Memorie di Strangelove
La stanza era immersa nel buio più assoluto, ma la figura di
donna seduta davanti al luminoso schermo di un computer non sembrava
curarsene. Batteva veloce sui vecchi tasti della tastiera, pigiando con
forza i bottoni e creando un ticchettio irregolare, che accellerava o
decelerava a seconda dei comandi che venivano inseriti a schermo, senza
però mai fermarsi. Il monitor irradiava una luce malsana,
che dava un'aria spettrale al viso già pallido della donna.
Nonostante non vi fosse quasi la benchè minima luce, un paio
di occhiali dalle lenti scure le nascondeva lo sguardo, creando, al
posto degli occhi, due piccoli quadratini bianchi, lì dove
la luce del monitor si rifletteva sulle lenti. La donna
continuò a digitare per un pò, accompagnata solo
dal ronzio sommesso dei macchinari e dal battere dei tasti,
fino a che parve raggiungere il suo obbiettivo, poichè
inarcò la schiena e si appoggiò allo schienale
rigido della sedia, sfilandosi per qualche istante gli occhiali per
passarsi una mano sugli occhi chiarissimi segnati da occhiaie.
<< Dovrebbe essere pronto.>>
dichiarò, risistemandosi gli occhiali e schiacciando un
ultimo tasto. Alle sue spalle, collegato al computer da una massa di
cavi che vi si attaccava alla base per scomparire all'interno, c'era un
grosso cilindro nero, grande abbastanza da contenere una persona in
piedi. Una spia rossa si accese sul cilindro, e un attimo dopo una
fredda voce artificiale, ma dal timbro inconfondibilmente femminile, si
rivolse alla donna.
<< La sua voce è stanca, dottoressa
Strangelove.>> dichiarò. Strangelove si
limitò ad annuire, un riflesso naturale anche se sapeva che
la macchina non poteva cogliere il suo movimento, poi girò
completamente la sedia e si fermò di fronte all'intelligenza
artificiale su cui aveva lavorato tutto quel tempo.
<< Iniziamo con qualche domanda base: che giorno
è oggi?>> chiese Strangelove; sarebbe partita
dai processi di ragionamento più semplici, prima di
sottoporre l'IA a situazioni logicamente e moralmente sempre
più complicate.
<< E' il quindici settembre millenovecentosettantuno, ore
zero-quattro-zero-sei del mattino, dottoressa.>> rispose
immediatamente il computer.
<< Molto bene.>>
<< Non dovrebbe essere sveglia a quest'ora,
dottoressa.>>
Strangelove non si sorprese del commento della macchina: era
ciò che avrebbe detto la quasi totalità delle
persone, ed era esattamente questo ciò che sperava di
ottenere.
<< Andrò a letto a breve. Passiamo alla
prossima domanda: incontri un nemico ferito sul campo di battaglia.
Cosa fai?>>
<< E' solo o ha dei compagni?>> chiese la
macchina.
<< Ho detto un
nemico, quindi è solo.>> ribattè la
donna, prendendo un appunto su un pezzetto di carta. " Restringere casi
di possibile incomprensione verbale degli ordini."
<< Allora lo soccorro.>>
<< L'uomo è armato, potrebbe cercare di
attaccarti. Cosa fai?>>
<< Gli sottraggo le armi e poi lo
soccorro.>>
<< Perchè? E' tuo nemico.>>
indagò.
<< La mia missione è uccidere quell'uomo in
particolare?>> chiese la macchina.
<< No.>>
<< Allora lo soccorrerei. >>
<< Potrebbe chiamare rinforzi. O potrebbe attaccarti non
appena lo avrai soccorso.>>
<< In tal caso lo ucciderei.>> rispose la
macchina.
Strangelove annuì tra sé e sé.
<< Perchè lo uccideresti ora e non
prima?>> chiese.
<< E' stata una sua scelta attaccarmi, e ora impedisce il
completamento della missione.>> spiegò la
macchina.
<< Per un soldato non c'è nulla di
più importante della sua missione.>> aggiunse.
Strangelove prese un altro appunto: ripeteva spesso quella frase, come
si sarebbe aspettato. Era un concetto profondamente radicato in lei.
<< Passiamo alla prossima domanda. Sei in battaglia,
insieme ad una squadriglia di soldati, ma il vostro caporale viene
catturato, cosa fai?>>
Le propose uno scenario, poi un altro e un altro ancora, tutti che
richiedevano di compiere scelte e sacrifici: rischiare la vita della
squadra per salvare il caporale, rischiare o no di colpire dei civili,
gestire una crisi a livello nazionale e internazionale...l'IA rispose
senza esitazione a tutte, mentre la donna prendeva appunti.
<< Bene...>> ripeté, ormai quasi
più tra sé e sé. Frugò tra
un plico di fogli e ne estrasse un post-it, sul quale aveva
scarabocchiato un appunto durante l'ultimo test. Lesse quel che vi era
scritto e alzò le sopracciglia, storcendo leggermente la
bocca in un espressione di disappunto.
" Vediamo come risponde questa volta." pensò, alzando lo
sguardo sulla macchina.
