Era sicura fosse una donna, colei che consumava suo figlio dall’interno.
Assorbendo le sue emozioni, rendendolo irritabile e ipersensibile. Non che
Lucius l’avesse notato, lui come chiunque altro. Suo figlio era un bravo attore,
sarebbe stato un ottimo giocatore d’azzardo. Le sue imbeccate erano sottili e
solo qualcuno abituato ai suoi cambiamenti, d’umore e espressioni, avrebbe
notato la tensione del suo corpo. La rigidità delle spalle, che su qualunque
altro ragazzo, sarebbe potuta passare per nervosa irrequietudine; la durezza
delle sue labbra anche quando erano atteggiate in quel suo tipico sorriso
derisorio, su qualcun altro sarebbe potuta sembrare disonestà. Era talmente
rigido che si poteva spezzare da un momento all’altro.
Il ragazzo era sotto pressione, la maggior parte della quale auto indotta, i
cui livelli erano continuamente sovraeccitati dalle altissime aspettative di
Lucius per chiunque fosse un Malfoy. Odiava quando il padre diceva “Sei un
Malfoy, ragazzo! Comportati come tale.” Lui era più di un Malfoy, lui era suo
figlio. E ora c’era un’altra donna. Per natura Draco non era una persona
ansiosa. Determinato? Si, ma quasi mai preoccupato. Ma lei poteva leggere nei
suoi occhi quell’ormai onnipresente fragile irrequietezza. La sua solita
acutezza, che poteva essere alle volte schiacciante, si era offuscata. Come se
la sua mente fosse da un’altra parte. Doveva essere una donna.
La sala era gremita di gente, un terreno fertile per germi e malattie.
Rabbrividì leggermente. Lucius sedeva alla fine del tavolo, osservando la massa
di gente con un freddo sguardo di superiorità. Era senza dubbio che da lì suo
figlio aveva preso una cosi grande autostima. Draco era fermo, poco lontano da
loro, con un gruppo di amici. Non sopportava Crabbe o Goyle, ma poteva capire il
bisogno di suo figlio di comandarli, condurli. Merlino solo sapeva che non
avrebbero mai resistito più di due settimane a Hogwarts senza la guida di Draco.
Viste le loro parentele, i due erano stati i compagni di culla di Draco, e suo
figlio poteva essere nulla, ma leale si.
Aveva altri amici per confronti intelligenti. Blaise Zabini, anche lui al suo
fianco, aveva una mente acuta e brillante. Eccezion fatta per i due imbecilli,
suo figlio si era circondato di persone di spirito. Oh, e poi c’era ovviamente
Pansy. Una ragazza abbastanza carina, decise Narcissa, ma le mancava qualcosa.
Non andava bene per suo figlio. Mancava la scintilla tra loro. E Draco si
comportava con la ragazza come con chiunque altro. Non era lei, ma qualcuno
stava facendo breccia nel suo cuore. Forse, se la giovane donna fosse stata
presente quel giorno, avrebbe potuto vederla.
SE frequentava Hogwarts sarebbe stata lì. Silente aveva dato un gran ballo
per gli studenti e le loro famiglie, per promuovere l’unità delle case e la
tolleranza. I Babbani sapevano di essere a stento tollerati da alcuni degli
ospiti? Osservò con grande interesse suo figlio, qualcuno aveva catturato la sua
attenzione e lui si era girato verso la porta, Crabbe, che stava parlando, non
lo notò nemmeno. C’era un piccolo gruppo di tre persone, una ragazza e i suoi
genitori.
Suo figlio si dondolò sui talloni e congedò suoi compagni con un gesto secco
della mano. Loro, ovviamente, obbedirono all’istante. La sola forza del suo
carattere ispirava naturalmente all’obbedienza. I suoi occhi non lasciarono mai
la ragazza, mentre questa andava dai Weasley. Sulla sua bocca si dipinse
nuovamente il suo sorriso sprezzante, ma gli occhi di sua madre tornarono di
nuovo sulla ragazza, questa giovane donna, questa sirena.
