BUTTERFLY
CAPITOLO 26
Transizione
"Oddio, non ci capisco
niente! Qualcuno mi aiuti!"
Ishizaki urla con le mani poggiate alla testa, disperandosi come un
matto sopra il libro di matematica.
Taro cerca di tranquillizzarlo e con calma, cerca di ripiegargli un
passaggio del test, scorrendo in dito indice sui fogli pieni di
esercizi.
Ma il nostro amico è proprio nel pallone, ora che mancano
giusto un paio di giorni agli esami.
Yukari lo fissa con aria torva, infastidita dai suoi lamenti in quello
che dovrebbe essere un silenzioso pomeriggio di studi.
Uno sbuffo le sgonfia il petto, prima di riprendere a leggere i suoi
appunti, correndo di nuovo veloce con gli occhi, riga dopo riga.
Anch'io dovrei rimettermi a studiare, ma non riesco ad abbassare lo
sguardo sul quaderno aperto sotto la mia mano.
I miei occhi infatti non riescono a staccarsi, dal livido sullo zigomo
di Ishizaki.
Una smorfia dispiaciuta distorce le mie labbra mentre scruto con
attenzione quella macchia verdognola, segno che si sta riassorbendo
lentamente.
Riabbasso gli occhi solo quando il pensiero di quella sera si
fa insistente.
Perché in
fondo è stata tutta colpa mia!
Credevo di saper gestire al meglio la situazione, invece stavo solo
limitandomi ad aggirare l'ostacolo.
Ma cosa avrei potuto fare di più?
Che cosa avrei dovuto dire, per evitare che un mio amico d'infanzia
facesse a pugni per difendermi?
Oltre ad ostentare il mio amore per Tsubasa…
Cos'altro avrei dovuto fare, per convincere Seii che nulla poteva portarmi
a lui?
Forse avrei dovuto semplicemente mandarlo al diavolo fin dall'inizio...
Un nodo alla gola inizia a farmi male mentre poso di nuovo lo sguardo
su quel livido.
Depressa, poggio la penna sul tavolo e facendo leva con le mani sui
libri aperti, mi alzo da tavola, tenendo di nuovo gli occhi bassi.
"Io faccio una pausa… Vado a prendere una boccata d'aria in
giardino!"
E senza aspettare alcuna risposta, lascio la stanza e attraverso il
corridoio.
Una volta giunta in cucina, apro la porta a vetri.
L'aria gelida di fine febbraio mi colpisce il viso, facendomi lacrimare.
Non so dire però se questo dipenda solo dal vento freddo.
Strigno le braccia al petto mentre percorro qualche metro sulla terra
resa dura e arida dall'inverno.
Quando raggiungo i rami scuri e spinosi del roseto di mia madre,
sospiro tristemente.
Perché questa pianta mi assomiglia.
Resiste alle intemperie aspettando la primavera proprio come
me, che attendo fiduciosa che il sole torni a riscaldare la mia vita.
Un altro sospiro esce dalla mia bocca, sotto forma di una densa nuvola
bianca, simile a fumo.
Strofino le mani una contro l'altra per scaldarle dal freddo mentre una
lacrima scende lenta a bagnarmi una guancia.
"Ti prenderai un malanno… Potevi almeno prendere questa..."
Mi asciugo furtivamente il viso con una mano, quando sento il tocco
gentile di Taro mentre posa una giacca sulle mie spalle.
Mi volto e gli sorrido, per ringraziarlo.
Lui risponde al mio sorriso dolcemente, strappando ai miei occhi
un'altra lacrima commossa.
"Mi sento una stupida... " sussurro, portando di nuovo le mani al viso,
nell'estremo tentativo di allontanare il pianto.
"Veramente una stupida!" aggiungo, posando di nuovo gli occhi su di lui.
Taro mi scruta serio ma non riesco a sostenere per molto il suo
sguardo, a causa della vergogna.
"Perché ti senti così?" mi chiede, abbassandosi
per potermi guardare ancora in volto.
Stringo le palpebre, facendo una smorfia con la bocca prima di rialzare
lo sguardo su di lui.
