ATTENZIONE:
prima di iniziare a leggere informo la gentile clientela di starmi ad
ascoltare [LoL]: ascoltate in sottofondo 'Candle in the wind' di
Elton John -link: https://www.youtube.com/watch?v=5GLwA4P3QDk
per
andare nella giusta atmosfera che voglio creare. Rimettetela appena
finisce e continuate a leggere. PS: spero vi piaccia e non vi annoi,
per di più che lo stile che ho intrapreso per scrivere in
prima persona su Gilby non vi dispiaccia. Io me lo immagino
narrare/parlare così. EEE YO.
TIENIMI
IL TESTIMONE
…
'Izzy
si presentò... con i dreadlocks, e non aveva provato nulla'
'Gilby
ci raggiunse in aereo, suonò con noi e i due [Gilby
e Izzy
nb.] si trovarono molto bene insieme. Grazie a Dio non ci
furono
drammi o gelosie al passaggio del testimone.'
Tratto
da: SLASH
Incontrai
Izzy Stradlin e ci scambiai qualche parola per la prima volta nel
lontano 1993. Lui aveva appena terminato con i Guns i suoi
ultimi
spettacoli al National Bowl a Milton Keynes, in Inghilterra e io
raggiunsi la band subito dopo con l'aereo.
Ve
lo racconto perché me l'avete chiesto in tanti
com'è
stato conoscere l'ex chitarrista dei Guns n' Roses. Forse per
legittima curiosità, forse perché non
è apparso
mentre mi sono presentato io alla Rock n' Roll hall fame o forse,
più
semplicemente, perché sapete che Stradlin per indole non ama
sbottonarsi e dunque non sapreste mai come sono stati quei giorni.
Già
me lo immagino, eccome, voi fan-anatici del gruppo con la storia
della nostra vita attaccata alle pareti e un buco profondo e perenne
sul conto del ragazzo moretto venuto da Lafayette.
No
aspettate, non voglio tappare buchi, solamente raccontarvi
com'è
stato imbattersi in una personalità come la sua in
quell'anno,
mentre ero per un attimo io quello scomodo. Il 'sostituto' sebbene in
quelle date lui sostituisse me per un incidente che mi ero procurato.
Ripartiamo
da capo: era il 1993 e mi ritrovai a bere davanti al tipo che aveva
creato insieme ad Axl Rose, Slash, Duff McKagan e Steven Adler uno
degli album più fichi della storia del Rock: 'Appetite for
Destruction', detto niente(!)
Sapete
avevamo la stessa età, o meglio io ne dovevo ancora compiere
31, ma mi sembravamo così distanti a prima occhiata e lui
avanti anni luce. A-ah
no, non mi stavo cagando addosso, però ammetto che ero
abbastanza preoccupato di vedere come avrebbe reagito trovandosi
davanti… il sottoscritto.
Scesi
dall'aereo dove m'aspettava un non troppo sveglio Slash che
m'accompagnò insieme alle solite body guards nell'hotel dove
soggiornavano Axl e compagnia. In effetti ricordo anche che solo
pochi fans chiesero il mio autografo mentre molti altri chiedevano del
mio
amico riccio.
Manco
a dirlo, ora son ben visto perché sanno come fui cacciato,
ma
prima la gente non è che mi digerissero molto. Giustamente,
ah.
Non
per andare subito al sodo, però sinceramente dopo aver
provato
col gruppo tutta la mattinata sino a tardo pomeriggio non rammento
tutti i passaggi che mi condussero a questo scambio di frasi:
«Gilby.»
«Izzy!» Mi girai e buttai
giù l'ultimo borsone in mano
ad una guardia: Lui era lì, accanto alla porta numerata 283
con nessuna intenzione d'aprirla, ma solo fumando tranquillamente
l'ultima sigaretta che voleva permettersi.
«Ehi- disse di nuovo. -Sembra che il volo
non sia stato il massimo.
Oppure è stata la jam session? » E
indicò le
borse che avevo sotto gli occhi con franchezza.
Sorrisi,
poi ingenuamente costatai: « Perché sei
qui? Non
dovresti stare con gli altri? » Sapevo che doveva
partire
quella sera stessa.
Stradlin
reclinò un poco la testa all'indietro e non rispose, mentre
sbuffò una piccola nuvola di fumo: « Volevo fare
quattro
chiacchiere con te. Andiamo a prenderci da bere.»
Sì,
lo disse sul serio. E non era una domanda, era un'affermazione. A
distanza di tempo penso proprio che mi stesse valutando, osservando,
capire se poteva parlarmi oppure tacere perché non era il
caso. Che poi, fatemi il piacere,
anche oggi 'quattro chiacchiere' insieme al nome 'Izzy Stradlin' son
parole che sanno davvero di ridicolo. Sarà l'immagine che si
è
fatta, tutta d'un pezzo e taciturna, ma giuro ci rimasi un attimo
interdetto.
