BEING A WAR MAGE
CAPITOLO 2: NUOVE REALTA’
You cannot hide the way you feel
inside I realize
Your
actions speak much louder than words
So tell
me why...
By now I
should know
That in
time things would change
So it
shouldn’t be bad
So why
do I feel so sad?
Why
do I feel so sad, Alicia Keys
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Ginny fece un balzo indietro, chiudendosi in tutta fretta la
camicia. “Ron, ascolta…”
“Con te facciamo i conti dopo.” Sibilò Ron.
“Ehi, calmati.” Fece altrettanto minaccioso Harry.
“Vuoi spiegarmi, Harry? Andiamo a parlare.” Lo provocò Ron,
girando sui tacchi e avviandosi giù per le scale.
“Oddio…” Ginny si coprì per un attimo il viso con le mani,
poi vide Harry seguire il fratello e si lanciò dietro di lui. “Aspetta!”
Hermione vide Ron scendere le scale torvo come non mai. “Che
è successo, perché quella faccia?” gli chiese, avvicinandosi.
Lui l’afferrò duramente per un braccio. “Tu lo sapevi,
vero?”
“Ma sei impazzito?!” ringhiò lei. “Lasciami, mi stai facendo
male, idiota!”
“Perché non mi hai detto niente, razza di ipocrita?!” tuonò
lui, strattonandola.
Harry prese Hermione per l’altro braccio e l’allontanò da
Ron. “Lasciala stare, lei non c’entra! E’ con me che devi prendertela!”
“Non chiedo di meglio.” Ron aprì la porta di casa e tutti e
due se ne uscirono fuori.
Ginny arrivò di corsa giù per le scale. “Hermione, dobbiamo
fermarli! Quelli vogliono picchiarsi sul serio!” fece in totale panico.
“Lasciateli stare.” Risuonò la voce di Bill Weasley dal
piano di sopra.
“Come?!” chiese scioccata Ginny guardando in alto. Bill e
Charlie si stavano affacciando dalla ringhiera delle scale, con l’aria
tranquilla.
“Non ti preoccupare, si devono solo chiarire.” Le spiegò
serenamente il minore dei due. “Se si sfogano adesso passerà tutto in un
baleno, tanto cercare di far ragionare Ron è inutile.”
“Ma…” Ginny si sentì appoggiare una mano sulla spalla.
“Io sono d’accordo. Lasciamo che se si spieghino a modo loro.”
La rassicurò Hermione.
“…spero con tutto il cuore che abbiate ragione voi…” si
arrese alla fine Ginny.
E in effetti Harry e Ron si stavano chiarendo eccome. Se le
stavano suonando di santa ragione, non come due ventenni incazzati neri, ma
come due giovani agenti speciali perfettamente educati alla lotta libera a mani
nude. In altre parole, dopo i primi minuti di ‘chiarimento’ sanguinavano già
tutti e due.
“Avrei dovuto saperlo!!” ringhiò Ron, colpendo Harry in
faccia. “Bastardo, mia sorella è ancora una bambina!!”
Harry respinse Ron con un calcio allo stomaco. “Sei un
fottutissimo ottuso!! Quale bambina, è una donna dulta in piena regola!!”
“Grazie a te, adesso lo è sicuramente!!” Ron rispose con una
gomitata diretta al naso di Harry, e schivata all’ultimo minuto.
“Cazzo, ma che diavolo ho io che non va?!” questa volta fu
Ron a dover evitare un pugno. “Che cos’è che mi manca per stare con tua
sorella, eh??”
“Innanzitutto la sincerità!! Diavolo, Harry, da quant’è che
te la porti a letto alle mie spalle?!”
“Io non me la porto a letto, brutta testa di cazzo!! Io ci
sto insieme, perché ne sono innamorato!!”
“Riposta sbagliata!!” Ron con un calcio atterrò Harry, che
ci mise poco più di un secondo per rimettersi in piedi.
“Tutti i ragazzi di Ginny non ti sono mai piaciuti perché
dicevi che non erano alla sua altezza!! Forse hai ragione, anch’io penso che
lei sia molto meglio di me, ma la amo sul serio, non potrei mai fare niente per
farla soffrire!!”
“Le ultime parole famose! Dì un po’, da quant’è che fai il
galantuomo di notte e il moralista di giorno?!”
“Non puoi farmi una colpa perché sono innamorato di tua
sorella!!”
