Prologo 'TGT'
Prologo
1° Settembre 2022 - 10:46
King's Cross, Londra
Binario 9 e ¾
Due genitori avanzavano
stancamente
tenendosi per mano, mentre i figli spingevano i propri carrelli del
tutto distratti. Entrambi cercavano i propri amici tra la folla. Tutta
la famiglia si preparò ai soliti e ripetitivi saluti
pre-viaggio, sempre settati in modo che non si riuscisse a percepire
che si sarebbero davvero
mancati. Questi tipi di sentimentalismi erano superflui per loro. Il
padre scompigliò i capelli di un alto
quattordicenne augurandogli buon anno
scolastico, mentre la madre si dilungava in raccomandazioni
da chioccia. L'uomo stava dicendo
affettuosamente alla figlia: «E tu... vedi di contribuire
alla vittoria
di
Grifondoro anche quest'anno!».
La madre invece le disse, esasperata: «Beh,
tesoro mio, è inutile dirti di non farti male... Ma almeno
non
romperti troppe ossa!».
Sua figlia scosse la testa e sbuffò fintamente scocciata,
prima
di abbracciare il padre di slancio e dare un bacio sulla guancia alla
mamma. Poi, Hugo e Rose si inoltrarono nel fumo allontanandosi da Ron e
Hermione Weasley.
Rose cercava di
distinguere qualcosa tra le sagome sfocate
nella nebbiolina provocata dalla locomotiva. Cercava
soprattutto dei volti familiari, che non vedeva da davvero troppo
tempo: una
ragazza bruna e piuttosto bassa, una bionda e riccia, un moretto tanto
dolce, un biondino che stava
sempre appiccicato alla sua moretta preferita -ed un po'
rotondetta- e
quest'ultima. Aveva la certezza matematica
che se trovava lui avrebbe trovato anche lei... Non che Don le fosse
visceralmente
antipatico -questo primato era detenuto da un altro
biondo-, ma di certo lo sopportava a stento. Passava ogni secondo con
Kate -Tassorosso del suo anno-, impedendole qualche discorso un po'
più intimo con la sua presenza. Per un
po'
aveva anche pensato che Donald avesse una cotta per Katherine, ma
quello che provava per lei era
più come l'attaccamento morboso di certi bambini alla
propria
mamma. Rose sbuffò a quel pensiero, aguzzando la vista e
portandosi una
ciocca di
capelli rossi e ribelli dietro l'orecchio; per parlare davvero
con Kate doveva inventarsi le scuse più assurde, certe
volte le veniva il forte desiderio di prendere la mazza da Battitrice e
spaccare la testa di quel ragazzo...
che in quel momento le stava sorridendo da un finestrino del treno
facendole segno di raggiungerlo. La Tassorosso era l'unica con cui
riuscisse a
confidarsi sinceramente, perché sapeva che non avrebbe mai
incontrato un suo giudizio ma comprensione accompagnata da un
abbraccio. Certo, la ragazza sapeva anche essere intrattabile, ma
ognuno ha i propri lati positivi e lati negativi.
Rose salì sul
treno con il suo voluminoso baule e arrivò allo
scompartimento
designato. Alla vista dei suoi migliori amici
(più un intruso)
si sentì più leggera; si fiondò
immediatamente al
fianco di
Katherine Page. Questo prima di accorgersi che quella ragazza non
poteva
assolutamente essere Kate... Osservò i capelli
più corti
ma comunque lunghi, il profilo più magro,
l'assenza
degli occhiali che la accompagnavano da sei anni e restò
di
stucco. Non la vedeva da una quantità indecente di mesi, ma
la
trasformazione era inaspettata. Katherine rispose con un'occhiata
curiosa e perplessa, Rose
fece finta di niente e dandosi un po' di contegno
chiese: «Avete
passato bene
le vacanze, ragazzi?».
Ci fu un assenso generale e ognuno
raccontò la propria estate, tutte inesorabilmente piatte e
ripetitive, mentre il treno incominciava il suo arduo viaggio. Chi
aveva conosciuto un bel ragazzo a cui forse piaceva,
chi era andato al
mare, chi era andato fuori dalla Gran Bretagna e chi, come lei, era
rimasto a casa propria e si era girato i pollici non appena aveva
finito i compiti da fare.
All'improvviso la porta
si
aprì e Stuart
Finnigan entrò con al seguito gli amici Ryan Thomas e Henry
Coote, che
erano solo venuti a fare un salutino. Ryan scappò dalla sua
fidanzata, Samantha, e Henry
filò
nel vagone dei Prefetti. Rose sorrise mentre le
sue
orecchie si tinsero impercettibilmente di
rosso. «Ehi, ragazzi!»
salutò
il moretto tanto dolce che Rose aveva cercato prima
con
lo sguardo. Poi il ragazzo posò gli occhi grigi su
di
lei e la salutò con un sorrisone felice. Non si vedevano
dalla
settimana prima, quando per la prima volta si erano baciati -evento
ininfluente, se ci si ferma a riflettere a lungo termine.