<< Devi attraversare un ponte, sorvegliato da due
guardie. Cosa fai?>> chiese. Era uno dei primi scenari
che gli aveva proposto, sicuramente non il più difficile.
<< Le elimino.>> rispose la macchina, senza
esitare.
Strangelove trasse un profondo respiro.
<< A circa metà del ponte incontri un
serpente. Il ponte è troppo stretto, non puoi aggirarlo;
come reagisci?>> chiese, lentamente, come se scandendo
meglio le parole la macchina avrebbe compreso meglio.
Seguì un breve silenzio.
<< Nulla.>> rispose l'IA.
<< Cosa?>>
<< Non faccio nulla. >> ripetè
la macchina.
La donna sospirò; sempre la stessa risposta.
<< Il serpente non ti permetterà di
passare....vuoi dire che torneresti indietro?>>
indagò.
<< No.>> rispose la macchina, quasi
precipitosamente. << Devo portare a termine la mia
missione.>>
<< E allora devi affrontare il serpente.>>
ripetè la donna.
<< No.>> Strangelove strinse i pugni.
<< Ti ucciderà se non fai
nulla!>> senza accorgersene aveva alzato la voce.
Seguì un altro silenzio; la macchina sembrava quasi
esitante. La rabbia di Strangelove crebbe: un computer non doveva
esitare! I suoi processori pensavano 100 volte più in fretta
di un essere umano, non poteva
esitare!
<< Non faccio nulla. >> ripetè
infine la macchina.
<< No!>> esclamò la donna,
stropicciando il post-it che aveva ancora in mano.
<< Ferma! Interrompi la simulazione, ricomincia
daccapo!>>
<< Come vuole lei, dottoressa.>>
Le fece ripetere il procedimento una volta. Due volte. Tre volte. L'IA
si bloccava sempre sullo stesso punto, come avrebbe fatto qualsiasi
computer, perchè alla fine, per quanto sofisticata fosse,
restava pur sempre quello. Strangelove si lasciò cadere
sulla sedia, schiumante di rabbia e frustrazione. Non doveva andare
così! Lei non era una semplice macchina, lei era di
più! Alla fine, mentre scarabocchiava linee senza senso sul
bloc notes, le venne un'idea improvvisa.
<< Avvia procedura di analisi del vocabolario. Dimmi
tutti i significati che hai attribuito alla parola
"serpente".>> disse.
<< Serpente è il termine non scientifico usato
per identificare una classe di animali appartenenti alla famiglia dei
rettili->>
<< Il prossimo, dimmi il prossimo!>> la
interruppe Strangelove, stizzita; non voleva più sentir
parlare di stramaledettissimi serpenti per il resto della sua vita.
A quelle parole seguì il silenzio più lungo che
la macchina avesse mai mantenuto. La spia rossa aveva preso a
lampeggiare, ma Strangelove non ricordava di aver mai programmato
quella funzione.
<<...Jack.>>
disse infine.
La mina della matita si spezzò quando la donna, sorpresa, la
lasciò cadere a terra mentre alzava lo sguardo sull'IA.
<< Cosa?>>
boccheggìò.
<< Jack è il serpente.>>
La donna si avvicinò alla macchina.
<< Cosa vuoi dire? Chi è Jack?
Dimmelo!>> gridò quasi.
<< Non posso dirlo.>> rispose la macchina,
lasciando la donna sbalordita. Come poteva non dirlo? Era
un'informazione talmente importante?
In tal caso, non poteva nemmeno eliminare i dati manualmente, o avrebbe
danneggiato tutte le informazioni ad essa collegate. E senza di quelle,
la macchina non sarebbe più stata lei...sarebbe
diventata un computer qualunque. Sofisticatissimo, certo, ma un
computer come tutti gli altri usati per elaborare dati e scenari.
<<...allora lo scoprirò da
sola.>> sibilò la donna. Si voltò a
battere un paio di comandi sulla tastiera.
<< Arresta il sistema.>>
Il computer si spense, lasciando Strangelove sola-perchè,
per quanto artificiale fosse, per lei quella dell'IA era compagnia-
nella stanza illuminata solo dalla luce bianca del monitor. Dimenticato
il sonno, furiosa ma animata da un'improvviso slancio di energia ora
che sapeva cosa cercare, la scienziata si lanciò sulla pila
di documenti, cercando indizi, uno qualsiasi.
Avrebbe scoperto chi era questo Jack, lo avrebbe rintracciato e si
sarebbe fatto dire ciò che gli serviva per rendere la
simulazione perfetta...ci sarebbe riuscita a qualsiasi costo, fosse
stata l'ultima cosa che avesse fatto...per lei.
Ma mentre sfogliava pagine su pagine e si rassicurava con quella
constatazione, una piccola parte della donna sapeva ma non voleva
ammettere che lo stava facendo solo per sé stessa.
Continuo a lavorare, imperterrita, infervorata, le primissime luci
dell'alba che rischiaravano finalmente l'ufficio buio. Alle sue spalle,
senza che se accorgesse, la spia dell'IA lampeggiava appena.
"Jack..."
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