Note dell’autrice
Prima di cominciare ci sono un po’ di cose che vorrei dire.
1. Ho
iniziato a pensare a questa fanfic dopo che alcuni tra i miei più fedeli
lettori (che ringrazio per l’incoraggiamento e l’affetto!) mi hanno mandato una
serie di e-mail chiedendomi di scrivere una storia su
misura per la coppia Ron/Hermione sullo stile di quella che ho scritto per
Harry e Hermione (Fighting Darkness).Beh, le cose non possono esattamente
essere uguali, per il semplice motivo che cambia il mio modo di vedere queste
due coppie. Sono al 60% una sostenitrice della coppia Harry/Hermione, ma sono
molto curiosa di vedere se nel quinto libro della serie HP il nostro rosso
preferito sarà in grado di darsi una svegliata; in quel caso bisognerebbe
rivedere un po’ le nostre posizioni in merito… Di conseguenza ho gestito le
cose proprio come piacerebbe a me, con un pizzico di cambiamenti che hanno reso
alcuni personaggi un po’ più travolgenti (almeno ai miei occhi!)
2. Vorrei
sottolineare il rating di questa fanfic. Se è rivolta a un pubblico adulto c’è un buon motivo, e stavolta non è
‘per stare sicuri’ come in Fighting Darkness: i personaggi sono più complessi,
il linguaggio sarà più forte, le situazioni potrebbero essere non adeguate a un
pubblico non adulto…insomma, io vi ho avvertito.
3. Avrete
modo di entrare in contatto con una nuova realtà in questa storia, quella della
War Mage, che in inglese significa Guerra dei Maghi. Non è un mistero che a me piaccia immaginare il nostro mitico trio nei panni di auror
speciali. La novità è rappresentata da questa guerra, che è un argomento molto
usato da buona parte degli autori su Fanfiction.net. In quel sito molti
scrivono servendosi di questo termine, e non so dire con certezza chi lo abbia
inventato, ad ogni modo non ci sono mai state restrizioni e chiunque voglia
scrivere una storia ambientata in questo tipo di contesto
l’ha fatto e lo fa. Ergo, anch’io mi sono permessa di usare questo termine,
anche se in comune con FF.net c’è solo il nome ‘War Mage’ (non
mi piace rielaborare le idee degli altri, ne ho così tante io!)
4. Per
tutti gli amanti della coppia Ron/Hermione: mi auguro che questa storia possa
in qualche modo piacervi, ma non vi aspettate la solita abituale fanfiction
smielata e tranquilla, né dei personaggi simili a quelli della Rowling. Questa è la mia versione dei fatti, e nel mio mondo i migliori
amici di Harry io li vedo insieme così.
Fatemi sapere che ne
pensate, ma se non vi piace da subito aspettate qualche
capitolo prima di dirmi che fa schifo…detto tra noi, neanche a me piace
tantissimo l’inizio ;) Migliora dopo!
BEING
A WAR MAGE
CAPITOLO 1: UN GIORNO COME TANTI
I
was bruised and battered and I couldn’t tell what I felt
I
was unrecognizable to myself
Saw my
reflection in a window I didn’t know
...my own face.
Streets
of Philadelphia, Bruce Springsteen
***************
Harry stava sdraiato nel suo letto e guardava fuori dalla finestra il cielo ancora buio. Dando un’occhiata all’orologio sul comodino vide che mancava
ancora un buon quarto d’ora alle cinque, la cosiddetta ora della levataccia. La
sveglia era una delle pochissime cose della War Mage Team a cui né lui né Ron
si erano ancora abituati. Eh si che dopo cinque anni
di allenamenti erano diventati soldati in gamba. Cinque anni… sembravano una
vita fa. Cinque anni prima erano stati scelti per entrare a far parte della War
Mage Team, a distanza di poche ore da quella terribile notte.
La notte dell’attacco dei mangiamorte a Hogwarts.
Per il magnifico trio era cominciato da poco il settimo
anno, quando una notte di Ottobre all’improvviso ci fu
un attacco devastante di oltre un centinaio di mangiamorte di Voldemort,
guidati da un nuovo membro che presto si sarebbe distinto come il braccio destro
del suo signore, Jonah Spencer. Quest’uomo era un vero e proprio mostro
assetato di sangue che aveva risollevato le file dei seguaci del padrone oscuro
per la gloria dei tempi di terrore che vigevano una volta, esattamente come 16
anni prima. Spencer fece uccidere una assai considerevole parte di studenti; i
professori diedero prova di grande coraggio e amore
per i loro ragazzi: la McGranitt, la Cooman, la Sprite e lo stesso Piton
morirono nel tentativo di salvare i loro allievi. Silente affrontò Spencer in
un duello tra maghi che rase quasi al suolo l’intera
Hogwarts, ma alla fine il terribile mangiamorte riuscì ad avere la meglio
perfino sul leggendario preside, anche se Silente riuscì a portargli via la
maggior parte dei suoi malefici poteri magici col suo sacrificio. Da allora in
avanti Spencer non si distinse più per le sue grandi doti magiche, ma rimase il
migliore fra i suoi per la sua furbizia, la sua abilità tattica e la sua
ferocia, ‘virtù’ che gli concessero molte vittorie nel
tempo.