“No, ma posso spaccarti la faccia!!” un altro colpo di Ron
andò a vuoto, e Harry ne approfittò per centrarlo in pieno stomaco con una
ginocchiata.
“Dannazione, facciamola finita!! Lo sai che sono più veloce
di te!”
“Già, ma io sono più forte!” Harry non ebbe di che
protestare, perché il pugno che gli colpì la mascella gli fece vedere le
stelle.
“Mi spieghi che stiamo facendo?!” riuscì a chiedergli il
ragazzo, quando tutti e due sembrarono fermarsi per un secondo. “Non
risolveremo niente così, possiamo picchiarci anche tutta la giornata!”
“In compenso mi sta facendo sentire molto meglio!” ruggì
Ron,un attimo prima di far cadere a terra Harry con un calcio alle ginocchia.
Harry si riprese rapidamente, e riservò lo stesso
trattamento agli stinchi di Ron, facendo sbattere a terra anche lui. “Perché
sei tutto pazzo!” i due ragazzi rimasero per un attimo fermi, di spalle a
terra, a riprendere fiato. “Possiamo parlare come persone civili adesso?”
“Non ho finito con te.” Fece Ron, ma non si mosse. “Di tutte
le donne che ti stanno dietro, giusto con mia sorella dovevi finire?”
Harry fece una smorfia. “Proprio tu è meglio che non parli
di questo.” Ron colse l’allusione e fece fatica a nascondere un sorrisetto.
Ancora ansimanti, entrambi si misero seduti sull’erba. “Ron, io amo tua sorella
e voglio stare con lei. Sto con lei, e siamo molto felici insieme. Adesso tocca
a te capire che non voglio farla soffrire e mettere da parte tutta questa
rabbia che non c’entra niente, ok?” disse più calmo Harry.
“Mi lasci molta scelta, vedo.” Replicò Ron nel suo solito
tono autoironico che normalmente avrebbe fatto ridere Harry. “Tu e mia
sorella.” Commentò con aria indecisa.
“Non suona poi così male, no?”
“No, in realtà no…suona peggio.” Tutti e due ridacchiarono
un po’. “Credi davvero di avere la testa più a posto della mia?”
“Assolutamente si.” Dopo un ultimo istante di serietà
entrambi scoppiarono a ridere.
“Quanto ti odio.” Fece Ron tra le risate, tenendosi lo
stomaco.
“Sopravviverò.” Gli rispose Harry appena ebbe la possibilità
di prendere fiato, reggendosi una mano sulla mascella dolorante.
“E così…con mia sorella hai intenzione di fare sul serio.”
Ron si fece più sobrio.
Harry annuì. “Posso giurartelo.”
“Mh…quindi dovrei abituarmi a voi due?”
“Se vogliamo stare bene tutti insieme, credo proprio di si.”
Harry attese con ansia la risposta del suo amico.
Ron si pulì con una manica il naso sanguinante. “Ok, va
bene. Vediamo se veramente sarai capace di non farla soffrire. Se mi accorgessi
del contrario, finiremo quello che abbiamo incominciato. Ci stai?”
Harry sorrise e gli porse la mano. “Mi sta bene.”
Anche Ron rise e gliela strinse amichevolmente. “Io però ti
odio sempre.”
“Pazienza.” Ridacchiò harry.
“Quando voi due avete finito di fare i bambini.”
I due ragazzi si voltarono e videro Hermione in piedi con le
braccia conserte e un sorrisetto, e Ginny, accanto a lei, con gli occhi lucidi
e un gran sorriso.
“Per favore, Gin, ora non metterti a piangere, non sei più
una bambina.” Fece Ron.
“Ma guarda che sporco ipocrita.” Commentò Hermione con
un’espressione divertita, mentre una Ginny commossa si lanciava tra le braccia
del fratello.
“Oh, Ron, sei uno sciocco, sei proprio uno sciocco!”
piagnucolò lei mentre lui le scompigliava amorevolmente i capelli.
“E tu resti sempre una zucca vuota.” Sorrise lui. Finalmente
Ginny si staccò dalle sue braccia per andare ad abbracciare Harry.
Hermione sorrise, poi girò sui tacchi, avvinadosi verso la
Tana. A un certo punto si sentì prendere la mano da Ron alle sue spalle.
“Te ne vai già?”
“Non voglio che i miei genitori si preoccupino, si sta
facendo buio.” Disse lei, continuando a camminare.
“Rimani un altro po’, ti riaccompagno io a casa.”