"Ma perché sì! Faccio sempre preoccupare tutti e
per colpa mia, succedono cose orrende a chi mi vuole bene!"
Taro rimane in silenzio, così mi sento libera di sfogarmi
ancora.
"Prendi Ishizaki! Non deve fare a botte per Yukari ma si ritrova con un
occhio nero a causa mia! E se avesse avuto ripercussioni a scuola per
questo? A un passo dagli esami, poi!"
"Io credo che te ne sia grato, invece! Era un pezzo che voleva trovarsi
in mezzo ad una bella rissa!" mi contraddice con un sorriso, cercando
di sdrammatizzare.
"Non scherzare, Taro... " lo rimprovero, riprendendo a camminare
nervosa per il giardino.
"Sanae, nessuno ce l'ha con te ma soprattutto, nessuno ti biasima per
quello che è successo..."
Mi blocco prima di voltarmi di scatto a guardarlo.
"Il problema è proprio questo! Dovreste farlo! Dovreste
lamentarvi, perché quella scema di Sanae è
così sciocca e stupida, da non saper badare a se stessa!"
"Ma se sei così brava tu, a criticarti…
Perché dovremmo iniziare a farlo anche noi, che oltretutto,
non pensiamo nulla di quello che hai appena detto?"
Innervosita da questa sua placida calma, mi volto sprezzante a guardare
da un'altra parte mentre sento che sto per piangere di nuovo.
"Capisco che ti possa dispiacere per Ryo e che probabilmente tu ti
senta in colpa nei suoi confronti, ma non dovresti rimproverarti
così!"
Le sue parole hanno colto nel vivo.
Mi mordo il labbro inferiore, che ha iniziato a tremare prima di alzare
gli occhi al cielo, cercando di trattenere le lacrime.
Taro si avvicina a me e delicatamente, poggia le sue mani sulle mie
spalle, per costringermi a guardarlo di nuovo.
"Credo anche che tu ti senta in colpa nei confronti di Tsubasa e questo
sì che è davvero stupido, Sanae..."
Bersaglio colpito.
Taro è riuscito a leggere perfettamente nel mio cuore.
Contraggo il viso nervosamente, mordendo le labbra ancora
più forte, finché non scoppio in lacrime.
"Adesso sì, che sei una ragazzina scema... Non sei contenta
che l’ho detto?" mi chiede sorridendo, per tirarmi su di
morale.
Gli ho un piccolo colpo sul petto con pugno, continuando a disperarmi.
"Devi metterci più energia, Sanae! Su, un bel colpo deciso,
come quello che hai mollato a Seii!"
Tirando su col naso, riesco a rialzare lo sguardo su di lui.
Quando lo imploro di smetterla di prendermi in giro, la mia voce suona
lamentosa come quella di una bambina piccola.
Taro mi sorride dolcemente, prima di scompigliarmi i capelli sulla
fronte con una mano.
"Non hai niente da rimproverarti, Sanae. Smettila di sentirti male per
questa storia ma soprattutto, smettila di piangerti addosso! Non
è da te!"
Obbediente, cerco di arginare il pianto e di calmarmi.
"Io... È solo che io…" cerco di parlare
ma riesco solo a balbettare in questo momento.
"Non voglio più vederti scoraggiata, ok? Mai più!
È tutto passato, anzi, sorpassato per tutti! Manchi solo
tu!" aggiunge, cercando di spronarmi a ogni costo.
Sto per ribattere che è difficile ma Taro non me ne
dà il tempo.
"Sei convinta?" mi chiede, facendo subito pressione.
Mi arrendo, con il cuore colmo di gratitudine nei suoi confronti,
dandomi mentalmente della stupida, per il mio comportamento infantile
degli ultimi giorni.
Taro ha ragione, io non ho nulla da rimproverarmi.
L'unico ad essersi permesso cose fuori dall'ordinario è Seii.
E devo sentirmi solo orgogliosa ad avere amici come Ishizaki, che non
si tirano mai indietro quando c’è bisogno di
aiutarmi.
Sì, ora ne sono seriamente convinta...
