Bene... Spero Coccia, che mi perdonerai
per il ritardo con cui posto questo piccolo regalino, ma lo studio per una
volta ha avuto la precedenza...
Goditi questa shot, che è tutta per te!
TANTI AUGURI!!
A
Lupetta,
per i
suoi magnifici 18 anni!
Tvb
Coccia!
The Dare
Si
sentivano voci uscire dalla porta socchiusa, giungere nel corridoio, portando
l’evidente testimonianza di due ragazze che stanno discutendo un problema di
primaria importanza.
“Beh,
quello che intendo dire è, guarda all’evidenza.”
“Penso
che ce lo direbbe.”
“Pensi.”
“Va
bene, d’accordo. Kingsley Shacklebolt?”
“No,
in qualche modo sento che non è lui. non la tratta in modo diverso.”
“Nessuno
lo sta facendo, per quello che ho visto. Dev’essere qualcuno fuori dalla casa.
Deve esserlo per forza.”
“Chi
è fuori dalla casa?” domandò Ron, infilando la testa nella stanza di Ginny ed
Hermione.
“E’
una lunga storia.” Spiegò Ginny.
“Siamo
venuti a cercarvi perché ci stiamo annoiando,” commentò Harry, entrando e
sedendosi ai piedi del letto di Ginny. “Abbiamo tempo per una lunga storia.”
Le
ragazze si scambiarono un’occhiata.
“D’accordo,”
concesse Hermione. “Stavamo solo parlando di Tonks.”
“Cosa
in particolare riguardo lei?”
“Non
ve ne siete accorti?”
Cosa
pretendevano che fossero, adesso, Legilimens?
“…
accorti…” mormorò Harry.
Hermione
li guardò come se fossero eccessivamente tardi.
“E’
molto felice ultimamente, Tonks.”
“Beh,
è un tipo dal carattere allegro.” Fu la spiegazione di Ron.
“No,
è diverso adesso. Prima era solo – beh – predisposizione. Adesso è come…” si
bloccò Hermione, battendo le mani cercando di trovare le parole giuste.
Ginny
le venne in aiuto.
“Come
se fosse felice per un motivo preciso.” Concluse, studiando attentamente
Harry ed il fratello. “Non ditemi che non ve ne siete accorti.”
“Ok.
Non ce ne siamo accorti.” Si arrese Harry.
Hermione
sbuffò.
“Sembra
abbia ingoiato una stella, tanto è radiosa, e voi non l’avete notato?”
“Ci
sono altre cose in ballo in questo momento, nel caso te ne fossi dimenticata.”
“E
inoltre, noi non siamo ragazze.”
Ginny
gli lanciò un cuscino.
“Nessuno
ha mai detto che essere maschi significhi non avere due occhi per vedere!”
Harry
non voleva che le ragazze si montassero la testa sentendoglielo dire, ma fra
sé, Harry pensò che avessero ragione. Nonostante tutto quello che stava
accadendo, nonostante ciò con cui lui doveva vedersela, Tonks praticamente
svolazzava a due metri da terra ultimamente. La semplice predisposizione a
vedere il lato positivo delle cose non poteva essere l’unica spiegazione.
“E
adesso stiamo cercando di capire chi è.” Continuò Hermione.
“Chi
è? È Tonks!” Ron lanciò il cuscino indietro a sua sorella.
“No,
scemo,” disse Ginny seccata, afferrandolo. “Di chi è innamorata.”
“Aspetta,”
la interruppe Harry. “Innamorata? Chi ha mai parlato di amore?”
Ginny
sbuffò, ed Hermione alzò gli occhi al cielo.
“Ginny
pensa che sia qualcuno dell’Ordine, ma io propendo di più verso qualcuno al
lavoro. Ci sono così tante possibilità!”
Harry
le fissò. L’amore non gli interessava molto. Sembrava essere fatto solo di
profondo imbarazzo, cose che le persone non dicevano e che comunque tu avresti
dovuto comunque sapere, e spaventosa sconsideratezza. Non riusciva a capire
perché le ragazze sembravano esserne ossessionate. Anche ragazze come Ginny ed
Hermione, che di solito erano più che razionali, ne parlavano come se fosse
l’alfa e l’omega dell’universo. Harry non ci arrivava. Dov’era la bellezza di
quel sentimento di cui si parlava così tanto?