“Faresti proprio una bella impressione a mio padre conciato
così.” Ridacchiò lei, e anche lui rise, vedendosi sporco di terra e con più di
un livido.
Ad un certo punto la fermò. “Te ne stai andando perché ce
l’hai con me?”
Lei alzò spallucce. “Ormai mi sono abituata ai tuoi modi
elegantissimi.”
“Lo so, non avrei dovuto prendermela con te. Anche se tu
sapevi tutto e non mi hai detto niente.”
“Avevo promesso a Ginny che sarebbero stati loro a
parlartene.”
“…se ti chiedo scusa?” chiese lui, cercando il suo sguardo.
“E’ quello che fai sempre.”
Ron la guardò un attimo, poi sorrise. “Allora non lo farò.”
Lei lo guardò con entrambe le sopracciglia inarcate. “Ma se può farti sentire
meglio, mollami un bel ceffone.”
“Ma davvero?” disse lei con un sorrisetto furbesco.
Lui alzò spallucce. “Piove sul bagnato.”
Solo qualche istante dopo Ron si maledì per averle dato il
permesso di rompergli la mascella.
“Cazzo, ho detto una sberla, non un pugno!” nonostante
tutto, a entrambi scappò di ridere.
“Beh, hai ragione tu, ora va molto meglio.” Rise lei. “Ci
vediamo domani, Ron.”
“Ehi, un momento! Mi hai sacramentato e ora mi lasci qui
così?!”
“Buonanotte, Ron.” E ridendo Hermione corse verso la Tana.
Ron rimase a guardarla scuotendo la testa e toccandosi la guancia, poi sorrise
leggermente.
“Faremo a modo tuo ancora per poco, baby…”
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I never felt this way
How do
you give me so much pleasure
And
cause me so much pain?
Just
when I think I’ve taken more than would a fool
I start
fallin’ back in love with you
Fallin’, Alicia Keys
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Harry, Ron, Hermione e Ginny arrivarono fuori la libreria e
si fermarono un momento.
“Ok, ora vado dentro e mi presento.” Fece Ginny
nervosamente, cercando di mostrarsi il più spavalda possibile.
“E appena ti vedranno capiranno che sei la persona giusta
per quel lavoro.” Sorrise Harry.
“Perciò vai serena e tranquilla, che sei forte.” La
incoraggiò Hermione.
“Ehi, non farti fregare sullo stipendio.” Puntualizzò Ron, e
Hermione scosse la testa esasperata.
Ginny annuì sorridente e fece per entrare nella libreria, ma
si sentì trattenuta da Harry; voltandosi notò che lui, Ron e Hermione si
stavano guardando in giro con un’aria stranamente tesa e preoccupata. Nel giro
di pochi secondi il cielo si fece completamente oscuro, captando l’attenzione
dei cittadini di Hogsmeade, che cominciarono ad uscire dagli edifici guardando
in alto e cercando di capire cosa stesse succedendo.
“Pensate anche voi quello che penso io?” fece Harry teso,
lasciando andare il braccio di Ginny.
“Già.” Rispose brevemente Ron, mentre sfoderava una pietra
rossa che, una volta toccata, gli sostituì automaticamente i vestiti con la
tuta e il cinturone della War Mage Team. La stessa cosa accadde a Hermione e a
Harry, le cui pietre erano rispettivamente rosa e verde.
“Che sta succedendo?” chiese quasi in panico Ginny, mentre
Hermione mormorava qualcosa a bassa voce contro un talismano trasparente.
“Gin, scappa. Vai a nasconderti.” Le disse piano Ron.
“Ma come, cosa…e voi?”
“Vai e non ti muovere dal tuo nascondiglio qualunque cosa
succeda qui fuori, va bene?” fece Harry col tono di chi non ammette repliche.
Ginny li guardò terrorizzata.
“Andrà tutto bene, Ginny. Ora vai.” Le disse con più calma
Hermione.
“…vi supplico, fate attenzione…” e con le lacrime agli
occhi, Ginny scappò infilandosi in uno dei vicoletti di Hogsmeade.
“Avvertiamo gli altri.” Mormorò Ron, prendendo dal cinturone
la bacchetta senza smettere di guardarsi intorno.
“Ci ho già pensato io.” Rispose tesa Hermione.