Quella notte lasciò una ferita profonda e sanguinante nel
cuore dei sopravvissuti, quei pochi che ebbero la fortuna di raccontare quello
che era successo, se di fortuna si può parlare. Per Harry, Ron e Hermione non
fu una buona cosa, non sul momento comunque.
Quando tutta Hogwarts iniziò a tremare,
scossa dagli attacchi devastanti dei soldati dell’oscurità, Harry e Ron erano
nella sala comune di Grifondoro a giocare a scacchi, come ogni sera, mentre
Hermione stava rannicchiata in una poltrona a leggere un libro; alle loro
spalle Dean Thomas e Seamus Finnigan litigavano a proposito dell’ultima partita
di Quidditch che avevano giocato, mentre Neville Paciock continuava a cercare
il suo rospo Oscar sotto i tavoli e le sedie, facendo irritare Calì Patil e
Lavanda Brown che avevano incantato un tubetto di smalto per truccarsi le
unghie senza sbagliare. Era una normale sera, o almeno era nata per
essere tale. Quando i mangiamorte fecero irruzione non
si capì più nulla, tra fumo, grida e mantelli neri. Crollò subito buona parte
dell’edificio, e chi era nei dormitori non ebbe il tempo di sfuggire alle
macerie. Quattro uomini in nero afferrarono Calì e Lavanda e le violentarono
per terra, ma nessuno ebbe la possibilità di correre in loro soccorso, perché
c’era almeno un mangiamorte per ogni ragazzo. Seamus e Dean furono i secondi a
cadere per mano di un Avada Kedavra. Hermione cercò di correre subito da Harry
e Ron, che erano riusciti in qualche modo a sbloccare
un’uscita segreta dietro al caminetto ormai spento e cercavano di far capire a
tutti di fuggire per di là, ma un mangiamorte la afferrò per le braccia e tentò
di strapparle i vestiti di dosso. Harry e Ron gli furono addosso in un secondo,
e lottarono con tanta rabbia e tanta disperazione che riuscirono
perfino a ucciderlo. Ma la cosa non sfuggì agli altri incappucciati, che non
attesero neanche un minuto prima di darsi a torturare
i due coraggiosi ragazzi con maledizioni Cruciatus piuttosto violente. Harry e
Ron pregavano che qualcosa avvenisse, che quei maledetti si fermassero, e una
cosa avvenne. Il rospo di Neville saltò sul viso del mangiamorte che li stava
torturando, e l’Avada Kedavra che era diretto a Harry centrò in
pieno Neville. Pochi istanti dopo, tra le grida disperate di Hermione,
una grossa luce avvolse tutto e la lotta si fermò: il combattimento tra Spencer
e Silente era terminato, ma anche Spencer era rimasto ferito; soddisfatto del
risultato ottenuto, il mangiamorte ordinò di ritirarsi. Poco dopo arrivarono i
soccorsi; gli auror del Ministero, i genitori dei ragazzi e quanti più
medi-maghi possibili. Arthur e Molly Weasley si occuparono subito di Ron e dei
suoi due amici, che sembravano feriti e terribilmente scossi; l’unico conforto
di mamma Weasley fu che Ginny quella notte si trovava in infermeria per un
banale taglio alla mano, e Madama Chips era riuscita a nascondere i suoi
pazienti in una botola sotterranea, cosicchè almeno lei era rimasta in parte fuori da quell’orribile notte.
Nei giorni che seguirono i pochi superstiti furono costretti
a raccontare che cosa avevano visto e subito, e il Ministero si occupò con
frenesia della cosa. Si erano salvati davvero in pochi, ma solo a Harry, Ron e
Hermione fecero quella proposta che avrebbe cambiato
loro la vita per sempre. I tre ragazzi furono convocati da Homer Graam,
generale di una divisione speciale di auror operante
specificamente nel settore di controspionaggio del Ministero. Offrirono a tutti
e tre di combattere contro quelli che avevano rovinato
per sempre la loro giovinezza, di sfogare la frustrazione e la rabbia in un
modo valido e utile,di guardare ai propri traumi come a un punto di partenza
per ricominciare daccapo, di sfruttare le proprie capacità per difendere chi
poteva essere ancora salvato, di essere capaci di dominare i propri sentimenti e
macchiarsi le mani di sangue nemico. Gli si offriva la possibilità di uccidere.
E loro accettarono.
E così cominciarono lunghi mesi di addestramento
in discipline nuove e diverse per tutti e tre: incantesimi e maledizioni
letali, durissimo esercizio fisico e arti oscure, uso delle armi babbane e
studi su veleni e talismani mortali. Sirius Black e Remus Lupin, e, con loro grande sorpresa, Charlie e Bill Weasley, li aiutarono ad
integrarsi, dato che erano già nella squadra da tempo.