Ron
rivolse una faccia incredula ad Harry e chiese alle ragazze, “Dov’è il
problema? Basta chiedere.” Mise su un’espressione maliziosa, “Tonks, ragazza
cattiva, con chi stai pomiciando ultimamente, eh?”
Questa
volta, Ginny gli diede un colpo talmente forte col cuscino che avrebbe potuto
stendere uno yak. Ron, essendo un Weasley, si limitò a grugnire e ad
allontanarsi.
“Avanti,”
disse. “Vai e chiedi.”
“Buon
Dio, Ron, non puoi semplicemente chiedere una cosa del genere.”
Lui
fece un sorrisino maligno alla sorella.
“Ti
sfido.”
Ginny
lo squadrò, gli occhi ridotti a due fessure.
“Non
hai appena detto quello che ho sentito.”
“Doppia
sfida,” rettificò.
“Ronnnnnnnnnnnn…
se dici anche la terza, giuro che io…”
“Tripla
dannatissima sfida.” Terminò trionfante. “Ha. Non puoi fare niente contro una
tripla. Vai.”
Rimise
il cuscino al suo posto e ci urlò dentro. Poi se lo lasciò cadere in grembo e
sospirò.
“Forza,
andiamo.” Disse rassegnata ad Hermione.
“Cosa?
Ginny!”
“Tripla
sfida,” spiegò, “Ci tocca andare, ora.”
“Ginny,”
cercò di farla ragionare Hermione, “E’ solo una stupida sfida. Non devi
andare.”
Ron
quasi si soffocò.
“Solo
una-”
Ginny
alzò una mano ad interromperlo.
“Ron.
Per quanto ti possa essere difficile crederlo, ci sono persone al mondo che non
sono state cresciute come Weasley.” Si voltò verso Hermione. “Ti ricordi quando
ti ho raccontato di quella volta che ho messo lo sciroppo al cioccolato nelle
scarpe dei gemelli?”
Hermione
si accigliò.
“Credevo
fosse una vendetta.”
“Lo
era. Me era anche una sfida di Bill.”
“Singola
però,” puntualizzò Ron. “La volta invece che ho rubato la scopa di Charlie e un
aereoplanino mi ha quasi ucciso…”
“Già,
quella era una doppia sfida da parte di Fred.” Concluse Ginny per lui. “E poi
quella volta quando Percy scambiò tutte le etichette sui vasetti delle spezie di
mamma, proprio la sera in cui i gemelli dovevano preparare lo stufato per la
prozia Mavis tutto da soli…”
Hermione
e Harry spalancarono la bocca.
“Percy?”
“Tieni
a mente il potere di una tripla sfida,” disse Ron solennemente. “Naturalmente
era più giovane allora, non noioso come adesso. Eppure.”
“E
questa,” intervenne Ginny, “E’ una tripla maledettissima sfida.”
“Non
avete proprio scelta,” Harry disse ad Hermione.
Hermione
sospirò.
“Ho
capito cosa intendi,” si massaggiò lievemente il mento. “Devo ammettere che mi
piacerebbe saperlo.”
“Forza
allora,” la spinse Ron, soddisfatto.
Scesero
di sotto, controllando nelle stanze. Trovarono Bill, una rivista di Quidditch
aperta mentre sonnecchiava. Non aveva visto Tonks, riferì con uno sbadiglio.
“Torna
a dormire, Bill,” disse Ginny, chiudendosi la porta alle spalle.
Hermione
inarcò un sopracciglio in direzione di Ginny.
Questa,
alzò gli occhi al cielo.
“No,
lui no. È tutto preso da Fleur. E comunque, l’avrei saputo.”
Bussarono
ad un’altra porta.
“E’
qui in giro da qualche parte,” riferì Marvo Banks vagamente. Era una nuova
recluta dell’Ordine, pescato in chissà quale dipartimento al Ministero. In quel
momento, era immerso in una pila di pergamene. “Forse di sotto?”
“Scusa
il disturbo,” disse Hermione, e chiuse la porta.
Ginny
tentò, “Hermione?”
“Ne
dubito,” rispose lei.
“E’
giovane,” puntualizzò Ginny, “E davvero carino.”
