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Image me and you
Di releuse
“E ora come la mettiamo, eh?
Hanamichi Sakuragi! Noi siamo in cinque...tu sei da solo...AH AH AH AH!”
Cinque contro uno.
Hanamichi Sakuragi, il tensai del
basket, l'uomo rifiutato da ben cinquanta ragazze, si trovava in un vicolo
chiuso circondato da cinque teppisti dallo sguardo poco raccomandabile e armati
di catene e coltelli. Quei tipi cominciarono ad avanzare verso di lui,
minacciosamente.
Ad illuminarli un lampione
all'ingresso del vicolo e i fari delle auto che sfrecciavano sulla strada
principale.
“Pfiù, ma con chi credete di
parlare, eh? Ci vuole ben altro per impaurire il grande Hanamichi Sakuragi, il
tensai!”.
Il rossino ironizzò, per nulla
spaventato. Guardava negli occhi i cinque ragazzi aspettando una loro mossa.
“Sbruffone! Ti faremo passare la
voglia di scherzare! Diamogli una lezione, forza!” Gridò il più grosso del
gruppo.
“All'attacco!!!”
SBONK! STOCK! SBRAM!
Non erano passati che pochi
secondi...e si poteva ben dire che dei teppisti non erano rimaste che briciole.
Sakuragi sedeva in cima ai loro corpi, ammucchiati uno sull'altro, a braccia
conserte. Sorrise soddisfatto sfregandosi le mani.
“Allora? Avete qualcosa da ridire?”
Disse il rossino tirando l'orecchio del corpo immediatamente sotto di lui.
“Pietà, pietà Sakuragi! Lasciaci
andare! Oh, immenso tensai!” Pregava dolorante il ragazzo.
Il resto del gruppo lo seguì nel
coro:
“Abbi pietà Sakuragi!! Ti
promettiamo che non ti daremo più fastidio! Anzi, verremo a fare il tifo allo
Shohoku! Pietàààà!!”
“Oh, grande Sakuragi! Ma come hai
fatto? Eri solo, senza il resto dell'armata...è troppo forte...” Sibilò il tipo
alla base del mucchio, prima di svenire per soffocamento.
Hanamichi scese da quel cumulo di
tipacci malridotti e rise con orgoglio mettendosi le mani sui fianchi.
“Avete visto? Un genio è sempre un
genio in tutto! Non ha bisogno di aiuto!!Ah, ah, ah! Sono un tensai! Posso
fare tutto da solo...”
Nello stesso momento, ma in una zona
alquanto più lontana, Kaede Rukawa camminava sulla via di casa, sbadigliando in
continuazione per l'eccessiva stanchezza.
“Ti sei allenato molto oggi, eh?
Domani non vuoi proprio perdere contro Sendoh...”
“Hn...no, infatti!”
Ayako, camminando a fianco a lui,
sorrideva divertita. La ragazza, vicina di casa di Kaede dai tempi
dell'infanzia, percorreva spesso la strada con il numero undici dello Shohoku,
ben conscia del fatto che il ragazzo non avrebbe spiaccicato più di quattro
parole durante tutto il tragitto. Ma la cosa non la infastidiva, anzi, si
divertiva un mondo a pungolare Rukawa.
“Uff, Rukawa. Come sei musone. Se
continui così rimarrai sempre da solo. Ti alleni da solo, consumi il pranzo da
solo, prima o poi ti vedrò pure parlare da solo. Guarda che appoggiarsi a
qualcuno è importante. Soprattutto in certe situazioni...”
IL tono scherzoso di Ayako si era
fatto più serio nell'ultima frase, espressa proprio nel momento in cui Kaede si
era fermato davanti la propria casa. Il ragazzo non ne era molto sicuro, ma gli
parse che la manager nel pronunciare quelle parole avesse rivolto il viso verso
la sua abitazione, come per indicarla. Fece comunque finta di niente.
“Hn..non ho bisogno di nessuno.
Posso fare tutto da solo...A domani...”. Rukawa voltò le spalle e con un
cenno di saluto si congedò dalla ragazza, entrando in casa.
Ayako sospirò alzando le spalle.
“...ci ho provato!” Sorrise fra sé e
riprese a camminare, canticchiando una vecchia canzone giapponese.
