Un altro sole tramontava sulla
dimora del mio signore mentre ,aspettavo di poterlo incontrare, dopo la sua
giornata di caccia. Ero spazientito ,ma pur sempre felice , come ogni volta.
Rialzai lo sguardo verso il cielo ,ormai del color arancio, e chiusi gli occhi per bearmi della leggera brezza che si
infrangeva contro il mio viso. Correva l’anno 1439, periodo di molteplici
cambiamenti per i grandi proprietari terrieri come Filippo, il mio signore. La
preoccupazione per la fine dei suoi possedimenti lo rendeva molto spesso
irascibile, di tanto in tanto violento,ma mai crudele. Ciò che lo distingueva
dagli altri ricchi, era il suo animo buono, la sua purezza, ma forse le mie
parole o anche i miei ricordi sono troppo influenzati dal sentimento che a quel
tempo provai verso quell’uomo.
-Giacomo, come sempre puntuale!
Mi voltai non appena sentii il calore della sua
dolce voce.
-Mio signore!
Mi inchinai ,ma una sua risata cristallina
riecheggiò per il piccolo bosco.
-Giacomo non devi farlo,il mio amante non deve
inchinarsi al mio cospetto,ma camminare al mio fianco!
Lo fissai a lungo ,mentre il mio cuore cominciava a
battere senza sosta.
-Filippo, non dovresti dirlo così ad alta voce, se
qualcuno ci sentisse..
Non mi fece terminare la frase che riprese a
camminare nella direzione del nostro sentiero segreto.
-Giacomo , quanti problemi!Non c’è nessuno nei paraggi!
Gli corsi dietro per poi affiancarlo. Strinsi i
miei fogli da disegno sotto braccio e i carboncini nell’altra mano.
-Sai che non dovremmo nemmeno vederci, se qualcuno
ci scoprisse ,non oso immaginare in che modo potrebbero infangare il nome del
casato o ancor peggio cosa potrebbe accadere, a te!
Rise ancora, poi si voltò inchiodandomi con il
castano dei suoi occhi lucenti.
-Oh piccolo e sciocco Giacomo, potrei perdere le
mie terre da un momento o l’altro, potrei diventar un pezzente, se così fosse il
tuo carboncino disegnerebbe ancora il mio viso su un foglio immacolato?
Si fermò di botto e poi mi sorrise con un
espressione dura. Deglutii .
-Se il carboncino non dovesse bastare, potrei usare
il mio stesso sangue pur di imprimere il tuo volto su questo foglio ,Filippo!
Allungò la sua mano verso la mia. Gliela porsi
nonostante fosse sudata. L’afferrò e la strinse forte,incatenando così le
nostre dita da uomini valorosi ed innamorati.
-Allora non potrei temere per me stesso, se al
mondo vi è qualcuno che mi ama in questo modo, non pensi?
Osservai l’erba fresca sotto i miei piedi, cercando
di nascondere l’imbarazzo troppo evidente sul mio viso.
-Giacomo?
Mi richiamò attirando la mia attenzione su di sé.
-Dimmi, Filippo!
Lo fissai per qualche istante, mentre ricominciava
a camminare, tirandomi con sé.
-Voglio fare all’amore con te!
Quella volta non potei reprimere o nascondere il
rossore che mi accalorava le guance,ma al sol pensiero dei nostri corpi
uniti,riuscii solo ad aumentare la velocità dei miei passi.
***
Eravamo nel nostro posto segreto. La luna era alta
nel cielo. Eravamo completamente nudi e distesi su quel letto di paglia che
tante altre volte ci aveva accolto per renderci liberi di amarci e darci
piacere. Le mura diroccate di quel castello ci nascondevano dagli occhi
indiscreti,mentre il tetto del tutto crollato, rendeva il cielo ,l’unico
testimone di quel nostro piccolo grande segreto.
-Perché non mi fai rivedere il ritratto che mi hai
fatto?
Mi chiese voltandosi verso di me, posandosi su di un fianco.
-Filippo l’hai visto ben dieci volte, cosa ti piace
tanto di quel ritratto?
Dissi arrossendo. Il modo in cui mi fissava era
ipnotico.
-Vorrà dire
che lo rivedrò per l’undicesima volta!
