Fools
Rush In
I
L'imprevisto
“Le
sorprese,
come le sfortune,
raramente
vengono da
sole.”
Charles Dickens
Gran parte del viaggio in treno era trascorso parlando di Quidditch.
Harry e Ron si erano lanciati in avvincenti discussioni di ordine
tecnico-tattico, analizzando gli schemi di gioco degli ultimi mondiali
con particolare accanimento, lasciandola vagare con la mente quanto
più lontano possibile da loro.
Il movimento del treno si era rivelato rassicurante, trascinando la
carrozza in un leggero dondolio che l'aveva portata presto ad una
pesante sonnolenza, libera da boccini, pluffe e bolidi di qual si
voglia forma o dimensione.
Ricordando vagamente il rumore della pioggia che batteva contro il
finestrino e lasciandosi andare contro di esso, vinta da un torpore
caldo e invitante, non ricordò esattamente il sogno che
fece, ritrovandosi a dover lottare contro vecchie immagini a lei
famigliari.
Le accadeva sempre più spesso di ricordare particolari e
scene indefinite di scontri avvenuti in passato, risvegliandosi poi
sollevata e preda di un'insolita tranquillità.
Le accadde anche quella volta, quando dopo diverse ore di viaggio
trascorse nella più totale incoscienza, si
risvegliò in uno scompartimento vuoto e silenzioso, scuro,
privo delle forme famigliari dei suoi amici.
Harry e Ron erano assenti, un vuoto che annullò
istantaneamente il suo buon umore, assieme all'improvvisa realizzazione
dell'immobilità del treno.
Si guardò precipitosamente attorno, Hermione, scrutando
attentamente il panorama esterno del finestrino, senza ottenere il
minimo risultato.
Era buio, probabilmente l'ora di cena, momento consueto in cui avevano
sempre raggiunto Hogwarts anno dopo anno.
Da quanto tempo potevano essere arrivati?
Aprendo lo scompartimento del treno, ne uscì intabarrata
all'interno del caldo mantello che poco prima ancora teneva tra le
mani, guardandosi attorno con la bacchetta spianata intenta a fare luce.
Deserto.
Si sarebbe potuto definire un treno fantasma se solo non avesse serbato
in lei il ricordo della folla che all'andata si era riversata al suo
interno, allegra e festante per il ritorno a scuola e l'inizio
dell'ultimo, glorioso, anno.
Cercando di non farsi prendere dal panico, si disse che doveva
sicuramente esserci una spiegazione plausibile e logica che
giustificasse tutto quello.
Aveva notato la mancanza dei bagagli quasi istantaneamente, potendo
così immaginare che gli elfi domestici dovessero essere
saliti a bordo per trasportarli al castello.
-Okay, Hermione.- sospirò rivolta a se stessa. -Niente
panico. Quando ritroverai Harry e Ron, li ucciderai e tutto
tornerà a posto.-
Sangue freddo, era quello il segreto.
Scendendo dalla carrozza si guardò attorno spaesata,
osservando a fatica i contorni di alberi e cespugli resi sfocati dalla
pioggia battente, avendo inoltre l'impaccio del cappuccio calato sugli
occhi.
Un panorama scuro e deserto che non si era mai ritrovata a percorrere
sola le si stagliava davanti agli occhi. Tutto a causa di una sua
distrazione e dell'ingiustificata assenza di Harry e Ron.
Un velo d'ansia coprì i suoi pensieri, lasciando che solo
una minima parte di preoccupazione guidasse i suoi passi verso il
sentiero che l'avrebbe portata al Castello, dove avrebbe certamente
trovato qualcuno in grado di fornirle spiegazioni.
Con un po' di fortuna avrebbe incontrato Hagrid. O forse Gazza, con
annessa Mrs Pur a fianco.
In ogni caso, chiunque le fosse apparso davanti sarebbe stato
catalogato come persona amica, rispetto al tetro paesaggio che forniva
il parco scolastico in quelle particolari condizioni.
-Merlino, Granger.
Sei viva.-
O forse no.
Forse la sfortuna aveva deciso di farle visita ancora prima di mettere
piede al Castello, nel fatidico giorno in cui si decideva la buona
sorte che uno studente avrebbe avuto per tutto il resto dell'anno. O
almeno, così si diceva in giro.
Perché l'evidente delusione nel tono del suo presunto
salvatore era appena paragonabile a quella provata da lei in quel
momento.
-Malfoy.-
***
La tela nera copriva a malapena due teste che non avrebbero mai dovuto
trovarsi sotto lo stesso ombrello, a percorrere la stessa strada, e
condividere la stessa rassegnazione.
Il volto di Malfoy era appena esposto alle intemperie, lasciando solo
il mento e la bocca sottile privi di riparo dall'aria fredda della
notte, umidi di pioggia e intirizziti dal freddo. Ciocche di capelli
biondi s'intravedevano tra le ombre scure del cappuccio, portando una
nota di chiarore all'interno di uno spettacolo desolante quanto
insolito.
Forse era un bene che gran parte dei loro insulti fossero stati portati
via dal vento, lasciando che solo le più alte parole di
incredulità e oltraggio riuscissero a raggiungere l'orecchio
dell'altro.
-Avrei dovuto immaginare c'entrassero i tuoi!-
Slytherin.
-Ancora prima di arrivare ad Hogwarts!- rimarcò oltraggiata,
Hermione, intenta a gesticolare e spruzzare piccole gocce sopra la
pregiata stoffa che avvolgeva l'intera figura di Malfoy. Una figura
incredibilmente alta e longilinea, dalle spalle più larghe
di quelle che lei fosse in grado di ricordare dall'anno precedente.