“MA DOVE DIAVOLO SONO RUKAWA ED
HANAMICHI?”
Ryota, quell'anno nuovo capitano
della squadra di basket, gridava come in preda alla disperazione. La sua voce
fece tremare tutta la palestra.
“Porca miseria! Fra poco arriveranno
i ragazzi del Ryonan per la partita d'allenamento! Se li prendo li strangolo
quei due!” Il playmaker iniziava a scricchiolare le dita.
“Calmati! Saranno qui a momenti”
Rise Mitsui...Sicuramente Rukawa si sarà addormentato da qualche parte ed
Hanamichi avrà perso tempo dietro ad Harukina...hihihi!”.Sghignazzò il numero
quattordici.
Bè...purtroppo era proprio così.
Il numero dieci aveva incontrato
nell'andito della scuola la sua cara Haruko, e nel pavoneggiarsi con lei aveva
completamente dimenticato la partita..
Kaede Rukawa invece dormiva
beatamente sul terrazzo, il suo luogo preferito in quella scuola. Dopo la
palestra, ovviamente.
“Oh, Sakuragi!Non vedo l'ora di
vedervi giocare contro il Ryonan...a che ora è la partita?” Haruko sorrideva con
molta innocenza.
“Ah, ah, ah, Harukina! Il genio non
ti stupir...eh? Partita? AAARGH! La partita!! è fra poco! Scusa Harukoooo!”
In pochi istanti la ragazza si trovò
da sola, perplessa, mentre la paglia rotolava nell'andito...
Sotto il sole splendente di quella
luminosa giornata e accarezzati da un'aria lievemente fresca, Sakuragi e Rukawa
stavano correndo verso la palestra. Per fortuna anche il volpino si era
svegliato ricordandosi improvvisamente della partita.
SBAM!
“AHIA!”
“Hng...”
Nella foga i due ragazzi si
scontrarono cadendo a terra. Sakuragi dolorante si teneva la testa, guardando
davanti a sé per capire con chi...
Aggrottò la fronte
immediatamente.
“Dannato kitsune! Intralci la strada
al tensai eh? Ammettilo, volevi farmi fuori per evitare che dimostri il mio
immenso talento contro Sendoh!” Gridò il rossino alzandosi in piedi ed indicando
minacciosamente il rivale.
Rukawa ignorandolo, si sollevò
scrollandosi la terra di dosso.
“Hn...veramente sei tu che stai
sempre fra i piedi. Do'hao...” Sibilò il moro cercando di superarlo, ma Sakuragi
si piazzò davanti a lui afferrandolo alla collottola.
“Maledetto kitsune polare! Come osi?
Se c'è qualcuno che ti ha sempre fra i piedi quello sono io. Tu sei solo una
schiappa con manie di protagonismo!”
“Do'hao, mi vuoi mollare? Devo
conservare le mie energie per la partita. Non posso consumarle inutilmente con
te...” Rispose spazientito Rukawa.
“Checccccosa?!” Sakuragi si irritò
ancora di più, guardò negli occhi il ragazzo con fare rabbioso. Avrebbe voluto
riempirlo di pugni. Anche Kaede avrebbe voluto menarlo, ma sinceramente riteneva
davvero più utile risparmiare le energie.
C'era una partita e nonostante fosse
un'amichevole lui non la voleva perdere. Soprattutto non voleva perdere contro
Sendoh.
Rukawa agguantò così il braccio di
Sakuragi per levarselo dal collo strattonandolo.
Si bloccò, sentendo un forte calore
sotto il suo palmo. Era la mano di Hanamichi che distrattamente aveva afferrato
e dalla quale non riusciva ad allontanarsi.
Quel calore.
E quella caotica scarica di
emozioni. Per la prima volta in vita sua Kaede Rukawa si sentì in preda alla
confusione.
Gli erano sembrati attimi infiniti,
in realtà erano stati solo pochi secondi, durante i quali era riuscito ad
allontanare con forza la presa del rossino dalla sua divisa.
Si sentì sollevato pensando che il
ragazzo non avesse capito quello che stesse provando.
Era vero.
Sakuragi non aveva capito cosa
stesse provando Rukawa, poiché il suo animo era stato invaso dagli stessi
pensieri del suo rivale.