«Ehm, Katie...» provò subito il moretto,
tentennando visibilmente e temendo una rispostaccia.
Kate si
alzò con
uno scatto autonomo e indicò a Stuart
il posto. «Siediti e
sta'
zitto»
gli
disse con sguardo malizioso. Stuart
obbedì in silenzio e si infilò nello spazio tra
Rose e
Donald. Katherine si sedette da un'altra parte e Don, che
era stato
viziato fin da quando era un feto, sbuffò scontento. Stuart
e Rose
passarono il resto del viaggio mano nella mano a lanciarsi sguardi e a
ridere con i propri amici. Venne sera e finalmente
arrivarono a destinazione: la cara vecchia Hogwarts. Vedere il posto
che aveva agognato per tutta l'estate le provocò un
istintivo
senso di sollievo e di pace e strinse ancora di più la mano
del
suo nuovissimo ragazzo.
«Muoviamoci, Rosie. Gli altri hanno già
occupato
una carrozza e non voglio stare con i Serpeverde...»
disse
Stuart con una smorfia di disappunto. Il suo cervello, a quella frase,
fece un collegamento piuttosto ardito: Serpeverde - ingiustizie -
cugino - estate senza il conforto dell'unica persona che avrebbe potuto
capirla. Il risultato di questo flusso incessante
fu un'istantanea
sete di sangue secondo i cui istinti l'avrebbero portata a vendicarsi
di
quella maledetta Serpe di Albus Potter, fino a fargli chiedere
pietà con quei suoi occhioni verdi da cucciolo. In quel
momento
decise che era vitale salire sulla carrozza dei Serpeverde...
Trascinò il malcapitato fidanzato nella
carrozza
più vicina, in cui aveva visto salire due ragazzi
che conosceva, preparandosi.
Individuò i posti liberi vicino ad un ragazzo dai
folti capelli neri, che alla sua vista assunse
un'aria terrorizzata.
«Albieee! Come stai, cuginetto adorato?»
esclamò facendosi sentire da tutti e sedendosi
rumorosamente. In pochi secondi l'attenzione era su di loro,
mentre Albus aveva la faccia di
uno che avrebbe pagato oro sonante per scomparire al più
presto.
Rose continuò sempre ad alta voce:
«E come sta zia Ginny? Spero
che abbia tolto dal tuo baule quelle imbarazzanti mutande con i boccini
che ti ostini a portare a Hogwarts ogni anno... Sono le tue mutande
portafortuna, no?».
La ragazza sbatté le ciglia con fare
angelico e dappertutto risuonarono risatine sommesse e frasi derisorie.
Mai far arrabbiare Rose Weasley!
pensò la ragazza prima di tornare alla carica con aneddoti
imbarazzanti circa l'infanzia di Albus, i calzini di Albus, le allergie
di Albus, le stupidaggini di Albus, i capelli di Albus, gli urletti
eccitati di Albus davanti a una ruota panoramica nel Natale dell'anno
scorso... Il giovane Potter sapeva che non poteva zittirla,
perché la rossa avrebbe potuto fare di peggio,
come l'anno prima, in cui aveva
distribuito foto di lui da neonato, nudo come mamma lo aveva fatto, in
seguito ad una litigata sulla vittoria
immeritata
della squadra verde-argento in una partita di Quidditch. In queste cose
Rose si dimostrava né
più
né meno come suo fratello James e ciò lo irritava
a morte,
perciò cercava di farla arrabbiare il meno possibile e di
evitare che certe cose imbarazzanti su di lui arrivassero sulla bocca
di tutti. In quel momento i suoi amici se la ridevano come non mai e
sapeva che avrebbe
dovuto sopportare il nomignolo 'Albie' per il resto dell'anno
scolastico. Scorpius cercava di trattenersi dal scoppiargli a ridere in
faccia per dargli sostegno morale. O forse per non
farsi
vedere mentre rideva ad una battuta di Rose Weasley.
Albus gliene fu comunque grato. Intanto, Zacharias Zabini e Marcus Lake
ridevano di gusto ad ogni parola, incuranti del visibile
imbarazzo del figlio di mezzo dei Potter. Stuart restava in silenzio e
si guardava intorno con disagio
e una punta di disgusto. Al lo conosceva da quando
erano piccoli e allora erano più o meno amici, ma da quando
Hogwarts aveva diviso i corsi delle loro vite a malapena si scambiavano
due parole in croce.
Dio mio,
finirà mai questa tortura?