Così tanto da sorridere di nuovo al mio amico, ma con
un'espressione piena di gratitudine, perché sono grata per
tutto quello sta facendo per me.
Taro coglie al volo il mio nuovo stato d'animo, posso leggere
nei suoi occhi tutto il suo sollievo.
"Ora però mi vergogno un po' a tornare dentro… Si
vedrà sicuramente che ho pianto…" ammetto a bassa
voce, picchiettando le dita delle mani l'une contro le altre e tenendo
lo sguardo basso.
"Capirai! Come se fosse la prima volta che frigni davanti a noi!" mi
apostrofa con tono canzonatorio, strappandomi una risata
imbarazzata.
"Grazie ancora una volta, Taro... " e gli sorrido di nuovo, prima di
prendere una sua mano tra le mie.
"Di niente... " mi risponde, stringendo un po' di più le mie
dita fredde.
"Ora però dovrò avvertire Tsubasa!" esclama
all'improvviso, grattandosi una tempia con la mano libera.
Ho un tuffo al cuore mentre lo guardo preoccupata, di nuovo in ansia.
"Devo avvertirlo di rigare sempre dritto, perché sei una che
picchia pesante! Stavi per staccargli il collo a quel povero diavolo!"
Lo fisso per qualche secondo stupita poi non trattengo una
risata sollevata.
Taro mi ride tranquillamente in faccia prima di chiedermi cosa avessi
capito per darmi poi ripetutamente della scema.
La sua mano stringe ancora la mia mentre ci avviciniamo alla
portafinestra per rientrare in casa mia.
Continuiamo a scherzare ancora, una volta raggiunta la mia cucina.
Una sensazione liberatoria di sollievo, mi fa sentire finalmente un po'
leggera.
Guardo ancora una volta il suo viso sorridente, prima di raggiungere
gli altri.
Grazie di cuore, Taro...
Ti voglio bene!
Il crepitio del fuoco si diffonde nell'aria gelida.
Il falò al centro del cortile scolastico arde con le sue
fiamme, che si dimenano alte, come se provassero a toccare il cielo
stellato, che promette una gelata in questa notte di Marzo.
Mi stringo al cappotto, per schermarmi dal freddo mentre gli altri
diplomati gettano in aria fogli di appunti e pagine di libri.
Quando la carta arriva troppo vicino al fuoco, brucia di un giallo
intenso, sparendo tra le braci.
Sorrido quando scorgo Ishizaki, intento a lanciare bracciate di suoi
quaderni in mezzo alle fiamme.
Accanto a lui c'è Yukari ovviamente, che ride come una
pazza, presa dall'euforia.
Ma tutta questa allegra confusione, non ha nulla a che fare con la
solennità della cerimonia di consegna degli attestati,
avvenuta nel pomeriggio.
È stata una giornata strana quella di oggi, che ho affrontato
con un profondo senso di commozione.
La malinconia poi ha preso il sopravvento, perché ho dovuto
dire addio a qualcosa che non tornerà più nella
mia vita e che mi mancherà.
Lascerò una parte di me in questi luoghi.
La Sanae dell'adolescenza rimarrà rinchiusa tra queste mura,
in cui ho trascorso gli ultimi tre anni della mia vita.
E la mia non è stata una passeggiata di salute,
perché ho dovuto vivere questi anni, cercando in me stessa
la forza per affrontarli al meglio.
Consapevole che non avrei mai vissuto come le altre, per cause di forza
maggiore e per amore.
Girando da sola per le classi vuote, ho raggiunto il mio banco, per
sedermi un'ultima volta accanto a una delle finestre della mia aula.
Una volta tornata nei corridoi deserti, ho potuto immaginare Yukari
mentre mi aspetta per tornare a casa insieme o per andare agli
allenamenti, com’è successo decine di volte nella
nostra routine.
Mi sono fermata a osservare il cielo azzurro, sedendomi sulla panchina
nel cortile, quella dove lei mi confessò il suo primo bacio
con Ishizaki.
