le nostre lacrime che inzuppavano il cuscino.
E' un brutto sogno, pensai. La mamma non se ne andrà
davvero.
Farò la brava, sarò la bambina più
brava del
mondo, e la mamma ci vorrà di nuovo bene e non se ne
andrà.
Ma, ovviamente, mia madre se ne andò.
Mio padre era disperato, io...lo ero. Così dopo mesi di
notti
insonni pregando che mia madre tornasse, notti piangendo,
perchè
solo io avevo capito che mia madre semplicemente si era stancata di me,
di una famiglia ordinaria e felice -almeno per noi- lei era stanca.
Infondo cosa importava se noi saremmo stati infelici? La chiamai, le
chiesi se poteva venirci a trovare, e anche se non voleva vedere mio
padre, avrebbe potuto trascorrere un po' di tempo con Annie e Jean. E
sai cosa mi ha risposto?
-Ti avevo chiesto di non chiamarmi. Verrò a trovarvi a
Natale-
-Ma mamma, siamo a Giugno. Ti prego, Annie non fa che piangere, gli
manchi! Fallo almeno per lei.- la supplicai. La sentì
imprecare
a bassa voce, ma acconsentì.
Non hai idea di quanto l'ho odiata, Julian. Capisci cosa dico? ODIO, ho
odiato mia madre. La odio ancora oggi, quella fottuta stronza ha
rovinato tutto, e io la odio. Ma cosa c'è di sbagliato in
me?
Come fa una figlia ad odiare così tanto una madre, ero
così spaventata da quello che provavo. Lei si era
innamorata di un altro uomo e io e i miei fratelli dovevamo pagarne le
conseguenze, mio padre sempre ubriaco, un uomo distrutto che aveva
perso il suo più grande amore, e noi che avevamo perso
nostra
madre, per un suo capriccio!
Le ultime parole arrivarono
alla mente dell'uomo ombra come una cascata d'odio puro. Si
sentì in difetto, si vergognò per tutti gli anni
passati
ad accertarsi che nessuno sfiorasse neanche con un dito Jenny, mentre
lei soffriva in questo modo. La immaginò a dodici anni, un
po'
più bassa ma con i capelli corvini lunghi e
sbarazzini come li
portava ora, le forme un più acerbe, gli occhi pieni di
lacrime per la perdita della madre, che cercava di combattere il
ricordo della
donna che l'aveva abbandonata.
Due settimane dopo, mia madre si presentò a casa nostra -continuò-
dicendo che voleva vederci. Era completamente ubriaca, e urlava che io
l'avevo chiamata e che le avevo detto che era una pessima madre. Il che
era vero, certo, ma non glielo avevo detto. Tutto questo mentre io ero
sopra in camera e così non mi resi subito conto di quello
che
stava per succedere. I miei genitori stavano litigando sulla porta, mia
madre voleva entrare ma mio padre era furioso e non voleva lasciarla
passare....e intanto Annie è arrivata da scuola.
Oh, se non avessi chiamato...come vorrei non averlo fatto! E' stata
tutta colpa mia, non avrei mai dovuto...
Prese un grosso respiro, ma ormai aveva rinunciato a fermare le
lacrime, così lasciò che scorressero sul suo
volto.
Annie era arrivata a casa, proprio mentre la lite era diventata
più furiosa, io vedevo tutto dalla scala principale che dava
proprio davanti alla porta
-Non avrei mai dovuto conoscerti! I miei figli non sarebbero mai dovuti
nascere!- urlò all'improvviso mia madre, spingendo, senza
volere, Annie all'indietro con una tale forza che finì per
colpire lo scalino con la testa.
Quel che ricordo con maggiore intensità di tutta questa
storia,
è il silenzio glaciale che si formò subito dopo.
Non
riuscivo a respirare. Mio padre era medico, e disse che lei
era...m-morta.
Non vidi mai più più madre, ma sappi dai giornali
che per via di
un fatale ''incidente'' automobilistico era morta anche lei.
Quello che ho fatto, ho distrutto tutta la mia famiglia. Per un
capriccio!
Perchè la verità è che ero io che
avevo bisogno di vedere mia madre, non Annie.
Dopo il loro funerale, le cose andarono sempre peggio. Io avevo cercato
di farmi perdonare in ogni modo, cercando di trasformarmi in una foglia
modello, sempre pronta ad aiutare, impegnandomi a scuola e nella danza,
accudendo Jean al massimo delle mie possibilità, ma mio
padre-
me ne resi conto troppo tardi- aveva capito che era stata colpa mia.