Harry
sbuffò. Solo perché aveva luminosi occhi azzurri, capelli biondi ed un sacco di
muscoli, non c’era nessuna ragione per andarsene in giro dicendo che era carino.
“Sì,
ma se ha notato qualcosa più che un diagramma di incantesimi nella scorsa
settimana, io sono uno schiodo Sparacoda.” Commentò Hermione.
Di
sotto, trovarono solo Lupin in salotto, concentrato su un ritaglio di un giornale
babbano. Diversi ritagli erano sparpagliati attorno a lui sulla tavola, insieme
ad una tazza di tè mezza vuota.
“Hai
visto Tonks?” gli domandò Ron.
Il
loro ex insegnante alzò distrattamente lo sguardo.
“E’
in cucina,” rispose loro, tornando al suo lavoro.
“Eccellente,
due piccioni con una fava.” Gongolò Ron.
Il
tavolo della cucina dava l’impressione che vi fosse scoppiata sopra una
libreria. Libri aperti, messi al rovescio, impilati o riposti in precario
equilibrio sul bordo. Al centro c’erano una piuma tutta mangiucchiata, una
bottiglia di inchiostro ed un rotolo di pergamena dove si scorgeva la scrittura
disordinata di Tonks. Tonks invece aveva la testa infilata nella credenza.
“Chi
è?” chiese iniziando a raddrizzarsi. Thud. “Ouch!”
“Oh!”
esclamò Hermione, “Tutto bene, Tonks?”
Lei
ritrasse la testa dalla credenza, massaggiandosela. Stava di nuovo facendo
esperimenti coi capelli. Quel giorno erano corti e di un giallo non ben
definito.
“E’
solo la mensola,” spiegò. “Tutto ok. So che vostra madre ha fatto i biscotti,
stamattina, ma che io sia dannata se sono riuscita a trovarne anche solo una
briciola.”
“Tenta
sopra la credenza.” Suggerì Ginny. “Mamma li nasconde spesso là.”
Tonks
alzò lo sguardo verso il punto indicato, ma per arrivarci doveva arrampicarsi
sul bancone. Aveva già tentato una cosa del genere la settimana prima, e se Remus
avesse avuto i riflessi un attimino più lenti, si sarebbe probabilmente rotta
una gamba. O la gamba di qualcun altro, in ogni caso.
“Forse
è meglio che la prenda io,” intervenne Ron.
“Grazie,”
disse, prendendo il vassoio che lui le porgeva. “Biscotto?”
“Come
se ci fosse bisogno di chiederlo.”
“A
cosa stai lavorando, Tonks?” chiese Hermione, sbirciando i libri.
Ron
alzò gli occhi al cielo.
“Stavo
cercando informazioni sui giganti, ma ho finito. Stavo iniziando a dare di
testa.” Spiegò, mettendosi a sedere sul bancone a guardandoli attentamente.
“Beh, ho l’impressione che voi quattro abbiate in mente qualcosa. Cosa sta
succedendo?”
“Avevamo
una domanda,” biascicò Ron ficcandosi in bocca il quinto biscotto.
Hermione
emise un suono che assomigliava ad un sibilo.
“Beh,
è vero.” Protestò lui.
Ginny
alzò gli occhi al cielo.
“Dammi
quel vassoio, ingordo.” Tirò giù qualche biscotto per sé e poi lo passò avanti.
“Ci avrai anche sfidato, ma lo facciamo a modo nostro, ok? Quindi tieni chiusa
quella boccaccia!”
“D’accordo,
d’accordo.”
Silenzio.
Tonks li guardò uno ad uno negli occhi.
“Allora...
volevate chiedermi...?”
“Giusto.”
Disse Hermione mordicchiando il biscotto che Ginny le aveva passato, e
continuando in tono casuale disse, “Allora, va tutto bene?”
Harry la fissò incredulo. Perchè fare un giro così largo per
porre una semplicissima domanda?
Tonks
parve confusa e divertita allo stesso tempo.
“Tutto
bene.”
“Sembri
davvero... molto felice ultimamente.”
“Beh,
probabilmente perché lo sono.”
“Oh. Beh, bello.” Hermione
annuì ripetutamente, poi si fermò e guardò Ginny, che venne in suo soccorso.