Entrambi cercarono di non darci
troppo peso.
Si fissarono con aria di sfida.
“Do'hao...”
“Baka kitsune...!”
Fiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii
Un sibilo nell'aria.
“ATTENZIONEEE!!”
SBONK!
Un pallone da calcio raggiunse la
testa di Hanamichi colpendolo da dietro e facendolo sbattere violentemente
contro la testa di Rukawa.
“Ahh!” Esclamarono
contemporaneamente i due ragazzi in coro stringendo denti e occhi.. Un forte
dolore invase la loro testa.
Una fitta estremamente pungente.
Come prendere la scossa dalla corrente elettrica.
Un dolore acuto. Estremamente acuto.
Come se fosse doppio.
Come se Sakuragi sentisse il dolore
di Rukawa.
Come se Rukawa sentisse il dolore di
Sakuragi.
Entrambi i ragazzi pensarono che la
testa dell'altro fosse più dura del solito. Con tutte le capocciate che si
davano, quella era stata di sicuro la peggiore.
Lentamente il dolore cominciò a
svanire.
“Scusate...va tutto bene?” Disse un
ragazzino avvicinatosi a loro: faceva parte del club di calcio.
Rukawa fu il primo a riprendersi,
riaprendo gli occhi.
“Certo, il tensai è abituato a ben
altro! Se questo kitsune non fosse stato d'intralcio starei meglio! Baka
kitsune!”.
“Do'hao”. Rispose Hanamichi
riprendendosi.
Ci fu un attimo di silenzio. Uno
strano silenzio
Qualcosa non andava.
Non erano le loro voci a dire quelle
parole. O meglio:
Perché la voce di Rukawa aveva
pronunciato un “Baka kitsune?”
E perché Sakuragi aveva risposto con
un “Do'hao”?
I due ragazzi si guardarono.
Rimasero a fissarsi, senza parole.
Decisamente qualcosa non andava.
“Che diavolo ci fa una mia copia
qui?” Se lo chiesero entrambi, in coro, indicandosi.
Impallidirono nel vedere il
movimento della copia davanti a sè.
Ognuno di loro stava pensando di
avere una copia di se stesso davanti i propri occhi.
Il ragazzino li guardava stupiti..
“Sarà la botta in testa...” Ridacchiò nervosamente e li lasciò lì.
La presunta copia di Rukawa si toccò
la faccia, i capelli, le braccia.
Lo stesso fece la presunta copia di
Hanamichi.
Sbiancarono.
“Tu sei me?!!” Si indicarono in
coro.
Intanto in palestra tutta la squadra
attendeva spazientita l'arrivo dei due ritardatari. Ryota stava per avere un
esaurimento nervoso, Mitsui cercava di calmarlo, mentre l'allenatore Anzai
rideva beatamente.
D'improvviso le porte della palestra
si aprirono di scatto, sbattendo sul muro, facendo tremare le pareti.
Sulla porta stavano Sakuragi e
Rukawa.
“Razza di mentecatti! Si può sapere
dove eravate finiti? Io vi....” Ryota non riuscì a terminare la frase. Vide
Rukawa fiondarsi rabbiosamente su di lui e afferrargli le spalle.
“CHI SONO IO?!” Rukawa urlava con
gli occhi infuocati.
...SHOCK...
Tutta la squadra era scioccata.
Ryota rimase senza parole non capendo bene cosa stesse succedendo. Rukawa che
gli chiedeva chi fosse? Il playmaker non capiva.
“...bè...sei l'asso dello Shohoku,
no?” Rispose un po' incerto, credendo fosse quello che voleva sentirsi dire.
“Ah, certo...io sono il te...No! Chi
intendi per asso dello Shohoku?” Rukawa insisteva...
“Bè...eh eh...Kaede Rukawa, no?”
Rispose nervosamente il ragazzo.
“AAARGH!!NOOO!”
....Nuovamente SHOCK....
I ragazzi della squadra non capivano
più nulla. Davanti ai loro occhi Rukawa stava gridando per tutta la palestra con
disperazione tenendosi la testa fra le mani.
“Do'hao...” Disse impercettibilmente
la figura di Sakuragi dietro di lui, mentre con un calcio lo faceva cadere a
terra.
