Il Castello nel Libro

di Marge
(/viewuser.php?uid=6159)

Disclaimer: questo testo è proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


La danza dei sette veli



“Mio sposo, crema di tutti gli uomini d’Ingary e di Rashputh –ed ora so che ve ne sono molti-, osserva la tua umile compagna danzare per te.”
Divertito, Abdullah alzò gli occhi, ma non si sforzò di sollevarsi dal comodo letto su cui era sdraiato.
Fior-della-notte avanzò, emergendo dal buio, per posizionarsi esattamente nel cono d’ombra che la lampada gettava davanti al letto.
“Osserva il movimento” continuò lei, ed alzò le braccia al cielo armonica come un cigno. Il suono di mille braccialetti tintinnanti sottolineò il movimento.
“Quest’infimo uomo, che sicuramente non merita tale perla, si chiede cosa tu stia per fare” sorrise lui.
“La danza dei sette veli, amor mio, onore di ogni principessa che si rispetti.”
Senza dargli tempo di ribattere dimenò il fianco sinistro, poi quello destro, e quindi prese a scuoterli con incredibile armonia e sinuosità, al suono dei campanelli nascosti tra le pieghe dei sette veli in cui era avvolta.
Il sorriso svanì dalle labbra del giovane: rimase incantato a guardarla, e suo malgrado il suo sguardo si spostò lentamente dal viso alle spalle, e poi da lì al ventre, dove rimase fisso, ammaliato. E non si mosse neanche quando Fior-della-notte si voltò, fornendo un’ampia panoramica di tutto il proprio corpo, perfetto come Abdullah l’aveva sempre immaginato.
E, uno ad uno, i veli caddero. Prima uno arancione, poi uno blu come la notte in cui si erano conosciuti. E quindi fu la volta del velo rosso, come il loro amore, quello giallo come il sole del deserto e di quello viola, ed infine di quello verde.
Solo un sottile velo azzurro, come le campanule del loro giardino, copriva Fior-della-notte quando bruscamente interruppe la danza. I campanelli trillarono ancora per poco, poi si zittirono.
“Il mio dolce sposo, migliore fra tutti ed incanto di ogni donna, ha apprezzato il mio sforzo?”
Sorrise maliziosa, si arrampicò sul letto e gattonò sinuosa fino a raggiungerlo. “Ha forse perso il dono della parola?”
Abdullah scosse la testa, inghiottì e rispose: “Sì. No. Dove hai imparato?”
“Avrei dovuto danzare per il principe di Ochinistan, suppongo. Mi è stata insegnata fin da bambina.”
Abdullah si scurì in volto.
“Ma non l’ho mai danzata davanti a nessun altro uomo oltre te, posso giurarlo, amor mio.”
Lui annuì, ancora geloso alla sola idea, e vagò con lo sguardo sul corpo di lei davanti a sé, coperto a malapena dal velo azzurro.
“Ora possiamo togliere anche questo?” domandò con un filo di voce (perché era comunque rimasto un ragazzo timido e sognatore), e sfiorò un lembo del velo sullo stomaco della ragazza.
“Possiamo anche lasciarlo lì dov’è” sussurrò lei, sorridendo provocante, e si sporse a posare le proprie labbra su quelle del marito.
Abdullah decise che avrebbe sempre, da quel momento in poi, seguito alla lettera i saggi consigli della moglie.




*** Scritta con il prompt Il castello errante di Howl, Abdullah/Fior-della-notte, sette veli della piscinadiprompt per il 3° turno della Staffetta.




Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=1358159