“Ehi, io credo che stiano arrivando.” Fece Harry, accennando
con la testa a un gruppo di uomini incappucciati che arrivavano giù per la
piazza principale di Hogsmeade a passo deciso. La gente radunatasi per strada
si diede a una istantanea quanto disperata fuga in qualunque direzione, e le
urla degli assalitori in nero si mescolarono a quelle di panico delle donne e
dei bambini che correvano in cerca di un rifugio per salvarsi. La massa di
mangiamorte si muoveva rapidamente e con estrema violenza, ma lameno Harry, Ron
e Hermione ebbero la possibilità di vedere che Spencer non era tra loro.
Non ci fu il tempo di pensare o di angosciarsi. Gli uomini
in nero presero a sparare incantesimi e pallottole babbane sulla folla in fuga,
poi cominciarono ad attaccare singolarmente i cittadini. A quel punto Harry,
Ron e Hermione non si trattennero più e si gettarono coraggiosamente nella
mischia. Harry colpì un mangiamorte con un incantesimo paralizzante e centrò un
altro in pieno petto con un incantesimo alquanto violento per immobilizzarlo,
poi si diresse verso altri due che lanciavano frecce infuocate contro la
vetrina di un negozio. Ron sparò due incantesimi mortali senza alcuna
esitazione contro due uomini che stavano inseguendo due ragazze in fuga, lanciò
un coltello contro un terzo che gli si stava avventando contro, poi sfoderò la
spada e prese a duellare brevemente con un incappucciato particolarmente
animoso. Hermione, dal canto suo, cominciò col servirsi della magia per fermare
un gruppo di mangiamorte che stava infierendo contro la folla in fuga, poi
utilizzò la sua agilità nei movimenti di karate per liberarsi di un altro paio
di nemici; infine anche lei fu costretta a prendere la spada. A un certo punto
si sentì un grosso colpo d’arma da fuoco, e istintivamente sia Harry che Ron si
voltarono cercando con gli occhi Hermione. Non videro lei, ma scorsero
distintamente Sirius, Remus e gli altri arrivare in loro soccorso, armati fino
ai denti. Harry respinse con un pugno un nemico e vide Ron trafiggernene uno
con la sua spada, ma allo stesso tempo notò che alle sue spalle troneggiava un
mangiamorte armato di pugnale.
“Ron!!! Alle tue spalle!!!” gli gridò.
Ron si voltò all’istante, ma si sentì un colpo e il
mangiamorte crollò a terra morto. Harry e Ron guardarono oltre e scorsero
Hermione con la pistola ancora puntata e fumante, che a malapena attese di
ricevere l’occhiolino di Ron per rituffarsi nella mischia. La battaglia andò
avanti senza pietà e Sirius, Remus, Bill, Charlie, Ike e Natan non si risparmiarono
niente, lottando come leoni. Dopo una buona mezzora di combattimeno i
mangiamorte giacevano quasi tutti a terra. Charlie e Josh tenevano le bacchette
puntate contro quello che reputavano l’ultimo nemico rimasto in piedi.
“Arrenditi, è finita.” Sibilò Charlie, che aveva vari lividi
e un labbro sanguinante.
“Scordatelo.” La risposta del mangiamorte fu accompagnata da
uno sputo.
“Stupido figlio di puttana!” Josh lo tramortì con un colpo
secco alla nuca.
Il gruppo della War Mage Team era in piedi in mezzo a una
folla di incappucciati a terra; nessuno di loro era completamente indenne,
anche se non si poteva parlare di ferite gravi.
“Ok, portiamo tutta questa immondizia al quartier generale.”
Fece Remus, e con le bacchette furono legati tutti in un istante.
Un ultimo uomo in nero non fu avvistato dai combattenti,
solo Hermione lo vide troneggiare ridendo davanti a un palazzo a cui stavano
affacciati alle finestre numerosi civili.
“Nooo!!!” gridò lei, vedendo che stava lanciando una specie
di piccola sfera infuocata contro l’edificio. Tutti si voltarono verso di lui,
ma fu ugualmente troppo tardi: la sfera colpì il palazzo, che esplose
immediatamente e si trasformò in un cumulo di ceneri bruciacchiate di lì a
pochi agghiaccianti secondi. Il mangiamorte che aveva lanciato il colpo fece un
salutino beffardo e svanì nel nulla, attorcigliandosi addosso il mantello
mentre Bill e Josh gli si lanciavano addosso. Tutti i maghi presenti in quello
spiazzo si catapultarono fra le macerie alla disperata ricerca di superstiti,
mentre tornava a radunarsi una discreta folla urlante nella strada.
“Merda!!” Ike gettò a terra la propria spada. “Di nuovo!! E
davanti ai nostri cazzo di occhi!!!”