-In quanto Caposcuola avresti dovuto evitare tutto questo, non
prendervi parte.-
-Non ho ancora acquisito l'abilità di essere in due posti
allo stesso tempo, Granger, e per quanto difficile possa essere da
credere, non ero presente al momento. Cosa di cui non possono vantarsi
Potter e Weasley.-
Un classico.
Si era addormentata nella più totale fiducia di ritrovarli
al suo fianco nel momento preciso del suo risveglio, ma la malevola
indole di cui erano dotati per cacciarsi nei guai aveva stravolto ogni
piano.
O più probabilmente, era stato un gruppo di Slytherin che
aveva deciso di dare una lezione al più grande dei fratelli
Canon: Colin.
Un ragazzino vivace, dallo sguardo curioso e un po' ingenuo, avido di
sapere ed elargire troppo platealmente ogni sua scoperta, in attesa di
lodi e carezze tanto quanto un cucciolo di puffola pigmea.
Deprecabile, a volte, ma pur sempre un mago facente parte della schiera
Gryffindor e che, di conseguenza, aveva immediatamente trovato supporto
nelle figure più grandi dei suoi compagni di casa, tra cui
Harry, Ron, Ginny e Neville. Almeno, stando al racconto di Malfoy.
Parole, le sue, che un'incontrovertibile legge poneva sempre e comunque
in discussione, in mancanza di prove tangibili e certe.
-Da ciò che tu stesso hai detto, non sono stati loro a
iniziare. Ed è ormai assodato quanto i tuoi compagni possano
essere persuasivi con studenti più piccoli e indifesi.-
Nel mondo babbano si sarebbe chiamato bullismo, ad Hogwarts era mera
legge di sopravvivenza, in quanto ciascun mago o strega aveva le stesse
possibilità di attacco o difesa con una bacchetta in mano.
Il tutto stava nel saperla utilizzare.
-Infatti è stato Canon e iniziare, intrufolandosi
all'interno del nostro vagone e origliando conversazioni che non lo
riguardavano in alcun modo.-
Un punto per lui, che però Hermione non aveva intenzione di
cedergli facilmente.
-Cosa può avere origliato di così importante?
Forse il nome dell'ultimo Prefetto corrotto che ha avuto scambi di
denaro con te, Malfoy, per fornirvi alcool di contrabbando? Le voci
girano. E in ogni caso, credevo avessi detto di non essere presente.-
-Le voci, per quanto mi riguarda, sono vecchie.- la blandì,
come a voler correggere un errore grammaticale di infima importanza.
-Inoltre, Blaise era presente e mi ha riferito l'accaduto nei minimi
dettagli.-
Erano quasi arrivati, pronti a gettarsi sotto l'arcata maggiore che
precedeva i gradini dell'ingresso scolastico.
-Molto bene.- annuì compita Hermione, per nulla intimorita
dall'atteggiamento marziale sfoggiato dallo Slytherin.
-Vorrà dire che attenderò di essere informata dei
fatti direttamente da Harry.-
Quella sarebbe stata una perfetta occasione per sminuire la
credibilità del non menzionato Weasley, sottolineandone la
goffaggine e palese inutilizzo di materia grigia, ma la presenza
incombente di Gazza sulla soglia del portone fu in grado di inibire
qualsiasi parola stesse per uscire dalla bocca di entrambi.
-Credevamo foste morti.-
Un miagolio che aveva tutta l'aria di appartenere ad un essere in
agonia diede man forte alla gentile affermazione del custode
scolastico. Uomo dai lineamenti spigolosi e scarni, sormontati e
circondati al tempo stesso da una lunga capigliatura unta e rada, color
topo.
Una descrizione ambivalente, sia per lui che per la gatta, piegata
sulle zampe posteriori e pronta a far scintillare i due occhi
più rossi che Hermione avesse mai visto.
Non lo aveva mai ammesso davanti a nessuno, ma durante il suo primo
anno Gazza e Mrs Pur erano stati in grado di spaventarla a morte anche
solo con la loro ombra.
-Ho recuperato la Caposcuola Granger, puoi chiudere il portone e
tornare ai tuoi compiti.-
Un verso di scherno fece eco all'ordine di Malfoy, mostrando quanta
tolleranza fosse in grado di esercitare Gazza verso gli studenti che
ogni giorno gli ruotavano attorno, non evitandolo mai abbastanza.
E altrettanta forza venne espressa nel menefreghismo adottato da
Malfoy, troppo impegnato ad ignorare simili atteggiamenti
d'insubordinazione per degnare il magonò di una risposta.
Molto probabilmente, un purosangue privo di poteri non veniva
classificato, dallo Slytherin, come essere degno di normale
considerazione. Anche se, a onor del vero, era realmente difficile
dispiacersi per Argus Gazza.
-E tu potresti fare mostra di un minimo d'educazione.- lo
ammonì Hermione, seguendolo passo passo lungo il percorso
che li avrebbe portati all'ufficio di Silente, lasciandosi alle spalle
un gatto furioso e un uomo meditante indicibili punizione corporali.
-Ritengo di essere stato sufficientemente educato nel limitarmi ad un
eloquente silenzio.-
Improvvisamente, la magniloquenza di una simile risposta, articolata in
modo del tutto maturo, le bloccò le parole in bocca,
lasciandola interdetta e stupefatta a chiedersi in quale contesto
avesse potuto assimilare una simile sagacia.
-Il silenzio a volte è peggiore delle parole.-
-Evidentemente non per te, Granger. Se ti dessi dei soldi la
smetteresti di annoiarmi con il tuo incessante ronzio?-
-In questo caso opterò io per un educato silenzio,
risparmiandoti la fine ubicazione che troverebbero i tuoi galeoni.-
-Li farai mangiare a poveri volatili appositamente creati da te,
Mezzosangue? Le voci girano.-
Sicuramente sarebbe stato indelicato esprimere con chiarezza cosa aveva
iniziato a girare a lei, facendogli inoltre capire di aver toccato un
nervo scoperto.