“E…
c’è qualche motivo particolare? Ti ho visto, Ron.” Aggiunse bruscamente.
“Ci
state mettendo una vita!”
“Zitto.”
Rivolse poi a Tonks un ampio sorriso. “Qualche ragione? Che ne so... qualcuno
di nuovo nella tua vita.”
“Oh,”
mormorò Tonks, afferrando il concetto. “Capisco.” Sorrise fra sé. “No, nessuno
di nuovo.”
“Ma…
c’è qualcuno?”
I
suoi occhi scintillavano.
“Pensate
che ci sia?”
“Beh,
sì, ma sai com’è… probabilmente ci sbagliamo.”
“Oh,
sì, completamente.”
“Cosa?
Avete passato l’ultima mezzora a ripeterci quanto eravate sicure di aver
ragione!”
Le
ragazze ignorarono Ron.
“E’
solo che siamo curiose.”
“Loro
sono curiose,” puntualizzò Ron, “Noi siamo qui solo perché non la smettevano di
parlare.”
Tonks
si osservò le unghie, un’espressione concentrata in viso, e sorrise alla
sfumatura di rosa che era riuscita a creare.
“Si
dà il caso che,” disse, alzando lo sguardo, “Ci sia qualcuno.”
“C’è?
Oh, è meraviglioso!”
“Buon
per te, Tonks!”
“Sì,
sì, fantastico, non era questa la sfida,” sbottò Ron, “Se non lo chiedete voi,
lo faccio io.”
Tonks
parve interessata.
“Sfida?
Quale sfida?”
“Niente,”
disse Hermione.
“E’
una dannatissima tripla sfida,” la corresse Ron.
Ginny
lo fulminò con lo sguardo.
“Sei
cattivo,”
“No,
sono solo tuo fratello. Vi state tirando indietro?”
“No.”
“Allora?”
Ginny
sospirò.
“Mi
dispiace Tonks, ma è una tripla sfida. Chi è?”
Tonks
sembrò reprimere un sorriso con grandissima difficoltà.
“Uhm…
sarà difficile da spiegare.”
“E’
lo stesso se preferisci non dirlo.”
“Hey!”
intervenne Harry. “Tripla sfida!”
“Ci
avete sfidato a chiedere. Io ho chiesto. Non avete mai detto che doveva
rispondere.”
“Beh,
vogliamo che risponda. Non è vero, Ron?” chiese Harry.
“Già,
ci abbiamo già perso un sacco di tem…”
La
porta della cucina si aprì con uno scricchiolio e Ron si interruppe.
Lupin
si fermò poco oltre la porta.
“Ho
interrotto qualcosa?”
“Niente,”
si affrettò a dire Ginny.
“Proprio
niente,” aggiunse lesta Hermione.
“Sono
solo terribilmente curiosi,” spiegò Tonks.
“Davvero?”
chiese Remus, lanciandole uno sguardo, le striature di grigio fra i capelli che
scintillavano appena. “Riguardo cosa?”
Tonks
appoggiò la caviglia sul ginocchio opposto, muovendo un po’ il piede scalzo. Nei
suoi occhi una scintilla maliziosa.
“Sono
curiosi di sapere con chi vado a letto.”
Harry
quasi si soffocò col suo biscotto.
Con
assoluta indifferenza, come se Tonks avesse commentato il tempo, Lupin se ne
andò ai fornelli e si versò dell’acqua calda nella tazza.
“Ragionevole,”
commentò immergendo le bustine di tè nell’acqua bollente. “Non troppi dettagli,
per favore. Mi piace illudermi dell’idea che abbiamo almeno un po’ di
privacy.”
Harry
spalancò la bocca, ed il biscotto che prima rischiava di soffocarlo, cadde per
terra. Non se ne accorse nemmeno.
“Non
dirò niente di imbarazzante!” protestò la ragazza.
Appoggiando
la tazza vicino a lei, Lupin aggiunse un cucchiaino di zucchero e chiamò a sé
il bricco del latte.
“Perdonami
se la cosa non mi tranquillizza, dal momento che l’unica cosa che riesca ad
imbarazzarti è…”
“Remus!”
“…il
tuo nome.” Sfiorò la sua caviglia con appena la punta delle dita. “Ninfadora.”
