Fury
sarebbe sicuramente stato fiero di com’era andato a
finire il progetto Avengers; un successo assoluto, questa era
l’unica
definizione possibile. Un successo sotto ogni aspetto.
Phil
si sentiva fiero di Barton e Romanoff, che finalmente
erano riusciti ad accettare ciò che a lui sin da subito era
risultato evidente,
cioè che tra loro intercorreva un legame indissolubile, di
Banner, che aveva
finalmente trovato un posto adatto a Hulk, e di Stark, che aveva
finalmente
messo da parte il suo ego per riuscire a lavorare in una vera squadra.
E
infine il vero eroe, il suo
eroe… Captain America non l’aveva deluso: mentre
lo guardava
dare indicazioni e combattere contro un esercito alieno,
l’ammirazione nei suoi
confronti - che, doveva ammetterlo, forse
talvolta aveva raggiunto in lui livelli quasi
patologici - l’avevano riempito di una tiepida
vitalità, di un orgoglio
infantile che aveva l’odore di figurine vintage.
Fury
l’aveva da giorni dichiarato morto, eppure lui non si
era mai sentito così vivo.
**
“E
poi, insomma, avresti dovuto sentire la Hill.
Quella là crede di poter
comandare a destra e a manca e di fare le veci di Fury, dimenticandosi
ogni
volta che, diamine, noi abbiamo salvato il mondo!” borbottava
Clint,
imbronciato “Invece Stark se lo ricorda bene, forse troppo:
dovresti fare
qualcosa, Coulson, e magari dirgli di ciarlare un po’ meno:
sono sicuro che a
te darebbe ascolto.”
Clint
era scomodo da morire appollaiato su quella panchina
all’aperto, ma quello era l’unico posto dove poteva
parlare con Phil; e in
qualche modo, era sicuro che lui lo stava ascoltando.
“Nemmeno
Natasha riesce a farlo stare zitto: quando non c’è
Pepper stare lì alla Stark Tower diventa un incubo,
soprattutto se c’è Cap nei
dintorni. Un incubo, non sto esagerando!”
Se c’è anche Steve
Rogers non può essere un incubo, replicava
pacatamente lui a ogni lamentela
di Clint, ma era come se lui non lo sentisse, perché
continuava a parlottare
senza quasi prendere fiato.
“Banner,
invece… be’, semplicemente è come se
non ci fosse:
si chiude per giorni nel suo laboratorio e a quanto pare, solo una
certa Betty
riesce ad attirare la sua attenzione più dei raggi gamma.
Pazzesco, vero?”.
Neanche tanto, Barton.
È tutto scritto nel suo fascicolo.
Non
che l’arciere l’avesse letto, chiaramente: Phil
sapeva
bene che Clint era un uomo d’azione e non amava perdere tempo
su “inutili
scartoffie”, come solitamente le definiva.
“Bah,
davvero non ti capisco, Phil… parli tanto di
giustizia, di equità e di bene comune - e, insomma, non mi
sarei aspettato
nulla di diverso da un super-fan di Captain America, il paladino della
giustizia! - quindi perché non torni? Abbiamo bisogno di te
allo SHIELD. Quel
posto è una gabbia di matti.”
Ci sei anche tu in
quella gabbia di matti. Gli ricordò pazientemente
Phil, quasi sospirando.
“E
sì, lo so che ci sono anch’io in quella gabbia di
matti,
ma almeno tu portavi un po’ di logica e sanità
mentale - Fury sta dando di
matto di nuovo, te l’ho detto? - senza di te non è
lo stesso. E devo essere un
po’ matto anch’io, visto che…”
… vengo qui tutti i
giorni a dire le stesse cose, completò
silenziosamente la frase Phil.
“…
vengo qui tutti i giorni a dire le stesse cose. Forse
dovrei smetterla, Natasha non fa che ripetermelo. Sono passati giorni,
eppure
fa male a tutti. Persino a Fury.”
