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Wecome To PageBreeze
Aimer...
"Perché crogiolarsi nel dolore e
dimenticarsi di vivere?"disse Hermione, di fronte alla figura intatta di
Harry
"Perché non farlo allora?" rispose
lui con voce sommessa.
Hermione era seduta di fianco a
Harry, che si guardava i piedi rabbioso. La Sala Comune era vuota, c'erano solo
loro due, il fuoco ormai spento. Erano circa le nove di sera....
"Perché, vedi, ci sono tante altre
cose al mondo da scoprire, da amare, da compiere...perché dimenticarsi di
vivere?" ripeté Hermione fissandolo
"E se io non ne avessi voglia? Se io
non volessi più vivere?" si alzò, tremante, fece due passi verso il
fuoco
"Non puoi farlo...devi vivere! Ci
sono ancora una miriade di persone che hanno bisogno di te, là fuori..Silente
non avrebbe voluto..."
"Cosa ne sai tu di cosa vuole
Silente?" la interruppe Harry voltandosi verso di lei..
"Non lo so, è vero, ma lo penso!
Penso che lui non avrebbe voluto che tu ti rinchiudessi in una stanza senza una
vita, senza niente, senza nessuno"
Erano ormai più di due mesi che
Harry se ne stava nella stanza delle necessità, senza desiderare altro che stare
solo, senza nessuno che gli chiedesse come stava o cosa aveva. Ma Hermione aveva
deciso che era il momento di smetterla..Silente era morto, ma lui, lui non era
morto e non poteva far finta di esserlo..
"è quello che voglio..." rispose lui
calmandosi un pò
"Ma non è vero...è quello che pensi
di volere...ma non è quello che vuoi"
"Ma tu pensi di sapere tutto? Pensi
che solo perché sei intelligente, puoi capire come mi sento io?" urlò Harry, non
facendocela più a trattenersi
"Perché non me lo dici allora?" gli
rispose Hermione
"Te lo devo dire? Ti dovrei
scaricare addosso tutto quello che provo....bene se è così lo farò...! Tu non
sai cosa si prova a perdere una persona tanto vicino a te, che era come un
padre! Come fai a saperlo? Come fai a capire quanto odio provo per Voldemort?
Lui ha ucciso i miei genitori, il mio padrino, ha fatto uccidere
Silente....Odio, è quello che provo, rabbia, disprezzo, voglia di smetterla con
questa vita dove provo esclusivamente dolore, perché allora mi chiedo dovrei
continuare a viverla...perché?" e in quel momento tutto il dolore che provava e
tutta la voglia di piangere, esplose. Si sedette sul divano, piangendo tra le
braccia di Hermione....
E lei che lo accolse, con le lacrime
che le rigavano incessantemente il viso. Gli accarezzò i capelli, e gli diede un
bacio sulla fronte. Lui continuò ad essere scosso da piccoli
singhiozzi..stettero lì per circa un'ora...poi Harry si staccò dal suo
abbraccio...
"Scusa.." disse lui, guardandola
fissa negli occhi
"E di cosa? Harry, era questo che
volevo. Volevo farti capire che ne valeva ancora la pena di piangere, che vale
ancora la pena di vivere e di combattere...Non servirebbe a niente nascondersi
dietro a una porta di legno per restarci per tutta la vita..." concluse lei, un
piccolo sorriso increspò le labbra della ragazza
"Grazie..." rispose lui. In quel
preciso momento capì che Hermione ci sarebbe stata sempre per lui..Capì che
doveva riprendersi e doveva, come aveva detto lei,
combattere.
*****
"Harry!" Ron si alzò dalla panca la
mattina dopo sorpreso per la comparsa del ragazzo..
Non sapeva ancora niente e per ora
Harry aveva solo voglia di stare con loro senza dare spiegazioni a nessuno.
L'intera Sala Grande si era voltata nella sua direzione all'urlo di Ron, e
adesso il silenzio era calato nella stanza.
Le facce di quelli che lo
conoscevano meglio degli altri erano distese in un sorriso piene di speranze,
quelle di chi invece non lo conosceva avevano uno sguardo sorpreso e di chi non
aveva capito ancora bene il perché della sua reclusione.
Altre ancora, come quella di Malfoy,
avevano uno sguardo di pura indifferenza e ripresero subito a fare colazione.
Anche Ginny lo stava guardando e intuì che l'aveva perdonato per il male che le
aveva fatto, lasciandola. Adesso stringeva la mano ad un Neville nervoso, anche
lui girato verso Harry.