Era splendida nel suo vestito gabbano, che l’avvolgeva e cadendo gentilmente
ai suoi piedi. La sua figura era snella e soda, con la giusta quantità di curve
per renderla attraente. Il suo volto era delicato, sveglio, con grandi occhi
nocciola che scintillavano verso i suoi amici anche da quella distanza. Ma
furono i suoi capelli ad attirare l’attenzione di Narcissa. Non erano come i
suoi, lisci e ordinati, ma un fiume disordinato di molleggiati ricci castani con
piccole striature bionde e ramate. Un’entità a sé che si avvolgeva pulsante di
vita ed energia, intorno alle sue spalle e lungo la sua schiena liscia.
Doveva aver sentito gli occhi di lui su di sé perché girò lievemente la
testa, dandosi un’occhiata dietro le spalle. I suoi occhi furono immediatamente
concentrati su Draco, grandi ed espressivi, una finestra sulla sua anima. Uno
dei suoi amici le parlò due volte prima che lei si girasse e ritornasse alla
conversazione interrotta. Quando uno dei Wealsey le passò un braccio attorno
alle sue spalle seriche in un gesto che non esprimeva che familiarità, il
delicato bicchiere nelle mani di Draco si ruppe sotto la sua stretta.
Narcissa lo rimproverò con lo sguardo mentre con una mano prendeva la
bacchetta e con l’altra la mano ferita di Draco. Ignorando la richiesta del
preside di silenzio, sussurrò incantesimi curativi e guardò le ferite
rimarginarsi. Prese un fazzoletto di pura seta con sopra ricamato lo stemma dei
Malfoy ed eliminò le ultime tracce di sangue. Entrambi ignorarono le calde
parole di benvenuto e fratellanza di Silente, finché questi non disse qualcosa
che fece irrigidire suo figlio.
“E adesso, le danze verranno aperte dai nostri Capiscuola. Hermione Granger e
Draco Malfoy”
Suo figlio si ricompose in un attimo, poi i suoi occhi incrociarono quelli di
lei dall’altra parte della sala. Si chiamava Hermione ed era Caposcuola. A
quanto pareva era bella quanto intelligente, non c’era da meravigliarsi che ne
fosse rimasto stregato.
Draco la raggiunse al centro della Sala, la musica li avvolse. Lei prese la
sua mano senza esitazioni e immediatamente si adeguò ai suoi lunghi passi fluidi
come se avesse ballato con lui centinaia di volte.
Ad un occhio inesperto sarebbe potuto sembrare un ballo normale. Formale
secondo la tradizione magica. Solo un elegante walzer. Ma Narcissa aveva visto
suo figlio ballare con molte donne. Era stato educato in quest’arte dai migliori
insegnanti e dalla più tenera età. Teneva le sue molte fidanzate ad
un’educata distanza, nel suo ballo non c’era altro che gelida etichetta. Teneva
questa ragazza a soli tre centimetri dal proprio corpo, guidandola
magnificamente in passi misurati, con il risultato che le loro gambe si
toccavano. I suoi occhi non lasciarono quelli di lei neanche per un istante.
Lei sembrava sciogliersi sotto il suo tocco quando la faceva ruotare attorno
alla stanza. I loro movimenti erano in perfetta sincronia. I fianchi di lei si
spostavano al ritmo di quelli di suo figlio, creando un’intimità che il resto
della Sala sembrava non afferrare. Gli occhi di Narcissa scrutarono la Sala
cercando la madre della ragazza e non fu sorpresa di vedere l’espressione
pensosa dell’altra donna, i suoi occhi assorti in contemplazione. No, Narcissa
non era l’unica ad averlo notato.
“È vergognoso” sibilò Lucius al suo fianco, porgendole un bicchiere di vino
che lei sorseggiò lentamente. “Permettere che una mezzosangue come lei ottenga
il più alto riconoscimento ad Hogwarts, e oltretutto pretendere che mio figlio
si degradi ballando con lei. Quel Silente è un vecchio…”
Si ammutolì sotto lo sguardo infuocato della moglie. Quando fu certa di aver
interrotto i suoi sproloqui e di aver ottenuto la sua completa attenzione,
finalmente parlò, impostando la voce sul tono più freddo di cui era capace.
“Lucius, tu non parlerai mai più in quel modo della mia futura nuora. Mi hai
capito?”
Non ottenne una risposta. Era svenuto sul posto.