IN UN SOLO POMERIGGIO
PASSATO INSIEME...
Il
disastro
“Dai, perché no?”
“La
mamma non vuole! E’ meglio non disobbedirle...”
“Ma
Trunks! Questa è la nostra occasione! Non
c’è nessuno!”
Il
piccolo Trunks dovette ammettere che Goten aveva ragione. In giro non
c’era anima viva. Allora Trunks lanciò
un’occhiata alla porta del laboratorio di sua madre in fondo
al corridoio: una porta blindata che si apriva solo mediante un
apposito codice di cui lui, guarda caso, era venuto a conoscenza.
“E
va bene.” acconsentì Trunks e fece segno ad un
felicissimo Goten di seguirlo. Silenziosi si portarono davanti la porta
blindata e si diedero un ultimo sguardo alle spalle: il corridoio era
deserto. Allora Trunks digitò il codice sul pannello vicino
la porta che si aprì automaticamente. Entrambi eccitati
entrarono.
“Wow!”
esclamò Goten guardandosi intorno. La porta si richiuse.
“Già...”
commentò Trunks fieramente, gonfiando il petto pieno
d’orgoglio. Modestamente la sua mamma era la migliore di
tutte. Ovunque si trovavano strani marchingegni e robot e navicelle
incompiute e computer di alta tecnologia. Però non era tutto
quello ad interessare principalmente i due bambini, uno di otto e
l’altro di sette anni.
“Vieni
Goten. E’ di qua.” Trunks condusse
l’amico verso un angolo nascosto di quell’immenso
laboratorio e si trovarono così davanti ad un enorme telo
bianco che copriva un ulteriore enorme oggetto misterioso. Goten, al
massimo dell’eccitazione, allungò la mano verso il
telo per toglierlo, ma l’altro lo bloccò
afferrandogli forte il braccio.
“Attento!
Non toccare!” lo ammonì Trunks e Goten
ritirò la mano “E’ delicato e
pericoloso! Faccio io...” Trunks afferrò con
entrambe le mani il telo e lo tirò via con un colpo deciso.
A Goten si illuminarono gli occhi.
“E’
semplicemente fantastico!” affermò stupito.
“E
si...” fece Trunks con l’aria da saputello che
sfoderava tutte le volte che sapeva qualcosa di cui Goten era allo
scuro.
“Alta
tecnologia.” proseguì sicuro Trunks
“Finissime rifiniture. Altissima precisione... e tantissime
altre qualità che non ho il tempo, né la voglia
di elencare.” poi si voltò anche lui ad ammirare
quel grandissimo robot che sua madre stava costruendo da un mese circa.
Era un robot alto almeno nove metri, dotato di armi e una cabina di
pilotaggio... un progetto per l’esercito imperiale.
“Troppo
forte!” esclamò Goten e si voltò verso
l’amico “Ti prego Trunks, posso toccarlo?”
“Va
bene... però non fare danni!”
acconsentì Trunks sbuffando. Con un sorriso Goten
appoggiò la mano sul freddo metallo del robot, felice come
un pasqua.
“Adesso
basta.” gli disse Trunks e Goten obbedì e fece un
passo indietro inciampando su un secchio di chiodi, rovesciandolo e
cadendoci sopra. Con un urlo iniziò a zampettare e
saltellare dal dolore, mentre Trunks, agitato, cercava di farlo calmare.
“Goten!
Fai silenzio! Papà sta dormendo proprio al piano qui
sopra!”
“Si...
scusa...” mormorò Goten con le lacrime agli occhi,
fermandosi dolorante e togliendosi l’ultimo chiodo infilzato
nel fondoschiena, gemendo leggermente. Trunks trasse un sospiro di
sollievo non udendo nessun urlo o rumore provenire dal piano di sopra.
“Stai
più attento la prossima volta.” si
raccomandò con Goten che annuì, poi Trunks
tornò a sfoggiare il suo fiero sorriso.