Prima che potessero rendersene conto,
Harry e Ron crebbero fisicamente, oltre che psicologicamente. Da
ragazzini pelle e ossa che erano si trasformarono in due uomini dal fisico
atletico ed estremamente tonico; divennero entrambi
parecchio alti, e l’esercizio fisico li aiutò a sviluppare il corpo nel
migliore dei modi. Harry imparò a sviluppare sempre meglio la sua magia, ma col
tempo si sforzò di imparare anche a usarla senza la
sua bacchetta, il che richiedeva parecchia concentrazione. Con gli anni capì
che se avesse continuato a colpevolizzarsi a vita per quello che era successo
non avrebbe ottenuto nulla, e così si rimboccò le
maniche e rafforzò il suo cuore, la sua mente e il suo corpo cercando di
guardare al futuro. Pochi giorni dopo l’attacco si trasferì alla Tana, e da lì
giurò di ricominciare daccapo ancora una volta.
Ron era quello che più era cambiato. In pochissimo tempo
aveva perso il suo atteggiamento da ragazzino impetuoso e generoso e si era
trasformato in un burbero attaccabrighe non particolarmente innamorato del mondo,
chiuso e impulsivo; negli anni si distinse soprattutto nell’esercizio fisico, e
si rivelò presto un demonio nell’uso delle armi. Nessuno avrebbe riconosciuto
in quell’uomo duro e sgorbutico il giovane campione di scacchi di Hogwarts, ma
qualcosa gli era rimasta della sua adolescenza: la sua grande
lealtà e devozione all’amicizia.
Hermione, poi, aveva il merito di essere
l’unica ragazza della War Mage Team. Harry e Ron si erano battuti perché almeno
lei restasse fuori da quella vita, ma non c’era stato
verso di farle cambiare idea. Non le ci volle che poco tempo per abituarsi al
cambiamento, si rivelò una combattente formidabile e
straordinariamente intelligente, nonché un’atleta in gamba. Anche per lei
qualcosa ri era incrinato quella notte; nessuno avrebbe mai creduto che proprio
lei, studentessa modello e tutto, potesse mai
trasformarsi in una Rambo in gonnella.
Niente era rimasto più lo stesso dopo quell’attacco. Molly
Weasley ci mise un bel po’ ad accettare che Harry e tre dei suoi figli uscivano ogni giorno di casa per tornare chissà quando, e
già vederli tornare era già una fortuna. I gemelli Fred e George decisero di
andare ad aprire il loro negozio di scherzi magici a Dublino, lontano il più
possibile da Hogsmeade, così vicina alla loro adorata Hogwarts che ora non
c’era più. Arthur e suo figlio Percy continuarono a
lavorare al Ministero, ma si guadagnarono entrambi una promozione e uno
stipendio più consistente. Ginny crebbe piuttosto in fretta, anche lei scottata
dal dolore di quella notte; per lei era stata una sofferenza diversa: non aveva
visto esattamente cosa era successo, ma lo vedeva riflesso negli occhi di suo
fratello e dei suoi amici, e le faceva paura. Le faceva paura vedere cosa erano
diventati, le faceva orrore immaginare cosa sarebbe successo a lei se si fosse
trovata al posto loro, e come avrebbe reagito.
Per questo era diventata molto comprensiva e ancora più dolce, imparò ad ascoltare i loro rari sfoghi, in particolare
quelli di Harry. E a lungo andare lui si scoprì
innamorato di lei. Quattro anni dopo l’attacco si misero
insieme e cominciarono a fare sul serio, finchè non si ritrovarono a vedersi in
segreto tutte le notti. A poco a poco questo lo capirono un po’ tutti, anche se
le cose ben chiare e alla luce del sole non lo erano del tutto. Quasi tutti i Weasley capirono che stavano insieme, anche se dei
loro incontri notturni erano in pochi a saperlo. Chi
invece rimase all’oscuro di tutto fu Ron. Ovviamente anche lui col tempo
capì qualcosa, ma niente di assolutamente preciso perché Ginny e Harry non
manifestavano ancora il loro affetto pubblicamente; avevano deciso che a Ron
avrebbero parlato insieme e con calma, visto che
convinto lui sarebbe stato tutto definitivamente a posto. Ma
la cosa non si presentava semplice, visto il caratteraccio ottuso del giovane
Weasley; conoscendolo non avrebbe accettato subito la novità.
Il suono insistente della sveglia interruppe questo flusso
di ricordi, e Harry si alzò in piedi, stiracchiandosi. “Ehi, Ron.” Fece, rivolto verso l’amico che dormiva nel letto affianco. “Sveglia.”
“Sparisci.” Mormorò ancora mezzo addormentato Ron,
voltandosi dall’altra parte.
“Andiamo, bello addormentato, alzati.”
Ridacchiò Harry, togliendosi il pigiama e infilandosi i pantaloni della tuta
blu scuro che indossava ogni agente alla War Mage
Team. “Forza, non voglio beccarmi altri 20 giri di campo oggi.”
Ron sbuffò e si tirò su nel letto, stropicciandosi gli
occhi. “Che palle.”
Harry finì di allacciarsi le scarpe e si alzò in piedi.
“Datti una mossa, dai.”
Mentre Harry usciva dalla stanza,
Ron si alzò, afferrò pigramente la sua tuta, si vestì e seguì il suo amico. A
quell’ora alla Tana non era sveglio nessuno, ma la signora Weasley lasciava
sempre la colazione già pronta per loro dalla sera prima. Una volta Ginny si
era alzata insieme a loro per vederli uscire di casa
con le tute nuove addosso: li prese un po’ in giro, ma dovette convenire con
sua madre che sembravano davvero due tra i più sexy ventenni di tutta
l’Inghilterra.
