Your hand fits in mine
like
it’s made just for me
"Città in festa:
numerosi sondaggi confermano che Halloween è la festa
più amata dai teenager!".
Spensi la tv, portando
l'ennesimo biscotto alle labbra. Halloween per me era stata da sempre
una seccatura, una stupida festicciola americana durante la quale
avvenivano migliaia di omicidi e rapimenti in tutto il mondo, una
credenza sciocca che incitava milioni di bambini ad elemosinare
caramelle per le vie più periferiche e pericolose del loro
paese, con lo scusante di 'essere considerati trasgressivi'.
Suonò il
campanello - per la terza o quarta volta -, mi trascinai pesantemente
verso la porta e guardai dallo spioncino: questa volta era un bambino
travestito da vampiro, coi capelli laccati all'indietro e due finti
canini che sporgevano sul labbro inferiore.
Sussultai, sentii una
fitta allo stomaco. Chiusi gli occhi.
-
Odio questa festa, odio questa festa - borbottai.
Zayn
sbuffò, tirandomi per il polso. - Dopo possiamo mangiare
tutte le caramelle, non vedo l'ora -
Sbuffai,
lanciando un'occhiataccia al mio amico: indossava il vestito di
Dracula, che aveva riciclato dal Carnevale passato, e la famosa
dentiera di cui andava fiero.
Suonammo
ad un'altra porta, ci venne ad aprire una ragazza. Era carina, aveva
lunghi capelli rossicci e un mucchio di lentiggini sulle guance.
-
Dolcetto o scherzetto? - urlammo in coro.
-
Che schifo, tu sei grassa - esclamò la ragazza, con una
smorfia. - Che schifo, va' via - e ci richiuse la porta in faccia.
Scoppiai
a piangere, Zayn mi prese per mano.
-
Non è vero, sei bella - si limitò a dire, e poi
mi abbracciò.
You
never want to know how much you weight
You still have to squeeze into your jeans
But you’re perfect to me
Mi morsi avidamente il labbro
inferiore, lacrime scorrevano impercettibilmente sulle mie guance.
- Perché
piangi? - chiese innocentemente il bambino.
- M-mi è
entrato qualcosa nell'occhio - risposi, accennando un sorriso.
Riuscii a convincerlo;
gettai una manciata di caramelle nel suo cestino di vimini e gli
raccomandai di affrettarsi a tornare a casa, perché c'era in
programma un temporale.
Se ne andò,
ringraziandomi per le caramelle. Mi buttai sul divano e piansi, piansi
come un bambino che si sbuccia un ginocchio alla sua festa di
compleanno.
Tornai a sentirmi
quella bambina che tutti odiavano, quella che la ragazza dal fisico
perfetto aveva definito grassa; e poi pensai a Zayn, il mio miglior
amico, l'unico che mi aveva da sempre apprezzato per il mio carattere
timido e pigro, e non aveva mai fatto cenno al mio aspetto fisico.
Ma io e Zayn avevamo
litigato.
-
Che te ne frega, Zayn? - urlai, scaraventando un cuscino sul pavimento.
- Chi sei per decidere con chi devo stare? -
-
Sono il tuo migliore amico, e ho il dovere di proteggerti -
gridò.
-
Ed è qui che ti sbagli - gli puntai un dito contro. - Tu non
hai il diritto di decidere della mia vita, Mark è un ragazzo
stupendo e tu l'hai etichettato come uno stupido.. -
-
Non l'ho etichettato, lo conosco bene e ne sono certo, ti vuole solo
sfruttare.. fidati di me, Mary - sibilò, prendendomi per
mano.
La
ritirai, incredula. - Come ti permetti? Vattene, Zayn, ora -
Mi
puntò addosso i suoi occhi nocciola, lucidi per quelle
lacrime che era pronto a versare. Lo spinsi per una spalla verso la
porta, sulla quale sbatté la schiena. Mi guardò
per l'ultima volta e poi uscì, andando incontro alla
tempesta che sembrava tirarsi via ogni minima particella che le
capitasse a tiro. E che non riportò mai più
indietro.
Zayn. Avevo bisogno
del mio migliore amico, quel ragazzo timido e sensibile a cui avevo
dato l'anima ma da cui, da quando avevo conosciuto Mark, avevo ricevuto
soltanto odio e atti di pura gelosia.
Mi strinsi nella
coperta, asciugando frettolosamente le lacrime che correvano lente
lungo le guance.
Io e Mark ci eravamo
lasciati, proprio a causa di Zayn; era un tipo geloso, e vedeva
l'amicizia tra di noi come l'inizio di una storia d'amore che l'avrebbe
messo sicuramente da parte.