“Insomma
Goten, cosa ne pensi di questo gioiellino?” indicò
il robot alle sue spalle.
“E’
veramente bellissimo! Tua madre ha fatto proprio un bel
lavoro!”
“Modestamente”
si vantò Trunks “anche io ne sarei capace. Questo
robot, comunque, è solo un giocattolino. Un piccolo
prototipo del vero robot, che mia madre costruirà a giorni.
Questo, quindi, non farebbe del male ad una mosca!” si
appoggiò con una mano sul robot senza guardare,
però. Infatti, per sbaglio, appoggiò la mano sul
temporaneo pulsante di accensione che Bulma aveva posizionato sul
davanti del robot che, con uno strano cigolio, si accese. Trunks
balzò subito vicino a Goten e, tutti e due spaventati,
fecero un passo indietro, ma il robot non si mosse. Trunks allora
sorrise.
“Non
temere, Goten. Come vedi nemmeno funziona.”
“Ah...”
fece Goten e mosse un paio di passi verso il robot. Quando fu a meno di
mezzo metro da questo, il robot si mosse all’improvviso
facendo un passo in avanti, per poi rifermarsi. Goten, impaurito,
saltò indietro tornando vicino Trunks.
“A
me invece sembra che funzioni! E bene anche!”
“Calmati,
Goten!” lo rassicurò Trunks, anche se poco
convinto “In questo caso basterà spegnerlo
premendo di nuovo quel pulsante!” e indicò il
pulsante rosso che prima, per sbaglio, aveva premuto. Goten
annuì e Trunks, sorridendo, disse:
“Sarà
un gioco da ragazzi. Lascia fare a me.” si
avvicinò con calma al robot e, tranquillamente,
allungò il braccio verso il pulsante...
“Trunks!”
gridò Goten quando il robot, con un agile movimento, poco
prima che potesse essere spento, scaraventò Trunks contro la
parete di fronte, dandogli un forte pugno. Goten si voltò
dietro e, a molti metri di distanza, vide Trunks dolorante rialzarsi a
fatica, proprio di fronte al muro dove era andato a sbattere
violentemente lasciandoci così diverse crepe. Trunks poi,
alzando la testa, sgranò gli occhi e urlò:
“Goten!
Dietro di te!”
Goten
si voltò e riuscì a schivare di un pelo, con un
salto, un nuovo pugno del robot, che colpì invece il
pavimento facendoci un buco. Goten partì
all’attacco verso il robot, cercando di raggiungere il
pulsante di spegnimento, dandogli calci e pugni, costringendolo ad
arretrare, ma senza riuscire a premere il pulsante. Si
allontanò quindi un po’ cercando di riprendere
fiato, mentre il robot scattava all’attacco. Goten, saltando
e parando, riuscì a non farsi colpire, ma il robot era
veramente forte e veloce. Infatti, alla fine, riuscì a
prenderlo in pieno volto, facendolo volare addosso a Trunks. Entrambi i
bambini caddero contro un tavolo, rovesciandolo e facendo cadere
fragorosamente tutti gli strumenti e il computer posti su di esso. Poi
il robot, camminando pesantemente, si avvicinò alla parete
alla sua destra e, con un calcio, si aprì un varco,
facendola crollare con un forte rumore. Uscì così
all’esterno, nel giardino.
Goten
rotolò di fianco, in modo che Trunks, che si trovava sotto
di lui, potesse riemergere da sotto i pezzi di vetro e dei macchinari
che lo ricoprivano. Tutti e due si misero seduti; Goten asciugandosi
con una manica il rivolino di sangue che gli colava dal naso e Trunks,
invece, a disperarsi osservando le catastrofiche conseguenze derivate
dalla sua sbadataggine.
“Mio
padre mi ucciderà...” mormorò Trunks
udendo dell’agitazione al piano di sopra.
“No”
lo corresse Goten “tuo padre ucciderà
entrambi!”
In
quel momento si udì proprio la voce di Vegeta, sopra i due:
“TRUNKS!”