Dopo la colazione a razzo entrambi uscirono
fuori nel giardino ancora in penombra, allacciandosi i cinturoni (con le armi
babbane) e trascinandosi sulle spalle le loro sacche.
“E Bill e Charlie?” chiese Harry,
prendendo in mano la passaporta –una caffettiera.
“Figurati, saranno già lì da un pezzo.” Disse Ron in uno
sbadiglio. “Merda, la sveglia è la parte che più odio.”
“Non dirlo a me. Dai, andiamo.” E
così dicendo entrambi toccarono il manico della
passaporta e furono trasportati nella parte antistante il castello dove la War
Mage Team aveva il suo quartier generale.
Appoggiata a un albero stava
Hermione, vestita ed equipaggiata come loro, con le braccia conserte e l’aria
seccata. Anche lei non aveva più il fisico di una
bambina, per di più tutto quell’addestramento le aveva scolpito il corpo molto
bene, e la tuta blu aderente le donava parecchio, anche a detta dei suoi amici.
Aveva i capelli ondulati lunghi fino alle spalle, ma durante gli allenamenti li
teneva sempre raccolti in una coda di cavallo.
“Siete in ritardo, di nuovo.” Fece lei nel vedere arrivare i
suoi amici, allontanandosi dall’albero a cui stava appoggiata e recuperando da
terra la sua sacca.
“Ehi, il mio orologio biologico funziona diversamente, lo
sai.” Le rispose Ron con un sorrisetto.
“Allora dì al tuo simpatico orologio che se ci becchiamo altri giri di corsa se li fa lui al posto mio.”
Ribbattè lei, camminando.
“Uh, buongiorno anche a te, dolcezza.” Fece sarcastico lui.
“Dateci un taglio, tra un paio di minuti abbiamo Sirius e se
ci presentiamo di nuovo in ritardo ci farà fare il giro dell’Inghilterra a
piedi.” Ribadì Harry
avanzando il passo.
Come previsto, Sirius non trovò di suo gradimento i cinque
minuti di ritardo per la terza volta consecutiva nella stessa settimana.
“Sono le 6,05. Allora?” puntualizzò l’uomo, inarcando un
sopracciglio nel vederli arrivare a passo sostenuto.
“Sono solo cinque minuti.” Cercò di minimizzare Ron.
“E lo erano anche ieri, e anche
l’altroieri, vero Ron? Avanti, 25 giri, di corsa.” Fece Sirius, nascondendo un
piccolo sorrisetto. Sapeva perfettamente che non era una grave mancanza, ma
Harry e Ron avevano preso il viziaccio di sottovalutare l’importanza della
precisione, e in una guerra una cosa del genere poteva essere più che dannosa.
Nonstante questo, l’espressione sui loro visi era impagabile.
I tre ragazzi misero giù le borse sbuffando e presero a
correre, e a Ron non sfuggì un’occhiataccia di
Hermione. La corsa prese metà della lezione di esercizio
fisico e lotta a mani nude di cui si occupava Sirius, i restanti minuti li
passarono tra pesi, attrezzi e qualche esercitazione. Allo scadere dell’ora i
tre si diressero nella palestra, dove avrebbero dovuto iniziare la lezione di armi babbane con Liam Nixon, uno dei loro superiori.
“Se Sirius ci vuole morti deve solo
continuare così.” Sbuffò Harry, buttandosi a sedere sulla panca in palestra.
Ron lasciò cadere a terra la sua sacca. “E
si lamenta pure che siamo lenti, l’amico!”
“Tu ad alzarti di sicuro.” Commentò Hermione con un
sorrisetto, mettendo le mani sui fianchi.
“Quanto sei carina stamattina.”
Buttò fuori ironicamente Ron, prendendo dalla sua sacca una bottiglietta
d’acqua e bevendo un po’, senza però smettere di fissarla. “Dio, se ti sta bene
quell’uniforme.” Le disse in tono più serio.
Hermione inarcò le sopracciglia. “Tu hai bisogno di una
donna.”
Harry rise. Poteva anche essere innamorato di Ginny, ma da
maschio in salute doveva riconoscere che la sua migliore amica poteva davvero
far girare la testa a qualcuno. “Non è colpa sua, poveraccio, sei tu che se una
bomba.” Le disse, con un occhiolino.
Lei ridacchiò. “Anche tu, adesso?
Ehi, io in due non vi reggo, eh!”
“Salve gente.”
Proprio in quel momento arrivarono alcuni dei loro compagni
di corso, Ike MacKenzie e Natan Leery. Anche loro
erano parte della squadra, ed erano gli unici 21enni oltre al mitico trio.
“Guarda chi ha buttato giù dal letto il gallo.” Scherzò Harry. “Oh, com’è che vi presentate a quest’ora?”
Ike fece un sorriso a 32 denti. “Avevamo volo con Charlie, e
lui è più clemente di Sirius.”
Natan posò la sua borsa a terra vicino a
Hermione. “Qualcuno è parecchio in forma stamattina.”
Le disse, vedendola alle prese con dell stretching per tenere caldi i muscoli.
