Autore
(su Efp e sul Forum): Soly Dea
Pairing:
Goten/Bra
Rating: giallo
Pacchetto:
Lino
Numero: 14
Avvertimenti:
missing moments
Genere:
fluff, romantico, lieve angst
Contest: “Una
fan art per te” di Dafne&Nede
Note: questa
fanfiction è una specie di Baby-Goten/Bra, ma non manca
nemmeno la Goten/Bra. Spero di non aver usato male il pacchetto, volevo
solo fare qualcosa di originale :D inoltre ci tengo a precisare che ho elaborato una mia
teoria sulla trasformazione in sudditi di Baby: o si viene
trasformati dallo stesso Baby, oppure (e qui entra in scena la mia
mente malata) si viene trasformati da un suo suddito attraverso la fecondazione :D
ovviamente la “vittima” deve essere una donna,
altrimenti non se ne fa niente.
Ci tengo a sapere la vostra opinione ^^
Not
just a simple mission
«Finalmente
abbiamo finito, il grande Baby sarà fiero di noi».
«E’
ancora presto per cantar vittoria, rimane la figlia di
Vegeta».
«La
ragazzina, dici? Ci penso io, tu raggiungi gli altri».
«Va
bene, ma fai in fretta. A Baby non piace aspettare».
Colui che fino a poche ore prima era conosciuto con il nome di Son
Goten, attraversò i lunghi e intricati corridoi della
Capsule Corporation con un sorriso sadico stampato sul volto. Sarebbe
stato un gioco da ragazzi disfarsi della principessina dei saiyan:
avrebbe fatto tutto subito e in fretta, senza che lei nemmeno se ne
accorgesse.
Seguendo la debole aura dell’ultima saiyan rimasta, raggiunse
una porta in legno chiaro che recava la scritta “Bussare
prima di entrare”. Rise malignamente e buttò
giù la porta con poco sforzo.
Avanzò lentamente nella stanza e fece vagare lo sguardo in
ogni angolo alla ricerca del suo obiettivo. L’ampia finestra
conferiva all’immensa camera un aspetto luminoso e
tranquillo, ma il letto a baldacchino e il grande armadio aperto
traboccante di vestiti d’ogni genere e colore erano
sicuramente ciò che più attirava
l’attenzione in quello spazio d’edificio arredato
in modo fine e costoso.
«Bussare è diventato un optional,
Goten?!».
Il moro inarcò le sopracciglia e spostò lo
sguardo in un angolo della stanza recante un’altra porta,
probabilmente il bagno personale della proprietaria.
Quest’ultima se ne stava poggiata al muro, le braccia
incrociate al petto e l’aria vagamente infastidita. Chiunque
avrebbe capito che quel cipiglio orgoglioso e quelle maniere un
po’ altezzose appartenevano all’erede del principe
dei saiyan.
«Io non prendo ordini da nessuno».
Una risata cristallina risuonò tra le pareti
dell’immensa stanza.
«E da quando Son Goten è diventato così
arrogante?».
Il ragazzo scrollò le spalle, rivolgendo gli occhi verso la
finestra. Possibile che quella sciocca ragazzina non si fosse accorta
di niente? Possibile che fosse ancora all’oscuro di
ciò che stava succedendo fuori dalla sua stanza in quel
preciso momento?
«Da quando Son Goten non è più Son
Goten».
Bra inarcò le sopracciglia, incuriosita. Raggiunse il suo
letto con passo lento e cadenzato, sedendosi a gambe incrociate, poi si
sciolse i capelli, lasciando che ricadessero morbidi sulle esili spalle
nivee e che alcune ciocche si intrecciassero nell’incavo del
seno. Il top scollato di colore rosa non lasciava di certo spazio
all’immaginazione: forme ancora acerbe, ma visibilmente
morbide e sode. Le gambe lunghe e snelle, la pancia piatta e i fianchi
ben proporzionati conferivano alla sua “vittima” un
aspetto ancora più invitante.
Quando lo sguardo del ragazzo si posò su quel corpo
così apparentemente fragile, ma ugualmente sensuale e
provocante, un’improvvisa sensazione di calore si
irradiò dal suo basso ventre.