E ho sorriso pensando a quel giorno, perché mi è
sembrato davvero lontano nel tempo ma soprattutto distante da quelle,
che siamo diventate oggi.
Con le lacrime agli occhi, ho fissato il campo d'allenamento.
Sono rimasta ad osservare ogni particolare, per un tempo che non so
precisare, partendo dalla cesta colma di palloni, fino alla porta degli
spogliatoi, ormai da riverniciare.
Quando ho chiuso gli occhi, ho sentito le grida dei ragazzi nel
silenzio, il rumore della sfera di cuoio contro la terra
battuta…
E mi è parso di sentire anche l'odore di pulito delle divise
appena lavate, appese al vento ad asciugare.
In quel momento ho avvertito quanto fossi legata al club di calcio, con
una forza senza precedenti…
Forse perché dovevo separarmene.
Perché dovevo dirgli addio.
Molto probabilmente, perché dovevo separarmi da un qualcosa
collegato strettamente a Tsubasa.
E ora so che anche il ricordo del mio primo amore, che rincorre un
pallone sul campo del club, rimarrà intrappolato tra le cose che non tornano.
Tra le cose di un'età, che sta diventando passato.
Un'altra emozione mi ha poi accompagnata, quando ho attraversato il
cortile e con passo lento, mi sono diretta verso l'ingresso
dell'auditorium.
Accarezzando i tasti del vecchio pianoforte, ho sentito dentro di me la
malinconia, che mista al nervosismo, mi ha resa un po' più
triste.
Perché al club di musica mi sono congedata da qualcosa, che
è appartenuto solo ed esclusivamente a me.
I miei sentimenti, la vera me stessa, che ho tradotti in musica,
rimarranno sospesi per sempre tra il palco e la platea.
Tenuti stretti nell'aria dalle mie emozioni, da quelle paure che mi
coglievano più acute, ogni qual volta mi sedevo davanti ai
tasti bianchi e neri.
Ma non ho dovuto affrontare tutto questo da sola, perché il
professor Tadai è stato sempre accanto a me, pronto a
indicarmi il cammino.
Gli incontri nell'aula di musica però, non sono stati solo fortunati…
Seii...
Distolgo istintivamente lo sguardo dal fuoco, per guardarmi intorno.
Da quella sera, dopo il mio rientro da Tokyo, l’ho evitato
ancora di più, con tutta me stessa.
Dopo quel bacio, che non sono riuscita a perdonargli, ho voluto che
sparisse dalla mia esistenza.
Anche se so che mi ha cercata, nel tentativo disperato di parlare di
nuovo con me.
Dopo la scenata alla festa, tutta la scuola ci ha tenuto gli
occhi puntati addosso per giorni, è normale che le notizie
siano circolate alla svelta, arrivando anche alle orecchie dei
diretti interessati.
Ma questa volta, essere al centro dei pettegolezzi ha giocato in mio
favore, perché lo ha tenuto lontano, togliendogli il
coraggio di avvicinarmi faccia a faccia.
La presenza costante dei miei amici intorno a me poi, deve essere stata
un altro ostacolo insormontabile, dopo la rissa di quella notte.
Alzo le spalle, sfidando il vento con il mento.
Mi sento sollevata quando non incrocio il suo sguardo, anche se non
m'importa davvero cosa possa pensare o provare Takeshi Seii.
Sento davvero troppo rancore nei suoi confronti, per interessarmi anche
solo minimamente a lui.
"Ehi, Sanae!" la voce di Yukari mi ridesta, aiutandomi ad allontanare
ciò che è nulla
dai miei pensieri.
Le sorrido mentre mi prende una mano, ridacchiando allegra.
"Vieni con me, andiamo! Abbiamo avuto un'idea!" esclama prima di
tirarmi per un braccio, affinché la segua.
"Che genere d'idea?" domando curiosa mentre sorpassiamo il
falò, dirigendoci veloci verso il campo da baseball.
Yukari sghignazza ancora senza ritegno, continuando a camminare avanti
a me con passo deciso.
Ora che siamo più vicine alla meta, noto un gruppetto di
persone fermo a bordo campo…
Ma sono i ragazzi della
squadra con Kumi!