Acconsentii e,
non senza un po' di esitazione, ci ritrovammo davanti ad un
caffè
per lui e un rye¹ per me in un bancone della sala
dell'albergo. Era
presto, questo sì, saranno state le nove di sera.
Ciarlammo
a lungo di cose che ho rimosso completamente, discorsi che non vale
nemmeno la pena ricordare perché erano irrilevanti;
finché
non arrivò al punto, quello che io forse mentalmente volevo
evitare e quello che a lui premeva di più:
«Dicono gli altri -e con gli altri
intendeva proprio i Guns n' Roses. – Che hai un modo di
suonare la ritmica molto simile al mio.»
Bevvi
l'ultimo sorso, sviando lo sguardo altrove su un paio di persone che
parlottavano animatamente andando verso la sala di ristoro.
Le
mani mi fremevano su quel bicchiere. Oh e lui se ne accorse, lo so.
C'aveva
uno strano sorriso Izzy quel giorno, di quelli autentici, ma
malinconici. Ve lo dico perché fa parte della storia il suo
sorriso e fa capire perché mi stette molto a cuore da allora
in poi la situazione che si venne a creare nella band; non
mi credevo più il sostituto, mi credevo graziato
per non
provare simile nostalgia.
Motivo in più forse per cui fui mandato via,
chissà.
«
Dicono questo -risposi poi osservandolo.- Dicono anche altre cose, ma
le
altre non sono positive.» Mi specchiai nel vetro del
bicchiere, rigirandomelo in mano.
Lui
finì il caffè dopo di me, con innaturale calma e
posizionò meglio lo sgabello per guardarmi in faccia.
«
E sei riuscito in poche settimane a impararti tutti quei brani. Ci
sai fare, è vero. » Confermò.
«
Faccio quel che posso. Ci tengo ad essere qui, non ho ancora un posto
a dire il vero, ma ci tengo ad essere qui. » Allontanai da me
il bicchiere e chiesi un altro giro di whisky canadese. Stradlin
annuì cercando di incamerare le mie ragioni.
Aveva
quel cappello -quello che nell'ultimo periodo non abbandona mai- che
gli
copriva quasi gli occhi: Lui poteva scrutarti, tu potevi solo vagare
e cercare di sviare il suo sguardo.
C'era
una strana atmosfera ripensandoci, tipica dei piano bar in orario di
chiusura. In sottofondo pure 'Candle in the wind' di Elton John, bella
storia.
«
Sai, è strano avere un confronto con te. Ho preso in mano la
mia vita quando me ne sono andato... -Ascoltai. -Però ho
voluto
fare il superbo appena i ragazzi mi hanno chiamato. Non ho provato
prima dei concerti, ho fatto l'orgoglioso. Uno sfizio. Volevo far
capire forse
che ce la facevo anche senza di loro.»
Ci
fu un attimo di pausa, o qualcosa del genere. Lui si mise una cicca
in bocca, spenta e m'appoggiò una mano sulla spalla:
«
Il fatto è che ora che me ne andrò
starò di
nuovo bene. Perché è stata una mia reazione
essere
così, adesso, con loro. Ritornare alle origini, senza
però
le pinte e le strisce che non voglio più farmi, senza
alchimia
o chissà cosa. Ma ci sei tu, ed io ho acconsentito solo
perché
non volevo lasciarli nella merda perché tu t'eri
infortunato.
La loro musica, la nostra
musica non si merita di finire, non ora...»
Sembrava
voler una mia risposta, però io ero davvero troppo teso per
intavolare un discorso complesso e chiaro, quindi andai per istinto e
fu la cosa giusta, dico davvero: « Perché
sei qui
Izzy? Perché non sei con gli altri? »
M'accigliai.
Fece
una strana smorfia, poi mi rispose togliendo la mano che aveva
poggiato su di me: « Volevo conoscerti. Vedere chi era il
matto che aveva accettato di suonare. -Sarebbe quasi passato per
inopportuno e invadente, se non fosse stato così franco e
onesto. -Io me ne sono andato e in quella decisione ho sofferto. Ho
pensato a tutto ciò che avevo costruito e che stavo
perdendo. L'ho fatto lo stesso perché non avevo
più niente da dire, ma una ritmica serve sempre ricorda, anche se non la sentono tutti...
» Mise una mano dietro la nuca
e distolse lo sguardo per una frazione di secondo socchiudendo gli
occhi.
«
Ti secca andartene ora, è questo che mi vuoi far intendere?
Se
tornassi, ehi, io penso proprio che farei le valigie, man.
Però
dici di non reggere questo, ed è okay, ma ti si sente che ti
mancano. La tua chitarra è nei Guns, pure per i fans e per
me
è stato solo un ottimo sogno stare a contatto con loro.
» Replicai certo.
