Un mormorio leggero si diffuse nella Sala e la preside McGranitt,
soddisfatta per averli incuriositi, continuò il discorso.
«Ad agosto ho
ricevuto un
invito ad
un evento riguardante questo Grande
Torneo: un Torneo di Quidditch. Vi parteciperanno altre
sette scuole e partiremo tutti il primo novembre per
l'Egitto, dove si trova la scuola di Magia di Saharmisr, la quale ci
offre una sistemazione del tutto adeguata. Ci saranno delle selezioni
a fine
mese per scegliere i sette giocatori che rappresenteranno Hogwarts e
che, spero, daranno lustro al nostro istituto. Per scegliere i
giocatori
e i capitani giudicheranno degli ex alunni che adesso
guidano la
nazionale o che comunque hanno avuto una carriera spettacolare.
Adesso, miei cari alunni,
vi auguro buonanotte.» concluse e il mormorio
leggero di prima si trasformò in un boato di esclamazioni
eccitate. Albus non aveva più sonno, probabilmente non
avrebbe neanche
dormito quella notte. Doveva assolutamente entrare in squadra!
Così
avrebbe fatto vedere cosa era in grado di fare a quel demente di Flitt,
che aveva osato rifiutarlo per quell'idiota di Darren Nott.
S'incamminò
verso il
sotterraneo con Dominic alle calcagna e quando se ne rese conto gli
chiese: «Ehi, marmocchietto! Mi stai seguendo?». Il
ragazzino
storse la
bocca per il nuovo nomignolo e rispose con una strana cadenza annoiata:
«Non so dove siano i sotterranei e la Sala Comune, quindi sto
seguendo
l'unico Serpeverde che mi ispira un po' di fiducia». Aveva un
linguaggio strano per un undicenne, e anche il suo sguardo...
era più adulto, più maturo di quello di un
semplice
bambino. Perciò Al decise che gli stava simpatico e lo
condusse
verso l'alto muro di pietra che era l'entrata per la Sala Comune; disse
la parola d'ordine che gli aveva comunicato Scorpius quel pomeriggio,
salì le scale ed entrò nel suo dormitorio,
lasciando
Dominic al suo destino. Appena chiuse gli occhi sprofondò
nel
sonno più pesante riguardante la ragazza carina -
macché, era bella, stupenda, magnifica, una dea! Ma non
l'hai
già detto? - con cui si era scontrato nella Sala
d'Ingresso.
Katherine Page stava
correndo con uno
strano aggeggio tra le mani e con addosso una tuta larga, decisamente
troppo. Ormai tutto quello che indossava le andava largo: in parole
povere questi erano gli effetti
collaterali (ma ovviamente sperati) della dieta che aveva intrapreso a
maggio. Aveva ancora due abbondanti orette prima dell'inizio delle
lezioni e per allora avrebbe fatto tutti gli esercizi fisici possibili.
Si fermò e si scrocchiò le dita una per una in un
gesto
automatico, si sedette a terra con uno sbuffo e scosse il telefonino
che non voleva saperne di riprodurre decentemente una canzone presente
nella sua memoria. Maledicendo con parole poco gentili ogni
stramaledetto incantesimo protettivo del castello, spense il cellulare
e se lo infilò nella tasca anteriore dei pantaloni della
tuta.
Sbuffò per l'ennesima volta e s'infilò una mano
tra i
capelli prima di legarli in una stretta coda di cavallo, esasperata dal
fatto che non avrebbe sentito una canzone decente nell'arco di mesi.
L'anno scorso si era rotta i timpani con la musica sparata a tutto
volume nelle orecchie appena c'era stata una gita ad Hogsmeade, ma non
sapeva cosa avrebbe potuto fare e cosa no a Saharmisr. Già
il
nome le trasmetteva qualcosa di estremamente rigido.
«Ehi, e tu che ci fai qui?»
Kate sobbalzò piuttosto violentemente e si girò
avendo un
tuffo al cuore. Un Albus Potter in tuta la guardava con
espressione perplessa e stranamente trionfante.
La ragazza rispose piuttosto infastidita e con tono sarcastico:
«Non mi
sembra che questo posto sia tuo. Oppure lo hai comprato ieri e non lo
sapevo? In tal caso ti chiedo scusa». Appena lo disse si
sorprese
della sua sfacciataggine nei confronti di un ragazzo con cui aveva
parlato sì e no sei volte. E per cui era cotta, ma quella
era
solo un minuscolo dettaglio di effimera importanza. Albus
sembrò
divertito e scosse la testa prima di dire: «Siamo nervosette
di prima
mattina, eh? Comunque scusa, non volevo sembrarti scortese»
si sedette
vicino a lei, «È solo che non sono abituato a
vedere altra
gente qui a
quest'ora». Si sentì le guance scottare
atrocemente e
tanto
per fare qualcosa prese il cellulare dalla tasca e lo fissò.
