La tristezza più dolce.

di MmeBovary
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CAPITOLO 1 – Graveyard Ghosts
 
 
 
L’aria di quella notte di inizio luglio era afosa e satura degli odori umidi esalati bosco che circondava il cimitero di Godric’s Hollow.
Un’anziana e grassa signora si sventolava alacremente con la mano, sistemando nel frattempo un ampio mazzo di crisantemi gialli sulla tomba del suo defunto marito. Due grandi chiazze umide si espandevano sotto le sue ascelle e i suoi seni abbondanti, scurendo il consunto vestito beige di lino, palesando l’effetto micidiale dell’inusuale caldo che nemmeno il calare della sera aveva ridotto.
La donna si guardò intorno e poi con una piccola esclamazione soddisfatta raccolse un vecchio pezzo di una foto tutta rovinata, che era stata buttata vicino alla lapide, per usarlo per sventolarsi. Sospirò per il piacere di quel venticello fresco.
“Caro, sapessi che afa.” – mormorò affettuosamente alla tomba. – “Beato tu che sei al fresco.”
Un fruscio improvviso proveniente dal bosco la fece riscuotere.
“C’è qualcuno?” – chiese, spostandosi verso la tomba adiacente per avere una prospettiva migliore.
Quasi scivolò su delle briciole di pietra frantumata che le scricchiolarono sotto le ciabatte color prugna. Si riprese appoggiandosi alla tomba più vicina, un monumento funebre eretto per una coppia di defunti e che recitava l’enigmatica frase “L’ultimo nemico che sarà sconfitto è la morte.”
La signora notò che la pietra su cui era scivolata sembrava essere stata grattata via dal retro della suddetta lapide. Si avvicinò per controllare i profondi segni lasciati da quelle che parevano essere… unghie. Possibile? Unghie grandi come artigli di una tigre per lasciare certi segni.
Senza ripetere un’altra volta la propria domanda la signora si avviò verso l’uscita del cimitero senza neanche salutare il proprio defunto marito come era suo solito. Buttò la carta che aveva avvolto i suoi fiori e quella foto usata come ventaglio improvvisato che non aveva neanche guardato, poi si avviò verso casa a passo svelto, per niente curiosa di restare per sapere se tra gli alberi ci fosse, come sospettava, un bell’orso in cerca di cibo.
Se si fosse voltata avrebbe visto, tra le frasche rischiarate dalla luna piena, due occhi gialli bagnati di lacrime.
Due occhi che non erano d’orso, ma, piuttosto, di lupo.




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