Scossi la testa e mi allungai ai nostri piedi per
poi porgergli quel disegno che lo ritraeva inginocchiato e con le mani unite
come in una preghiera.
-Mi piace il modo in cui mi vedi!
Affermò d’un tratto. Lo guardai sorpreso come se
stesse dicendo qualcosa di assurdo.
-Si, i tuoi occhi vanno oltre la mia apparenza. Mi
guardano dentro e con le tue mani riesci a riportare la mia essenza su un foglio qualunque!
Mi strinsi le ginocchia al petto e continuai a
guardarlo.
-Sei bello, Filippo,non ho bisogno di guardare
altro che te per realizzare qualcosa di perfetto!
Mi sorrise .
-Io penso di amarti,mio piccolo Giacomo!
Affermò poggiandomi una mano su di una guancia.
Restai impalato e senza che nemmeno me ne rendessi conto ,una lacrima mi rigò
il viso.
-Non dirlo!
Gli urlai contro per poi allontanarlo da me.
-Non puoi dirmi che mi ami !Non puoi dirmi che va
tutto bene, quando non dovremmo provare quello che proviamo e non dovremmo fare
all’amore … questo è … è.. –mi interruppi stringendomi la testa tra le mani.
-E’ tutto così sbagliato,Filippo!
Sentii poi
la sua fronte poggiarsi contro il mio braccio.
-Come può essere sbagliato qualcosa di così
profondo?
Sospirai a quelle parole, guardai la luna su di noi
ed infine mi rivolsi a lui.
-E’ tardi Filippo, dovremmo già essere vestiti e
pronti per tornare ad esser “Il signore e il suo devoto”!
Si morse un labbro e si spostò.
-Se questa cosa non ti va più bene, allora
finiamola qui!Potrai vivere nel mio palazzo, potrai essere chi vorrai essere,ma
non ti costringerò più a fare il mio amante!
Si rialzò in piedi con tutte le sue nudità e
raccolse le sue cose dal terreno. Il mio cuore ebbe un fremito. Soffrivo al
pensiero di non poter esser più suo,ma sapevo con certezza che quella sarebbe
stata la più giusta soluzione, così restai in silenzio e in altrettanto modo mi
vestii. Non sapevo ancora quale dolore, a breve avrei dovuto sopportare.
***
Ben presto quei momenti divennero solo ricordi. I
suoi occhi a me così cari divennero sempre più sfuggenti e le sue labbra da me
tanto amate, avevano soltanto parole pungenti e fredde nei miei riguardi. Sotto
quell’albero in fiore, dove molte, troppe volte ci eravamo visti,ormai
aspettavo da solo qualcosa che non sarebbe più arrivato. Fu in uno di quei
giorni che ormai avevano tutti lo stesso sapore che vidi arrivare dalla
finestra della mia camera, due persone coperte da un mantello nero. Le osservai
a lungo in cerca di particolari importanti dalle quali poter riconoscere lo
stemma familiare,ma nulla. La sera stessa, però, avrei ricevuto tutte le
informazioni che in quel momento proprio mi sfuggivano.
***
Quando arrivai nella sala del banchetto , molti
degli uomini del signore erano già ubriachi e pronti a far baldoria. La famiglia
del casato dei “Manforte” era tutta accomodata lungo quel tavolo di legno di
faggio . Mi guardai intorno in cerca di Filippo, ma di lui non c’era l’ombra.
-Cerchi qualcuno,Giacomo?
Mi voltai di scatto ritrovandomi a fissare
l’immagine di quell’uomo che in quel periodo credevo di aver solo sognato.
-Filippo!
Affermai quasi d’istinto. Mi mancava terribilmente,
quasi mi veniva da piangere. I suoi occhi seppur belli erano molto distaccati
nel guardarmi.
-Non preoccuparti, mio caro amico, questa sera ti renderai
conto che ho in serbo per te e per i nostri uomini una bella sorpresa!
Non riuscii a ribattere che mi superò per andarsi
ad accomodare al suo posto al centro dell’enorme banchetto. Respirai a fondo ,
quella sarebbe stata una lunga notte.