-Per quanto mi riguarda, le voci sono vecchie.-
Inutile ed infantile. Ma in quel momento, per un breve attimo, le era
sembrato di vitale importanza il chiarire la sua posizione di ragazza
matura.
Hermione Granger era al di là di ogni dubbio e sospetto,
Caposcuola eccellente e dalla fama impeccabile. Una reputazione che
aveva tutte le intenzioni di mantenere.
Il resto del percorso trascorse nel più totale silenzio,
lasciando che sbuffi sommessi e passi calcati su pietre innocenti
s'impregnassero di nervosismo malcelato e intolleranza manifesta.
In qualità di Caposcuola, lei e Malfoy avrebbero dovuto
prevenire simili gesti di villana presa di potere da parte di comuni
studenti, troppo su di giri per limitarsi ad una banale discussione
verbale, invece la situazione era stata priva di controllo e
incrementata dalla partecipazione di Prefetti come Ronald Weasley.
Ron. Oh,
l'avrebbe sentita.
Tutte le rassicurazioni del mondo non sarebbero bastate a privilegiarlo
della sua fiducia in campo scolastico. E indenne non ne sarebbe uscito
nemmeno Harry, il quale aveva sempre avuto l'implicito compito di
tenere d'occhio l'amico.
-Hermione!-
Di nuovo padrona della realtà, si scosse il tanto necessario
per rendersi conto di essere a un passo dalla schiena di Malfoy che,
immobile, sostava davanti al Gargoyle a guardia dell'ufficio di Silente.
-Sveglia, Granger.-
Il contrasto tra le due voci risultò abbagliante, andando al
di là della semplice distinzione tra maschile e femminile.
Poche persone, infatti, erano in grado di utilizzare un disprezzo
simile a quello che Malfoy era sempre pronto a manifestarle, tanto
quanto sapeva essere palese l'affetto in ogni parola detta da Ginevra
Weasley.
-Ginny, eri presente anche tu?-
Il nemmeno troppo vago tono di rimprovero diede tutto il tempo alla
rossa di pentirsi nell'essere uscita allo scoperto proprio nel momento
sbagliato.
-Certo. Ero con i ragazzi quando Colin è stato brutalmente aggredito.-
asserì Ginny, assicurandosi di calcare le ultime parole a
mo' di palese accusa nei confronti di Malfoy, sempre parte del problema
e possessore di responsabilità. -Non potevamo certo rimanere
in disparte mentre veniva malmenato.-
-Se per voi Gryffindor un paio di strattoni e qualche parola di scherno
significa essere malmenati...-
-Per tua informazione, Malfoy, significa esattamente
questo.- intervenne Hermione, prevenendo una più volgare
risposta di Ginny, o forse salvando il biondo da una fattura
orcovolante che li avrebbe messi nei guai.
Dedicandole una particolare smorfia di scherno e disgusto, il
Caposcuola Slytherin si premurò di sfiorarle leggermente la
spalla nel suo sprezzante movimento volto a lasciarsi alle spalle tanta
sporcizia. Un tipico segno di disprezzo privo di forza o violenza, in
grado di esprimere tra le righe il disgusto per un contatto maggiore.
Evidentemente, esistevano persona che nascevano già dotate
della particolare capacità di ferire il prossimo nei modi
più disparati.
Sussurrando una parola d'ordine terribilmente simile a
“liquirizia”, Hermione osservò il biondo
salire le scale con estrema decisione, per poi scomparire
silenziosamente nel punto in cui la scala a chiocciola curvava.
-Un giorno non potrà più permettersi di fare il
gradasso.- masticò tra i denti Ginny, avvicinatasi ad
Hermione.
I capelli rossi scarmigliati erano un'evidente prova degli attimi
confusi in cui era stata coinvolta, assieme al mantello che cadevo di
sbieco su una spalla e la camicia stazzonata.
-Non preoccuparti di lui.- scosse la testa Hermione -Piuttosto, dimmi
velocemente come sono andate le cose, devo raggiungere Malfoy e
presentarmi a Silente.-
-Harry, Ron e Neville sono ancora di sopra.- disse Ginny, indicando con
un cenno del capo la scala su cui era scomparso Malfoy -Anche Zabini,
la Parkinson, Tiger e Goyle. Sono stati i due scimmioni a malmenare
Colin gettandolo letteralmente fuori dallo scompartimento, ce lo siamo
visti atterrare ai nostri piedi. E quando Neville lo ha soccorso, sono
usciti altri Slytherin... si è creata una certa folla, poi
sono spuntati Harry e Ron a cui si sono uniti anche Dean e Seamus,
è volato qualche incantesimo ma non si è fatto
male nessuno. O almeno, nulla di grave.-
-Cosa Merlino ci faceva Colin vicino al vagone Slytherin?- chiese
incredula Hermione, convinta che simili situazioni si sarebbero potute
evitare facilmente lasciando un sostanziale spazio fisico tra Slytherin
e Gryffindor.
-Non ne ho idea.- sbuffò Ginny. -Non vuole più
parlare e si ostina a guardare Harry implorante, come se potesse
tirarlo fuori da questa situazione. In ogni caso, deve aver sentito
qualcosa di così interessante da farlo diventare un
bersaglio.-
Perfetto. Davvero perfetto.