Clint
abbozzò un ghigno, ma ne uscì solo la
metà triste di
un sorriso: “E parlare a una lapide non è il
massimo, me ne rendo conto,
soprattutto perché non risponde,
dannazione… non sei mai stato così silenzioso,
Coulson.”
Phil
avrebbe voluto fargli notare, magari con tono calmo ma
pungente, che solo una lapide avrebbe potuto reggere i suoi
sconclusionati
monologhi, ma l’arciere si alzò di scatto e volse
gli occhi lontano,
all’orizzonte.
“È
il tramonto, Natasha si arrabbierà di nuovo con
me.”
I suoi occhi si fecero tristi “È ora di
salutarci… anzi, è ora che io ti
saluti: tu sei muto come una tomba, a quando pare.”
Phil,
se solo avesse potuto, gli avrebbe tirato un pugno per
la pessima battuta.
La sua incorporeità era piuttosto seccante, talvolta.
Clint
se ne andò così, camminando lentamente e senza
voltarsi mai.
Phil
sapeva che sarebbe tornato, così come sapeva che Stark
avrebbe rinnovato i fiori vicino alla sua foto ogni settimana e che
Natasha
sarebbe passata per un saluto all’alba e, senza aprire bocca,
se ne sarebbe
andata dopo pochi minuti.
La
sua lapide proclamava la sua morte nobile, eroica, il suo
sacrificio per una giusta causa.
Si sbagliava di grosso: Phil Coulson non era affatto morto,
non ancora, non per sempre.
E finché Clint avrebbe continuato a parlare con lui,
finché
Fury avrebbe continuato a scrivere il suo nome nella lista degli agenti
per poi
cancellarlo con un gesto distratto, finché Steve avrebbe
continuato a rigirarsi
tra le mani le figurine che lo ritraevano con un misto di nostalgia e
sensi di
colpa, Phil Coulson non sarebbe mai morto.
“Finché
gli Avengers esisteranno, anche Phil Coulson
continuerà ad esistere”.
Fury
aveva detto questo al suo funerale, e Phil avrebbe
tanto voluto che non fossero solo parole d’addio: forse un
giorno o l’altro
avrebbe potuto chiedere a Barton di sostituire l’epitaffio
attuale con quella
semplice frase.
Sapeva
che prima o poi l’avrebbe fatto.
Note
Spenderò solo qualche parola per spiegare meglio questa
one-shot per presentarmi, dato che è la mia prima
pubblicazione all'interno del fandom: questa shot non vuole essere
Coulson/Barton, non credo ci sia romance
ma solo una bella amicizia; chiaramente, ciascuno di voi può
vedervi quello che vuole, i sottointesi sono sempre, d'altronde, a
discrezione del lettore (tuttavia la mia preferenza indiscutibile per
la Clintasha
mi spinge a sottolineare questo punto xD).
Phil Coulson è morto, e secondo me non ci sono
macchinazioni, finte morti o diavolerie del genere: è morto
da eroe per una causa in cui credeva, e solo questo gli consente di non
essere morto davvero.
Insomma, è un personaggio splendido e mi ero ripromessa di
scrivere qualcosa su di lui: questa shot mi ha letteralmente fulminata,
l'ho scritta senza seguire un'ispirazione precisa o un'idea;
semplicemente ho visto questa scena nella mia testa, Clint che parla
alla lapide di Coulson come se fosse vivo, e lui che, pur non essendo
un "fantasma", in qualche modo lo sente, gli risponde, non lascia mai
davvero gli Avengers, e l'ho scritta di getto (sperando di non aver
rovinato, come al solito, i personaggi xD).
Ringrazio chiunque sia arrivato fin qui ma soprattutto la carissima Alichimista,
che ha tanto insistito perché pubblicassi questa piccola
one-shot: è qui, come promesso, e indegnamente te la dedico
con tutto il cuore.
Alla prossima!
Luna.
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