E’ incredibile
il modo in cui questo corpo reagisce alla vista di questa ragazzina,
constatò il neo-suddito di Baby meravigliato. Eppure
ricordava bene che il vecchio Son Goten aveva già una
ragazza – forse più matura fisicamente, ma non
più affascinante o intelligente.
«Beh, cos’hai da startene lì impalato?
Io avrei da fare».
E doveva ammetterlo, sarebbe stata anche un’ottima esemplare
di donna tsufuru.
«Avremo
da fare», la corresse con un sorriso
malizioso. «Ma non ci metterò molto, promesso.
Sarà veloce e indolore, mia principessina».
Bra aggrottò la fronte, allibita.
«Di che diavolo stai parl-».
Non riuscì a terminare la frase: Goten la teneva bloccata
tra il suo corpo e lo schienale del letto.
Con il bacino stretto tra le sue ginocchia e le esili braccia
inchiodate ai lati della testa da quelle forti e muscolose di Goten, la
ragazza trattenne il respiro per pochi secondi e lo ributtò
giù subito dopo, sentendo le guance andare a fuoco e il
battito cardiaco accelerare improvvisamente.
Era stato talmente veloce a raggiungerla che non se ne era nemmeno
accorta.
«G-Goten?».
Il ragazzo sorrise maliziosamente.
«Tutto qui quello che sai dire? Dov’è
finita la tua spavalderia?».
Bra ingoiò a vuoto, faticando a sostenere lo sguardo sicuro
del saiyan.
Dov’è
finito Goten?, pensò a sua volta scrutando con
attenzione gli occhi infuocati di lui. Sembrava un altro, non era
più il ragazzo dolce e allegro del quale era da sempre
innamorata.
«Qualcosa da ridire, principessina?».
Percepire il fiato del saiyan sulla pelle scoperta del collo non
l’aiutava di certo. Il suo sguardo vagava desideroso lungo il
suo corpo, provocandole disagio scaturito dal fatto che non era mai
stata così vicina ad un ragazzo, ma allo stesso tempo
soddisfazione, perché era proprio lui a guardarla in quel
modo.
«Chi sei?», chiese con un filo di voce, mordendosi
il labbro inferiore un po’ per la paura e un po’
per l’imbarazzo.
«Come sarebbe? Sono Goten, no?».
«Goten non si comporterebbe mai così»,
troncò lei, cominciando ad avvertire dolore ai polsi ancora
inchiodati al letto, ma la sua espressione sofferente e i suoi occhi
speranzosi non riuscirono a commuovere il saiyan.
Goten sorrise, un sorriso per nulla rassicurante.
«Eppure vedo che non ti dispiace questo nuovo me».
Si avvicinò maggiormente alla ragazza, azzerando la sottile
linea d’aria che li aveva tenuti lontani fino ad allora e
sfiorando con lentezza disarmante le sue labbra rosse e carnose.
Bra, il cuore a mille e il respiro mozzato, lasciò che il
saiyan si impossessasse della sua bocca e del suo collo senza troppi
sforzi. Aveva immaginato quel momento talmente tante volte che quasi
stentava a credere che fosse diventato realtà. E nonostante
la vocina nella sua testa continuasse a ripeterle che quello non era il
ragazzo del quale era innamorata, il suo cuore le suggeriva il
contrario: non poteva lasciarsi scappare l’occasione della
sua vita. Poco importava se quegli occhi scuri erano diversi dal
solito, diversi da quelli di Son Goten.
Il saiyan sorrise, lasciandole liberi i polsi e prendendole il viso tra
le mani per baciarla ancora. Quella che si era presentata come una
semplice missione per Baby, si stava rivelando qualcosa di molto
più interessante e soddisfacente. Più la
guardava, più la desiderava.
Non aveva semplicemente intenzione di trasformarla in un suddito di
Baby come richiesto dallo stesso: voleva farla sua in ogni modo, voleva
che fosse la sua donna sul nuovo pianeta degli tsufuru. Si chiese come
avesse fatto il suo vecchio sé a non accorgersi mai di
quella ragazza. Forse, semplicemente, aveva finto di non essere
attratto da lei per la troppa differenza d’età o
per i diverbi tra i loro rispettivi padri.
Sorrise di fronte alle gote arrossate della ragazza e la
baciò ancora, ancora e ancora.