Il
bambino perse un battito del cuore. Si alzò in piedi
immediatamente e Goten lo imitò.
“Accidenti...”
Trunks alzò gli occhi al soffitto sentendo i furiosi passi
di Vegeta che usciva dalla sua stanza. Sia lui che Goten corsero
davanti al grosso buco nella parete del laboratorio e videro
così il robot, impazzito, che distruggeva alberi e piante,
sparava colpi dal suo mitra nel braccio contro i poveri animaletti
ospiti del giardino, che scappavano via terrorizzati, calpestava i
bellissimi gigli piantati dalla signora Brief e le magnifiche rose
rosse che Bulma amava così tanto.
“E
poi non oso pensare cosa mi farà mia madre!”
esclamò Trunks mettendosi le mani tra i capelli
“Se papà mi ucciderà lei mi
farà resuscitare con le Sfere del Drago per uccidermi di
nuovo!”
“Coraggio
Trunks!” gli disse Goten rimboccandosi le maniche
“Dobbiamo fermare quel robot!”
“Si,
hai ragione!” concordò Trunks allargando le gambe,
piegandosi leggermente sui ginocchi, portando poi le braccia lungo i
fianchi e stringendo forte i pugni. Goten si mise nella stessa identica
posizione e tutti e due nello stesso istante, con un urlo, si
trasformarono in Super Sayan!
“All’attacco!”
gridarono all’unisono e partirono veloci volando raso terra,
contro il robot che, sentendoli avvicinare, si voltò subito
e si mise in posizione. Trunks e Goten colpirono contemporaneamente,
con un forte calcio, il robot nel ventre, facendolo volare verso un
albero. Poi ripartirono subito rapidissimi, colpendolo ripetutamente
con calci, pugni e sfere energetiche, costringendolo ad arretrare e
mettendolo così alle strette. O almeno questo era quanto
credevano. Infatti, in un momento di pausa per riprendere fiato, il
robot ne approfittò e colpì Goten con un pugno,
scaraventandolo contro un albero.
“Goten...!”
Trunks nemmeno riuscì a finire la frase. Con un movimento
fulmineo il robot lo colpì con un calcio al fianco e il
piccolo rovinò a terra, strisciando poi sul terreno di
qualche metro, e finendo, ironia della sorte, a pancia in su proprio
davanti ad un furioso Vegeta, che si trovava di fronte al grosso buco
della parete del laboratorio. Goten e Trunks, nello stesso momento,
stanchi, tornarono normali. Trunks, timoroso, alzò gli occhi
verso Vegeta, cercando, con poco successo, di sostenere quello sguardo
irato del padre. Vegeta aveva le braccia incrociate e
un’espressione arrabbiata in volto, che a Trunks non piacque
affatto.
“Trunks!”
ringhiò Vegeta afferrando il figlio per la maglia con una
mano e portando così il suo viso davanti a lui
“Che diavolo stai combinando?”
“Papà...
io non...” Trunks era più che spaventato e,
inoltre, si vergognava ad essersi fatto sconfiggere da quel robot
proprio davanti a suo padre. Vegeta strinse di più la maglia
del figlio e gli gridò:
“Non
ci sono scuse! Non solo mi hai svegliato, in più hai anche
combinato un disastro!” con il capo accennò il
robot che avanzava lentamente verso Vegeta e Trunks.
Quest’ultimo abbassò lo sguardo e si morse un
labbro e Vegeta, scocciato, lo lasciò cadere a terra. Poi si
allontanò da lui e si portò davanti al robot.
Rimasero entrambi immobili. Trunks, ora seduto a terra, non osava
rialzarsi; guardava semplicemente il padre che, con coraggio, si
apprestava a sconfiggere il robot. Goten, invece, si era alzato in
piedi e, tenendosi alla larga il più possibile da Vegeta,
facendo il meno rumore possibile si avvicinò a Trunks.
“Guarda
che ti ho visto!” lo seccò Vegeta con voce dura,
senza però staccare gli occhi dal robot. Goten si
pietrificò.
