Smarrita.
Mary Margaret aveva ragione – non era decisamente nel suo
elemento.
Aveva
ancora l’impressione di stare solo sognando, e che da un
momento all’altro si sarebbe svegliata per affrontare una
nuova giornata con suo figlio e trovare un modo per averlo tutto per
sé, senza Regina in mezzo ai piedi che continuava a
ostacolarla con ogni arma possibile – e invece, maledizione!,
tutta quella storia assurda sembrava essere vera! Vera, come lo era lei
che respirava e come lo erano quegli alberi, e quella foresta e persino
quel maledetto… orco!
La
mano le corse istintivamente alla fondina, ormai inutile, della
pistola, ma ancora prima di toccarla si ricordò di essere
disarmata. Che orrenda sensazione. Soprattutto visto e considerato che
il pericolo – quello con la P maiuscola – sembrava
serpeggiare infido su ogni centimetro della sua pelle nuda. Doveva
essere annidato ovunque, tutto intorno a lei, e lei era disarmata. Non
credeva che potesse esserci stato, nel suo passato, un momento in cui
si era sentita altrettanto indifesa.
Inciampò
in una radice che sbucava all’improvviso dal terreno e
imprecò, barcollando per riprendere l’equilibrio. Pericoli ovunque.
In quel momento avrebbe dato qualsiasi cosa pur di riavere quella spada
che le aveva dato il signor Gold! Non che fosse un’abile
spadaccina, c’era da ammetterlo, ma a quel punto si sarebbe
sentita meglio con un’arma di qualsiasi genere. Diavolo,
persino Mary Margaret era armata!
A
quel pensiero, sollevò lo sguardo sulla donna che avanzava
qualche metro davanti a lei, con una faretra che le ondeggiava sulla
schiena e un arco ben stretto nelle mani. Si muoveva agilmente e senza
fatica, come se i suoi piedi conoscessero quel terreno impervio e vi
camminassero sopra con la stessa semplicità di chi passeggia
sull’asfalto. Malgrado avessero già avuto ormai
alcuni momenti madre-figlia, Emma stentava ancora a credere che quella
maestra delle elementari barra principessa di
Che-Diavolo-Di-Posto-È-Questo fosse davvero la donna che
l’aveva data alla luce.
Era
la figlia di Biancaneve. Buon Dio, era
la figlia di Biancaneve!
Ansimando
sconvolta, Emma smise di camminare e si poggiò al tronco di
un albero. L’aveva appena realizzato per davvero. Aveva visto
la stanza che era – o sarebbe stata – la sua, tutti
quei giocattoli, e quelle pareti dipinte – tutto come aveva
letto nel libro di Henry, e in un certo senso anche meglio,
perché lì era tutto vero! Per un attimo era
riuscita quasi a immaginarsela con occhi che non le appartenevano, e
aveva visto le tende nuove, i colori sgargianti, e una culla al centro
della camera dove lei avrebbe dormito, magari sotto lo sguardo sereno
dei suoi genitori. E niente di tutto questo, invece, aveva fatto parte
della sua infanzia.
Per
un momento, quando aveva capito che tutto quello che le aveva detto
Henry, sin dall’inizio, era reale, si era ritrovata a pensare
che non era così che avrebbe voluto che andassero le cose.
Insomma, all’idea che sua madre l’avesse
abbandonata ci aveva fatto l’abitudine, quasi il callo, ma
scoprire la verità era stata una cosa terribile…
Aveva risvegliato in lei un odio e un risentimento talmente tanto forti
da farle paura. Non aveva mai odiato i suoi genitori, neppure quando
era stata convinta che si fossero liberati di lei, ma venire a sapere
che doveva quella separazione esclusivamente alla gelosia e alla
vendetta di Regina l’aveva lasciata senza fiato dallo shock,
e con una spaventosa consapevolezza addosso: anche lei si sarebbe potuta
vendicare, allora.
Ma
poi… Henry l’aveva supplicata di non fare del male
alla sua madre adottiva. E lei, maledizione, aveva il cuore troppo
tenero per non cedere alle preghiere del suo bambino, e in fin dei
conti non aveva mai ucciso nessuno, e lasciar morire qualcuno senza far
niente per impedirlo era praticamente la stessa cosa… E
quindi, alla fine della storia, si era ritrovata in quel posto assurdo
per colpa di Regina. Ancora.
Se
Henry fosse stato al suo fianco – e solo adesso si rendeva
conto di quanto le mancasse avere quel ragazzino in mezzo ai piedi
– avrebbe di certo detto qualcosa di ingenuo e tuttavia
sensato, e con il suo solito ottimismo le avrebbe ricordato che, beh,
almeno era insieme a sua madre. Riprendendo a camminare per non
rimanere troppo lontana dal resto del gruppo, Emma sbuffò
con aria quasi divertita. Sì, sua madre. Per quanto le
dispiacesse, non sarebbe riuscita a considerare Mary Margaret in quel
modo neppure se la donna fosse invecchiata tutta d’un colpo.
