Londra, Gennaio 1982
La pioggia si
riversava con insistenza su Ledwell Street, era
talmente fitta che non ci si vedeva nulla a un palmo
dal naso.
Di sicuro non sarebbe riuscita a scovarlo in quella situazione, era
bagnata fradicia, stanca, le guance rosse per il freddo e le dita delle mani
erano pezzi di ghiaccio.
Fissò ancora irata la
strada principale dove era sparito.
Lo avrebbe
riacciuffato, questo era poco ma sicuro, nessuno le era mai
sfuggito e non avrebbe cominciato a dare segni di sfinimento davanti ad
un Licantropo ubriacone come Jim Hallow.
Si lasciò sfuggire un gemito di dolore, estraendo la piccola scheggia della
lama di un pugnale dal braccio.
Aveva bisogno di bere
qualcosa e di riposare, l’indomani la aspettava una giornataccia.
Si materializzò
davanti al Paiolo Magico, avrebbe preso una camera per
la notte e sarebbe stata di sicuro meglio dopo una dormita.
Spinse la porta
sospirando e venne invasa da un improvviso calore.
Non era cambiato
nulla, era sempre lo stesso allegro posto che ricordava dai tempi della scuola.
Si sedette al banco e
chiese gentilmente un bicchiere di Wisky Incendiario,
voleva ubriacarsi.
L’oste la fissò
stupito e porgendole il bicchiere chiese –Allora avevano ragione i
giornali….Susan White è tornata a Londra! Non la
vedevo da molti mesi miss, ma sapevo che sarebbe tornata, c’è troppa carne al fuoco qui a Londra per non
approfittarne, dico bene?- le sorrise – e pensare che noi Inglesi ci
distinguiamo sempre per la nostra vita retta e monotona-
Lei scoppiò in una ristata
forzata.
-Non ci sono tante
teste di cane in tutta Europa quante ce ne siano qui
in Gran Bretagna, è la patria delle leggende ormai, lo sa?- rispose fissando
l’uomo da sotto in su.
-Beh, con una come lei che va in giro ad alimentarle, non mi stupisce-
-E’ il mio ‘mestiere’,
è con questo che vivo, lo so, è un lavoro sporco, ma qualcuno lo dovrà pur fare
no?-
-Lei avrebbe meritato di meglio- rispose pronto l’oste.
-Io ho fatto una
scelta, era questo che volevo fare, è sempre stato questo che volevo fare nella
vita, così l’ho fatto-
-Non ha nemmeno voluto prendere i M.A.G.O….-le
disse lui con un che di rimprovero.
-Tempo perso…non mi sarebbero serviti, era esperienza quella che volevo io e
l’ho avuta-
-Vedo- rispose lui con
gli occhi che vagavano dalla profonda cicatrice sulla
sopracciglia destra, al labbro spaccato in più punti, al naso dalla
gobba leggermente troppo pronunciata, segno che doveva essere stato rotto più
di qualche volta, alla spalla bagnata di rosso per finire alla gamba che,
-aveva notato,l’uomo quando era entrata- era zoppa.
-Le do fastidio?-
chiese lei subito fissandolo.
Non sembrava lo
prendesse in giro.
-E
perché dovrebbe?-
Lei per la prima volta
accennò un sorriso –molti non sopportano la vista di una ragazza deturpata come
me- ammise con una nota di scherno.
-Sono
solo degli sciocchi- le rispose
lui prima di voltarsi e tornare a servire i clienti.
Era strano sentirsi
così.
Era come se tutti i
problemi della giornata si fossero ammassati e sciolti pino
dentro di lei, lascino solo un’enorme vuoto.
In quel momento sentì
la porta del locale aprirsi con violenza, entrarono due uomini con le bacchette
alzate e un enorme cane nero, che Susan avrebbe detto essere un Gramo, dal
fastidio che le dava fissarlo.
Andarono verso l’oste.