Guardai in basso: la
pancia fuoriusciva da sopra la cintura, nascosta da quella felpa enorme
che avevo comprato appositamente per nascondere le mie curve che
facevano ribrezzo pure ad un parassita. Due tronchi al posto delle
gambe e dei fianchi larghi - il cui unico pregio era il piccolo
tatuaggio a forma di stella nera - servivano a completare il tutto e a
rendermi ancora più ridicola.
Odiavo il mio aspetto,
l'avevo sempre fatto. Odiavo il mio essere grassa, la mia assente
femminilità, il mio continuo fissarmi allo specchio alla
ricerca di un qualcosa che potesse piacermi e piacere.
Suonò il
campanello. Mi alzai di scatto, strofinando i polsi sotto gli occhi con
la speranza di togliere via il trucco colato a causa delle lacrime.
Mi avvicinai alla
porta, presi un mucchio di caramelle e aprii la porta.
- Jade -
Mi tappai la bocca con
una mano per non urlare.
Non era possibile,
stavo sognando.
- Zayn - sibilai.
- Sono un idiota -
Era bagnato dalla
testa fino ai piedi, la maglietta aderiva perfettamente agli addominali
scolpiti e i capelli, generalmente sparati all'insù, erano
invece arruffati sulla testa.
- E-entra, sta
diluviando fuori - sussurrai, spostandomi di lato per farlo passare. -
Vuoi una coperta? Se vuoi ti preparo un caffé, io.. -
- Sono un idiota -
ripeté. - Ho lasciato andare la persona che più
ho amato nella mia vita, la mia migliore amica, la mia confidente.
Odiavo Mark perché ero geloso, perché speravo ci
fossi io al suo posto. Volevo dirti io che eri bellissima, che mi piaci
da morire da quando ci siamo conosciuti. Ho sbagliato, ne sono
consapevole, meriterei due o tre schiaffi, anzi di più -
fece una pausa, riprese fiato. - In questi anni mi sono sentito
inutile, morto senza di te. Ho cercato di rifarmi una vita, ma non ce
l'ho fatta. Ed è per questo che sono qui, dopo sei anni, a
chiederti perdono -
Chinai lo sguardo,
lacrime mi solleticavano imperterrite le guance; lo guardai negli
occhi, lucidi come quell'ultima volta in cui avevamo litigato, sinceri
come quando mi aveva detto che ero bella, ad otto anni.
- Non ho conosciuto
nessuna ragazza da quando abbiamo litigato, tu sei stata l'unica a cui
ho pensato. Chiamami stupido, chiamami sfigato, ma tu sei stata il mio
pensiero fisso, penso di essere diventato pazzo.. ma non fa niente,
cioè, non è colpa tua, non te la prendere -
Scoppiai a ridere,
scuotendo la testa. Zayn aveva la dote di riuscire sempre a farmi
ridere come una matta, anche nei momenti più difficili della
mia vita - come quando mi avevano operato ad una gamba e lui era venuto
all'ospedale con addosso una tunica sacerdotale.
- Mi sei mancato da
morire, Zayn - dissi solamente, gettandomi poi tra le sue braccia e
lasciandomi stringere forte a sé, come non faceva da anni.
Non volevo essere
orgogliosa e rispedirlo a casa riempiendolo di insulti; tenevo a lui da
morire, non potevo lasciarlo andare di nuovo.
- Mi sono innamorato
di te e di tutti i tuoi più piccoli dettagli, amore mio, mi
dispiace se ti ho ferita e se ti ho fatto star male. Adesso sono qui
per te -
Asciugai le lacrime
sulla manica della mia felpa, tirai su col naso e sorrisi, sorrisi
perché quella volta era davvero felice, felice
perché avevo ritrovato il mio migliore amico, il mio
confidente, la persona che più avevo amato nella mia vita.
Mi si
avvicinò, il suo corpo combaciava al mio come se fosse stato
creato per me, avvertivo il suo respiro soffiare sulle mie labbra. E
poi ci baciammo, dopo sei anni di litigi e incomprensioni, sei lunghi
anni che avevano fatto nascere in noi quel desiderio sempre
più accanito di stare insieme e rendere l'uno l'amore
dell'altro.
- Ti va di fare
dolcetto o scherzetto? - sibilò, puntando i suoi occhi
nocciola sui miei.
Sorrisi, maliziosa. -
Magari dopo - sussurrai, e ci adagiammo piano sul divano.
Posso semplicemente
dire che, da quel giorno, cominciai a rivalutare la festa di Halloween.
Parecchio.
I’m
in love with you
and
all these little things