Quando li raggiungiamo, Taro borbotta qualcosa all'orecchio di Ishizaki
mentre sono chini sul quadro elettrico.
All'improvviso l'illuminazione del campo si accende.
"Bene! Pronti per una partitella?" esclama quest’ultimo,
sfregandosi le mani.
Mi guardo intorno incredula…
I miei amici nel frattempo si stanno togliendo le giacche, estremamente
divertiti.
"Forza, Sanae! Che aspetti ancora?" mi esorta Taro mentre continuo a
fissarlo allibita.
"Ma abbiamo il permesso?" chiedo perplessa, come se il mio dubbio fosse
più che legittimo.
Il mio amico scoppia a ridere fragorosamente.
"Sanae, non fare la prima della classe e togliti il cappotto! Entro un
minuto ti voglio al turno di battuta, sei in squadra con me!"
"Ma io non so giocare! E a quel che mi risulta, nemmeno voi!" ribatto,
iniziando però a spogliarmi nonostante muoia di freddo.
"Ma è questo il bello!" interviene Yukari mentre aiuta il
suo ragazzo a forzare la porta dello spogliatoio del club, per prendere
mazze, guantoni e palline.
Ci mancava il furto con
scasso!
Ma la pazzia generale contagia ben presto anche me, che arrivo
addirittura ad arrotolare le maniche del maglione lungo le braccia.
Ma sì!
Lasciamoci andare, una
volta ogni tanto!
Mi dirigo così verso la mia migliore amica, che è
appena riuscita a intrufolarsi nello stanzino, riuscendone con le
braccia piene di attrezzatura.
"Passami una mazza!" esclamo con aria di sfida verso una Yukari sempre
più divertita, che annuisce.
"Vai, Anego! Fai vedere a tutti cosa vuol dire essere un maschio
mancato!" strilla allegro Ishizaki mentre prendiamo posto nel diamante.
Mi posiziono in battuta, portando la mazza oltre le spalle,
impugnandola bene, stringendo con le dita.
Quando mi guardo intorno, il mio cuore si colma d'affetto alla vista
dei miei amici, che mi hanno tenuto compagnia per tutti questi anni.
"Ishizaki, lancia tu per primo se hai il coraggio!" grido, invitandolo
piegando le dita verso di me.
Il mio amico raccoglie la sfida con un ghigno scherzoso e si posiziona
sul monte di lancio, battendo ritmicamente la palla bianca sul guantone
di pelle.
Mi guardo ancora un'altra volta intorno, sentendo nel cuore tutto il
bene che provo per questi ragazzi, che amano il calcio.
Ragazzi speciali ma anche così pazzi, da congedarsi l'un
l'altro con una partita... Ma di baseball!
Sorrido, ringraziando mentalmente ognuno di loro per la sua presenza
nella mia vita.
"Sei pronta, signorina?" mi provoca Ishizaki, preparandosi al tiro.
"Fatti sotto!" esclamo tirando sul il mento e stringendo di
più il legno della mazza tra le dita.
La palla parte come un razzo, mi concentro per prenderla...
Addio liceo...
Addio adolescenza...
Ma soprattutto, addio
club di calcio...
Il cellulare chiama
ed io mi copro fino alla testa con il piumone, assaporando
il tepore del mio letto.
Lo sento ancora squillare, con quel suono monotono e prolungato, che
dà proprio l’idea dell'attesa mentre cerco di
scaldarmi i piedi ghiacciati, strofinandoli tra loro.
Ho preso troppo freddo,
per giocare a baseball all'aperto, in pieno inverno e per giunta di
notte!
"Sanae!"
La voce calda di Tsubasa, dall'altra parte del telefono, riesce a
scaldarmi dove sento più freddo…
Nel mio cuore…
"Ciao..." sussurro, raggomitolandomi su me stessa.
"Allora, com’è andata a scuola?" mi chiede subito,
senza trattenere la curiosità.
E il suo tono è così dolce…
Come quando non ci sono carezze né abbracci ma solo parole
per confortare.
Solo parole per amare.