Ron serrò i pugni e le mascelle molto forte, e guardò verso
Sirius e gli altri che continuavano a illudersi di trovare dei sopravvissuti a
quella tremenda esplosione.
Harry rinfoderò con rabbia la spada. Quanti innocenti erano
stati uccisi inutilmente e ingiustamente per una loro disattenzione? In quel
momento tra la folla si fece largo Ginny Weasley, che per un attimo si guardò
intorno per sincerarsi che i suoi cari fossero tutti vivi, poi vide Harry e
corse verso di lui, piangendo. Harry subito l’abbracciò forte.
“Oddio, sei vivo…siete tutti vivi…” gli piagnucolò nel collo,
stringendolo a sé come per non farlo più staccare da lei. “…quando ho sentito
quello scoppio, ho pensato…ho pensato…” singhiozzò.
“Shh” Harry prese ad accarezzarle la testa e la schiena. “E’
finita, noi stiamo tutti bene.”
Hermione continuava a guardare inorridita lo spettacolo
davanti ai suoi occhi. Poche volte nella sua vita si era sentita tanto
impotente; avevano ucciso delle personesenza che lei potesse fare nulla per
fermarli. Di nuovo.
“Ehi, stai bene?” fece Ron preoccupato, guardando accigliato
il taglio che lei aveva riportato su un sopracciglio.
Hermione lo spinse indietro, infuriata. “Dannazione, Ron!!
Non sono più una bambina!! Sono morte decine di persone laggiù, e tu mi chiedi
se sto bene per uno stupido, piccolo, fottutissimo graffio!!” gli gridò contro.
Ron rimase fermo a guardarla, per niente stupito e neppure
arrabbiato. Capiva benissimo quello sfogo di frustrazione, e se gridare era il
suo modo di buttar fuori il dolore, beh, non andava certo rimproverata.
Hermione si mise le mani fra i capelli per un attimo, guardando in tutte le
direzioni meno che negli occhi del suo amico; poi lasciò cadere le braccia e
trovò il coraggio di incrociare il suo sguardo.
“…scusami, io non…ecco…”
Ron non le diede l’opportunità di rispondere, annullò in un
istante la distanza tra i loro due corpi e la prese fra le braccia,
stringendola forte a sé. Hermione gli gettò le braccia al collo e pianse in
silenzio, nascondendo il viso nel suo petto. Non avevano bisogno di parole,
nessuno dei due; erano soddisfatti semplicemente di stare stretti l’uno
all’altra, contenti di quel contatto fisico denso di amore e affetto.
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Did you
ever lay your head down
On the
shoulder of a good friend?
And then
have to look away somehow
Had to
hide the way you felt for them?
Did
you ever love somebody, Jessica Simpson
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La dottoressa Aki Sorenson, primario fra i medimaghi della
War Mage Team, mise giù la scatola piena di bende e fasciature e si asciugò il
sudore sulla fronte con una manica della maglia; una mano familiare le si posò
sulla spalla, e lei sorrise e si voltò.
“Bill” lo salutò sorridendo, più tranquilla. “Sono stata
tanto in pensiero.”
Lui l’abbracciò. “Grazie al cielo ne siamo usciti quasi
tutti illesi.”
“Ho saputo del palazzo che è saltato in aria.” Disse lei
piano, quando si separarono.
Lui annuì amareggiato, appoggiandosi al tavolo dei
medicinali. “Hai notato? Sembra che quando c’è più bisogno di noi, o arriviamo
tardi o non siamo abbastanza svegli.”
Aki gli accarezzò una guancia. “Capisco cosa stai provando,
ma non sei giusto con te stesso e con gli altri se ti annulli così.”
“Quante persone potevano essere salvate oggi…” mormorò lui,
incrociando le braccia sul petto e guardando verso il basso.
“E quante sarebbero morte se non foste intervenuti voi.”
Fece lei dolcemente. “Te lo sei chiesto questo, Bill? Avete fatto tutto il
possibile. Ti rendi conto che questa guerra è orribile proprio perché si
combatte senza uno straccio di regola? Limitare i danni e le vittime è il
massimo che potete fare per il momento, non è colpa vostra se dei civili
finiscono per essere coinvolti.”
Lui la guardò con un piccolo sorriso. “Dottoressa Sorenson,
a medicina ha seguito anche corsi di saggezza?”