“Tu, kitsune malefica!” Gridò Rukawa
nel guardarlo.
Intanto la squadra si faceva ancora
più allibita.
“Cosa è successo! Restituiscimi il
mio corpo! Rivoglio il corpo!”
A quelle parole ci fu un rossore
generale sulle guance dei presenti.
Rukawa saltò addosso ad Hanamichi
spingendolo a terra e afferrandolo alla maglietta. Il rossino reagì
strattonandolo via e caricando un pugno.
Si fermò in tempo.
“Hn. Non posso rovinarmi...” Disse
sbuffando, pensando che il corpo che aveva davanti ai suoi occhi in fondo era il
suo.
“AARGH! Come fai ad essere così
calmo? Io ti...”
SBONK!
“Adesso basta!” Prontamente Ayako
colpì i due con il suo ventaglio della giustizia.
Mitsui intanto afferrò Rukawa al
colletto e lo trascinò per la palestra. In fondo era lui che stava facendo
casino in quel momento.
“Forza che c'è la partita. Dopo
potrai avere tutto per te il corpo di Hanamichi, tranquillo. Ma non c'è bisogno
di fare tante scene se siete in astinenza....Tenetele per voi queste cose”.
Con il braccio libero Mitsui aprì la
porta dello spogliatoio e ci gettò Rukawa.
“Cambiati!”Esclamò scocciato.
“Ahhh!non hai capito niente,
Micchi!!!” la voce di Rukawa echeggiò nello spogliatoio.
“Ma quanto strilla oggi. Non ha mai
parlato così tanto da quanto lo conosco. Dì un po' Hana, non è che la tua
idiozia è contagiosa?” Scherzò il numero quattordici aspettandosi una sfuriata
da parte del ragazzo.
Ma Sakuragi non reagì. Anzi, si
limitò ad alzare le spalle e sospirare un
“Hn...”.
La squadra era in uno stato di
perplessità dilagante...
Un'ora e mezza dopo aveva inizio la
partita.
Molto dopo rispetto al previsto a
causa di Akira Sendoh, asso della squadra del Ryonan e ritardatario di prima
categoria.
.
Le due squadre erano
posizionate.
In testa stavano Sendoh e
Rukawa.
“Allora Rukawa? Giocherai con tutte
le tue forze da subito o le risparmierai per il secondo tempo?” L'asso del
Ryonan lanciò la sua sfida al numero undici.
“Come osi dannato porcospino? Il
tensai non ha bisogno di questi insulsi giochetti per batterti!” Rispose con
furia Rukawa.
Sendoh battè le palpebre
perplesso.
Rukawa che gli dava del porcospino?
Rimase attonito...
“Piantala, do...Rukawa!” Lo sgridò
con severità Sakuragi.
Il rossino era particolarmente
serio. Troppo serio per il suo essere il tensai.
Sendoh li guardava dubbioso. Non ci
stava capendo nulla. Cos'era una tecnica nuova dello Shohoku per
confonderli?
“Ahia!” Gridarono in coro i due
ragazzi.
Mitsui aveva dato un colpo in testa
ad entrambi.
“Ci vorrebbe il gorilla punch di
Akagi. Uff! Lasciali stare Sendoh, questi due oggi hanno voglia di fare i
cretini...”
Il ragazzo lanciò un sorriso
d'intesa a Sendo, e questi rispose con il suo categorico sorriso smagliante.
“Ah, ah, ah. Tranquillo
Mitsui...”
Intanto Koshino si rodeva dalla
gelosia.
La partita ebbe inizio.
La palla fu subito nelle mani del
Ryonan e di Akira che prontamente minacciava il canestro dello Shohoku.
“Eh? Che ci fa Rukawa sotto
canestro?” Sendoh non capiva.
E non solo lui.
Anche i giocatori dello Shohoku si
stupirono delle posizioni di gioco dei due ragazzi.
“Che diavolo fai, Rukawa?” Gridò
Ryota impallidendo.
Sendo non si scompose e con uno
scatto fulmineo scansò Rukawa che goffamente tentava di fermarlo, riuscendo a
fare uno splendido canestro.
Rimasero tutti di stucco.
Come un fulmine Sakuragi recuperò la
palla e scansando gli avversari, incapaci di realizzare cosa stava accadendo,
riuscì a mettere a segno un canestro.