***
Verso la metà della cena, finalmente lo vidi
rialzarsi in piedi e ad attirare a gran voce l’attenzione dei presenti.
-Amici, familiari. Spero che questa selvaggina da
me stesso catturata sia stata all’altezza di voi tutti!
Sbottò alzando il calice di vino .La risposta dei
presenti fu un boato di si e di risate. Intanto il mio povero cuore
tamburellava frenetico.
-Bene, sono lieto di ciò! – affermò per poi
fissarmi di sottecchi.- Stasera, con voi tutti vorrei condividere una grande
gioia.- ricominciò ritornando a guardare gli altri.-Una gioia che un uomo
saggio spera di poter vivere un ‘unica volta!
Continuò a dilungarsi ,mentre l’interesse di tutti
cresceva.
-Stamattina, da molto lontano è giunta qui, insieme
alla sua balia, una giovane donna della città a noi confinante! – Prese un
sorso di vino, poi finalmente arrivò al punto.
-Bene signori, ho dunque deciso che al compimento
delle mie trenta primavere , prenderò in sposa la giovane Eloise!
In quell’istante indicò la porta dalla quale fece
la sua entrata questa fanciulla dal corpo minuto e dal volto in parte coperto
dai lunghi capelli castani. Lo raggiunse a passo svelto sotto gli applausi e i
fischi dei tanti commensali. Filippo le posò una mano in vita e buttò giù
l’intero bicchiere di vino. Lo rialzò verso il cielo.
-Alla mia futura sposa e alla nostra vita insieme!
Brindammo tutti a quella notizia,ma in me
qualcosa si era definitivamente rotto .
Qualcosa che mi impediva di respirare o anche solo di parlare. Lo guardai un ‘ultima
volta,mentre esibiva la sua futura donna , poi sbattei il bicchiere sul tavolo
e andai via.
***
Quella notte, fu la più tormentata di tutta la mia
giovane vita. Ovunque mi girassi li rivedevo abbracciati e sorridenti .Appena
richiudevo gli occhi mi ritrovavo ad immaginare quella giovane ragazza a me
sconosciuta con un pancione che
accoglieva quello che sarebbe stato il primogenito dell’uomo che amavo.
Deglutii ,mentre riprendevo a passeggiare in sella al mio cavallo. Mi
comportavo come una donzella al primo amore e la cosa mi rendeva terribilmente irascibile .Proprio quando
stavo per uscire dalla proprietà ed
addentrarmi verso il mio sentiero segreto, incappai nella vista della giovane
sposa. La cara Eloise. Il viso ,questa volta
lasciato scoperto, era illuminato dalla fioca luce mattutina e le sue
mani delicate sembravano così piccole paragonate alle mie. Era intenta a
scrivere qualcosa con quella penna che di tanto in tanto intingeva
nell’inchiostro. Feci qualche passo avanti , coccolando il mio prezioso cavallo, nella speranza che evitasse di
attirare l’attenzione. Qualche minuto più tardi, Filippo fece la sua comparsa.
Aveva un’aria stanca e bastò quella per farmi attorcigliare lo stomaco. Deglutii
. Le si accomodò accanto, sull’erba bagnata dalla rugiada notturna. Le sorrise
ed afferrò una ciocca di capelli della ragazza. L’accarezzò tra le dita e
l’annusò ad occhi chiusi.
“-Non
tagliarli mai questi capelli, Giacomo!
Lo guardai
interrogativo.
-Sono così
morbidi e profumati. Mi ricorderò sempre di quest’odore!”
I miei occhi fissi su di loro e il mio cuore scosso
da quel ricordo, di noi ancora insieme e del suo naso perso sulla mia testa. In
quell’istante lo sguardo di Filippo si rialzò
e mi fissò a lungo, sino a che non decisi di partire al galoppo e
lasciarlo alle mie spalle. Una morsa mi chiudeva la gola e un dubbio ancor più
grande mi tormentava. Avevano passato quella notte insieme?
***
Di ritorno da quella passeggiata mi riservai il
piacere di sistemare da me il cavallo nelle stalle del palazzo. Ero ancora solo
,la cosa fino a quel momento non mi era mai pesata, ma il fatto che la mia
mente ruotasse perennemente intorno a Filippo, cominciava a farmi impazzire.