Inizio a raccontargli del mio ultimo giorno di scuola superiore, senza
tralasciare alcun particolare.
Tsubasa mi ascolta con attenzione, come se stessi parlando della cosa
più importante del mondo.
Scoppia a ridere divertito, quando gli parlo della nostra partitella di
baseball nel cuore della notte.
Ride ancora, quando gli racconto della mazza volata via dalle mie mani,
che per poco non uccide Morisaki.
E la sua risata mi sembra il suono più melodioso del
mondo…
Ma lui è così lontano ed io pagherei oro, per
poter rivedere il suo viso e incrociare di nuovo il suo sguardo.
Darei tutto quel che ho, per poter sentire ancora le sue labbra sulle
mie.
Perché vorrei tanto che fosse qui con me…
"E così si chiude un altro capitolo della storia di Sanae..." sussurro con un sospiro.
"Ti senti triste?" mi chiede in maniera retorica, per invitarmi a
sfogarmi.
Ma come ogni volta, evito di farlo, perché non voglio farlo
preoccupare.
"Più malinconica, direi... " ammetto parzialmente.
"Ma anche spaventata!" aggiungo, avvertendo realmente questa sensazione
nel mio cuore.
"Spaventata?"
"Sì... " rispondo senza esitare.
"Le poche cose certe della mia vita sono arrivate alla conclusione.
D'ora in poi sarà tutto nuovo per me, ma credo che tu possa
capirlo… Non ti sei sentito così appena arrivato
in Brasile?"
Tsubasa sospira, come se avesse compreso solo ora, ciò che
sto provando, comprese le mie paure.
"Sì, Sanae… Ti capisco. Ma sono sicuro che
andrà tutto bene! Avrai successo e ti sentirai fiera di te
stessa e… Sì, andrà tutto bene! "
ripete esitante, come per lasciare in sospeso altro.
Ed io non posso evitare di pensare che questo altro si riferisca a noi,
alla nostra storia.
"Certo..." rispondo, cercando d'ignorare l'inquietudine dentro di me.
Perché ciò che mi spaventa di più in
questo momento, non è altro che la lontananza…
Questa distanza ci separa e che ci separerà ancora, come se
non ci fosse un termine.
Che ne sarà
di noi, Tsubasa?
È quello che vorrei chiedergli ma desisto, perché
non si può parlare di queste cose per telefono...
Ma soprattutto, mi spaventa la risposta che potrei ricevere.
"A maggio ci sarà un'amichevole della nazionale, pensi di
venire?" chiedo titubante, sperando che una buona notizia
possa allontanare le brutte sensazioni, che mi attanagliano lo stomaco.
"Sì! Certo che ci sarò!"
Tsubasa mi risponde allegro, senza la minima esitazione, donandomi un
improvviso senso di sollievo.
E i miei occhi si velano di lacrime, ma di felicità.
"Sarò a Tokyo giusto il tempo dell'incontro… Ma
meglio di niente, Sanae!" aggiunge a malincuore, ma io mi sento
rincuorata lo stesso dal suo breve ritorno, anche se sarà
solo un palliativo.
Perché ho così bisogno di lui, che mi accontenterei di
un'ora sola, pur di stare insieme.
"Non preoccuparti, va bene anche così... Non
preoccuparti..." ripeto per tranquillizzarlo.
"Ma tu, Sanae… Riuscirai a venire con i tuoi impegni?"
"Puoi giurarci!" rispondo convinta, aggrottando le sopracciglia.
"Dovranno abbattermi, per riuscire a non farci incontrare!" esclamo
agguerrita.
Tsubasa ride divertito e anch'io non trattengo una risata.
"Scema... " sussurra, tornando a usare quel tono caldo, che mi fa
sentire di pasta frolla.
E che mi fa pensare che diventerei una bambola tra le sue mani, se
fosse qui stanotte…
Arrossisco al pensiero di quanto vorrei averlo accanto a me...
Fisicamente.
"Quando ti fermerai a casa?" mi chiede poi, riferendosi alla mia
momentanea permanenza in città.