Spesso mi picchiava, e non mi guardava mai negli occhi. Ogni volta che
tornavo da scuola gli facevo vedere tutti i miei buoni voti, e
lui mi diceva che non ero abbastanza. Era impazzito, completamente. Non
mi importava se picchiava me, nessun livido mi avrebbe mai espiato il
mio
peccato, ma quando iniziò a fare del male a Jean ho iniziato
a
progettare una fuga. Sai, in Francia si diventa maggiorenni a 18 anni,
quando compì gli anni, la notte stessa, presi con me Jean e
scappai. Avevo lavorato per due mesi per mettere da parte tutti i soldi
che servivano per il biglietto ma riuscì ad arrivare in
America.
Poi ho incontrato Jenny, l'unica persona che sembrava avermi capito. Le
devo tutto... anche grazie a lei ho conosciuto te.
Quindi, per favore, svegliati adesso.
Al buio,
tutto quello che
Julian riuscì a sentire era il lieve respiro della ragazza.
Si
sentiva svuotato, incapace di accettare quelle parole.
-Non ha alcun senso!- disse dopo qualche minuto. -Non è
stata colpa sua.-
-Ciò che ti è sempre sfuggito della mente degli
uomini,
Julian, è che spesso chi è buono si sente
colpevole della
cattiveria altrui. Jenny si era sentita in colpa per la morte di Summer
anche se eri stato tu ad ''ucciderla'' ed Elisabeth si è
sentita
in colpa per la morte della sorella e della madre, non ha nessuna
importanza che non sia stata lei a fare loro del male,
perchè
fino alla fine della sua vita rimpiangerà il giorno in cui
ha
alzato la cornetta per chiamare sua madre.-
-No... non può essere, ci deve essere dell'altro! Ha passato
tutta la vita con un peso sul cuore, era completamente distrutta e
questo solo per una telefonata? Come si può rimanere
traumatizzati per così poco?!-
-Perchè credi che fossimo migliori di loro? Noi non ci
facciamo schiacciare da simili colpe!-
Julian si voltò, furioso. Non gli importava, lei non era
colpevole. Avrebbe voluto urlare quanto tutto questo fosse ingiusto ma
sapeva che non avrebbe risolto nulla, la vita non è giusta.
-Lei non ha fatto nulla di male.- sussurrò con gli occhi in
fiamme.
-Cosa credi? Tu dormi sonni tranquilli e hai le mani sporche di sangue;
l'anima macchiata di una colpa immortale. Lei è solo
colpevole
di aver cercato l'amore di sua madre. E' l'anima che vi differenzia, e
non importa se tu pensi che sia innocente, perchè la sua
coscienza la punirà fino alla fine dei suoi giorni.- Julian
rimase in silenzio, non potendo controbattere. Ovviamente, aveva
ragione. Lui aveva fatto cose crudeli, ignobili, meschine. Per puro
divertimento, mille e mille volte aveva costretto umani e spiriti buoni
a giocare ai suoi giochi, a prendere e morire. Cosa poteva saperne lui
di coscienza se a mala pena capiva cosa fossero le buone azioni e le
cattive azioni?
-Per questo hai sempre cercato di ucciderla? Perchè era
colpevole di una telefonata?!- urlò lui alterato.
-Come sei sciocco....l'ho fatto anche per te!- rispose sarcastica.
Julian levò il capo all'indietro, ridendo. -Per me? Avresti
cercato di uccidere l'umana che amo....per me?-
-Vedi, caro, se lei fosse morta suo padre non ti avrebbe fatto quel
brutto taglio sul braccio, tanto da farti vedere l'osso...- disse
seria, mentre Julian si prendeva il braccio dolorante, lo
guardò vedendo con disgusto il bianco dell'osso. -Non ti avrebbe fatto
quel brutto taglio alla spalla.- questa volta, Julian dovette piegarsi
per non sentire il dolore alla spalla, partiva poco sotto la giugulare
fino a raggiungere il braccio, bruciava ed era incredibilmente
profonda. -Non ti saresti rotto una gamba cadendo per cercare di
salvarla alla fine- concluse mentre Julian cadeva barcollante a terra,
mentre con uno scricchiolio aagghiacciante la gamba si rompeva. Aveva
la fronte imperlata di sudore freddo, il dolore era indescrivibile,
sentiva tutto il corpo bruciare.
-Ti fa male?- domandò con tono dolce Leanan.