“No, agente Weasley, anche perché altrimenti mi avrebbe
superato di gran lunga Tennesse, con tutti i suoi proverbi vietnamiti.” Tutti e
due scoppiarono a ridere, poi lui l’attirò a sé e la baciò.
“…Bill…non qui…aspetta…” riuscì a malapena a mormorargli lei
quando si staccarono, ansimanti. “Vieni a stare da me stanotte.” Suggerì
dolcemente. “La riunione di domani è stata fissata per le undici, non dovrai
arrivare all’alba come sempre.”
Lui sorridendo le prese il cappotto dall’appendipanni e
glielo mise sulle spalle. “Non perdiamo altro tempo.”
Lei sorrise, e presisi per mano si avviarono all’uscita
dell’infermeria del quartier generale.
***************
Ron stava prendendo a pugni il sacco con maggiore violenza
del solito, tanto che lì nella palestra vuota i colpi rimbombavano forte. Ad un
certo punto la porta si aprì lentamente, e lui al volo afferrò la bacchetta e
si girò verso l’uscita, pronto ad attaccare. Hermione, sulla porta, trasalì:
anche lei istintivamente avrebbe preso un’arma appena sentito il minimo rumore,
ma i riflessi di Ron erano spaventosamente pronti.. Lui rimise la bacchetta con
forza sulla grossa cassettiera di legno che di solito si usava per riporre le
armi malfunzionanti.
“Ma sei impazzita a entrare in quel modo?” fece brusco,
riprendendo a colpire il sacco.
Lei andò a sedersi sulla cassettiera. “Scusa, non volevo
disturbarti.”
“Che cosa ci fai qui a quest’ora? E’ piuttosto tardi, tua
madre sarà in pensiero.” Ron smise di colpire il sacco e si appoggiò con un
gomito alla trave vicina, guardandola.
Lei alzò spallucce. “I miei sono andati al matrimonio di mia
zia, ma a me non andava di vedere gente. A casa tua Ginny e Harry…beh, insomma,
mi rimaneva solo questo posto.” Gli spiegò tranquilla.
Hermione guardando Ron dovette ammettere di provare una
sensazione di piacere e desiderio mai provata prima. In quel momento stava
davanti a sé non più il ragazzino pelle e ossa di anni prima, selvaggiamente
bello. Aveva i capelli inumiditi dal sudore, ogni muscolo del suo corpo
statuario –dai bicipiti ai pettorali, dagli addominali agli adduttori- era teso
e solido come una roccia, indossava dei pantaloni di felpa che non rendevano
abbastanza giustizia al suo perfetto sedere, e la maglietta inzuppata di sudore
lo faceva sembrare ancora più atrocemente sexy. Lei mantenne a fatica il suo
sguardo, quei bellissimi occhi blu che dal giorno dell’attacco a Hogwarts erano
diventati completamente privi di pietà nei confronti del nemico, mentre per lei
avevano sviluppato una carica di passionalità che li rendeva una vera e propria
miscela di esplosivo.
Ron sorrise furbescamente nell’osservare la sua migliore
amica seduta lì davanti a lui. Probabilmente neppure lei stessa immaginava
quanto lo stesse eccitando il vederla lì su quella cassettiera, con quell’aria
innocente e allo stesso tempo furba, il viso incorniciato dai capelli mossi, la
bella pelle liscia e vellutata esposta attraverso un’esile canotta azzurra e i
jeans aderenti, che mettevano in risalto ancora di più la tonicità della sua
figura snella e slanciata. E prima che le parole di Harry potessero tornargli
in mente, Ron si ritrovò a chuedersi come sarebbe stato strapparle i vestiti di
dosso e fare l’amore con lei su quella cassettiera per tutta la notte.
“Avanti, tesoro, sii più onesta con te stessa.” Fece lui in
tono caldo e suadente, lanciandole uno sguardo a cui poche donne avrebbero
saputo resistere. “Tu volevi me.”
Lei sorrise. “Non giocare a Mr. Fascino con me, Ron Weasley,
non funziona.”
“Uh, mi sento colpito.” Rise lui.
La risata di Hermione degenerò in un’espressione di
amarezza. “Ti rendi conto di quante persone sono morte oggi, molte delle quali
uccise da noi?”
Ron la guardò negli occhi. “Quelli che abbiamo ucciso noi
non sono esseri umani, ma assassini della peggior specie che non meritano di
vivere. Gli altri…” e qui tirò un sospiro. “…lo abbiamo sempre saputo. Questa è
la realtà del nostro lavoro, è dura perché è fatta di questo.”