«Non sai che qui non funzionano quegli affari?» le
chiese Al.
«Sì, ma tentar non nuoce, no?»
ribatté
la
moretta. Albus
annuì e si stiracchiò con uno sbadiglio. Poi
parve
riscuotersi e rendersi conto che che era andato lì alle
sette
del mattino per tenersi in allenamento.
«Non dovremmo correre adesso?»
«Perché, la Piovra Gigante ci sta
inseguendo?»
disse
Katherine sollevando il viso al cielo nuvoloso.
«Dai, alzati!» le rispose porgendole la mano e
ridacchiando. Katherine allora scosse la testa con una smorfia
esausta e Albus cedette facilmente risedendosi. Allora la mora si
chiese perché Albus Potter le stesse seduto vicino
aspettandola
per fare una corsetta insieme, quando a stento si erano rivolti la
parola negli anni passati. In quel momento Albus disse: «Ah,
io
sono Al
Potter. Piacere».
«Eh?» esclamò, capendo poco a poco che
il Serpeverde non
l'aveva
riconosciuta.
«Mi sono presentato. Sai, si usa fare
così» disse lui con un
sopracciglio alzato.
«Non quando due persone si conoscono già... Ma
molto
probabilmente tu non ti ricordi di me, vero?» disse allora la
ragazza
riprendendosi e avvertendo un vago senso di delusione.
«Sei quella che ieri ho urtato nella Sala d'Ingresso,
no?».
«Sì, ma... Ecco, io ero anche alla Tana a Natale
l'anno
scorso,
ero anche alla festa di compleanno di Rose il 27 marzo, ero anche nel
tuo scompartimento l'anno scorso e l'anno precedente durante i viaggi a
Hogwarts. Sai, com'è...».
Albus la guardò con occhi spalancati e chiuse e
aprì
la bocca così tante volte e così velocemente che
a Kate
venne una gran voglia di ridere.
«Tu sei, aspetta... Tu sei l'amica di Rose... La
Tassorosso!».
«Risposta esatta, signor Potter. Vediamo se si ricorda anche
il mio
nome, adesso!»
esclamò ridendo la ragazza. E il ragazzo si rese conto di
aver
fatto una figura di merda con una ragazza carina
- macché, era bella, stupenda, magnif... Ok,
Al, questo
è essere ripetitivi-.
2 settembre 2022, 9:49
Hogwarts, Aula di
Incantesimi
Rose Weasley stava prendendo appunti. Fin qui, niente di nuovo. Poi
sbuffò mentre la professoressa Wilkinson continuava a
spiegare
gli Incantesimi Esplosivi e, udite udite, si distrasse. Cosa che mai, a
memoria d'uomo, quella ragazza aveva fatto durante una lezione.
Guardò fuori dalla finestra con un senso infinito di noia
pensando all'estate precedente e ai divertimenti che invece l'estate
appena passata non aveva portato. Per niente. Sentì qualcuno
punzecchiarla con una piuma.
«Ehi, che fai, Rosie? Anche tu ti distrai? E poi chi me li
passa
gli appunti, eh? Fidanzata degenere!» sussurrò
Stuart
seduto al suo fianco.
«Beh, vai da Muse e chiediglieli, no?» rispose la
rossa.
«Lo sai, insomma! Quella biondina Purosangue mi spaventa! Tu
non te ne
rendi conto... Lei è... è... non so neanche
spiegartelo!» mugugnò sotto voce.
«Be', tu che non sai spiegare una cosa è
all'ordine del giorno, tesoro» lo prese in giro Rose.
«Silenzio, là dietro!» ammonì
la
professoressa. La
ragazza chinò il capo sui suoi appunti all'istante, dando
uno
schiaffetto sulla coscia a Stuart e lanciandogli un'occhiataccia. La
lezione finì e ci fu quella successiva, poi l'intervallo e
un'altra lezione prima di pranzo. Rose trovava la
quotidianità
di Hogwarts estremamente rilassante e distensiva, anche se alcuni la
trovavano noiosa e ripetitiva. A pranzo si sedette al tavolo dei
Grifondoro, come al solito, con i suoi amici, come al solito, e
lanciando sguardi al tavolo dei Serpeverde e a quello dei Tassorosso,
come al solito, con un gran sorriso sulle labbra, come al solito.