Diavolo, si!
-NO!- urlò, pur di non dargliela vinta.
-Io non volevo che soffrissi, che il tuo corpo si rovinasse. Non
volevo. Ma tu continuavi a combattermi, a cercare di salvarla....e io
ho dovuto agire.- Lo sfiorò con i polpastrelli, e lui non
sentì più dolore, il suo corpo era tornato
perfetto e pieno di energie.
Julian ispirò profondamente, cercando di nascondere il
tremore del corpo a lei e al suo orgoglio.
-Hai detto che sei venuta dopo due anni...- sussurrò
cambiando
discorso e lasciando defluire la sua ira -Perchè aspettare
tutto
questo tempo?- Lei trasse un grosso respiro, pronta a raccontare una
lunga, difficile storia.
-Sai bene che la verga viene lasciata sotto terra per molti secoli e
quindi gli altri
non si erano accorti che era sparita.- rispose con uno sguardo quasi
ammiccante.
-L'hai rubata?!- domandò incredulo.
-Chi pensavi avesse riscritto il tuo nome?- gli si avvicinò.
Il
suo sguardo velato dall'oscurità aveva un chè di
drammatico, profondo e sardonico.
-Tu?-
domandò scandalizzato -Perchè mai avresti dovuto
farlo?-
-Vendetta!- disse, il suo sguardo fiero che si perdeva nel buio.
-Stai mentendo.-
Il viso della Fae si trasformò in una bianca bambola di
porcellana, stupita oltre ogni misura, e Julian ne
approfittò.
Le prese con forza brutale, ruda, il polso, le strinse le spalle con le
mani costringendola a guardarlo negli occhi.
-Perchè?- domandò furioso -Voglio sapere
perchè!- ordinò.
-Vuoi sapere perchè?! Sei davvero così cieco? ho
fatto
tutto per te, di tutto! Ti sono stata vicina in ogni momento, ho
riscritto il tuo nome, e ho cercato di impedire che venisse cancellato,
mi sono data agli uomini ombra....tutto questo perchè ti
Amavo,
stupido!- quasi urlo, ferendolo con quelle parole. Il suo sguardo si
rivelò così distrutto che lasciò
Julian a bocca
aperta. Lei si liberò dalla presa avvicinandosi a lui e
stringendolo tra le braccia.
-Tu non puoi amarmi.- sussurrò lui quasi spaventato da quel
contatto così intimo e dolce. -Tu non sai cosa sia l'amore.-
-E perchè? Chi sa cosa sia veramente l'amore? Io non sapevo
cosa
fosse, che forma assumesse eppure lo trovai. ma amarti era una macchia
troppo peccaminosa per essere tollerata. Così venni
esiliata.
Non che mi importasse in ogni caso.-
A Julian parve di tenere tra le braccia una bambina in lacrime, il suo
corpo sembrava quasi più sottile e fragile.
-Ma tu sei una Sidhe. Non puoi cambiare, nessuno può...nulla
può cambiare ciò che siamo.-
-Solo l'amore e la morte cambiano ogni cosa. Cambiano tutti, anche
noi.- sussurrò.
This is my
last time
She said,
and she faded away
It's hard
to immagine
but one
day you'll end up like me
Them she
said:
If you
want to get out alive
Oh oh, run
for your life.
[Questo
è la mia ultima volta/ disse lei, mentre scompariva/
è
difficile da immaginare/ ma un giorno finirai come me/ poi lei disse:/
se vuoi uscirne vivo/Oh oh, corri per la tua vita]
Get out Alive-Three days grace
Julian rimase in silenzio, tutto ciò che risuonava nella
stanza
era silenzio, lacrime, sogni e cuori distrutti. Si diede mentalmente
dello stupido, chiedendosi come avesse fatto a non capirlo prima. Lei
gli era sempre stato accanto, sempre. Stupido!
Ora che ci pensava, lei era stata il suo unico conforto. Julian, non si
era mai sentito l'uomo ombra che i suoi antenati si aspettavano,
era...buono, in un certo senso. Non certo nei canoni degli umani,
ovvio. E quando si doveva nascondere per non essere deriso...lei era
sempre li a confortarlo.
Malato d'amore, Pazzo d'amore. Quando si infuriava per quelle dolorose
parole, lei sembrava capirlo e il suo viso...sembrava sincero, per un
momento.
Come aveva fatto a non capirlo?
-Tu avevi preso qualcosa di mio.- sussurrò Julian,
guardandola di sottecchi.