Hermione annuì, ma non alzò lo sguardo. Tanto che non si
accorse che Ron le si era piazzato davanti, con le mani sulla cassettiera ai
lati delle sue gambe e il corpo appoggiato contro il mobile, tra le sue gambe,
con gli occhi allo stesso livello dei suoi. Lei trasalì impercettibilmente
quando vide che lui le stava guardando le labbra, anche se a lui non sfuggì il
leggero rossore che le colorò le guance.
“E’ per questo che Harry e io ti volevamo fuori da questa
storia.” Le mormorò, incrociando il suo sguardo. Anche lei aveva gli occhi
fissi sulla sua bocca.
Hermione sentì un campanello nella sua testa. “E’ tutto ok,
non facciamone una tragedia.” Disse, balzando giù dalla cassettiera e
automaticamente respingendo indietro Ron. “E’ stato solo un attimo.”
Lui annuì, poi gli venne in mente un modo per allentare un
po’ la tensione. “Ti va di allenarti un po’?”
“Ok.” Fece lei, togliendosi le mani dalle tasche dei jeans.
Lui lasciò cadere l’asciugamani che aveva attorno al collo
sulla cassettiera. “Ma guarda che affare hai fatto ad avermi come migliore
amico, ti do persino lezioni private serali.”
“Un po’ pieno di te, non credi?”
“Baby, tu sei in gamba, ma hai davanti a te il migliore.”
Disse lui, con un amabile occhiolino.
“Oh, quale onore, maestro Yoda.” Rise lei. “Allora facciamo
così: se ti atterro io, dovrai metterti in ginocchio e dirmi che sono io la
migliore. Ci stai?” fece, con le mani sui fianchi.
Lui rise. “Ok, Obi-Wan. Mentre se ti atterro io, tu...dovrai
darmi un bacio.”
Lei inarcò un sopracciglio. “E che te ne fai di un bacio
dato a me?”
“In effetti hai ragione, così sembra che tu abbia un premio
anche se perdi.”
“Tu ti fai più strano ogni giorno che passa, lo sai?”
“Beh, allora che fai? Troppa paura di perdere, bellezza?”
Lei sorrise e si mise in posizione. “Fatti avanti,
campione.”
Anche lui si mise in posizione. “Con vero piacere, baby.”
La prima ad attaccare fu Hermione, la cui agilità la mise in
condizione di evitare subito un paio di pugni di Ron, ma anche i suoi attacchi
andarono vanificati, colpendo l’aria o respinti da lui. Ron passò al
contrattacco afferrandole prima un polso, poi l’altro e quindi facendola cadere
a terra con un calcio dietro le gambe, ma lei fu altrattanto veloce a
respingerlo indietro con un calcio. Lui sorrise, aspettandosi una mossa del
genere, e quando Hermione balzò in piedi tentò di farle perdere l’equilibrio,
ma lei fu più veloce e con un balzo all’indietro gli sfuggì. Ron, però, in due
passi e con una finta la costrinse contro il muro, e prima che potesse
rendersene conto, Hermione si ritrovò schiacciata dalla pressione del suo
corpo, con le braccia e le gambe tenute ferme dalle sue mani e dalle sue gambe.
Lui rise al tentativo di lei di dimenarsi, e la spinse
ancora di più contro il muro. “Ho vinto.”
Lei gli diede un altro strattone, sperando con tutto il
cuore che non si accorgesse di quanto la stava facendo sentire in paradiso
tenendola così stretta a sé. “Hai
barato.”
“Eh no, non funziona mica così, dolcezza.” Fece lui. “Hai
perso e devi pagare pegno. E io ho diritto al mio premio.”
“Imbroglione.” Brontolò lei. Devo baciare Ron. Devo
baciare il mio migliore amico Ron. Devo baciare l’uomo più sexy che conosco.
Lui le fece un occhiolino e la lasciò andare.
Lei lo guardò negli occhi. “Vuoi davvero baciarmi?” gli
chiese con un sorriso incredulo.
Lui le rispose con lo stesso sorriso. “Naturale, le donne
impossibili sono la mia passione.” Entrambi risero un po’.
Lui fece un passo verso di lei e si guardarono un attimo
negli occhi; Ron le fece scivolare le braccia attorno alla vita e la attirò a sé.
