Whatever
gets you through the night
Accese
la musica infilandosi sotto le coperte per combattere il freddo di un
Dicembre nevoso, ed alzò il volume nelle sue orecchie quanto
il suo mp4 poté permetterlo. Impostò la
modalità casuale, anche se dentro quel marchingegno, come
quel pazzo che cantava di pace lo avrebbe chiamato, di scelta ce ne era
davvero poca. Le canzoni rispondevano quasi tutte ad un unico
creatore.
Chiuse
gli occhi immersa nel buio di quella sua stanza, e lasciò
che il primo brano partisse.
E
improvvisamente tutto si riempì della sua voce.
"Whatever
gets you through the night 'salright, 'salright"
La
sua bocca si schiuse in un sorriso, sì, il caro Wall and
Bridges. C'era di meglio?
"It's
your money or life 'salright, 'salright... don't need a sword to cut
through flowers oh no, oh no"
Mormorò
le parole della canzone, che ormai sapeva a memoria, come se
effettivamente potesse cantare insieme a lui, a quell'abitante di
nuvole che era stato così felice, forse troppo per aver
potuto continuare ad esserlo.
Quella
stella che la osservò nell'oscurità, e accese la
lampada sulla scrivania lì vicino sebbene la sua luce
già fosse sufficiente ad illuminare la stanza. Dan
aprì gli occhi e lo vide sul suo letto, lo vide e si
credette pazza, ma lo sconcerto non riuscì ad arrivare a lei
che già lui interruppe i suoi pensieri.
In
quello che fu un attimo, della durata di un sospiro
leggero o di un soffio di vento, lei sentì due labbra
premere contro le sue,
due labbra sottili, tiepide, leggermente inumidite. Ma non
poté ragionare, o
trovare la forza di scacciarlo via, che già si era ritrovata
a chiudere gli
occhi a sua volta, e a riempirsi le narici del suo profumo delicato che
non
sapeva spiegarsi. E poiché non poté vedere,
dovette affidarsi agli altri sensi
per poter perlomeno sentirsi sulla Terra. Percepì la punta
del suo naso
sfiorarle una guancia, e il suo pollice ancora sotto la punta del suo
mento.
Sentiva la stanghetta dei suoi occhiali da vista raffreddare il suo
zigomo. E
poi, beh, sentiva il suo stesso cuore palpitarle nel petto.
John
sciolse il bacio con un schiocco, per poi sorridere
quasi timidamente a pochi centimetri dalla sua bocca.
“…
vedi, il governo americano potrebbe sbattermi in
galera per questo”
Lei
stette ad ascoltare, con gli occhi serrati e il suo
gusto che ancora sentiva sulle sue labbra.
“…
ma a quanto pare l’ho fregato ancora una volta”.
"...John..."
sospirò lei sgranando lo sguardo ed arrossendo completamente.
"Ciao..."
"sei
v-vero?"
"Quasi
vero..." disse lui facendo scinitillare i suoi occhi piccoli e dalle
sfumature nocciola. "Wall and Bridges è un buon disco,
chiunque l'abbia composto dev'essere un tipo in gamba... e
carismatico... e affascinante..."
Lei
ridacchiò non abbandonando ancora completamente l'idea che
fosse partita con la testa, che non potesse essere realmente John
Lennon, seduto al suo fianco, ad autocomplimentarsi. Era solo un sogno?
Era solo immaginazione? In fin dei conti, a pensarci bene, non
è che importasse molto. Per ora lui era lì, lo
sentiva parlare e respirare, lo vedeva ridere fra quei vestiti di
Imagine, e non c'era cosa più bella.
Si
tolse le cuffie dalle orecchie, e stette a guardare quell'uomo che
incuriosito scrutava tutte quelle foto dei Fab4 appese alle pareti.
Era
così bello, così dannatamente bello nelle sue
imperfezioni. Brillava di luce propria, era sereno, e ogni cosa facesse
sembrava affascinarla. Quanto avrebbe voluto averlo per sè,
poterlo avere accanto in ogni momento, e sentire ancora su di
sè i suoi baci, perchè era come poterlo
raggiungere in Paradiso.
“...mi
sei mancato tanto...” disse “... ascolto
le tue
canzoni, ogni giorno... e tu... n-non ci sei” aggiunse
scoprendo che stava iniziando a scenderle una lacrima. La
bloccò passandosi la manica del pigiama sul
volto.
Ma
lui sapeva che, in silenzio, un pianto stava
iniziando a sgorgare a fatica, così le prese le mani
avvicinandosela
quanto bastava per vederla bene negli occhi. Dan inizialmente fu
percorsa da un
brivido nel sentire il contatto con le sue dita e i suoi palmi, quasi
credendo che
potesse avere ancora il corpo gelido come il ghiaccio che brillava in
giardino,
quando in realtà la sua pelle era calda e morbida.