Hermione era di fianco a lui, si
diressero insieme verso il tavolo dei Grifondoro. La sala man mano divenne di
nuovo rumorosa, anche se diversi continuarono a guardarlo. Si sedette vicino a
Ron e incominciò a parlare scherzosamente come avevano fatto per anni, come se
quello che era successo fosse ormai cancellato, dimenticato.
Hermione li guardava sorridente.
Era riuscita a tirarlo fuori da un
lungo corridoio, era riuscita a fargli aprire la porta che stava alla fine di
questo, era riuscita a fargli capire che lei per lui ci sarebbe sempre stata, in
ogni momento, in ogni situazione. Ron ci aveva provato molte volte, senza mai
riuscirci, ma comunque ci aveva provato e sapeva che a Harry quello faceva molto
piacere.
Prese forchetta e coltello e
incominciò a mangiare. Harry fece lo stesso, mangiando per la prima volta da
mesi, con gusto.
"Cosa abbiamo oggi alla prima ora?"
chiese Ron del tutto estraneo dell'orario
"Abbiamo pozioni" rispose Hermione
subito
"Oggi non ne ho proprio voglia"
disse il ragazzo mettendosi in bocca un grosso pezzo di bacon
"Ron...lo sai che devi
recuperare..l'altra volta hai preso un brutto voto..lo sai" esclamò Hermione con
un'aria un pò irritata :era sempre lo stesso
"Si si , lo so.." il rosso
stranamente aveva accettato il rimprovero della ragazza senza dire nulla.
Allora era un pò cambiato? Si chiese
Harry cercando di immaginarsi un Ron studioso...
Subito una ridarella lo prese, ma
per fortuna gli altri non se ne accorsero.
"Come mai così buono?" esclamò
Harry, dopo essersi ripreso da quell'attacco improvviso
"Semplicemente perché non ho voglia
di litigare, anche se lei fa di tutto per farlo" lanciò uno sguardo ferito e
irritato verso Hermione
"Oh certo...e così sarei io quella
che vuole litigare.." la ragazza si scaldò improvvisamente
"Certo...devi sempre infilare il
coltello nella piega.." detto questo prese il coltello più vicino e lo ficcò con
ferocia nel bacon..
Hermione incominciò a spiegargli che
lei lo faceva per il suo bene e basta, ma a quanto pareva Ron non voleva
capirlo...A questo seguì una delle loro solite litigate....
Sempre i soliti, incapaci di stare
più di cinque minuti senza litigare...Ma a Harry questo non dette fastidio...Era
così abituato al silenzio della stanza delle necessità che si divertì ad
ascoltarli, mentre battibeccavano. Dovette però interromperli, avvisandoli che
dovevano andare nel sotterraneo, per la prima ora di lezione.
Mentre attraversavano il corridoio,
si rimisero a discutere...Gliene fu grato, dato che poté pensare a loro due.
Nei mesi della sua assenza si erano
messi assieme? Era una domanda che si faceva già da ieri notte, ma non riuscì a
trovare nessuna risposta. Non gli sembravano cambiati, ma infondo cosa ne poteva
sapere lui? Dopo ieri sera si accorse che il suo modo di guardare Hermione era
cambiato. Si accorse di quanto era cresciuta in quegli anni, di come si fosse
alzata e di come le sue curve si erano formate. Colto da questi improvvisi
pensieri, si costrinse a riemergerne per poter ascoltare la discussione degli
amici.
"Perché non cresci un pò?" gli
rispose Hermione. Harry non avendo sentito tutta la litigata, si era perso dei
pezzi e adesso cercava di capirci qualcosa.
"Non vedi, sono cresciuto.."
abbracciò con un gesto della mano il suo corpo, evidenziandone il
petto
"Non in quel senso...io dico qui
dentro" mise un dito sulla fronte di Ron, puntellandogliela..
"Beh, quella...quella è a posto!"
rispose lui, con una certa sicurezza..
"Se lo dici tu!" esclamò lei.
Presa dalla irritazione, il libro di
pozioni che aveva in mano le cadde e un rumore sordo investì le lunghe scale che
stavano scendendo...
Harry si chinò veloce per
prenderglielo, Hermione aveva fatto lo stesso. Le loro mani si incontrarono e
quella del ragazzo finì su quella della ragazza. Ron sbuffò, mentre i due si
guardarono in un modo strano.
Harry tolse la mano e si alzò,
Hermione fece lo stesso distogliendo lo sguardo dal moro, con imbarazzo.
Harry non capiva come un gesto così
semplice gli aveva fatto provare emozioni tanto forti. I
nfondo le loro mani si erano
sfiorate, tutto qui. Arrivarono nell'aula dopo cinque minuti, Ron non si era
accorto di niente...E lo poteva capire, si erano solo chinati insieme per
raccogliere un libro.