«Che abbiamo oggi pomeriggio,
Rosie?» chiese Alice Paciock addentando un pezzo di
pane.
«Difesa Contro le Arti Oscure e poi... basta. Abbiamo tutto
il
resto del pomeriggio
libero» rispose lasciando vagare lo sguardo lì
intorno.
Non vedeva l'ora che finisse la settimana scolastica per andare nella
Stanza delle Necessità (che non era andata distrutta come
pensavano in molti) per la consueta riunione del clan Potter-Weasley,
più una ristretta cerchia di conoscenti. Si
stiracchiò e si alzò per andare al tavolo dei
Tassorosso non
appena vide che Donald Dursley era uscito dalla Sala Grande da solo. Si
sedette al fianco di Kate che ostentava un sorrisone tutto denti.
«Ehi, Katie! Perché sorridi
così?» le chiese dandole un pizzicotto sulla
spalla per farsi notare.
«Oh, beh... Sono solo felice!» esclamò
sognante e
gongolante. «Sai, Donald ha detto che così mi
verrà
una paralisi facciale».
«Mi spieghi il motivo per cui hai un sorriso ebete e ti
comporti
come una drogata dopo una dose?» chiese inarcando le
sopracciglia
spazientita.
«Albus» disse l'altra e sembrò che il
sorriso si
ampliò ancora. Rose la guardò incuriosita e le
ordinò: «Raccontami tutto, ora! Prima che arrivi
Dursley,
presto». E Katherine iniziò a parlare, parlare,
parlare e parlare.
Alla fine della settimana, Rose s'incamminò verso il settimo
piano, pensando alle riunioni precedenti, a come aveva preso forma
l'idea di quelle riunioni familiari. Era tutto partito dalla
necessità di avere un punto di ritrovo, dato che non tutti
erano nella stessa Casa, così Louis aveva pensato alla
Stanza delle Necessità. Molti avevano da ridire ma Louis li
aveva messi a tacere e aveva poi confermato che una magia forte come
quella della Stanza non era destinata a morire per un semplicissimo
incendio. Pensò anche alla decisione di James (che aveva
preso da solo, ovviamente) di farlo diventare accessibile anche ai suoi
amici. Pensò a quando Albus era diventato Serpeverde e a
James che non voleva neanche sentirlo nominare, dicendo che
«ha tradito la famiglia ed è diventato un viscido
Serpeverde!» e a quanto era stato infantile. Fortunatamente,
adesso era tutto perfetto: James e Albus avevano fatto pace, tutti
erano felici, lei aveva Stuart... Poi vide Scorpius Malfoy, seduto su
un divanetto al fianco di suo
cugino invece di starsene più lontano da lì,
magari con una delle sue ochette sbavanti, e il palloncino piena di
meravigliosa serenità presente fino ad allora
esplose. E anche piuttosto violentemente.
Ormai non era più una riunione di famiglia, era una specie
di club privato.
Dannato James...
È sempre colpa sua! Doveva per forza avere nostalgia dei
suoi quattro amici cretini! Adesso ci tocca avere Malfoy alle nostre riunioni!
pensò Rose sbuffando e andandosi a sedere il più
lontano dal platinato borioso, ossia vicino a Lily e Dominique, che si
stavano limando le unghie.
Scorpius ghignò e disse: «Ehi, Weasley! Non
si saluta?»
Rose lo ignorò e chiese a Dominique: «Chi manca,
Domi?»
«Che maleducata che sei, Weasley...»
borbottò e Rose ebbe il folle istinto di picchiarlo alla
Babbana, ma continuò ad ignorarlo.
«Jamie, Jass, Frank, Fred, Molly e Lorcan... Probabilmente
stanno
combinando qualche cosa delle loro, e poi mancano anche il tuo ragazzo,
Helena e la tua amica Tassorosso» rispose con tono
strascicato,
presa dall'operazione di rendere le sue unghie perfette.
«Forse Ellie sta aspettando Jam. O più
probabilmente il
mio fratellone ha lasciato agli altri lo scherzo per pomiciare con lei
dietro una statua» s'inserì Lily guardando Rose
con un
ghigno malizioso, che la cugina ricambiò subito. Il tempo
passò silenziosamente e arrivarono Jason Thomas, Fred,
James,
Frank, Molly e Lorcan Scamandro, che ridevano sguaiatamente, mentre
Helena Dunn
riservava loro uno sguardo severo. Avevano appena fatto uno scherzo ad
un folto gruppetto di Serpeverde e a questa notizia Al e Scorpius
storsero la bocca.