«
No, no. -E c'era un'amarezza nella sua voce. Dovreste aver presente
il suo timbro vocale, ecco. -Ho perso quello che avevo... la
complicità
e l'intesa con i Guns e non riuscirei a riottenerla. Ho
suonato qualcosa con Slash, sai²? Bella roba, ma non
c'è niente da
fare. Io non voglio restare. Io non devo restare, amico. »
S'alzò
dallo sgabello e mi girò le spalle, una mano già
pronta
a prendere l'accendino che aveva nella tasca della sua giacca nera.
«
Io spero soltanto che tu possa tenermi il posto Gilby, dico sul
serio. Non voglio che i Guns spariscano, non farli sparire
chitarrista, non voglio sparire con loro.³ »
Ecco.
Quando
mi confidò quel pensiero compresi il suo tormento. Non ci
furono contrasti fra me e Izzy Stradlin, perché lui mi
ringraziava di avere un sound così simile al suo, ma un
carattere diverso. Voleva che rimanessi, voleva che io non andassi
via e reggessi la situazione.
Mi
ringraziò anche perché diceva che ero un buon
tipo, a
modo suo. Ci sapevo fare e avevo un valido motivo per cui rimanere,
credeva in quella mia voglia di suonare così come ci credevo
anche io. Me lo fece intendere capitemi, con quell'uomo non
c'è
mai stato verso di parlare più di tanto.
L'indispensabile.
E
beh, l'indispensabile lui me lo disse quel giorno. Sapendo
già
forse che io non avrei mantenuto quella richiesta: « Tienimi
il
testimone. Se ce la fai. »
Non
era affranto quando lo disse, né con quello strano disagio
chiamato gelosia. Lo vidi spostare il capo verso destra, poi verso
sinistra, s'accese la sigaretta e, immaginandomelo ancora sorridere,
uscì dall'Hotel. Uscì di scena e uscì
dalla mia
vita.
Non
era stato modesto, era stato sincero. Un po' egoista, ma lo
apprezzai.
Incontrai
Izzy Stradlin e ci scambiai qualche parola per la prima volta nel
lontano 1993. Se ne andò lo stesso giorno in cui
io e lui
ci incrociammo, e seppi solo in seguito che m'aveva lasciato il conto
da pagare del suo caffè. Bell'affare.
Lo
rincrociai qualche volta, anche insieme a Ronnie Wood. Però
solo quel giorno discutemmo da musicista a musicista, alla pari
insomma, per intenderci.
Lui,
quel giorno, se n'era andato così come era venuto. Senza
salutare, ma quello che mi confidò fu la ragione per cui lo
fece: gli faceva male andarsene, ma non poteva rimanere.
I
Guns n' Roses erano destinati a sparire però, almeno quelli
della prima era. Perché quella sera conoscendolo, mi resi
conto
che il membro più ravveduto della band, quello che dava
stabilità, trovava saldezza altrove e, penandosi,
si tirava fuori ancora
una volta.
Io non ero certamente migliore di lui.
Ma che potevo saperne io a quel tempo. Mi sembrò un bel
gesto
e basta, devo dargliene credito.
Sì,
un bel gesto, avere la sua riconoscenza.
{...}
1=
rye è Whisky canadese, niente di strano.
2=
se avete letto il libro di Slash saprete anche che Izzy e Slash in
quelle poche occasioni in cui tornarono assieme nei palchi, nel '93,
suonarono anche qualche volta per loro diletto.
3=
C'è una frase che da quello che si legge su internet e via
dicendo, dice Stradlin. Qualcosa tipo: 'Se i Guns n' Roses spariranno
io sparirò con loro' Avete presente?
Sì,
dunque, eccomi qui a scocciare nuovamente questa sezione. Spero che
mi perdoniate in anticipo, ma la mia mente galoppa sul treno mentre
tento di studiare filosofia e m'addormento.
Spero
che nessuno abbia mai scritto una fan fiction su Gilby e Izzy, in tal
caso mi scuso anticipatamente. Volevo scrivere su loro due dopo che
mi è venuta in mente questa FATIDICA frase: 'Tienimi il
testimone. Se ce la fai' ripensando al libro di Slash che parla di
'testimone/Gilby/ nessun dramma/ Izzy'
Non
pensavo venisse così lunga questa one shot. Diavolo. DIAVOLO.
So
che è noiosa, me ne rendo perfettamente conto, è
che è
molto interiore... Quindi se uno non vuole approfondire il messaggio
che si cela, io credo gli verrà un sonno della malora.
Anyway,
spero in qualche commento, poiché mi piacerebbe seriamente
leggerne qualcuno in cui mi dite cosa ne pensate. Ovviamente ne sarei
entusiasta.
Grazie
ancora a chi legge e spero che abbiate sonni migliori. Asd.
Alla
prossima, se ci sarà.
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