Sentimenti e pensieri tra loro contrastanti iniziavano a riempirmi la testa e
il cuore. Lo stomaco mi faceva male ed
avevo sempre la sensazione di provare cose che non avrei dovuto sentire.
Poggiai la fronte sul dorso del cavallo e chiusi gli occhi angosciato da
cotanta confusione.
-Com’è andata la passeggiata?
Mi paralizzai , il mio peggior incubo era alle mie
spalle, molto probabilmente illuminato dalla luce che filtrava dalla porta
spalancata. Lentamente mi voltai per guardarlo. Il suo volto era in ombra
mentre l’imponenza del suo fisico era evidenziato da quei raggi solari.
-Filippo!
Lo richiamai calando lo sguardo. Se avesse
continuato ad apparirmi dinnanzi in quel modo mi sarei giocato l’onore
gettandomi ai suoi piedi.
-E’ quasi il tramonto,devo dedurre che qualcosa ti
abbia spinto a tenerti lontano da questo posto.
Continuò ad avvicinarsi a me a passo lento.
-Non cominciare con queste provocazioni.
Gli dissi in tono tormentato. Mi si fermò a qualche
passo di distanza.
-Provocazioni?Mi credi così puerile?
Scossi la testa.
-Io credo che tutta questa storia sia solo una
provocazione per farmi cedere.
Mi spinse con la schiena contro l’animale che non
si mosse e non si lamentò .Mi sovrastò con i suoi dieci centimetri in più.
-Credi che io non voglia prendere in moglie
Eloise?E per quale motivo, Giacomo?Perché non dovrei?
Presi un lungo respiro e mi feci coraggio.
-Perché ami me!
Non fiatò per qualche secondo. Si riportò in piedi.
-Sei convinto delle tue affermazioni, peccato che
di acqua sotto i ponti ne sia passata!
Lo fissai terrorizzato da quelle parole.
-Ricorda che chi vive di convinzioni, muore
convinto e.. nient’altro!
Si voltò e si avviò verso l’uscita,ma prima che se
ne andasse:
-Vorrei solo informarti che stanotte consumerò il
mio legame con Eloise !
Prese un respiro, poi si voltò.
-Nel nostro posto segreto, che dopo stanotte, non
avrà più nulla di così segreto!
Tornò a guardare avanti per poi fuggire via. Mi
lasciò in quella stalla,privo di parole,privo
della capacità di pensare. Ero paralizzato dalla paura di perderlo . Ero
tormentato dalla crescente gelosia nei confronti di quella donna che me
l’avrebbe portato via e che avrebbe custodito nel suo grembo qualcosa che io
non avrei mai potuto dargli.
“Un figlio”.
***
Il banchetto per la cena era stato servito e noi
tutti eravamo ai nostri posti. I miei occhi , seppur in modo furtivo,
saettavano dal piatto a Filippo, il quale da uomo di alto rango, esibiva la sua
fanciulla ai suoi uomini , sventolando ai quattro venti quello che sarebbe
successo quella stessa sera, quando la luna sarebbe stata alta in cielo, bella
e piena, capace di illuminare quello che sarebbe stato l’inizio della loro
lunga vita insieme. La ragazza sempre più timida aveva celato i suoi occhi a
tutti i commensali, per l’intera serata. A me pareva quasi che il suo unico
modo per comunicare fosse la scrittura. Le poche volte in cui l’avevo veduta
era sempre con quella penna e quel calamaio, intenta a riportare chissà cosa su
di un foglio di carta. Le mie riflessioni su di lei però si interruppero quando
il mio signore si rialzò in piedi per annunciare il suo ritiro in camera. Pochi
secondi dopo aiutò la sua dama a riportarsi in piedi. Attraversarono il lungo
corridoio sotto gli applausi e le grida dell’intero popolino presente quella
sera e prima che potessero scomparire, i suoi occhi si posarono su di me, poi
tornò a percorrere la sua strada senza più guardarsi indietro.
