Even the sun sets in paradise

di dahbanana
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Capitolo I

 

Erano all'incirca le sei di mattina quando la sveglia suonò risvegliandomi da un incubo.

Mi alzai di scatto e mi sedetti sul letto lasciando che il rumore della sveglia risuonasse in tutta la stanza.

Rimasi immobile, la respirazione ancora affannata a causa dell'incubo, a guardare un punto fisso della mia camera per circa dieci minuti. Finalmente mi decisi a risvegliarmi da quello stato di trans, spensi la sveglia e mi diressi in cucina.

Aprii il frigo, presi la bottiglia di succo e ne versai un po' dentro un bicchiere iniziando a sorseggiarne il contenuto mentre ripensavo a quell'orribile sogno: mi trovavo in una stanza tutta bianca senza finestre né porte, continuavo a urlare ma nessuno poteva sentirmi e mi sentivo soffocare sempre di più.

Mi diressi nella cabina armadio e indossai dei pantaloncini della tuta, una canottiera bianca ed andai a lavarmi denti e faccia in bagno.

Quindi, tornai in stanza, presi l'i-pod che si trovava sul mio comodino, mi feci una coda alta e uscii di casa per andare a correre.

Mi faceva davvero bene, mi faceva sentire viva e libera. Sin da quando avevo sette anni andavo a correre ogni mattina: la prima volta fu dopo il funerale dei miei genitori, che erano morti in un incidente d'auto quando io avevo appunto 7 anni e mia sorella 9.

Ce li aveva portati via senza che potessimo fare niente, senza neanche darci il tempo di dir loro addio.

Mi sentivo così triste e frustrata che tornata a casa dopo la cerimonia, ero uscita ancora vestita con il mio abitino nero e avevo cominciato a correre mentre le lacrime scorrevano copiose sul mio viso.

La corsa era riuscita a calmarmi e da quel momento era diventata un'abitudine.

Non ero per niente il tipo di ragazza che piangeva spesso né tanto meno che dimostrava le sue emozioni facilmente, specialmente agli sconosciuti. Quella però era stata una perdita orribile e questo aveva unito molto di più me e mia sorella.

Io e lei avevamo sempre avuto un ottimo rapporto, nonostante fossimo molto diverse: lei nonostante fosse la sorella maggiore, era sempre stata quella meno razionale e più sognatrice e io quella più matura.

Come ho già detto, eravamo molto diverse caratterialmente, ma lo eravamo anche dal punto di vista fisico: lei era sempre stata più bassa di me -non che fosse difficile dato che ero alta ben 1.70 – ed aveva sempre avuto delle curve molto più definite delle mie. Era una ragazza dai capelli color cioccolato e gli occhi verdi mentre io avevo i capelli biondo scuro e gli occhi di un colore grigio tendente all'azzurro.

Dopo aver corso per due chilometri tornai a casa, mi feci una doccia e mi vestii con degli abiti comodi, presi l'i-phone e mi sdraiai sul divano.

Avevo ricevuto 5 messaggi, due di mia sorella Alex, uno della mia migliore amica Joelle e gli altri da altri amici.

Joelle sarebbe dovuta arrivare quella sera tardi, era partita per trovare i suoi nonni dato che era il loro anniversario, 50 anni di matrimonio, quindi mi avvisava per che ore sarebbe arrivata e altre cavolate che come suo solito mi scriveva. Era una ragazza davvero speciale, eravamo praticamente nate assieme: le nostre madri si erano conosciute alla prima radiografia ed erano diventate molto amiche. Alla morte dei miei genitori, siccome io e mia sorella non avevamo più nessuno, sua madre ci aveva accolte, la consideravamo come una nostra zia. Tutti loro ci fecero sentire parte della famiglia sin dal primo momento.

Joelle era una ragazza molto solare ma anche timida con chi non conosceva, aveva i capelli rossi mossi e gli occhi verdi come quelli di mia sorella, ma al contrario di Alex era alta come me.

Alex mi aveva scritto che non sarebbe tornata a dormire a casa e di avvisare la zia - come immaginavo – poi mi aveva scritto un messaggio della buonanotte ed infine mi avvisava che oggi sarebbe tornata a pranzare con me, dato che erano un po' di giorni che non stavamo insieme, e dopo il mio compleanno sarebbe dovuta ritornare all'accademia.

Lei infatti, frequentava la BRIT School di Croydon, un'accademia delle arti in cui si canta, si balla e si recita oltre a fare le normali materie. Aveva sempre avuto un grandissimo talento per il canto.

Aspettate un attimo, non mi sono ancora presentata: il mio nome è Tiffany ma i miei amici e mia sorella mi chiamano Tiffy, nonostante io lo odi. Ho diciassette anni quasi diciotto, proprio come Joelle, la mia migliore amica barra sorella acquisita, e abito in una villa enorme a New York con lei, sua madre e suo padre - o come li chiamiamo io e mia sorella, zia e zio - dato che mia sorella si è trasferita da quando ha cominciato l'accademia.

I miei “zii” sono due medici di fama mondiale e ultimamente viaggiano di continuo.

Sia io che Joelle, abbiamo finito il liceo qualche mese fa' ed entrambe siamo passate con i massimi voti alla maturità, quindi gli zii ci hanno comprato una casa a Londra, proprio come avevamo sempre sognato, nella quale ci trasferiremo dopo aver compiuto diciotto anni, ovvero fra due giorni Joe e tre io.

Avevo appena buttato il cellulare sul divano ed avevo acceso la televisione su MTV quando mi arrivò un altro messaggio. Era mia zia che mi diceva che sarebbero tornati l'indomani e che ci dovevano parlare. Chiusi il messaggio e diedi un'occhiata all'ora: erano le 9. Fra un'ora mi sarei dovuta incontrare con Alina e Will per la nostra solita colazione da Starbucks, quindi avevo ancora una mezz'ora o poco più, per prepararmi e uscire di casa.

Rimasi sdraiata sul divano il tempo di finire di vedere uno stupido programma su delle adolescenti incinte, cambiai su MTV Music e andai a prepararmi. 





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