“Grande Hanamichi!” Esclamò Ayako
dalla panchina. Il resto della squadra non esultò.
decisamente...erano tutti più
confusi che mai.
Anche Rukawa era davvero stupito.
Vedere Hanamichi, giocare in quel modo...
Diamine!
Era quella l'immagine che lui aveva
di se stesso. Anzi no. Quello era lui.
No era Rukawa.
Oddio. Non ci stava davvero capendo
più nulla.
“Cerca di rilassarti, do'hao!”
Hanamichi a braccia incrociate e
visibilmente irritato guardava il numero undici caduto a terra dopo la stoppata
di Sendoh.
Era furibondo.
Non poteva sopportare di vedere se
stesso giocare così male. Fare figure di quel genere. La figura del do'hao.
Lui invece gli stava pure facendo un
favore. Lo faceva giocare bene!
Rukawa lo guardò con un certo
imbarazzo per la figura appena fatta. Si sentiva a disagio. Lui era Hanamichi
Sakuragi. Non riusciva a gestirsi dentro il corpo del kitsune.
Hanamichi, ossia Rukawa, invece non
ci pensava più di tanto. Ora gli interessava la partita non voleva perderla.
Voleva battere Sendoh.
Ma...poi ragionò.
In quella situazione non sarebbe
stato lui a batterlo. Sarebbe stato Sakuragi. Almeno per gli altri e per Sendo
sarebbe stato così.
Il pensiero non gli piacque.
Mentre erano disposti in difesa, il
rossino fece cenno a Rukawa.
“Do'hao...cerchiamo di imitare il
nostro gioco. Tu impegnati a giocare al meglio. Io giocherò come te...”
“Ah...ok...” Rispose il moro ancora
più confuso.
Lui Hanamichi Sakuragi.
Era nel corpo di Rukawa.
E doveva imitarne il gioco.
Per la prima volta in vita sua fu in
preda al panico: in quella situazione si rese davvero conto di non essere
all'altezza di Rukawa.
La partita fu un vero disastro.
Un Rukawa che a momenti giocava
bene, in altri, la maggior parte, che faceva errori eclatanti e spesso
stupidi.
Un Sakuragi che a momenti aveva dei
brillanti lampi di genio e riusciva a fare azioni spettacolari, e altri in cui
tornava ad essere se stesso compiendo i soliti errori banali.
“Che diavolo fai?” Gridò
all'improvviso Rukawa vedendo Sakuragi tentare una schiacciata dei poveri e
sbattere la palla sulla testa di un giocatore del Ryonan.
“Pfiù...imito il tuo gioco.” Rispose
Sakuragi alzando le spalle per noncuranza.
“Maledettoooo!!!”
Si azzuffarono.
In quello almeno non c'era niente di
diverso dal solito.
La partita fu vinta dal Ryonan. Con
un non eccessivo distacco di punti, anche Perché Mitsui, Ryota e Yasuda
riuscirono a giocare al meglio.
“Fuori forma eh, Rukawa?”
Sendoh sorrideva al numero undici
con un velo d'ironia. Rukawa stava per reagire, ma la presenza minacciosa di
Ryota e Mitsui dietro di lui lo fece desistere.
Di fronte a quella scena Akira
Sendoh si rese conto che doveva andare via... e presto pure!
“VOIIIII!!!!!!” La voce cavernosa di
Mitsui riecheggiò nell'aria.
I due ragazzi subirono una
strigliata incredibile da lui e Ryota. Che erano quelli più arrabbiati.
Ma potevano leggere la delusione
negli occhi del resto della squadra. Anche di Anzai.
I due ragazzi, mortificati per
quella figuraccia, rimasero in silenzio.
Lentamente e silenziosamente i
membri della squadra si dileguarono, nessuno ebbe il coraggio di dire nulla.
“Ora è tutto tuo...” Fece Mitsui a
Rukawa indicandogli Sakuragi. Ma non stava scherzando. Era davvero deluso.
Alla fine rimasero solo Hanamichi e
Kaede.
L'uno di fronte all'altro.
Nessuno dei due alzava lo
sguardo.
“Forse è meglio che ne parliamo.”
