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Seconda fic scritta per la
Big Damn Table. Promt: 030_Morte. Giusto una cosa allegra xD
La Rowling ha confermato che
il Serpeverde che vede i Thestral è Nott, quindi, dato che lei non lo calcola,
ci ho pensato io ù_ù Scherzi a parte... Avevo quest'idea da un po'. Spero sia
riuscita bene ^^
Piccola noticina: i dialoghi sono
interamente copiati da "Harry Potter e l'Ordine della Fenice", capitolo 21 per
l'esattezza. In corsivo, invece, ci trovate i pensieri di Theo. E fate
attenzione al linguaggio.
Disclaimer: come al solito, i
personaggi non mi appartengono, ma sono di proprietà di J.K.Rowling e, per
tanto, frutto di fantasia, come la storia qui narrata.
Thestral
Lucidi
occhi bianchi e corpo da mezzo cavallo e mezzo drago.
Che
schifo è?
Pezzi di
carne che vengono strappati tra i denti, masticati voracemente. Il sangue che
cola dalle zanne, sporcando il muso dell’animale.
Non è
un animale, è un mostro.
«Che cos’è? Che cos’è che la
sta mangiando?»
«Un Thestral.»
Oh
certo, mi pareva.
Gli
sguardi spauriti della classe, che non può vedere, non può capire.
Ed è
meglio così.
Il
disgusto che gli serra lo stomaco. La colazione sembra sul punto di riversarsi
ai suoi piedi. Lo sguardo si indurisce, fisso e immobile su quei mostri.
«Chi mi sa dire perché certi
li vedono e certi no?»
«Possono vedere i Thestral
solo le persone che hanno visto la morte.»
Esatto, dannato mezzogigante.
Il lampo
di comprensione che attraversa la classe, gli occhi che si puntano sui pochi che
possono assistere al macabro scenario. Anche su di lui.
Che
cazzo avete da guardare. Mi invidiate, forse?
I pugni
si serrano. La rabbia sembra sul punto di farlo esplodere.
Aver
visto crepare mia madre è un privilegio?
I ricordi
gli attanagliano la mente, come lampi di luce, lo attaccano, lo mettono alle
strette per farsi guardare. Il più doloroso si comporta da protagonista, si
pavoneggia, si mostra in tutta la sua crudeltà. Ammirami, sembra che gli
dica, ammira il tuo male, ammirami.
Chiude
gli occhi e le unghie si conficcano nella pelle. Non gli frega un cazzo della
Umbridge che fa domande, del mezzogigante in difficoltà, dei suoi compagni lì
intorno. Vuole solo andarsene.
Quanto
deve durare ancora?
Improvvisamente la mano di Blaise si serra sul suo polso, gli strattona
leggermente il braccio. Il gesto finalmente lo riscuote. Sposta lo sguardo dalla
mucca dilaniata e lo posa sulle proprie scarpe, sui ciuffi d’erba lì intorno.
Sente il calore di quel gesto anche attraverso la divisa. La rabbia, l’odio e il
dolore cominciano lentamente ad abbandonarlo.
E, quando
la calca di gente a piccoli passi si disperde, pensa, distintamente, che a volte
è davvero difficile convivere con la morte.
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