“E’ difficile restare indietro con Sirius, lo sai.” Sorrise lei, senza smettere.
“Restare indietro non è una parola del tuo vocabolario,
Hermione.” Fece lui.
“Avete sentito dell’attacco a Durmstrang di ieri notte?”
Harry si raddrizzò sulla panca. “Hanno attaccato
Durmstrang?”
Natan annuì. “Piazza pulita, pare. Bill, Remus e Bernie sono
andati sul posto.”
Istintivamente Ron strinse fra le mani l’elsa del pugnale
che stava nel suo cinturone. “Spencer?”
“Sicuramente.” Rispose amaro Ike.
Proprio in quell’istante la porta della palestra si aprì e ne entrò Liam. Era un uomo piuttosto alto e dalla figura
atletica e ben impostata, nonostante non fosse più un ragazzino. “Buongiorno a
tutti.” Disse, mentre si allacciava il cinturone.
“Hai saputo di Durmstrang?” chiese Hermione.
Lui si mise a posto le armi e alzò lo sguardo. “Si. Quei
bastardi hanno fatto una specie di replica dell’attacco a Beaubaxton di sei
mesi fa.” Da uomo esperto che era, Liam interpretò al
volo gli sguardi dei suoi allievi. “Ragazzi, ok. Questa cosa ha fatto buttare
il veleno per i nervi a tutti da quando l’abbiamo saputo. Capisco
benissimo la vostra rabbia, è anche la mia. Ma ora sforziamoci di
concentrarci sull’allenamento, perché stare fermi a piangerci addosso come dei
bambini non fermerà Voldemort. Va bene? Forza, in
piedi.” Tutti gli obbedirono. “Che abbiamo fatto
l’ultima volta?”
“Bastoni.” Rispose Hermione.
“Ok, allora stamattina vediamo come ve la cavate con la
sciabola. A coppie, come sempre. Facciamo…Hermione e Ike, Ron e Natan e tu,
Harry, vieni con me. Forza, nell’ordine in cui vi ho chiamati.”
Hermione e Ike si diressero verso il centro della palestra,
gli altri, invece, si andarono a sedere sulla panca.
“Controllate che le vostre armi abbiano gli incantesimi di
sicurezza a posto.” Si raccomandò Liam.
“Non preoccuparti, dolcezza, ci vado piano.” Sussurrò Ike con un occhiolino spavaldo. Hermione lo
ignorò.
“Dieci galeoni su di lei.” Fece con un sorrisetto Ron,
incrociando le braccia e appoggiandosi al muro.
“In quanti minuti?” gli chiese Harry.
“Cinque.”
“Avanti, cominciate.”disse Liam a voce piuttosto alta.
Hermione e Ike sfoderarono la spada nello stesso istante, ma
lei fu la prima ad attaccare. Con l’agilità per cui
era famosa saltò ed evitò ogni attacco del suo avversario, rispose con altrettanta
sicurezza di movimenti, finchè dopo qualche minuto chiuse il match puntando la
sciabola alla gola di Ike.
“Molto bene.” Fece soddisfatto Liam, raggiungendo i suoi
allievi al centro della palestra.
“Che tempo ha fatto?” chiese Ron a
Harry.
Lui guardò l’orologio. “Quattro minuti e 40.”
Ron rise e scosse la testa. “Quella donna è una bomba.”
“Ok Hermione, sei stata molto brava. Stai solo attenta a non
lasciare scoperto il fianco sinistro troppo a lungo quando attacchi. Ike, le
gambe: muovile! Hai il tronco troppo rigido.” Commentò
Liam.
Natan porse a Hermione il suo asciugamano mentre lei li
raggiungeva. “Bella prova.” Lei gli
sorrise, senza accorgersi del grugnito di Ron.
“Avanti i prossimi.” Fece Liam.
Ron curvò un lato della bocca in un sorrisetto e si avviò al
centro della sala, sistemandosi il cinturone.
Natan lo seguì sospettoso. “Ehi, hai controllato le tue
armi? Non vorrei finire in infermeria per un allenamento.”
“Non finiresti in infermeria se le mie armi non fossero
sicure.” Ribbattè Ron, crudelmente malizioso.
“Che cos’ha contro Natan?” mormorò
Hermione, sedendosi sulla panca accanto a Harry.
“Credo di avere una mezza idea.” Le rispose l’amico,
guardando verso i due al centro della palestra. “E non mi piace per niente.”
“Di che parli?” gli chiese Hermione, ma lui non le rispose,
approfittando del fatto che Liam aveva appena dato il via al match.
Liam sapeva già che Ron fosse il suo migliore allievo, e
quello che vide non fece che confermare la sua convinzione; Natan estrasse e
attaccò Ron, ma lui rispose con una serie di fendenti veloci e precisi che gli permise, nell’arco di un brevissimo minuto, di far volare la
sciabola di mano al suo avversario e rimanere così l’unico armato.
“Ottimo, Ron. Come sempre.” Fece soddisfatto Liam. “Natan,
tieni gli occhi sulla spada, non sul nemico.”
“Eppure un giorno sono certo che ti batterò.” Fece con aria di sfida Natan.
“Non ci contare troppo.” Gli rispose Ron, rinfoderando la
sciabola e andando a sedersi accanto a Hermione.
