Il
principe azzurro scolora al primo lavaggio.
Spalancai la finestra
della mia nuova camera, e vidi un paessaggio cittadino, ancora
sconosciuto, davanti a me.
Savannah.- Georgia.
Eccomi in una nuova
città, l'ennesima.
Non avrei avuto il tempo
di conoscere ciò che la caratterizzava,come i ciliegi di cui
avevo tanto sentito parlare.
Sapevo che ci saremmo
trasferite prima. Era così da circa tre anni.
Ma mi andava bene, o
meglio fingevo che tutto questo andasse bene.
Non volevo inasprire
maggiormente il rapporto con mia madre, che da quando si era separata
da
mio padre, era andato a farsi fottere.
Mi voltai. Scatoloni con
il mio nome erano disseminati ovunque. Alcuni pieni e ancora
imballati,altri completamente vuoti.
Afferrai un jeans e una
canotta bianca e mi diressi in bagno.
Mi buttai sotto la
doccia, per scollarmi da dosso tutta quella rabbia, quell'ansia e
quella
polvere accumulata nei giorni passati.
Velocemente mi
asciugai, infilai la divisa, spazzolai la mia zazzera rossa, alla quale
mia madre non si era ancora abituata.
Non mi avrebbe mai perdonato il fatto di essermi tinta i capelli, di
aver sostituito il mio biondo cenere naturale, con un rosso alla
"Sirenetta".
Infilate le mie solite
converse nere, scesi
al piano inferiore, dove ad aspettarmi c'era mia madre intenta a
preparare la colazione.
- Ah, Sissi,
finalmente.- disse
mia madre con il suo solito sorriso sul volto. - Sai, penso che ti
troverai davvero bene in questa scuola. -
-L'hai detto anche per
l'ultima,e per quella prima ancora.- risposi atona.
Un silenzio imbarazzante
cadde nella stanza,fino a che non fu di nuovo lei a romperlo.
- Vuoi che t'accompagni
io? - la sua voce trasudava gentilezza.
Ma io quella gentilezza
l'avevo sempre interpretata come una forma di pentimento.
Rimorso.
Per aver lasciato mio padre. Per avermi costretto a questa vita. Per
l'aria insostenibile in casa.
Sa ch'è colpa sua.
- No,grazie. Preferisco
prendere l'autobus. E poi non vorrei farti arrivare tardi a lavoro. -
risposi con
un sorriso finto,quasi forzato.
Finita la
colazione, presi la borsa e usci di casa salutandola.
Aspettai più
o meno dieci minuti alla fermata.Poi finalmente l'autobus
arrivò.
Non c'era molta
gente, era troppo presto. Ma l'aria in casa mia era diventata
insostenibile.
Scesi e davanti a me si
stanziava un imponente edificio: La Midwood High School..
Entrai e mi diressi
all'ufficio della preside che avrebbe dovuto assegnarmi alla classe a
me più consona.
Detto fatto. Appena
entrai, mi fecero accomodare su di una poltrona scarlatta, molto comoda.
-Allora, signorina
Curtis ,a quanto
pare sei un ottima studentessa. Ottimi voti,prestazioni sportive
eccelenti...-disse la preside, una vecchietta simpatica con degli
occhiali piccolissimi sul naso, scomparendo dietro un foglio
bianco.- Penso che la classe,in cui ti troveresti meglio è
senz'altro la B.- Disse scrutando attentamente un altro foglio.
Così
ringraziai,e mi diressi verso la mia nuova classe.
Aspettai fuori dalla
porta,fino a quando non senti il professore dire:-Ragazzi,da oggi
avrete una nuova compagna di classe.Prego,entra pure Elizabeth.-
Entrai e mi trovai tutti
gli occhi puntanti addosso. Il professore mi chiese di prensentarmi,e
così feci.
Sfoderai un bel sorriso
ed iniziai a parlare di me.
-Salve a tutti. Io mi chiamo Elizabeth Curtis, ma tutti mi chiamano
Sissi.- Odiavo presentarmi.
All'inizio ero sempre imbarazzata, ormai però, ci avevo
fatto il callo.
Come avevo fatto l'abitudine al cambiare città ogni due
mesi, e agli occhi curiosi dei miei compagni.
Il professore mi fece accomodare
vicino ad una ragazza davvero carina.
Bionda,occhi color
nocciola,onde
morbide le arrivavano fino al seno, abbondante. Se non fosse vissuta
in una cittadina tanto anonima, avrebbe sicuramente potuto diventare
"qualcuno."
Tra una lezione ed
un'altra scambiai qualche parolina anche con altre ragazze,fino a
quando il suono assordante della campanella non annunciò la
fine del mio primo giorno di scuola.
Riposi i libri nello
zaino,uscì dall'aula e mi diressi alla fermata.
Quando...
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