Lei
rispose con una smorfia. Lupin le sorrise. Senza nessun motivo particolare,
Harry iniziò a sentirsi decisamente a disagio.
Ron
tossì, molto più forte del necessario.
Remus
si voltò e sorrise, un nuovo inaspettato bagliore malizioso negli occhi.
“Buona
serata,” salutò, lasciando la cucina.
Hermione
fu la prima ad essere nuovamente in grado di parlare.
“Tonks…”
La
ragazza si limitò semplicemente a scuotere la testa.
“Accidenti
a lui,” disse, “Riesce sempre a farmela.” Saltò giù dal bancone. “Beh, non c’è
niente da aggiungere, direi, anche se ne sarei tentata. Ha lavorato su quei
ritagli di giornale tutto il giorno, vero? Credo che andrò a distrarlo.”
Rimasero
immobili in un silenzio scioccato per diversi secondi, prima che Harry trovasse
il coraggio di parlare, “E’ successo davvero?”
“Io
l’ho visto,” confermò Ginny.
“Io
pure,” aggiunse Hermione.
“Tonks
e…” balbettò Ron.
“Il
professor Lupin,” concluse Harry incredulo.
“Giaaaaaaaaaaaaa…”
“Ha
quasi l’età dei tuoi genitori. Non credevo si potesse ancora farlo
quando si è così vecchi.” Harry alzò lo sguardo, “Hey, Ron, credi che i tuoi
genitori facciano ancora…?”
“Grazie
mille, sarò segnato a vita, ora.”
“Me
lo stavo solo chiedendo.”
“Credo
che ora mi strapperò gli occhi dalle orbite.”
“Sono
così diversi,” osservò Ginny, “Voglio dire, sono l’uno l’opposto dell’altra.”
“E
con questo? Persone che sono completamente differenti non possono stare
insieme, ora?” chiese Ron.
“Non
intendeva dire quello,” spiegò Hermione. “E’ solo che- loro due… insieme…”
scosse lentamente il capo, meravigliata. “Come?”
Le
labbra di Ron si dischiusero in un ampio sorriso e fu colpito da pezzetti di
biscotti lanciati dagli altri tre.
Sbirciarono
in soggiorno. Solo una tazza di tè e dei ritagli di giornale rispondevano
all’appello. Harry non era sicuro se essere sollevato o turbato dall’assenza
della coppia.
“Stanno…?”
“Credi
che…?”
Si
guardarono disorientati.
“Beh,”
disse Ginny.
“Non
è esattamente come ce lo eravamo immaginate.” Concluse Hermione.
“No.”
“Volevate
sapere,” ricordò Harry, “Ora sapete.”
“Beh,
sì. Ma noi pensavamo…” Ginny si interruppe, facendo una smorfia. “Non che il
professor Lupin non sia una persona a posto…”
“E’
molto –ehm- dolce, immagino, ma…”
“Pensavamo
fosse qualcuno di più, beh, interessante.”
Ron
alzò gli occhi al cielo.
“Pensavate
che fosse qualcuno a cui si potesse sbavare dietro, vuoi dire.”
Lo
guardarono entrambe sdegnate, e se ne andarono.
I
ragazzi fissarono la tazza ed i ritagli abbandonati ancora per qualche istante.
“Beh,
amico,” sospirò Ron alla fine, “Almeno qui qualcuno qui riceve un po’ di
amore.”
Harry
rabbrividì.
“Il
professor Lupin,” disse, “Credo mi strapperò gli occhi anch’io.”
Ron
rise, ed andarono in cerca di qualcos’altro da fare. Ma per il resto della
giornata, Harry ricordò il modo in cui Lupin aveva sfiorato la caviglia di
Tonks, e quello sguardo… e si chiese se tutta questa storia dell’amore non
fosse qualcosa di più che baci bagnati e penosi appuntamenti ad Hogsmeade,
colmi di imbarazzanti silenzi.
Pensò
al fatto di avere il permesso di toccare una donna in quel modo. Perché lei te
lo lascia fare. Perché lei vuole che tu lo faccia.
Forse
qualcosa di buono c’era, dopo tutto.
FINE
Non faccio promesse per futuri aggiornamenti, lo studio
purtroppo chiama!