“Dai Harry, tocca a te.” Lo invitò
Liam, e il ragazzo lo raggiunse.
“Tutto bene?” sussurrò Hermione a Ron.
“Perché?”
“Non lo so, stamattina mi sembri…teso.”
Lui le sorrise e le fece scivolare
un dito lungo il naso. “Baby, tu pensi troppo.” Le disse col suo tono di voce profondo e sensuale. Hermione si voltò a guardare
Harry duellare. Lui rimase a guardarla ancora un secondo, poi
si voltò, inspirando profondamente.
Harry si mosse a dir poco ottimamente, con rapidità e forza;
e considerando che il suo avversario aveva alle sue spalle 20 anni di esperienza, il reciproco puntarsi le spade alla gola fu
più che soddisfacente.
“Bene, molto bene Harry. Spingi a fondo con quel sinistro,
puoi fare l’impossibile se blocchi con quel braccio e colpisci con l’altro.” Gli disse Liam. “Bene, vi siete destreggiati tutti in modo
più che soddisfacente oggi, può bastare. Riprenderemo domani con le pistole.”
“Liam, vorremmo sapere di Durmstrang.” Disse timidamente
Hermione.
L’uomo annuì. “Aspettate che torni Remus, lui potrà senz’altro
darci notizie. Prendetevi dieci minuti di pausa, tanto abbiamo finito prima del
previsto.” Si salutarono con un cenno della mano e lui
uscì.
“Che cosa ci alleniamo a fare, poi, se arriviamo sempre
dopo, io non lo so.” Commentò aspro Ike, prendendo a
pugni il sacco.
“Non arriviamo sempre in ritardo.” Replicò calma
Hermione.
Ike si fermò. “Proprio tu dovresti sapere che ho ragione,
Hermione.”
“Se ci scoraggiamo avranno vinto
loro.” Si ostinò lei.
“Parole, parole. Sono proprio stanco.” Ike non lasciò a
nessuno il tempo di ribbattere, ed uscì dalla palestra.
“Andava a scuola a Durmstrang, per questo se l’è presa
tanto.” Spiegò Natan.
“Non ha poi tutti i torti.” Commentò Harry, alzandosi in
piedi e attaccandosi a una delle corde penzolanti.
Hermione si alzò e prese a camminare sull’asse di equilibrio, per poi terminarla con una ruota da atleta
perfetta.
“Dimmi una cosa: ma tu mangi mai?” le chiese Natan con un
sorriso. “Sei magra da paura.”
“No, mangio eccome. E’ solo che a casa mia non si mangiano
dolci. Sai, i miei sono dentisti, sono un po’ fissati con lo zucchero.” Gli spiegò lei, mettendo le mani sui fianchi.
“Allora bisogna rimediare. Ti va di venire stasera a casa
mia? Mia madre cucina torte da farsi leccare i baffi.”
Harry notò lo sguardo decisamente
nero di Ron, che incrociò le braccia sul petto.
“Mi piacerebbe, ma stasera sono
invitata a casa di Ron. Facciamo un’altra volta, ok?”
Lui annuì. “L’invito è sempre valido.” Natan diede un’occhiata all’orologio e prese da terra la borsa. “Ci
vediamo a pranzo.” E detto questo se ne uscì dalla
palestra.
“Però, ha preso il palo con molta dignità.”
Osservò Harry con un sorrisetto, e Hermione scosse la testa con un sorriso
autoironico.
“Quello mi piace sempre meno.”
“Ron, a te non piace nessuno.” Fece stancamente Hermione,
appoggiandosi all’asse di equilibrio.
“A te invece piacciono in troppi.”
“Asociale.”
“Ingenua.”
“Che cos’hai detto?” ribbattè
Hermione, i cui occhi erano ridotti a due fessure, facendo un passo in avanti.
“Che non vedi molto più in là del tuo naso.” Le rispose duro Ron, alzandosi in piedi. “Se per te va bene che Natan ti spogli con gli occhi ogni
volta che ti vede, allora d’accordo. Ma poi non venire a piangere da me se te
lo ritrovi nelle mutande, perché lo stai incoraggiando come una perfetta
ingenua.”
Hermione guardò negli occhi Ron, gelida. “Primo, Natan non è
il pervertito che dici tu. Secondo, io non sto
incoraggiando proprio nessuno, sono solo gentile, abitudine che tu hai perso da
anni. E terzo, non verrei a piangere certamente da te, stanne sicuro.” Sibilò astiosa, poi prese la borsa da terra e se ne uscì
dalla stanza senza voltarsi indietro.
“Era proprio necessario?” chiese Harry serio, dopo qualche
secondo di silenzio.
“Scusa?”
“Questa ramanzina, dovevi proprio fargliela? Non ha fatto
niente per meritarsela.”
“Risparmiami il buonismo, non mi vemire a dire che non sai
più guardare negli occhi un uomo e riconoscere se sta desiderando o meno una donna.”
“Di questo puoi stare tranquillo, guardando te l’ho capito
al volo.” Anche la risposta
di Harry aveva poco di dolce e amichevole. “Che
diavolo sta succedendo, Ron?” buttò fuori serio, mettendosi le mani sui
fianchi.