Albus si chiese
perché la
carrozza ci
mettesse
così tanto e cercò di non pensare alle parole di
sua
cugina che continuavano ad ingombrargli le orecchie. Finalmente si
fermarono e Albus scappò con tutta la sua
velocità e
agilità da
Cercatore-bravissimo-ma-non-in-squadra-per-colpa-del-sistema-corrotto,
dirigendosi verso la calca di studenti che fremeva per entrare nella
Sala Grande. Si scontrò con qualcuno e... ebbe una visione
celestiale! Una ragazza carina - macché, era bella,
stupenda,
magnifica,
una dea! Ok, questo è esagerare - dai
capelli scuri e lisci, con due occhi marroni leggermente a mandorla e
così dolci... la novella Venere gli stava
chiedendo scusa per l'urto. Non riuscì neanche a dire una
parola
che la ragazza venne trascinata via da un ragazzo biondo che gli parve
di avere
già visto da qualche parte, ma gli aveva lanciato poco
più di un'occhiata quindi non ne era sicuro.
Strascicò i
piedi
fino al
tavolo di Serpeverde e si sedette sulla panca con l'aria di un
condannato a morte. Restò in silenzio mentre il professor
Paciock - gli faceva ancora senso chiamare zio Nev in quel modo -
conduceva
gli spauriti primini verso il tavolo delle autorità, in cui
notò i nuovi arrivi tra i dipendenti della scuola: sua
cugina
Victoire, Infermiera tirocinante, con il fidanzato Teddy Lupin,
assistente di Hagrid nel trattare con gli animali. Ormai il vecchio
guardiacaccia era appunto troppo
vecchio ed aveva bisogno di una mano, ma l'assistente precedente, dopo
essere stato ferito da uno dei suoi Schiopodi, si era rifiutato di
continuare. Così, poiché Teddy era
più bravo
con la fauna che con le persone, fu assunto.
Neville
prese uno sgabello e un logoro cappello, che iniziò
a
cantare la filastrocca dell'anno. Il giovane Vicepreside
chiamò uno a uno i
ragazzini per Smistarli. Lanciò uno sguardo distratto ad un
bambino dall'aspetto dolce e dai capelli
arancioni - non potevano essere definiti in nessun altro modo - sedersi
sul piccolo sgabello di legno e infilarsi il Cappello Parlante sulla
testa. Albus si mise la testa sul palmo della mano e si
preparò
ad uno scrosciare di applausi e di calici sbattuti sul tavolo da parte
dei Tassi... Aveva l'aspetto troppo dolce per finire in qualunque altra
Casa! E il Cappello urlò:
«SERPEVERDE!».
Albus guardò
stupito il ragazzino, che si sedette al suo fianco per carenza di
posti. A vederlo meglio, non c'era niente di dolce nel suo sguardo: dei
freddi occhi color ghiaccio lo osservarono sprezzanti.
«Ciao, io sono
Dominic Tanner. E tu?»
iniziò la conversazione il ragazzino.
Aveva modi altezzosi ma garbati, che facevano sentire
l'interlocutore la cosa
più ributtante dell'intero universo. Albus conosceva quella
sensazione dal primo anno, ma aveva imparato a conviverci.
«Mi chiamo
Albus e, sì, è un nome orribile»
rispose porgendogli la mano per stringergliela mentre una
bambina dai boccoli color ebano veniva mandata a Corvonero,
accompagnata da
una cacofonia indistinta di suoni. Dominic Tanner gliela strinse e si
guardò attorno con aria curiosa prima di
chiedergli:
«Il primo
anno è difficile? E secondo te qual è il
professore a cui
devo leccare i piedi?».
Albus ridacchiò -i Serpeverde non sarebbero cambiati mai- e
rispose:
«La
difficoltà è soggettiva e, beh, ti consiglio di
essere estremamente
cortese con
il professor Lumacorno, il Direttore di Serpeverde e insegnante di
Pozioni. Ha anche un suo club privato ed è meglio per te se
ci
entri»
e gli fece l'occhiolino.
Finito lo Smistamento e la cena, la
preside McGranitt si alzò dal suo scranno e diede inizio al
discorso d'inizio anno con tutte gli ammonimenti e le proibizioni.
Albus, che ormai lo conosceva a memoria, non ci diede tanto peso, ma
poi
una frase catturò bruscamente la sua attenzione.
«Quest'anno, Hogwarts
parteciperà a un evento esclusivo e di grande onore.
Quest'anno,
affronteremo le scuole più potenti di questo mondo in un
Grande Torneo!».
Allora,
che ve ne pare? È piuttosto corto però mi
rifarò
con il primo capitolo! Qui abbiamo incontrato, anche se alcuni di
striscio, i
personaggi più importanti che saranno presenti in ogni
capitolo.
Azzardate ogni possibile
ipotesi sull'argomento del Torneo, mi raccomando, perché
questo
Gran Torneo non ha nulla a che fare con il Tremaghi (sì,
è anche una scusa per farvi recensire! XD).
A domani (ma non ci fate l'abitudine! XD) con il primo capitolo,
gente!
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