La Quincy nera, la Shinigami azzurra

di Brooklyn_Rogers
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Era notte. Le stelle scintillavano privando la luna della sua solita supremazia nel cielo d’inchiostro che dilagava sulla città di Karakura. L’uomo bendato camminava per la strada che aveva percorso una sola notte nella vita. Fra le mani stringeva febbrilmente una katana dalla guardia a forma di fiore a cinque petali che salivano dolcemente unendosi all’impugnatura. L’andatura incerta era quella di un uomo che desidera ardentemente qualcosa, ma al contempo non era sicuro di volerlo davvero. Davanti all’edificio, un altro uomo, vestito con un kimono verde e indossante un cappello a righe del medesimo colore, lo aspettava in piedi.
-Urahara.- fu il saluto che l’uomo bendato gli rivolse. Lui annuì e lo fece entrare.
-Allora, cosa ti porta in questo negozio sperduto?- senza pensarci due volte, l‘uomo mostrò la katana.
-Lui. Non parla più con mia figlia.- non aggiunse parole superflue. Kisuke prese delicatamente l’antica spada in mano e la estrasse dal fodero. Passò un dito sul dorso della lama, ma l’arma non reagì.
-Ha certamente qualcosa che non va, ma questo comportamento è molto probabilmente legato alla scomparsa di Ureki, non trovi? Non posso farci niente.- l’uomo strinse i pugni, irato dalla risposta.
-Ma ne ho bisogno! Mia figlia ne ha bisogno! Non c’è proprio niente che tu possa fare, Urahara?- il suo sguardo disperato fece si che Urahara tentasse un’ultima mossa.
-D’accordo. Lo sveglierò per te.- gli occhi dell’uomo si illuminarono di speranza.
 -Brilla guardando la luna, Taiga. Illuminati prendendo la forza del firmamento, Kodokuna Taiga.- tutto di illuminò di tenue luce verde mentre un giovane sui trent’anni, dall’aria triste, appariva in mezzo alla stanza.
-Taiga!- esclamò l’uomo vedendo il ragazzo. Lui girò appena la testa.
-Ciao, Hisayuki.- il tono confidenziale con cui si rivolse all’uomo faceva intuire una certa vicinanza fra i due.
-Taiga…
-So già qual è il problema che affligge te e tua figlia. Tuttavia, non posso restare oltre con voi. Il mio Shinigami è ormai morto, il mio tempo in questa forma è finito.- una lacrima scese sulla guancia di  Hisayuki.
-E chi proteggerà mia figlia?- era il chiodo fisso nella sua mente, la bambina, la figlia della donna che aveva cambiato il suo modo di vedere il mondo.
-Lei è… più forte di quanto credi. Addio, Hisayuki. Forse ci rivedremo, un giorno.- Taiga cominciò a emanare un’abbagliante luce dorata e scomparve.
-Non è un addio, Taiga. Ti ritroverò.- soffocando le lacrime, l’uomo bendato uscì dal negozio senza salutare Urahara.
“Perché tu, per quanto codardo e debole, sei stato amato da mia moglie, sei stato il suo compagno, la sua Zampakuto per molto tempo. Non ti lascerò da solo, non di nuovo.” Furono gli ultimi pensieri che affollarono la mente di Hisayuki, prima che essa si chiudesse senza lasciare spazio ad alcuna emozione, fuorché la tristezza.




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