«Sai, James... Non dovresti parlare così davanti a
due
Prefetti di Serpeverde. Meriteresti che tolga qualche punto a
Grifondoro...» minacciò Albus con
sguardò incattivito.
«Ci ha già pensato Lumacorno, Albie»
sbuffò
James cascando su una poltrona.
«Non chiamarmi Albie, stupido caprone di un
Grifondoro!»
borbottò Al.
«Preferisci che ti chiami Sevvy?» ghignò
allora il fratello. Albus finse di vomitare.
In quel momento, entrarono di gran carriera Stuart
e Katherine. Albus arrossì e sorrise a quest'ultima.
«Comunque, visto che ci siamo tutti, parliamo del Gran Torneo
di
Quidditch. Chi vorrebbe entrare in squadra?» chiese Roxanne.
Lorcan, Molly, Hugo, Rose, Scorpius, Albus, James, Stuart e
Helena alzarono la mano e si guardarono.
«Bene, quindi, conoscendo il vostro buonsenso,
dovrò
curare parecchie lesioni quest'anno» commentò
Victoire,
l'infermiera tirocinante ad Hogwarts. Teddy, che le sedeva accanto, le
posò una mano sulla spalla e parlò:
«Non entrerete
tutti, ovviamente. La squadra di Hogwarts non può essere
composta da dieci elementi, e credo che al massimo quattro di voi
verranno presi.». Rose era curiosa di sapere qualche altro
particolare sul torneo e aprì la bocca per parlare, ma
Malfoy
la
anticipò.
«Lupin, per caso puoi dirci qualche altra cosa su questo Gran
Torneo?» chiese cortesemente il biondino. Chissà
perché, era stato gentile con tutti tranne che con lei
quella
settimana.
«Beh, dovremo partire per il Sahara, luogo dove si
trova la
scuola ospitante, Saharmisr. La partenza sarà il giorno
dopo Halloween e poi saremo raggiunti dalle altre scuole».
«Che scuole sono?» chiese Lucy.
«Durmstrang, Beauxbatons, Salem Witches' Institute,
Sheepwool,
Varinhaferoz e Mahoutokoro. Le prime due le conoscete di sicuro, almeno
di nome, e le altre... beh, non so nulla di loro, solo dove si
trovano.» concluse Ted, sollevato per aver finito di parlare
e
per il fatto che l'attenzione verso di lui sarebbe presto stata
spostata. Tutto preferiva all'avere una platea di persone che lo
ascoltava. Infatti, James iniziò un racconto dettagliato
dello
scherzo fatto prima e tutti, tranne Al e Scorpius, ridevano
come pazzi.
Così la giornata finì. Naturalmente Rose aveva
notato che Albus aveva lanciato molte occhiate in tralice a
Katherine e non poté non esserne assurdamente soddisfatta.
Quando
poi, alla fine della riunione familiare, l'unico Potter ad aver
ereditato gli occhi della Evans si avvicinò alla
Tassorosso
e si avviarono da soli verso cena, la rossa era euforica -le parve di
aver sentito dire ad Albus qualcosa su Pozioni. Si
incamminò anche lei verso la Sala Grande, mano nella mano
con
Stuart, guardando Malfoy strascicare i piedi davanti a loro,
con una sigaretta in bocca.
Sentiva qualche cosa di diverso nell'aria, un'atmosfera elettrica che
non aveva mai notato tra le mura di Hogwarts. C'era un vento nuovo, che
avrebbe trasportato con sé eventi straordinari, eventi
spaventosi, eventi dolorosi -ma di tutto questo non poteva ancora
saperne nulla. Era solo all'inizio.
Allora, che ne dite: il capitolo è abbastanza lungo? A me
sembra adeguato... E poi è il primo! *sguardo sognante*
Sono fiera di me! Quiiiiindi, in questo capitolo vengono svelati due oscurissimi
(?) misteri: di cosa tratta il Torneo e chi è la ragazza
mora
con cui si scontra Al. Se per caso vi sentite logorroici in questo
momento, una recensionina piena di
sfoghi sulla vostra vita e una sola frase tipo "Questa fic fa cagare"
risolve seeempre tutto!
Alla prossima. ;-D