-E tu non sei stata convocata?-
-No, mi sono dispersa con gli altri studenti all'arrivo dei professori,
la McGranitt e Piton hanno radunato solo quelli che ancora si stavano
accapigliando.-
Si stava sentendo male, forse il battito cardiaco accelerato era una
prova concreta di un possibile attacco di cuore, quello che le avrebbe
inflitto la McGranitt nel rimproverarla per non essere stata presente.
-E si può sapere dove diavolo era Malfoy?-
-Non ne ho idea, io non bado a Malfoy.-
-Nemmeno io, ma da qualche parte doveva pur essere, non è
ammissibile che mancassimo entrambi.-
-Dovreste organizzare i vostri impegni.- suggerì Ginny, con
un vago sorriso in volto -Così sapresti esattamente quando
evitarlo.-
-Posso evitarlo relativamente poco viste le mansioni che saremo
costretti a compiere insieme. Dannazione.- sospirò infine,
tremendamente conscia che quell'anno sarebbe stato un lungo calvario di
sopportazione e insulti non detti.
-Torna in Sala Grande, Ginny, ci vediamo più tardi.-
Un cenno affermativo del capo e la rossa se ne andò, facendo
ondulare i lunghi capelli rossi a ritmo del passo deciso che aveva
acquisito da lì a pochi anni, letteralmente irriconoscibile
dalla ragazzina del primo anno, timida e ansiosa, che ancora spuntava
nei suoi ricordi.
Scuotendo la testa e concentrandosi nuovamente su qualcosa di concreto
e importante, Hermione osservò le scale per una frazione di
secondo, prima di salirvi, preannunciando a se stessa quanto sarebbe
stato difficile fare fronte ad una simile situazione immediatamente
dopo l'arrivo ad Hogwarts, fresca di nomina e rinnovata fiducia.
Se non fosse stata vigile, come sempre, avrebbe trascurato di notare la
figura di Malfoy poggiata al muro, proprio dietro la curva che
nascondeva il resto dei gradini. Un sussulto e un fievole grido di
sorpresa non furono sufficienti a farle guadagnare un paio di scuse dal
ragazzo che ora la stava guardando con palese divertimento.
-Credevo fossi salito, Malfoy.-
Rendersi conto che le orecchie indiscrete del Caposcuola avevano
ascoltato la conversazione appena conclusa fu piuttosto imbarazzante,
mettendola incredibilmente a disagio e lasciandola a chiedersi se
avesse detto qualcosa di inappropriato. O se l'avesse detto Ginny, ma
la domanda divenne superflua una volta che Malfoy aprì bocca.
-Non organizzeremo i nostri impegni, Granger.- iniziò
intransigente, lasciando che un'insolita vena gli pulsasse sul collo in
modo estremamente visibile. -Come non ho nessuna intenzione di dirti
dove vado, quando e con chi. Ovviamente pretendo che tu ti comporti
allo stesso modo e mi ignori quanto più possibile.
Perché nemmeno io bado a te.-
Aveva sentito ogni cosa.
-Inoltre, se può risollevare la tua triste giornata, ero in
bagno durante l'accaduto. E se stai per protestare riguardo la mancanza
di testimoni, be' ti sbagli.-
-Per tua informazione, Malfoy, è a me che non interessano i
tuoi programmi giornalieri. Non mi interessa cosa fai, quando lo fai e
con chi lo fai, quest'ultimo punto in particolare, quindi sentiti
obbligato a saltare spiegazioni e inutili convenevoli che potrebbero
seriamente nausearmi.-
Salire di un gradino, nel pronunciare quell'efficace discorso, la fece
sentire più forte. Guardare Malfoy negli occhi, all'altezza
giusta per sottolineare quanto fossero privi di differenze, fu il
traguardo di quella triste giornata non ancora finita.
Con ogni probabilità, il cipiglio seccato del biondo
Caposcuola avrebbe preso forma di insulti, lanciati a raffica da una
bocca oltraggiata e priva del minimo senso di cavalleria, se solo
qualcosa di ancora più imbarazzante non avesse deciso di
travolgerli.
-Signorina Granger. Signor Malfoy.-
Hermione, in quel momento, fu sicura di vedere chiaramente le dita di
Malfoy graffiare ostentatamente le pietre delle mura ricurve che li
circondavano, tanto quanto fu certa di stare tremando in modo
così evidente da essere imbarazzante.
-Professoressa McGranitt... ci scusi. Noi stavamo arrivando, ci siamo
solo fermati a discutere... su...-
-Ho sentito perfettamente.-
L'ombra intransigente della Professoressa di Trasfigurazione si
stagliava su di loro come una condanna, mettendoli a parte, con un solo
sguardo, della certezza di averli sentiti discutere animatamente sulle
scale, poco prima di un incontro con il Preside.
Un incontro dovuto a fini disciplinari, appena infranti da chi aveva il
compito di mantenere ordine.
-I nostri compagni sono già stati rimandati nei dormitori?-
Inaspettatamente, fu Malfoy a riprendere la situazione in mano per
primo, voltandosi verso la donna e salendo spavaldo un paio di gradini,
come se non fosse accaduto nulla di inappropriato.
-No, Signor Malfoy. Ma li raggiungeranno ora. In qualità di
Caposcuola, parleremo con voi separatamente.-
Telegrafica.
La McGranitt raramente parlava a quel modo, del tutto libera di
esprimere schietta e oltraggiata una quantità di rimproveri
e punizioni invidiabili.
Quel suo contenersi non era buon segno.
Molto probabilmente l'orrore l'aveva sopraffatta, lasciandola priva di
parole e carica di rimproveri a cui non avrebbe dato voce in luogo
pubblico.
-Cosa state aspettando? Salite.-
Ingoiando ansiosa amarezza, Hermione si prodigò nello
spintonare Malfoy di lato, passandogli avanti con cortese noncuranza e
limitandosi a rivolgergli un solo sguardo di muto rimprovero, come a
volerlo incolpare di quella finale stoccata alla loro
serietà.