-Salve
signori…ehm…cosa posso….?-
-Poche storie oste,
stiamo cercando Susan White, è qui, lo abbiamo rilevato-
-Certo è seduta laggiù- rispose lui ancora scosso.
I due non se lo fecero
ripetere, andarono verso la ragazza e le si pararono
davanti esponendo una pergamena giallastra con il simbolo del ministero.
-Su ordine del capo
supremo dell’Esercito Magico, Barthy Crouch, la dichiariamo agli arresti per tentato omicidio e devozione a Colui-che-non-deve-essere-nominato,
se ci seguirà senza porre obiezioni le assicureremo un adeguato processo-
l’uomo aveva finito di parlare da un pezzo, ma Susan non era sicura di aver
colto ancora bene tutto quello che aveva detto.
Omicidio?E quando mai
aveva ucciso qualcuno…ma soprattutto lei non aveva mai
nemmeno visto Voldemort!Cosa volevano quegli uomini
da lei?
-Ma…cosa…io
non…chi…chi vi ha detto questo?!-
-Non cada dal nulla
signorina!Ormai il suo complice ha confessato…Karkaroff
ci ha detto tutto di lei e della cospirazione contro il futuro Ministro…ora mi segua-
Karkaroff?Adesso le cose avevano cominciato a
prendere luce…ma come aveva osato quel vile?!L’aveva incastrata!Ed
ora?Maledetto…
Susan lo sapeva,
sapeva che se li avesse seguiti sarebbe finita dentro,
ma loro le avevano promesso un processo…e lei voleva uscire da tutto quel delirio
il prima possibile.
-Vengo- disse semplicemente, si fece ammanettare e
li seguì senza dire una parola, avrebbe visto quel maledetto al processo e lo
avrebbe smascherato.
Avevano approntato una
passaporta fuori dal locale,
poco distante Nicholas Street.
Ora l’avrebbero
sentita.
Toccò la piccola sfera
di vetro che i due le avevano indicato.
Chiuse gli occhi, ma
quello che vide quando li riaprì non era ciò che si aspettava.
Si voltò
di scatto, un’onda alta si era appena infranta sulla cosa, il cielo plumbeo,
davanti a lei un’enorme costruzione lugubre e decadente.
Era ad Azkaban.
Cercò di colpo di
lanciarli fuori dalla portata dei due, si mise a
correre, ma il cane la inseguiva, prendendola per il mantello, si sentiva
soffocare, le palpebre di colpo farsi pesanti, cadde e un secondo prima di
svenire sentì una gelida sensazione invaderle il cuore.
Le sembrava di aver
dormito un’eternità, la stanza le girava intorno ed era tutto così
tremendamente scuro…alzò gli occhi, tanto per rendersi conto che si trovava in
una stretta e umida cella.
Il cuore mancò un
battito, quella sensazione di freddo continuava a
invaderla, era sempre così li pensò, erano i Dissennatori.
Ma si sarebbe abituata, lei si abituava a
tutto.
Voltò gli occhi, un
uno con il volto stanco quanto il su la stava
fissando, era davvero bello, gli occhi grigi luminosi nonostante tutto e le
spalle larghe e forti.
Non sembrava
averla in simpatia, lei si voltò dall’altra parte.
Sperava l’avrebbero
cambiato di posto prima o poi, preferiva la solitudine
a qualcuno che le la faceva sentire in colpa per qualcosa che non aveva fatto.
Tentare di uccidere Crouch poi….sinceramente lo avrebbe fatto volentieri…ma da
qui a passare all’azione.
Un solo nome però
continuava a tornarle in testa martellante: Igor Karkaroff.
Lui l’avrebbe pagata,
o si, sarebbe uscita di li prima o poi e lui e Crouch e tutti gli altri…l’avrebbero pagata cara.
Non sapevano che
avevano risvegliato di nuovo il vecchio fuoco in lei…e questo la stuzzicava da
morire.