***
I ricordi di quella notte mi risultano ancora
confusi e terribilmente dolorosi. Continuavo a camminare su e giù per la mia
camera,ma ogni tanto mi concedevo il permesso di fissare fuori dalla
finestra,per sapere quando e se i due sarebbero tornati. Purtroppo un rancore
troppo forte da gestire decise per me il modo in cui avrei affrontato la
situazione. Mi avvicinai al letto ed aprii il baule che tratteneva in sé tutti
i miei indumenti. Vi scavai dentro, in cerca del mantello nero e della maschera
bianca che avevo usato per l’ultimo ballo in costume. Li tirai fuori . Per
primo indossai il mantello allacciandolo sotto al mento con un doppio nodo. Mi
guardai nello specchio e non riconobbi nulla di me. Quello sguardo gelido non
mi apparteneva, vi era una scintilla terribile che mi illuminava il viso ,
ma preferii non indagare sulla natura di
quella luce sinistra. Mi posai la maschera sul volto, coprendo quella faccia
che in quel momento era di un estraneo e raccolsi dal piccolo tavolo in legno
quello che era il mio pugnale per modellare i carboncini. Lo posai nella tasca e nella
piccola borsa di cuoio vi riposi quel ritratto con l’immagine di quell’uomo
nudo con le mani giunte. Uscii da quella stanza e a piedi mi avviai verso il
mio sentiero segreto. Quel sentiero che poco tempo prima era nostro e che in
quel momento era diventato il loro.
***
Quando giunsi alle rovine del vecchio castello, mi
guardai bene dal farmi vedere dai due amanti. Mi posai dietro quelle pareti che
avevano nascosto molte volte i nostri corpi, dagli sguardi indiscreti. Mi
sporsi e l’immagine che solo nei miei incubi avevo incontrato, mi si parò dinnanzi.
I due futuri sposi erano attorcigliati nel fare all’amore. La ragazza pudica in
quel momento si beava delle spinte del suo futuro marito, e no, non si impediva
di urlare e di provare piacere. Mi vergognai per quello che stavo facendo . Mi
vergognai per il dolore che stavo provando. Li spiai a lungo, ascoltai tutti i
gemiti, tutti i sospiri, le urla, il piacere, sino a che non fu mattina e il
sole cominciò a spuntare nel cielo illuminando i loro corpi, imperlati di
sudore, con la luce fioca dei suoi raggi. Le lacrime non avevano percorso il
mio viso,ma le mie mani erano martoriate dai graffi e dal sangue delle ferite
che mi ero procurato . Quando sentii dei cavalli arrivare nel fitto bosco, mi
nascosi ancora. Avrei urlato a lungo sino a che la voce non mi avrebbe
abbandonato, avrei ammazzato tutte quelle persone che avevano invaso il nostro
posto segreto e avrei ammazzato lui, che aveva disonorato quello che era ormai
il ricordo di un sentimento.
Non feci nulla di quello che avrei voluto fare. Me
ne restai in disparte sino a che la balia e le altre ancelle non prelevarono
Eloise e la ricondussero a palazzo. Quando tutti se ne furono andati e Filippo
fu solo, rannicchiato in quel letto di paglia, mi presentai al suo cospetto .
Non gli servì alzare lo sguardo, sapeva che ero io e probabilmente sapeva che
avevo assistito a tutto quello che era successo quella notte. Restò nudo e con
il capo chino trattenuto tra le mani.
Mi strappai via la maschera e la lasciai cadere sul
terreno. Il mio viso era duro e tagliente,ma il mio cuore gridava aiuto.
-Hai disonorato l’unico posto che ci permetteva
d’essere quello che siamo!
Affermai. Non mi rispose,nonostante ciò continuai a
parlare, dandogli le spalle.
-Cosa volevi dimostrare così, Filippo?Cosa?Che
potevo morire di gelosia?Che ti amavo
anche se sarebbe stato difficile ammetterlo?
Ancora silenzio.
-A che pro, Filippo? A cosa è servito tutto questo?
Finalmente risentii la sua voce.
-A dire addio!
Tremai nel sentire quel tono sofferto,ma non mi
girai.
-A mettere fine una volta per tutte a quella che
per te non era più una storia,ma un peso!
Restai lì in ascolto .