“Che diavolo sta succedendo?” fece
con aria di sfida Ron, smettendo di colpire il sacco.
“Non fare l’idiota con me, non funziona. Ti conosco troppo
bene.” Tagliò corto Harry. “Ti piace Hermione?”
“Non sono affari tuoi.”
“Sono affari miei.” Ringhiò Harry. “E’ la mia
migliore amica.”
“Ti ricordo che è anche la mia migliore amica.” ruggì Ron.
“Sta’ a sentire, toglitela dalla
testa, ok? Se scopro che ci stai provando con lei mi incazzerò
davvero molto.”
“Perché non ti fai i fottuti cazzi
tuoi e pensi a tenerti lontano da mia sorella?!”
“Che cosa c’entra Ginny adesso?”
Harry s’irrigidì.
“Si dà il caso che io non sia cieco!”
“Stai solo cercando di cambiare argomento.”
“Potrei dire la stessa cosa.” Ron incrociò le braccia sul
petto, decisamente nervoso. Lui e Harry erano come fratelli, e la loro amicizia gliela invidiavano
praticamente tutti, ma le loro litigate avevano il potere di scuotere la terra.
Hermione le definiva i discorsi ‘pronto,-qui-testa-di-cazzo,-parla-cervello-di-gallina?’.
“Con quante ragazze sei andato a letto
questo mese, Ron?” chiese esasperato Harry, cercando di chiarire il suo punto.
“E tu, allora?” ribbattè Ron.
“Vinci per almeno 10 a 1., e lo sai anche tu. Col casino che
ci è successo e che ci sta succedendo non abbiamo le
teste a posto. Se ci provassi con lei la faresti solo
soffrire, finiresti col rovinare la vostra amicizia e tutto questo solo per una
scopata?”
Ron fece un passo avanti, deciso. “Ehi, è di Hermione che
stiamo parlando, è chiaro? Non sarebbe mai una scopata, e io non potrei mai
farle del male!”
A Harry sembrò quasi che si fosse alzato un velo davanti
agli occhi. “Sei innamorato di lei?”
Ron voltò il viso dall’altra parte, con le mani sui fianchi.
Harry continuò a studiarlo con attenzione, in attesa
di una risposta che ormai era convinto di conoscere. Non c’era bisogno di
parole, era già un bel po’ di tempo che stava tenendo d’occhio il suo migliore
amico: lo capiva al volo, capiva cosa c’era dietro certi
sguardi, perché era esattamente quello che lui stesso provava per Ginny. Ma le cose stavano diversamente tra Ron e Hermione. Harry
aveva lasciato passare degli anni tra l’incidente di Hogwarts e il primo bacio
che aveva dato a Ginny, ma non perché gli ci fosse voluto tanto tempo per
capire di amarla; semplicemente voleva essere sicuro di non trasmettere a lei
il lato oscuro e negativo che quella orribile notte
aveva creato nel suo cuore. Ma Ron? La sua impulsività una cosa del genere non gliel’avrebbe mai
permessa. Lui non era il tipo da una donna sola. Aveva avuto più amanti lui di
tutta la famiglia Weasley al completo, e non ne aveva
amata mai nessuna. Era ovvio che con Hermione le cose non sarebbero potute
andare allo stesso modo, ma se ne era davvero
innamorato come da un po’ di mesi sembrava, allora doveva essere almeno in
grado di ammetterlo. Dirlo a voce alta, per convincere innanzitutto se stesso.
Non poteva continuare in eterno a vivere come un superuomo sentimentalmente
inattaccabile.
Ma la risposta non arrivò. Pochi
istanti dopo fece capolino dalla porta della palestra Bill Weasley. “Ragazzi,
siete in ritardo a Karate.” Disse; poi, notando l’aria
tesa, li guardò attentamente. “C’è qualcosa che non va?”
“Niente.” Risposero contemporaneamente tutti
e due.
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It
takes a lot to know what is love
It’s not
the big things, but the little things
That can
mean enough
A lot of
prayers to get me through
And
there’s never a day that passes by
I don’t
think of you
The
perfect fan, Backstreet Boys
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Ginny Weasley stava sdraiata sul letto con lo sguardo perso
nel vuoto. Stava pensando…troppo, come al solito.
Qualcuno bussò alla porta della sua camera, riportandola alla realtà.
“Avanti.”
Dalla porta entrò Hermione, sorridente.
“Ehi, eravamo preoccupatissimi per voi, pensavamo vi
avessero mandato a Durmstrang.” Fece Ginny, mettendosi
seduta e sorridendo largamente alla sua migliore amica. “Come ha sentito la
notizia, mamma si è precipitata da papà per sapere dove eravate voi.”
“La Bulgaria non è di nostra competenza, hanno richiamato alcuni
di noi perché pensavano che potessimo trovare indizi utili per le nostre
ricerche dei mangiamorte.” Le rispose Hermione con
tono casuale, sedendosi sulla sedia della scrivania.
“Giornata dura?”
Hermione alzò spallucce. “Non particolarmente.”
“Allora qual è il problema?”
“Come fai a sapere che c’è un problema?”
“Andiamo, Hermione.” Sorrise Ginny. “ce l’hai
scritto in faccia. Scommetto che è colpa di mio fratello.”