E quando già la mente della Caposcuola vagava nell'imbarazzo
più totale nel presentarsi davanti a Preside, Professori e
studenti, la porta dell'ufficio di Silente si palesò ai loro
occhi, sorvegliata dal Professor Piton.
-Vi siete degnati di raggiungerci, vedo.-
Volto pallido e scuri capelli cascanti, Severus Piton, ovvero
Professore di Pozioni e Capocasa Slytherin, poteva vantare tanta
fedeltà alla sua razza, quanto potesse vantarne Minerva
McGranitt, Professoressa di Trasfigurazione e Capocasa Gryffindor.
Uno scontro al vertice, sarebbe potuto definirsi, se solo il disappunto
sui due volti non collimasse a tal punto da temere un'inaspettata
alleanza.
-Entrate.- riprese Piton -I vostri compagni ci salutano qui.-
Ritrovare i volti arrossati di Harry, Ron e Neville fu
naturale per Hermione, tanto quanto lo fu per Malfoy portare tutta la
sua attenzione su Zabini, Tiger, Goyle e la Parkinson.
Ognuno pensava ai suoi, questa era la regola.
Il mantello strappato di Neville era ormai irrimediabilmente
compromesso, tanto che piuttosto di tentare un incantesimo sarebbe
stato preferibile trasfigurare qualcosa di nuovo. Il volto pallido,
oltretutto, veniva macchiato da un livido viola all'altezza dello
zigomo destro, già protuberante e dolorosamente gonfio.
Harry e Ron lo affiancavano ciascuno da un lato, rispettivamente feriti
da piccoli tagli al volto e sporcizia fangosa imputabile a rovinose
cadute all'esterno di Hogwarts. Eventi che non avevano ovviamente
risparmiato gli occhiali di Harry, spezzati in due e ancora stretti tra
le sue mani.
Mosso un passo verso di loro, fu la McGranitt stessa a fermarla,
utilizzando un imponente cenno del capo. -Non ora, Signorina Granger.-
E tornando ad osservare la consueta combriccola, li congedò
seccamente.
Una bizzarra sfilata si creò sotto i loro occhi, accentuando
maggiormente lo scambio di occhiate che non rivelarono altro se non
promesse di vendetta e conti solo momentaneamente sospesi.
Blaise Zabini, relativamente incolume e colpevole unicamente di
sfoggiare un solo livido all'altezza della tempia sinistra,
intercettò lo sguardo di Malfoy, indirizzandogli un breve
sogghigno a mo' di rassicurazione. I capelli corvini disordinati,
s'accordavano perfettamente alla camicia sporca di sangue,
evidentemente non suo, e alla fanghiglia seccatasi lungo il contorno
delle scarpe.
Ragazzo di una certo fascino, dicevano le sue compagne, ma di fronte al
sorriso sprezzante che le rivolse una volta accortosi del suo sguardo,
Hermione riuscì solo a definirlo di una certa strafottente
maleducazione.
Solo quando Tiger e Goyle cercarono di passare simultaneamente dalla
porta riuscirono ad attirare l'attenzione generale, consistente in
diverse battute accuratamente non
sussurrate di Ron e un evidente sospiro di mancata fede in Malfoy,
probabilmente rassegnato alla sola presenza di muscoli in quei corpi
dalla voluminosa consistenza.
-Gregory, cedi il passo a Vincent o non ne usciremo.-
Sagace suggerimento, approvò per un attimo Hermione, il
necessario per ricordarle che a parlare era stata Pansy Parkinson. In
perfetta uniforme scolastica e pettinatura a caschetto sempre di moda,
la brunetta Slytherin attese che il passaggio si liberasse, prima di
scoccare uno sguardo duro a Malfoy e sparire dalla vista di Professori
e Caposcuola.
I tre Gryffindor furono gli ultimi a scomparire oltre il buio delle
scale, osservandosi complici e silenziosamente promettendosi di
affrontare il discorso più tardi.
-E ora, a noi Signori.-
L'anziana voce del preside, rauca e gentile, li colpì alle
spalle nel momento esatto in cui la McGranitt gli si affiancava e Piton
chiudeva la porta.
Il silenzio carico di tensione che andò a pervadere la
stanza, insinuò nella mente di Hermione la convinzione di
non essere al corrente di tutti i particolari dell'accaduto, come
invece lo era Malfoy.
I due erano seduti su due sedie così vicine, che i braccioli
accostati permettevano accidentali contatti con estrema
facilità.
Di fronte a loro, Silente li fronteggiava apparentemente tranquillo,
avvolto in una lunga tunica turchina e dalle sfumature piuttosto
stravaganti. La lunga barba bianca smorzava quella tonalità
di colore quasi abbagliante, rendendolo una figura aurea e temibile, di
quella misteriosa forza che infondeva rispetto e dedizione davanti a
simili caratteristiche.
Gli occhiali a mezzaluna, ingrandivano parzialmente due pupille
saldamente piantate nella loro direzione, come se fosse il Preside
stesso ad aspettare un primo passo da loro.
Per diversi secondi sperò che fosse Malfoy a dire qualcosa,
ad aprire un argomento ancora troppo vago nella mente di lei, forgiato
a immagine e somiglianza di ricordi Gryffindor frammentati e troppo
imprecisi per poterle dare un quadro completo della situazione, ma
quando si accorse che lo Slytherin sarebbe stato disposto a passare
l'intera nottata nell'ufficio dell'anziano mago a costo di non
abbordare per primo l'argomento, allora Hermione prese il coraggio a
due mani, evitando accuratamente qualsiasi tipo di sguardo rivoltole
dalla McGranitt e Piton, rispettivamente ai due lati del preside.