-E' stata una cosa stupida, ma ho agito d'impulso. Se Jenny fosse
morta non avrebbero cancellato il tuo nome.- spiegò alzando
la
testa con gli occhi scuri di pianto.
-Hai cercato di affogarla...lei avrebbe potuto guarire quel vuoto che
sentivo! Non potevo lasciartelo fare.-
-E per questo dovevi per forza strapparmi il cuore?-
-Io....- non sapeva cosa risponderle.
-Si, perchè la tua natura è distruttiva....come
lo era la mia d'altronde.- rispose per lei con sguardo triste.
-Ti ho uccisa?- domandò Julian. Quasi sperò di
non averlo
fatto, era strano ma sentiva di non volerla perdere, quasi come fosse
una sorella maggiore che ti fa sempre i dispetti ma senza la quale la
tua vita sarebbe più...vuota?
-Sai, un giorno diventerai come ero io un tempo, capirai che l'amore
vuol dire sacrificarsi per la persona che si ama...non sempre significa
che si deve morire per lei.-
-Cosa intendi dire?-
-Anche la terra è come il mondo delle ombre. La vita
è un gioco, devi correre e superare degli ostacoli. Ci sono
persone che mentono, finzioni, illusioni. Ma ci sono anche persone
pure, che vivono senza dare nell'occhio come i gelsomini che sono
minuscoli ma che emanano un profumo incredibile. Capirai cosa intendo
vivendo, come fanno gli esseri umani che osservavamo insieme.-
-Va bene.- sussurrò ripensando alle sue parole. -Cosa ti
succederà ora?-
-Ero brava a costruire le cose, a costruire finzioni. Ma sono stanca
della finzione e mi piacerebbe vivere per una volta nella
realtà
pura e semplice.-
-Perchè parli di te al passato?- domandò Julian
con lo sguardo perso nella sua gemella dagli occhi di ghiaccio.
-Mettiamola pure così: mi piace l'idea di parlare di me al
passato, come se non esistessi più. Forse è
così,
forse è solo il tipo di percezione di vita ad essere
diversa, ma
fra vita e morte sono sicura di saper fare una netta distinzione. Vedi,
io non esisto.... non nei criteri degli uomini o degli uomini ombra, ma
sono reale....non potrò mai morire perchè sono
fatta
della stessa sostanza dei sogni, e quando ti sveglierai...io
sparirò.-
-E se ti sognassi, e se pronunciassi il tuo nome o lo incidessi??-
domandò quasi in ansia, ancora abbracciato a lei. Non la
voleva
lasciare. No, non voleva. Elly lo stava aspettando e dopo tanto tempo
capì cosa aveva provato Jenny nei suoi confronti. Non amore,
no.
Era una sensazione strana, come quando ti abitui talmente tanto ad una
persona che per quanto fastidiosa possa essere, se la perdi, ne senti
la mancanza.
-Allora tornerò. Ma se pronuncerai o inciderai il mio nome
non
avrò indietro il mio corpo. Preferirei che tu non lo
facessi, in ogni caso.
Sono una manciata di cenere nell'aria, e così voglio
restare.
Libera e inafferrabile.-
-Mi mancherai.- Non poteva credere di averlo detto, se ne
vergognò. Lui, Julian l'uomo ombra, temuto in tutti i nove
mondi
per la sua natura distruttiva che sente la mancanza di una Sidhe!
-Non temere, potremmo giocare a scacchi in uno dei tuoi sogni.- rispose
con un sorriso liberandosi dalla sua stretta. divenne più
sottile, più eterea.
-Voglio che tu mi prometta una cosa però-
-Cosa?-
-L'ultimo desiderio....voglio che tu ti dia l'opportunità di
vivere in maniera serene. Vivi per tutti e due, amore mio.-
Sparì, come le nuvole che si dissolvono nell'aria. Senza
meravigliosi giochi di luce, senza vezzose parole. La sua richiesta
dolce e amorevole lo confuse, forse
perchè in cuor suo sapeva di aver paura di vivere come gli
esseri umani o di non esserne capace.
Il corpo si fece pesante e lui osservò la sua sinistra e poi
la
sua destra, le mani erano distese lungo i fianchi e stava
fluttuando....no, era sdraiato in un letto, neanche tanto comodo per
giunta!
Aveva gli occhi chiusi, aprirli era come cercare di sollevare una
lastra di cemento con delle bacchette cinesi.
L'odore di disinfettante gli riempiva le narici, e aveva uno strano
sapore in bocca...morfina?