Hermione, dopo un iniziale momento di sorpresa nel sentirlo così spigliato e
sicuro, si sollevò sulle punte e gli appoggiò le mani sulle spalle. I loro
occhi si incrociarono ancora una volta, quindi lei li chiuse e potè sentire le
labbra di lui sulle sue. Ron sentì il proprio cervello annebbiarsi
completamente, ormai non c’era nient’altro all’infuori di lei: in un istante
con le labbra cercò di rendere il bacio più profondo; quando lei aprì le labbra
sotto le sue lui non perse tempo, e si scatenò una vera e propria battaglia di
lingue. Hermione gli passò le mani dietro alla nuca, il che, combinato alla
sensazione dei loro due corpi schiacciati l’uno contro l’altro, fece sì che Ron
quasi la divorasse con quel bacio, mozzandole il fiato. Quando Hermione sentì
le labbra di lui lasciare le sue non riuscì ad aprire gli occhi, ma si accorse
che lui aveva preso a baciarle il collo, con quelle labbra soffici ed esperte
che solo lui poteva avere.
“Ron…” sussurrò lei con gli occhi chiusi, ma lui le evitò
qualunque protesta baciandola di nuovo, e con ardore ancora maggiore di prima.
Solo ed esclusivamente per evitare di soffocarla, visto che lei sembrava avere
un disperato bisogno di respirare, Ron ruppe il bacio, senza però allentare la
presa sui suoi fianchi. Erano entrambi con l’affanno.
“Hermione, tu mi stai uccidendo.” Mormorò lui, con gli occhi
ancora socchiusi e incupiti dal desiderio.
“…Ron…” provò lei, non sapendo bene cosa dire. Provava un
tale vortice di sensazioni che spiegarle a parole sarebbe stato impossibile.
“E’ tutto ok, amore, non credevo che potessi farmi questo
effetto.” Le disse lui, poi le accarezzò una guancia. Lei rimase a gongolarsi
per un attimo pensando a come l’aveva chiamata.
“Oddio, è tutto così…così strano.” disse, passandosi
nervosamente una mano fra i capelli.
“Si, lo so.” Le rispose lui, serio. “Ma sembra anche troppo
giusto, vero?” le chiese con un piccolo sorriso.
“…si, credo di si…” anche lei sorrise brevemente e gli
accarezzò la mano.
Lui tirò un grosso sospiro. “Ascolta, lo sai che io non ho
molto autocontrollo…Hermione, ti voglio come non ho mai desiderato niente al
mondo…perciò se qui non deve succedere niente, e prima che Harry mi faccia un
buco in fronte, suggerisco di andarcene subito da qua.” Buttò fuori tutto di un
fiato Ron, per niente imbarazzato ma in difficoltà col proprio self-control.
Hermione rimase a fissarlo con la bocca semiaperta, ma la
risposta che gli diede lo lasciò di stucco. “Perché cavolo Harry dovrebbe farti
un buco in fronte?”
Lui la guardò sorpreso, frustrato e confuso. “Ma cosa
diavolo te ne importa in un momento come questo??”
“Pensavo solo che non capisco perché Harry dovrebbe avere
qualcosa a che ridire. Insomma, questi non sono affari suoi, no?” disse lei,
con lo sguardo perso nel vuoto come se stesse immersa in uno dei suoi preziosi
libri.
Ron scosse la testa, quasi inorridito; poi, invece di
perdere altro tempo a parlare, prese Hermione tra le sue braccia forti, con una
mano le afferrò la nuca e l’attirò verso il suo viso, poco lontano dalle sue
labbra. “Tu pensi troppo.” E senza aggiungere altro la trascinò in un bacio
ancora più vorace dei precedenti. Lei rispose con lo stesso impeto, e gli gettò
le braccia al collo, stringendoslo ancora di più a sé, tutti e due persi in un
oceano di turbolenta passione.
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Tonight you’re mine completely
You gave
your love so sweetly
Tonight
the light of love is in your eyes
But will
you love me tomorrow?
Is this
a lasting treasure
Or just
a moment’s pleasure?
Can I,
can I believe the magic of your sigh?
Will you
still love me tomorrow?
Tonight
with words unspoken
You say
I’m the only one
But will
my heart be broken, baby,
When the
night meets the morning sun?
Will
you still love me tomorrow, Carole King
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Non ci adagiamo sugli allori, sono tutti e due due
personaggi estremamente complicati, non trovate? Perciò tutto può accadere, in
bene e in male…
Restate ancora con me per il prossimo capitolo: “Quando il
gioco si fa duro”
Kisses specialmente a chi recensisce!