-Professore...- indugiò -Sono stata solo parzialmente
informata dei fatti. Posso chiederle l'esatta causa dell'incidente che
ha visto come protagonista Colin?-
Il verso di scherno in cui si produsse Malfoy fu un chiaro singulto di
derisione nel silenzio della stanza circolare. Un segno di irrispettosa
presa di posizione davanti alla quale Piton, come da aspettativa, non
reagì, limitandosi ad elargire al suo pupillo una vaga
occhiata di quello che doveva indubbiamente essere stupore.
E se il Preside fu l'unico ad esporre il suo divertimento con un chiaro
sorriso, la McGranitt non ritenne di aderire alla linea di condotta
adottata dai colleghi.
-Vuole un tè, Malfoy? Le fa male la gola, per caso?-
Oh, qualcosa gli doleva nel profondo. Un fascio di nervi per cui ancora
nessuno aveva potuto nulla, se non ingrandire esponenzialmente il grado
di irritazione che aveva deciso di prendere stabilmente asilo nella sua
vita.
-Sto benissimo, la ringrazio Professoressa.-
Hermione pensò fugacemente che se fosse stata lei a parlare
in quel modo a Piton, utilizzando lo stesso tono svagato e palesemente
disinteressato, sarebbe immediatamente stata declassata. Da Caposcuola
a Prefetto in meno di una settimana.
Ma a Draco Malfoy queste cose non capitavano. E non capitavano grazie
alla benigna influenza di Piton, che a sua volta poteva vantare un
certo credito agli occhi di Silente.
A Hogwarts, tutto girava attorno a semplici meccanismi di quel genere.
Conoscenze, magie, affetto...
Persino l'altalenante supremazia tra Gryffindor e Slytherin era
culminata nella loro nomina simultanea, evento che avrebbe creato una
lotta definitiva tra le due case.
-Volevo solo ribadire.- continuò Malfoy, come se in quel
lasso di tempo si fosse concesso una breve pausa -Che ho già
provveduto ad informare la Caposcuola Granger.-
-Non posso negarlo.- acconsentì Hermione -Ma è
comunque un tipo di riassunto troppo vago, in cui, per altro, Colin ne
esce come unico responsabile.-
-Dovrai pur ammettere che nessuno Slytherin si è mai
avvicinato al vostro vagone.-
Oh, stavolta lo guardò chiaramente, rinfacciandogli con un
solo sguardo diversi episodi imbarazzanti che lo avevano avuto come
protagonista, del tutto perdente. Tanto da costringergli a precisare
-Non quest'anno, almeno.-
-Io non posso saperlo.- sottolineò Hermione, testarda.
-Certo che non puoi. Non eri presente.-
-Oh, senti questa! Nemmeno tu lo eri.-
-Basta così.-
E se prima il vago sentore di essere nei guai era stato capace di
inibirli, ora la situazione era addirittura peggiorata per loro diretto
intervento.
Tornando a concentrarsi sulla bianca barba del Preside, Hermione
optò per un silenzio immediato condito da uno sguardo di
puro, quanto iroso, pentimento.
Dal canto suo, Draco Malfoy aveva ben pensato di sfoderare la sua
miglior espressione annoiata dai complicati problemi del mondo, che a
meno di imminenti ripercussioni personali, non lo riguardavano.
Una bugia.
La migliore finzione che fosse stato in grado di compiere da anni.
Perché lui
sapeva.
Sapeva benissimo.
-I vostri litigi non sono un bene.- riprese severa la McGranitt -Non
solo per voi stessi, ma per gli incarichi che la vostra nomina vi
impone di compiere insieme. Questi incarichi, si riflettono inoltre
sulla popolazione studentesca e oggi abbiamo chiaramente visto le
conseguenze di una mancata collaborazione. Esigo, che simili spettacoli
non si presentino mai più sotto i nostri occhi o saremo
costretti a rivedere le scelte da noi compiute quest'estate. Mi sono
spiegata?-
Sufficientemente, il necessario per persuadere i due Caposcuola che
scene simili non si sarebbero mai più svolte sotto i loro
occhi, ma ben lontane da qualsiasi autorità.
-Si.-
-... si.-
-In via del tutto eccezionale.- subentrò Piton -Non verranno
presi provvedimenti su entrambi voi, nonostante la vergognosa mancanza.
Lo stesso, non potrà dirsi per i vostri compagni.-
E la dolorosa vena di stizza che traspariva dalle sue parole,
chiarì perfettamente che gli Slytherin, seppur ritenendosi
parte offesa, non avrebbero scampato la punizione inflitta.
-Le due rispettive case, Gryffindor e Slytherin, partiranno con uno
svantaggio di centocinquanta punti nella gara delle case.
Centocinquanta punti, che dovranno essere recuperati, specificatamente,
dagli stessi ragazzi presenti alla rissa, quelli che materialmente
hanno scagliato offese e ferite. In quanto al gruppo di studenti
accalcatisi attorno a loro, avranno la consapevolezza di dipendere
dalla sagacia di studenti come Paciock.- concluse Piton.
-O come Tiger e Goyle.- precisò la McGranitt, pur sempre
decisa a non vedere declassata la casa di cui era a capo.
Centocinquanta punti.
Centocinquanta.
Nessuno al Gryffindor avrebbe preso la notizia con spirito di
accettazione.
E spiando l'espressione di Malfoy con un discreto sguardo di sbieco,
Hermione comprese velocemente che nemmeno a Slytherin sarebbe stato
facile riportare la notizia.
-Non possiamo fare nulla per impedirlo?-
La parola esatta, pensò Hermione, sarebbe stata
“rimediare”, ma Malfoy doveva avere particolari
concetti di espressione totalmente inadeguati al momento.