La luce del giorno era fastidiosa, ferivano i suoi meravigliosi occhi
blu. Li richiuse subito, esigendo ancora pochi minuti di calda
oscurità.
Ma, Elly, ha bisogno che tu apra gli occhi. Quindi smettila di fare il
bambino piagnucoloso e vedi di darti una mossa!
-Julian...Sei sveglio?- sussurrò a mezza voce lei.
Le era rimasta sempre accanto, ora che sentiva le dita,
riuscì a percepire la mano intrecciata alla sua, tra
tubicini e flebo. Gliela strinse, per dimostrarle che l'aveva sentita.
Sollevò lentamente le palpebre, provando a mettere a fuoco
lo spazio che lo circondava, ma il mondo esterno sembrava essersi
circondato di un grigiore nebbioso innaturale e sfocato. Rivide i muri
che nei suoi
sogni lo avevano ossessionato, poi si guardò le mani, e
scoprì che l'orribile prurito che stava per farlo impazzire
era
causato dall'ago infilzato nella carne. e la sensazione di pesantezza?
tutta la morfina che al secondo gli veniva sparata nel corpo, e i tubi
che gli invadevano la gola.
Non seppe dire per quanto la osservò, cercando di capire se
fosse veramente lei o una specie di allucinazione. Spalancò
gli occhi, cercando di scrutare sempre di più in quel caldo,
e al tempo stesso freddo, color glicine.
-Julian, io...- Non sapeva come dirglielo, lacrime di sollievo misto a
senso di colpa iniziarono a scorrergli lungo le guance. Julian sentiva
la bocca impastata e in quel momento non riuscì a parlare.
Voleva dirle che non era colpa sua, che capiva. Che non gli importava,
che aveva fatto di peggio. Che voleva solo e soltanto lei. E invece
rimase in silenzio, gustandosi la sua vista, dolce e luminosa come
l'alba.
Lei si chinò su di lui e gli stampò un casto
bacio sulle labbra ferite.
-Ti amo.- sussurrò appoggiando le fronte sulla sua,
guardando i suoi occhi di nuovo aperti.
-Elly...- la sua voce era flebile ed arrochita, ben lontana dalla sua
antica armoniosità -Io...ho sentito tutto.-
Osservò con dolore il suo sguardo vibrante di dolore
e paura.
-Sono una persona orrenda.- disse piano, come se si vergognasse che
potesse sentirla. Gli diede un rapido ma dolce bacio sulla fronte e si
sedette sulla sedia, guardandolo con ansia e preoccupazione,
stringendogli la mano.
-No...tu non...- le sue parole erano sconnesse e quello sguardo lo
sconvolgeva.
Aveva visto decine di volte visi preoccupati, ma non per lui. Nessuno
si era mai preoccupato per lui. Ed invece eccola li, quella ragazza con
il cuore pieno di ombre e le occhiaie segnate per via delle notti in
bianco al suo capezzale che sembrava terrorizzata all'idea che lui
potesse pensare che fosse una persona orribile.
-Non ricordo nulla però. Sai com'è...ho preso una
brutta botta in testa.- rispose con un ghigno furbo che si
trasformò velocemente in un sorriso radioso.
-Julian io...-
-Non importa ciò che eri, importa ciò che sei
ora.- rispose tornando serio per un momento.
-E sono tua.- aggiunse con un sorrise, stringendo più forte
le dite vellutate.
-Certo, come io sono tuo.- ghignò soddisfatto.
-Il mio meraviglioso principe delle tenebre.- sussurrò
infine, prima di chiudere la distanza tra loro, con un bacio.
***
Oddio, non ci posso credere ç__ç Questa
è la prima storia in assoluto che finisco.
E' la mia prima long che finisco, vado a stappare lo
champagne!
Allora, se voi non aveste capito, non vi piacesse, o magari ( e dico
magari!) aveste gradito la storia, fatemelo sapere!
Si, ammetto che questa storia non doveva finire bene, ma io sono
una inguaribile romanticona e ho fatto un ''happy ending'' (o come lo ha
definito la mia compagna di banco ''un finale da tarallucci e vino'')
Non ci sentiremo per un po', ma prima scriverò una breve OS
comica (ahahah no) sempre sui nostri personaggi...e probabilmente in un futuro anche un'altra long!
non so cosa dire ora come ora. Quindi ciao, mi mancherete, vi voglio
bene *si dispera*
un bacione enorme :*
Cyanidelovers
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