-Forse avevi ragione. Forse una relazione libera,
con una donna che non ti rifiuta,con una persona a cui puoi dare il tuo amore
senza aver paura di esser evirato …
Non riuscii a fargli terminare quella frase, così
presi il coltello dalla tasca e
voltandomi glielo tirai contro, superando di una spanna il suo viso e facendolo
finire dritto contro il muro.
-Che tu sia maledetto ,Filippo!
D’improvviso tutti quei sentimenti che avevo deciso
di reprimere vennero fuori in un pianto disperato. I suoi occhi meravigliati mi
fissavano sofferenti. Presi il ritratto e con violenza glielo lanciai addosso.
-Non voglio aver più nulla di tuo, non voglio
vederti mai più!
Gli urlai contro. Presi un lungo respiro e cercai
di calmarmi. Lui si rialzò ancora completamente nudo e mi si avvicinò. Io
indietreggiai non appena cercò di posarmi una mano sul braccio.
-Non osare toccarmi!Non farlo con quelle mani che
fino a qualche minuto fa hanno amato un’altra persona!
Gridai disperato.
-Non fare così,Giacomo!
Lo spinsi via e cercai di ritrovare il controllo di
me.
-Io me ne vado, Filippo!Ho bisogno di cambiare
aria!
Mi guardò come punto da un’ape.
-Non puoi farlo!
Scossi la testa.
-Ormai ho deciso!
Mi afferrò per un braccio.
-Io sono il tuo signore e ti ordino di restare qui,
al mio fianco!
Risi di gusto.
-Non ho alcuna intenzione di vedere l’uomo che amo
,mentre sposa un’altra persona.Mentre riceve i suoi eredi da una stupida
ragazzina …
Mi prese il viso tra le mani.
-Sai che i figli non sono mai stati la mia
priorità.
Mi allontanai da lui per giungere all’uscita di
quelle mura.
-Anche il matrimonio non era una tua priorità
eppure, stai per sposarti!
Mi voltai per guardarlo un’ ultima volta.
-Hai preso le tue decisioni!
Affermai.
-Solo perché tu non volevi prendere le tue di
decisioni!
Scossi la testa.
-Sapevi che ti amavo, se non vivevo bene il nostro
rapporto era perché volevo che tu stessi bene e che non arrivassi ad odiarmi se avessero cominciato
ad infangare il tuo nome.
Si portò le mani tra i capelli.
-Lo sapevi che non mi sarebbe importato nulla,
Giacomo. Lo sapevi!
Strinsi le labbra.
-Ormai è andata così,Filippo!
Decretai per poi dargli le spalle.
-L’amore non uccide. La gelosia, si !
Ripresi a camminare.
-E tu non vuoi morire di gelosia!
Feci un cenno positivo .
-Non voglio morire di gelosia e non voglio uccidere
per gelosia!
Quelle
furono le mie ultime parole, poi andai
via a passo svelto, per paura di poter cambiare idea e corrergli incontro.
Non tornai più in quei luoghi. Continuai a viaggiare
e a tentare di cancellare quell’unico amore che mi aveva consumato dentro già
prima che finisse. Una relazione tra due uomini non aveva futuro ed eravamo
stati dei folli anche solo a provarci. Mi giunse la notizia che i due non ebbero mai dei figli
e che il loro fu un matrimonio infelice. Filippo ebbe tanti altri amanti dopo
di me e la voce della sua omosessualità celata dietro uno sposalizio con una
giovane donna arrivò oltre i confini del suo castello. Fu impiccato nel 1450,ma
prima di morire mi fece giungere una lettera che ancora custodisco con cura.
Non ho mai avuto il coraggio di leggerla . Dopo di lui non sono riuscito ad
amare nessun altro. Non ho lasciato a nessuno la possibilità di entrarmi nel
cuore, quello era ancora troppo occupato da quell’unica persona che forse avrei
amato per sempre. Filippo è stato il mio grande amore. L’amore della vita,
forse per dirla tutta “La mia più grande ed unica ossessione”.
*Angolo Autrice*
Salve a tutti , siate clementi. Non ho mai scritto di coppie omosessuali, anche se questa è solo una oneshot . Spero di aver fatto un lavoro discreto =S
Intanto se vi interessano altre storie che ho in corso, date un occhiata a :
Una limousine per due - L'amore che aspettavo - THOCH-The History of Criminals Hearts