Le loro labbra si cercavano e modellavano a vicenda, in un vortice di
passione mai provato fino ad allora. Il saiyan intrecciò le
dita tra i capelli di lei che rispondeva con lo stesso ardore,
nonostante fosse ancora un po’ impacciata nei movimenti a
causa dell’inesperienza.
Decise di spingersi oltre e, lentamente, risalì con la mano
su un fianco della saiyan fino a infilarla sotto il tessuto
della maglietta.
Non osare toccarla.
Sì staccò bruscamente dalla ragazza e si
guardò intorno con aria allibita.
«Chi diavolo ha parlato?».
Bra lo fissò stralunata. «C-che ti
prende?».
«Non hai sentito anche tu quella voce?».
Bra scosse la testa e il saiyan scrollò le spalle, pensando
che non fosse poi così importante.
Si chinò nuovamente su di lei, baciandole e stuzzicandole il
collo mentre lei gli accarezzava i pettorali scolpiti da anni di duri
allenamenti che la maglia sottile difficilmente riusciva a nascondere.
E allora Goten infilò nuovamente le mani sotto la canottiera
della ragazza, ma la voce di prima lo interruppe di nuovo, facendolo
innervosire.
Toglile le mani di dosso.
Si rese conto che quella voce proveniva dall’interno del suo
corpo. Era il vero Son Goten.
Possibile che Baby non fosse riuscito a controllarlo totalmente?
Possibile che, vedendo Bra tra le braccia di “un
altro”, la sua parte buona stesse riaffiorando?
«Non darmi ordini, ormai non vali più niente
tu».
Bra lo fissò dritto negli occhi, basita.
«Parli da solo?».
Goten non la stette ad ascoltare e la baciò di scatto,
riprendendo da dove era stato interrotto.
Le loro mani e le loro labbra continuarono a cercarsi, sicure e
desiderose. E nonostante la vocina interiore di Goten continuasse ad
ammonirli, i due erano sempre più certi delle loro azioni e
dei loro sentimenti.
«Mi ami?», chiese lei tra un bacio e
l’altro.
Lui, in tutta risposta, la baciò con passione e Bra ne ebbe
la conferma.
Ma quella situazione sarebbe stata presto interrotta da chi meno se lo
aspettavano.
Perché Goten aveva dimenticato l’obiettivo che gli
era stato affidato.
Perché Bra aveva dimenticato che Goten non sembrava Goten
quel giorno.
Perché al nuovo re degli tsufuru non piaceva aspettare.
E come un fulmine a ciel sereno, il rumore della porta che veniva
bruscamente buttata giù e le parole di Baby, violente e
fatali, fecero inorridire i due ragazzi.
«Ti avevo chiesto di convertirla, non di portartela a
letto!».
Il moro rabbrividì e scese immediatamente dal letto, mentre
Bra si avvolse nel lenzuolo e si nascose dietro di lui.
«C-chi è?», gli sussurrò in
un orecchio.
«Il capo», rispose Goten con gli occhi fissi
sull’energumeno.
Ma nemmeno il tempo di comprendere il significato di quelle parole, che
Bra si ritrovò improvvisamente tra le braccia
dell’uomo dai capelli bianchi e gli occhi impenetrabili.
«Vattene, ci penso io a lei», proferì
Baby con tono di rimprovero.
Il saiyan più giovane strinse i pugni lungo i fianchi,
mentre Bra si dimenava con forza e cercava in tutti i modi di staccarsi
da Baby.
«G-Goten, non lasciarmi».
Lui scosse la testa, abbassando lo sguardo. «Tra poco
sarà tutto finito», rispose uscendo dalla stanza.
La ragazza avrebbe voluto piangere, ma un’improvvisa
sensazione di torpore la invase completamente.
Quando si svegliò, Bra Brief non era più la
stessa.
*****
Baby era stato finalmente sconfitto, sulla Terra regnava di nuovo la
pace e tutti i guerrieri erano riuniti alla Capsule Corporation per
festeggiare.
«Mamma, sai dov’è la mia canotta
rosa?».
Non avrebbe mai dimenticato ciò che era successo prima che
Baby la trasformasse in un suo suddito.
«Non lo so, tesoro».
«E’ sotto il tuo letto».
Bulma e Bra si voltarono contemporaneamente verso il saiyan.
La principessa sorrise: nemmeno Goten aveva dimenticato.
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