-No, Signor Malfoy.-
Questa volta fu Silente in persona a parlare, fissandoli bonariamente e
con una dose di divertimento in volto assai allarmante.
Spesso aveva guardato Harry a quel modo, prima che qualche avventato
colpo di fortuna, o destino abilmente manovrato, salvasse loro la vita.
Nonché quella di altre persone.
-E credo che lei sia perfettamente al corrente del motivo.-
Stringendo l'orlo della gonna scozzese tra le mani, Hermione si chiese
retoricamente per quale motivo non fosse sorpresa di una simile frase,
seppur pronunciata da Silente.
-Cosa intende?-
Hermione comprese di essersi accidentalmente trovata coinvolta in
qualcosa che avrebbe richiesto gran parte delle sue energie e
sanità mentale messe insieme, molto probabilmente unite per
riparare a un danno commesso dal Caposcuola Slytherin.
-Che sta succedendo? Di cosa è al corrente, Malfoy?-
Persino il silenzio ostinato di Malfoy era divenuto del tutto
trascurabile se paragonato al spasmodico stringersi delle labbra della
McGranitt e all'espressione di vaga derisione di Piton.
-Devi sapere, Signorina Granger, che Hogwarts è stata
oggetto di un inusuale, quanto onorevole invito, da parte di una delle
più antiche e riservate scuole di magia. Grimlore. Il
Preside della struttura ha ritenuto opportuno contattarci per proporre
un vantaggioso incontro tra le due scuole.-
Del tutto spiazzata da una simile rivelazione, Hermione non
poté fare altro che osservare il Preside, sfoggiando la
più sciocca espressione incredula che avesse mai adottato.
-Da che ho memoria, Grimlore è situata nel folto di
un'antica isola britannica: Blackwood.- la informò il
preside, dando prova di una sbadataggine casuale assai poco credibile.
-Ma non è questo che importa. Sin dalla sua fondazione
è sempre stata aperta ad un esclusiva studentesca
Purosangue, particolare che credo abbia influito sulla fuga di notizie
di cui io e il preside Grendel siamo venuti a conoscenza. Credo che
alcune delle nostre più illustri famiglie abbiano ottime
conoscenze nella vecchia scuola. Probabilmente è esattamente
questo che il minore dei Canon è riuscito a scoprire. Non
è così, Signor Malfoy? -
-E' così Preside.-
Per un fugace attimo, gli occhi grigi del ragazzo andarono in cerca
della cupa espressione di Severus Piton, immobile al fianco del Preside
a mo' di guardia reale, pronto a manifestare tutta la sua
fedeltà.
In ogni caso, fu uno sguardo che non venne ricambiato in alcun modo
apparentemente comprensibile, dando l'impressione ad Hermione che un
muto dialogo si stesse svolgendo sotto i loro occhi e accanto alle loro
orecchie. Qualcosa di invisibile e inudibile che decise le seguenti
battute di Malfoy.
-Mio padre non ha saputo spiegarmi con precisione le intenzioni
dell'iniziativa, se non che alcuni dei nostri studenti dovranno partire
alla volta di Grimlore, e che altri ne arriveranno ad Hogwarts. In
quanto Caposcuola, non ritengo opportuno lasciare Hogwarts in
contemporanea con la Granger, se dovessimo mancare entrambi sarebbe un
problema.-
-Questo.- intervenne la Professoressa Mc Granitt -E' un nostro
problema, Signor Malfoy. L'evento è già stato
accettato e pianificato nei minimi dettagli.-
-Un momento.- s'intromise Hermione -Per quanto tempo è
inteso un simile trasferimento? Oltretutto non credo di essere stata
informata preventivamente di un mio spostamento, senza la minima
conoscenza dei fatti.-
-Nessuno mi pare abbia menzionato una vostra partenza in
qualità di studenti volontari.- li gelò Piton con
tono seccato. -Ma, in qualità di Caposcuola, vi recherete a
Grimlore per compiere le dovute presentazioni, accompagnati dal
sottoscritto e dal Preside Silente in persona.-
Smarrita e travolta da eventi inaspettati, Hermione cercò
con lo sguardo un aiuto o un chiarimento da parte della Professoressa
McGranitt, che a quel punto, risultava evidente rimanere ad Hogwarts in
qualità di Preside pro tempore.
-Il viaggio è già stato organizzato.- intervenne
la donna – La vostra permanenza durerà sette
giorni, in modo da non ledere la preparazione degli esami finali.
Sarà una visita di rappresentanza, la vostra, da cui mi
aspetto massima serietà e un comportamento impeccabile. Non
saranno ammesse irregolarità di alcun genere, nemmeno la
minima effrazione al loro regolamento scolastico, assai simile al
nostro e con cui, mi sembra di ricordare, abbiate entrambi illustri
precedenti.-
-Ma, Professoressa...-
-Nessun ma, Signorina Granger, mi aspetto grandi cose da lei.-
E la smorfia di scherno sul volto di Malfoy non fece che ingigantirsi,
constatando per l'ennesima volta come da lui non ci si aspettasse
grandi cose, ma le basilari azioni di rispetto e obbedienza. Ovvero,
atteggiamenti di noioso bon ton e ridicola giustizia. Per non
menzionare, oltretutto, la tanta puerile onestà.