“…in un certo senso, non lo sto più capendo. E oggi lui e
Harry sembravano piuttosto neri. Credo che abbiano
avuto un’altra delle loro brillanti discussioni.”
Ginny sbiancò. “Credi che sappia di noi due?”
“Nah, ho detto che erano nervosi, non assatanati.” Le due ragazze scoppiarono a ridere brevemente. “Comunque dovreste dirglielo. Più tempo passa,
peggio la prenderà.”
Ginny annuì. “Si, lo so…ma è così
difficile parlare con Ron senza doverci litigare.”
“Vedi a chi lo dici.” Sospirò Hermione. “Quanto lo odio
quando mi ci incazzo e lui mi risponde con quella
stradannata voce profonda e mi guarda con quegli accidenti di occhi. Lo fa
apposta a sfoderare il fascino mentre strillo, sa che così può deconcentrarmi,
lo stronzone.”
“Non c’è odio senza amore…” canticchiò Ginny con un odioso
sorrisetto, e Hermione le tirò addosso un cuscino, senza
sopprimere una risatina.
In quel momento dalla porta fece capolino Harry. “Si può?”
“Tu guarda un po’ chi passa da queste parti per caso…”
fece Hermione.
“Ho interrotto qualcosa?” chiese Harry con un sorrisetto, salutando
Ginny con un bacio sulle labbra.
“Una guerra all’ultimo cuscino.” Disse ironica Ginny. “Tu e
Ron avete avuto dei problemi?”
“Non più degli altri giorni.” La rassicurò lui, sedendole
accanto.
“Beh, io vado a vedere se di sotto hanno bisogno di una
mano.” Hermione fece a
entrambi un occhiolino che Ginny ricambiò con un sorriso, poi uscì dalla
stanza.
“Allora, cos’hai fatto di bello oggi?”
le chiese Harry, scansandole un ciuffetto di capelli dagli occhi.
“Intendi a parte andare in panico per voi che dovevate
andare a Durmstrang?” rispose lei, tesa.
“Ma non ci siamo andati.” Lui aveva
fiutato un’aria nervosa.
“Ma questo noi civili lo abbiamo saputo dopo.”
“Gin, che hai?” tagliò corto lui. “Non ti capisco.”
“Non mi capisci, vero Harry?” lei si alzò in piedi
nervosamente. “Lascia che ti dica una cosa. Forse per te è facile uscire di
casa la mattina e chiederti se potrai tornarci, ma per me non lo è per niente.
Ti rendi conto? Come posso vivere serenamente la mia giornata se so che i miei
fratelli, la mia migliore amica e il ragazzo che amo rischiano perennemente la
vita?” concluse esasperata.
Harry si alzò in piedi e la raggiunse, mettendole le mani
sulle spalle. “Ne abbiamo già parlato, no?” le disse
dolcemente. “Tesoro, loro sono pericolosi ma anche noi lo siamo. Ci hanno addestrato bene, non devi aver paura. Sappiamo difenderci, sappiamo attaccare. Tutto quello che
devi fare tu è cercare di non pensare tutto il giorno alla stessa cosa.
Dovresti crearti una specie di distrazione, che ne so…un lavoretto, un
hobby…qualcosa che ti distragga un po’ dalle tue
preoccupazioni.”
Lei scosse la testa. “E’ come quella notte…voi fuori a
rischiare di morire e io nascosta come un topo in trappola…”
“Shh, non dire così…” Harry le stampò un bacio sulla fronte.
“Non ti sei nascosta per vigliaccheria, e non fari una
colpa perché non combatti in prima linea come noi. Il tuo è un coraggio
diverso, ma non meno importante.”
Dopo qualche secondo di silenzio Ginny alzò lo sguardo. “In
una libreria a Hogsmeade cercano una commessa…magari…” disse, con voce incerta.
“Bene.” Le rispose entusiasta lui, sollevandole il mento con
un dito e sorridendole. “Una libreria, eh? Farai la felicità di Hermione.”
Anche lei sorrise, e Harry non fu
più in grado di trattenersi: si chinò su di lei e la baciò, mettendoci tutto
l’amore che poteva. Entrambi avevano bisogno di stare
abbracciati, di stringersi l’uno all’altra, di accarezzarsi e sentire un
contatto fisico che alleviasse un po’ la confusione dell’animo e del cuore.
Presto il bacio non fu più sufficiente per esprimere i loro sentimenti: Ginny
cominciò ad armeggiare con la sua felpa e Harry le sbottonò al volo la camicia.
Erano entrambi troppo presi per rendersi conto del
resto; per questo nessuno dei due si interruppe quando la porta si aprì.
“Gin, sai quando torna mamma? Mi serve di…”
Quella voce fece gelare a entrambi
il sangue nelle vene. Immediatamente si fermarono e si voltarono verso la
sagoma sulla soglia della porta, che rimase con le mani sui fianchi e
un’espressione da tigre.
“Ron, aspetta un attimo, ti posso spiegare tutto.”
“Ma certo che puoi, Harry.” Rispose
calmo lui. “Tu e io. Fuori.”
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Cliccare sul capitolo 2 “Nuove
Realtà”, prego! E recensite dopo!