Amica, sì, certo; confidente, anche; coinquilina? Ovvio! Ma madre? In che
genere di universo parallelo una madre aveva la stessa età
della figlia?
Oh,
ma in quello delle favole, evidentemente, erano cose
all’ordine del giorno!
Si
ritrovò a rimproverarsi da sola: avrebbe dovuto smetterla di
essere così sarcastica, iniziava quasi a trovarsi odiosa. In
fondo era colpa del suo sarcasmo se quell’orco
l’aveva quasi uccisa. Oddio, era stata quasi uccisa da un
orco… Perché non le era ancora venuto uno di
quegli shock post-traumatici di cui si parla tanto? Forse aveva
così tanta adrenalina addosso che sarebbe rimasta sveglia e
vigile per le prossime settantadue ore senza neppure accusare un minimo
di stanchezza. Non era la prima volta che le capitava, in fondo.
E
comunque non sarebbe riuscita a dormire lo stesso sonni tranquilli, in
mezzo a quella foresta.
Non
si era accorta di essersi fermata di nuovo, persa nelle sue
riflessioni. Fu la voce di Mary Margaret – come diavolo
avrebbe dovuto chiamarla? Neve,
come faceva anche David? – a riscuoterla.
«Emma?»
La chiamò, dolcemente. «Va tutto bene?»
Emma
sollevò il capo verso Mary Margaret, mostrandole per la
prima volta uno sguardo così spaurito, sconvolto e smarrito da
stringerle il cuore. Era un’espressione che raramente Emma
mostrava in pubblico, e per un attimo Biancaneve riuscì a
vedere la bambina che avrebbe potuto e voluto crescere. Il desiderio di
stringerla tra le braccia era forte, ma allo stesso tempo temeva che
Emma non gliel’avrebbe permesso. David le aveva detto di non
metterle fretta, e lei voleva farlo, davvero!, ma aveva aspettato
così tanto prima di rivedere sua figlia, e proprio non
sarebbe riuscita ad andarci con i piedi di piombo neppure se da questo
ne fosse dipesa la sua vita.
Per
cui lasciò cadere l’arco per terra e raggiunse a
grandi passi Emma, attirandola in un abbraccio prima che la ragazza
potesse fare alcunché per impedirlo.
«Oh,
Emma, tesoro», le mormorò all’orecchio,
accarezzandole i capelli. Fu così naturale rivolgersi a lei
con quelle parole! «Ci sono io con te, adesso. Siamo insieme,
piccola mia.»
In
quel momento, Emma non trovò affatto strano essere
abbracciata e confortata e cullata in quel modo. In quel momento,
chiudendo gli occhi, ogni cosa perse valore e importanza – il fatto che sua madre fosse la
sua migliore amica e che suo padre fosse un principe e che quindi
questo faceva di lei una principessa e che questo non aveva alcun senso
finché fossero state disperse in una terra incantata lontana
anni luce da Storybrooke e da suo figlio e dal suo mondo e che avevano
distrutto il loro unico passaggio per tornare indietro e che Dio santo
chissà se e quando ci sarebbero mai tornati
– ogni cosa svanì, tranne la splendida sensazione
di essere stretta al petto di sua madre.
Allora
Emma pianse, pianse più a lungo e più
disperatamente di quanto avesse fatto, poche ore prima, al castello, e
si aggrappò alla madre come se fosse il suo unico porto
sicuro nella tempesta, e forse quando le fosse passato lo sfogo si
sarebbe rinchiusa di nuovo nella sua armatura di cinismo e sarcasmo, ma
adesso no, no, adesso c’erano solo una madre e una figlia che
traevano conforto l’una dall’altra.
E Mary Margaret, in quel momento, si sentì felice e completa
come non lo era stata per gli ultimi ventotto anni.
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Angolo
Autrice.
Non so bene da dove sia
nata questa cosa... So solo che sentivo l'impellente bisogno di
scrivere qualcosa su Once
Upon A Time! E visto che durante questo terzo episodio
della seconda stagione ho pianto come non so davvero cosa - ho pianto
più in questi tre episodi che non durante tutta la prima
stagione! - beh, ho colto la palla al balzo. :)
Una cosuccia senza
pretese, ho provato semplicemente ad immedesimarmi in Emma e a
riflettere un po' su quello che sicuramente dev'esserle passato per la
mente una volta che si fosse decisa a tirare un po' le somme: insomma,
il giorno prima ha combattuto contro un drago, spezzato la maledizione,
ritrovato i genitori, combattuto contro una specie di Dissennatore per
poi finire risucchiata dentro un cappello, e qui si è
trovata davanti Lancillotto, un orco e la madre di Regina... Non so
voi, ma io avrei avuto davvero quello shock post-traumatico. :D
Bien, adesso passo e
chiudo! Non vedo l'ora che esca la prossima puntata ♥
Nell'attesa, spero di essere stata un breve svago per la vostra
fangirlitudine ;D
Baci a tutte le fan di questa magnifica serie! Vostra,
Niglia.
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