-In ogni caso, mi è parso di capire che chiunque altro
voglia partecipare all'iniziativa possa farlo in modo volontario.-
-Esattamente, Signor Malfoy.- annuì Silente. -Ripristineremo
il Calice di Fuoco per questa partenza straordinaria, fra un mese
esatto, in modo che sia possibile concludere il tutto in concomitanza
alle vacanze invernali.-
-E quando dovremmo partire, noi?-
-Tra una settimana. Per ora, è tutto.-
Passarono diversi secondi prima che uno dei due Caposcuola fosse in
grado di muoversi, rinunciando ad un colloquio che avrebbe avuto il
potere di chiarire ulteriori quesiti. O almeno, così pensava
Hermione.
Fu Piton ad aprire loro la porta, esibendosi in uno scatto di pura
irritazione deciso a troncare un incontro che, in tutta
evidenza, non avrebbe dovuto svolgersi in quel momento. E con un ultimo
cenno del capo rivolto a Silente e ai due rispettivi Capocasa, Hermione
Granger e Draco Malfoy lasciarono l'ufficio del Preside in possesso di
una maggiore irritazione rispetto a quella vantata solo pochi minuti
prima.
***
Sfortunatamente, il bivio che li avrebbe portati a dividersi per
raggiungere le rispettive sale comuni era ancora lontano,
costringendoli così ad una forzata compagnia per almeno
qualche altro minuto, considerato scomodamente di troppo.
Malfoy precedeva Hermione di qualche passo, quasi a volerle sfuggire,
prima che l'inopportuna curiosità della Gryffindor destasse
in lei domande che non avrebbe mai dovuto porre, ma che invece avrebbe
sottoposto alla sua pazienza con la massima noncuranza.
Il mantello ondeggiante alle spalle del ragazzo era quasi un invito a
mantenere una certa distanza, dissuadendo così ogni invito
alla comunicazione e possibile, quanto insana, voglia di interagire con
lui.
-Senti Malfoy, se sai qualcosa di più riguardo a questa
storia, voglio che tu me lo dica.-
Chiara e coincisa, la voce di Hermione Granger sembrò
impartire un ordine al ragazzo che di fronte a lei non accennava
nemmeno a fermarsi per risponderle, limitandosi a voltare brevemente il
capo per rivolgerle uno sguardo sprezzante.
-Parlo con te, Malfoy. Sei pregato di fermarti e rispondermi.-
-Allora inizia pure a pregarmi, perché per quanto mi
riguarda non sono affari che ti riguardano.-
-Se qualcuno decide che io debba partire con te per un'isola di cui non
ricordo nemmeno il nome, perdonami ma credo sia una cosa che mi
riguarda incredibilmente da vicino.-
-Blackwood. Il nome dell'isola è Blackwood e non sono stato
certo io a costringerti. Merlino solo sa quanto la tua presenza sia
già abbastanza seccante qui ad Hogwarts.-
Ormai abituata ai più svariati insulti, Hermione
l'oltrepasso con decisione, sbarrandogli la strada e fermandolo a viva
forza con un braccio teso.
-Non ti lascerò passare se non mi dirai tutto ciò
che sai.-
-Cosa credi che ci sia, dietro? Una cospirazione, Granger? Sogni di
mirabolanti complotti orditi dal sottoscritto anche mentre dormi?-
-Il giorno che arriverò a sognarti, Malfoy, potrò
considerarmi impazzita in modo irreversibile. Ma questo tuo voler
cambiare discorso non cambia le cose. Sono certa che tuo padre ti abbia
rivelato molti più particolari di quanto tu abbia ammesso
nell'ufficio di Silente.-
-E anche se fosse?-
La guardava dall'alto, con la famigliare espressione di fastidio che
tanto facilmente prendeva possesso del suo volto ad ogni occhiata che
era solito rivolgerle, per le più semplici e basilari
necessità. Come, ad esempio, evitare di sbatterle addosso ed
essere costretto a sentire la sua petulante voce intenta ad elencare
almeno una decina di regole infrante dal suo eclatante gesto.
-Credi che sentirei il bisogno di parlarne con te, Granger?
Perché indovina... no.-
-Non m'importa un accidenti dei tuoi bisogni.-
-Sei scontata, mezzosangue.-
-E tu piuttosto prevedibile.-
Interessante situazione di stallo. Se solo non fossero stati entrambi
troppo stanchi per voler realmente proseguire, avrebbero potuto
cimentarsi in un interessante duello verbale e magico al tempo stesso.
Ma le forze mancanti reclamavano cibo e riposo tanto quanto la fisica
lontananza l'uno dall'altra.
Scartando bruscamente di lato, Malfoy l'osservò, deciso a
togliersela dai piedi il più velocemente possibile.
-Stiamo parlando di una semplice visita in una scuola straniera,
nemmeno troppo lontana dalla nostra. Una cosa del tutto normale,
Granger. Uccidi il tuo senso di persistente sospetto e accetta che per
sette, lunghi, giorni saremo costretti a camminare fianco a fianco.-
Accettazione, già.
Per un attimo incredibilmente lungo, Hermione aveva dimenticato
l'imperante filosofia Slytherin.
Accetta. Subisci. Vendicati.
Lasciata sola nel corridoio, le braccia abbandonate lungo il corpo e il
rumore cadenzato di passi in allontanamento, Hermione si
voltò quanto più velocemente possibile, compiendo
due miseri passi avanti prima di gridare il suo fine punto di vista a
Malfoy.
-Il fatto che tu ne sappia qualcosa è già di per
sé motivo di sospetto. E se ne uscirà qualcosa di
pericoloso, sappi che non ti darò tregua!-
Il fiato corto e il leggero ondulare di capelli ormai indomabili, non
furono particolari che lo Slytherin fu in grado di vedere, ma nella
corsa spedita verso la sua sala comune, trovò comunque la
sfacciataggine necessaria per ridere di lei, alzando una mano stretta a
pugno sopra la testa a mo' di saluto e presa visione della minaccia.
Dannato Malfoy.
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