"Il più possibile!" rispondo senza esitazione,
perché ho seriamente bisogno ricaricare le forze stando in
un ambiente familiare.
"Vorrei tornare prima…" lo sento mormorare dall'altro capo
del telefono.
"Molto prima di maggio... " aggiunge con una voce carica di desiderio
ma anche di frustrazione.
"Ed io vorrei fosse possibile!" esclamo mentre sul mio volto si
distende un sorriso amaro, perché so benissimo che non
è fattibile.
"Già... Ma... " esita, non terminando la frase, non so per
quale motivo.
"Ma?" lo esorto curiosa.
Tsubasa rimane in silenzio per qualche secondo poi sospira.
"Ma se fossi lì, potrei dormire con te?" mi chiede
all'improvviso tutto d'un fiato.
Un caldo anomalo si dilata nelle mie guance mentre sorrido.
Sentirsi desiderata è
una sensazione così bella…
"Certo... " rispondo con voce calma e dolce.
Tsubasa emette uno sbuffo soddisfatto, che mi fa capire che sta
sorridendo.
"Bene! Ora sì che mi sentirò felice, pensando al
fatto che sono bloccato qui!" ammette candidamente, strappandomi una
risata.
"Beh… Questo è il prezzo da pagare per diventare
il numero uno!" lo stuzzico, giocando per una volta con la nostra
triste realtà.
"No, questo è il prezzo da pagare quando si ha la ragazza in
un altro continente!"
"Non mi sono mai mossa da qui, io! Non puoi dare la colpa a me!"
"Potrei sempre prenderti e portarti via con me..."
Il mio cuore accelera i battiti mentre sento gli occhi farsi lucidi per
l'emozione.
Non mi è sembrato che scherzasse…
La sua voce era calma, dolce ma soprattutto spontanea…
Calma, Sanae…
Ti stai agitando troppo
per nulla!
Tsubasa si schiarisce la voce con un piccolo colpo di tosse.
"Ora però si è fatto tardi! Sarà
meglio se ti metti a dormire!" esclama spavaldo, ma con una vena
d’imbarazzo, che non mi sfugge.
Rispondo meccanicamente di sì, ancora confusa dalle sue
parole.
"Buonanotte, Sanae..." mi saluta e la sua voce è di nuovo
così calda…
"E a te buona giornata..." rispondo, stringendomi al cuscino, come se
fosse un modo per abbracciarlo.
"Tsubasa!" lo richiamo però, prima che possa chiudere.
Il mio cuore batte di nuovo incredibilmente veloce.
"Sì?"
Portami via!
È questo che vorrei dirgli anche se non si
può…
Perché non si possono chiedere certe cose, solo
perché si è trasportati dalle emozioni.
"Niente!" esclamo, cercando di sembrare allegra.
Tsubasa mi saluta di nuovo, ma nella sua voce emerge una nota perplessa.
E quando sento cadere la linea, mi stringo ancora di più al
cuscino, per prendere sonno, nonostante i pensieri.
Nel buio della mia stanza torno a chiedermi cosa avrà in
serbo per me il futuro…
E l'incertezza che ne scaturisce, riesce a farmi sentire d'improvviso
ancora più sola.
Con qualcosa che ha
dell'incredibile, eccomi qua ad aggiornare di nuovo e dopo pochissimo
tempo!^^
Finalmente sono riuscita
a riprendermi del MIO tempo prezioso e questi sono i risultati, credo
che potrò tornare con più costanza ora... (ma non
lo dico troppo forte, che non si sa mai!^^').
Ringrazio di cuore tutte
le persone che hanno letto l'ultimo capitolo e quelle che hanno
lasciato un commento.
Grazie per il continuo
affetto e per l'interesse che mi dimostrate!
Un bacio grande poi alla
mia Bettina, ad Alessia e a Stefania, che dopo secoli sono riuscita a
contattare, anche se l'adsl ci ha messo lo zampino!^^'
E a Rossy, che ha una
costanza incredibile nel recensire e che mi rende più che
felice!^^
Con questo è
tutto, per ora…
A presto, OnlyHope^^
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