Sakuragi la riconobbe. Era la sua
voce. La sua voce da cui parlava Rukawa.
Sospirò, come rassegnato.
“Sì...forse è meglio.” rispose il
ragazzo.
Era la voce di Rukawa. Che ora
apparteneva a lui.
Non era uno scherzo, allora.
Hanamichi era diventato Rukawa.
Rukawa era diventato Hanamichi.
Finalmente si resero davvero conto
di quello che era successo.
E che stava succedendo.
“Cosa ci è successo?”
Hanamichi, questa volta davvero lui,
ma nel corpo del kitsune, era in preda allo sconforto, si sedette in una
panchina nello spogliatoio, mentre teneva la testa fra le mani.
“Non lo so...” Rispose Rukawa
appoggiandosi agli armadietti e tenendo la braccia incrociate. Intanto guardava
il se stesso di fronte ai suoi occhi. Gli faceva una strana sensazione vedersi
così agitato e preoccupato. Gli scappò un sorriso.
“Guarda che non c'è niente da
ridere, Rukawa! Come fai ad essere così calmo?”
“Do'hao. Sei tu che sei troppo
agitato. Non innervosirti troppo, altrimenti mi rovini il fegato!”
Voleva scherzare, probabilmente, ma
la frase fece arrabbiare ancora di più Sakuragi che balzò in piedi.
“Tu hai il cervello fuso! Ma pensi
solo a te stesso? Al tuo corpo? Non l'ho scelto io di scambiarci i corpi! Io non
ci voglio stare nel tuo dannatissimo corpo, kitsune della malora!!”
“Sentimi bene!” Il tono di Rukawa si
fece d'un tratto minaccioso, e Sakuragi s'impietrì: vedere se stesso con
quell'espressione lo inquietò non poco.
Pensò che faceva davvero paura
quando era arrabbiato.
“Neanche a me piace l'idea di dovere
stare nel tuo corpo. Il corpo di uno stupido do'hao. Ma credi che agitarsi serva
a qualcosa, eh? Io non credo proprio!”.
Hanamichi ci pensò su, calmandosi di
conseguenza e gettandosi sulla panca.
“Hai ragione. Ma che cosa possiamo
fare...Magari...”
Non gli piacque. A Rukawa non
piacque quella luce che emanava il suo stesso sguardo di fronte a lui.
“Che...che stai pensando, do'hao?” .
Rukawa indietreggiò, nella sua mente aveva capito cosa avesse intenzione di fare
quel mentecatto.
Di scatto Sakuragi si alzò
afferrando il suo corpo con forza.
“Lasciami, cretino!” Urlò
Rukawa.
“No! Se è successo così, così
finirà!!” Hanamichi sembrava assatanato.
SBONK! SBONK! SBONK!
I due ragazzi finirono per terra
doloranti con due grossi bernoccoli in fronte. Le capocciate li avevano
sfiniti.
“Soddisfatto ora?” Mugolò Rukawa con
gli occhi a rotella. Sentiva tutta la stanza girargli intorno.
“Certo ora siamo tornati...AARGH!
Perché hai ancora il mio corpo!!!” Urlò barcollando Sakuragi indicando il
ragazzo.
“Perchè la tua è stata una idea
cretina. Sei sempre un do'hao. Manco stare nel mio corpo ti fa salire il sale
alla zucca.” Rukawa cercò di alzarsi.
Alla fine Hanamichi si arrese e
tornò a sedersi con una faccia imbronciatissima.
“Cosa facciamo, Rukawa?” Mugolò con
serietà.
Rukawa si sedette a fianco a lui.
Non lo dava a vedere, ma era comunque preoccupato.
“Aspettiamo. È l'unica cosa che
possiamo fare. Torniamo a casa... Anzi, prima dovremmo spiegarci dove abitiamo e
con chi.” Sospirò il ragazzo.
“Che? Dovrei andare a casa tua? Che
stai...”
“Ah, bè certo, ora torno a casa e
dico: ciao mamma, sono sempre io, Kaede, non farci caso se ho il corpo di
Hanamichi Sakuragi....Semplice, vero?”
Sakuragi lo guardò ridendo
nervosamente.
...nuova ondata di sconforto...
Non poteva essere altrimenti.
“Sigh...e va bene....”
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