“Ma
io ci sono sempre stato Dan” soffiò scuotendo il
capo
e sorridendo “sono nell’aria che si riempie di
musica, sono nelle rime di una
poesia, sono nella neve che cade…”
Ma
la ragazza, per quanto potesse sforzarsi, proprio non
le capiva quelle parole. Non riusciva a non interpretarle se non come
un
mucchio di lettere messe insieme per farle credere qualcosa che in
realtà non
era vero. E questa amarezza che pian piano si faceva spazio dentro di
lei,
passò come un lampo sotto le lenti dei suoi occhiali. E
quella piccolissima
luce, oh John la vide così chiaramente. Le prese il volto
accarezzandole appena
la guancia, costringendola a immergere il suo sguardo completamente nel
suo.
“…
sono nei tuoi sorrisi Dan. Io sono, quando vengo
ricordato. E credimi scricciolo, non c’è cosa
più bella che vivere attraverso
una ragazza splendida e abbagliante come te, piuttosto che come un
povero
disgraziato come me.”
Lei
fece per ribattere, ma lui la ammutolì posandole due
dita sulle labbra.
“e
sai, ho sempre desiderato poter vivere in un raggio di
sole quando sorge l’alba… ora ne ho
l’occasione”
Le
sfuggì un singhiozzo, che la fece tremare tutta e la
spinse verso un pianto ininterrotto.
John,
vedendola alzarsi dal letto, si mise in piedi a sua volta e si
mise davanti a lei
stringendola al suo petto in un abbraccio, accarezzandole i capelli e
lasciandole un piccolo bacio sul capo.
“… ho bisogno di
te…” mormorò fra i
singhiozzi.
“No
che non ne hai…”
“S-sì
invece… sì c-che ne ho”
“Yup!
Cosa mi tocca sentire!" esclamò John sorridendo e
stringendola a sè "Non ne hai affatto, perché sei
un piccolo terremoto in gamba, e
hai ancora tanto tempo per ridere e interpretare la vita a modo tuo. A
me è già
stato concesso il tempo per farlo, ora tocca a te far vedere a questo
mondo di
cosa sei capace”
“…M-ma tu…”
“Io
ci sarò, sarò ovunque, quando mi vorrai. Anche
quando sarai grande, e io ti
ritornerò in mente fra i ricordi. Io sarò
lassù, sulla Nuvola 9 insieme a Geo,
e sorriderò a ogni disastro che combinerai. Io ci sono e ci
sarò, e canteremo
canzoni insieme”
Lei
continuò a piangere bagnandogli i vestiti, mentre lui,
comprensivo, continuava
a sorridere e a lasciare che andasse come doveva andare.
"...
al di là dell'Universo, intesi?"
Si
lasciò accarezzare i capelli lunghi,e
lo sentì lì, a proteggerla, percepì il
suo respiro calmo, il suo profumo che davvero
non sarebbe mai stata in grado di descrivere.
Restarono
abbracciati per un paio di
minuti, ad ascoltare il silenzio e i singhiozzi di lei che pian piano
diminuivano, fino a quando John non gettò
un’occhiata alla finestra accanto a
lui, e oltre il vetro leggermente appannato per il gelo, non vide dei
fiocchi
di neve iniziare a cadere sul giardino.
Dan
sentì che l’abbraccio si stava
allentando, e il profumo che tanto amava cominciava ad allontanarsi.
“...
scricciolo, ora devo andare...”
No,
no, taci! Taci!
“...
devo andare...” continuò capendo che non aveva
alcuna intenzione di lasciare
la stretta sui suoi vestiti “Fuori nevica... è
ora...”
“John...
q-quando potrò ancora rivederti?”
sussurrò alzando lo sguardo verso di lui e scoprendo i suoi
occhi chiari
cristallizzati di lacrime.
“Hmmm”
sorrise lui passandole il pollice
sulla guancia in modo da asciugarle un'ennesima lacrima che stava
scendendo silenziosa “...
vieni” e le prese la mano, tenendo gli occhi nocciola fissi
su di lei e
portandola fino al letto ormai disfatto.
Lei
capì, e quando John prese le lenzuola
e le tirò verso di lui, si accoccolò sul
materasso, lasciando che lui le
rimboccasse le coperte. Si sedette a fianco a lei, e le chiese, con
voce
sussurrata, di chiudere gli occhi.
Lei
fece quanto le fu chiesto, con il
timore nel cuore di non rivederlo mai più.
E
la storia finì, com'era cominciata.
Lo
sentì chinarsi verso di lei, e con un brivido,
percepì il suo respiro accanto al suo orecchio, che la
riscaldò, e le fece dimenticare
la paura.
“Oh my love for the
first time in my life…”
La
sua voce, calda e leggera, si insinuava dentro la sua
anima, e in qualche modo, riusciva a calmare il suo pianto. Lo sentiva,
lo
sentiva con lei.
“…My eyes are wide
open…”
Le
scappò un sorriso, un lieve sorriso che illuminò
quella stanza.
“… Oh my love for the
first time in my life, my eyes can see…”
E
così, le fece capire che lui era davvero musica, e che
poteva tornare ogni volta che avrebbe voluto, ogni volta che il suo
cuore
avrebbe battuto per lui.
E
così, quando riaprì gli occhi, lui non
c’era più. Ma c’era
allo stesso tempo.
La
sua voce, bellissimo suono, era nel vento. E non
appena scese dal letto per guardare fuori dalla finestra,
sentì
frusciare le foglie degli alberi, le cui chiome si inchinarono davanti
alle sue
iridi brillanti.
Ciao
John.
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