“Poi
faccio i conti anche con te, figlio di Kakaroth!”
proseguì Vegeta e si mise in posizione da combattimento
“E tu, stupido robot, ora dovrai vedertela con me!”
“Bisogna...
bisogna spegnerlo...” si fece coraggio Trunks
“premendo quel pulsante rosso e...”
“Zitto
tu!” esclamò Vegeta e Trunks si
ammutolì all’istante. Il robot partì
all’attacco e Vegeta iniziò a schivare con
facilità i suoi colpi. Vegeta non attaccava, per ora: voleva
solo divertirsi un po’. Per questo lasciava fare al robot
che, accortosi che così non sarebbe mai riuscito a colpire
Vegeta, si fermò e con una voce metallica disse:
“Programma
6. Impostare modalità iperpotenza!” poi ci furono
una serie di bip bip e bot bot e il robot fu pronto a ripartire alla
carica.
“Ma
cosa...” iniziò Vegeta, ma il robot lo
colpì in piena pancia veloce come il fulmine, togliendogli
il respiro. Vegeta, tenendosi le mani sulla pancia arretrò
lentamente, mormorando a denti stretti e senza fiato:
“Sia
maledetta Bulma e le sue diavolerie...”
“Dicevi
qualcosa, tesoro?”
Trunks
e Goten si voltarono e alle loro spalle, dal buco del laboratorio,
videro Bulma affacciarsi sul giardino, con in mano un telecomando.
Anche Vegeta si voltò e le disse:
“Ma
che diamine è questo coso...” udì dei
passi pesanti, si rivoltò e vide il robot corrergli incontro
caricando un pugno... Vegeta non era pronto... aveva incassato molto
male il colpo precedente e non ce l’avrebbe mai fatta a
schivare o parare quel pugno... A pochi centimetri dal suo volto la
mano chiusa a pugno del robot si fermò. Il robot era come
congelato: immobile. Vegeta si rizzò lentamente e si
girò verso Bulma che giocherellava con lo speciale
telecomando.
“Ho
premuto il tasto di spegnimento ausiliario.”
spiegò la ragazza con una strana espressione e uno strano
tono: sembrava un misto tra arrabbiata e divertita... forse divertita
perché Vegeta era stato battuto da un suo robot! Comunque,
era più arrabbiata che divertita...
“Tze...”
fece Vegeta incrociando le braccia e distogliendo lo sguardo
“Avrei potuto cavarmela da solo.”
“Si,
si.” disse sbrigativa Bulma e abbassò gli occhi
per guardare Trunks, che si era fatto piccolo piccolo.
“In
quanto a te...” iniziò, ma si corresse subito
guardando ora anche Goten che aveva un’espressione ingenua e
imbarazzata dipinta in volto “Anzi, in quanto a voi... adesso
facciamo i conti!”
“E
dai Trunks! Poteva andarci molto peggio!” esclamò
Goten piantando un bel giglio, un po’ calpestato, sul morbido
terreno “In fondo dobbiamo solo ripiantare tutti i fiori e
pulire il laboratorio dalle macerie! Inoltre la mia mamma non si
è poi arrabbiata così tanto... perlomeno, spero
che non mi faccia una sfuriata una volta tornato a casa!”
“Parla
per te Goten!” ribatté Trunks scavando una piccola
buca per piantare un altro giglio “Anzi, Chichi è
stata fin troppo buona con te! Invece la mia mamma... come hai visto la
sfuriata me l’ha fatta già! E inoltre
papà non mi parlerà più!”
“Perché,
prima ti parlava?” chiese ingenuamente Goten, con una faccia
stupita. Trunks mise il broncio.
“Sei
un insensibile, Goten!” ç_ç
Spero sia
piaciuta! Pensavo di aggiungere anche un altro capitolo per,
così, collezionare due one-shot sulla mitica coppia
Goten&Trunks... beh, vi farò sapere (non garantisco
niente, comunque!)!
Baci, by Me91
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