ThunderStorm
In una transizione
tra mondi, non può esistere il nulla.
Lo spazio lasciato
da un individuo dovrà necessariamente essere riempito da un
altro che, in un mondo differente, si trova in una situazione di
pericolo uguale o maggiore di quella che sta vivendo la creatura che
andrà a rimpiazzare.
Esiste il vuoto,
come esiste il non vuoto.
Ove è uno non
può essere l'altro e nessuno dei due può essere creato.
-°-°-°-°-
-Capitolo
Uno-
Cariddi
Occhi azzurri nella
tempesta.
Mano pallida
stretta al timone.
Sotto coperta cuori
pavidi, ciurma infedele, gente della terra.
Sul ponte, con lui,
i pochi veri figli del mare.
Davanti a loro,
esattamente sotto ad un'oscura macchia di nuvole color del carbone,
il vortice infuriava, più temibile e tremendo delle mille
bocche di Cariddi, demone da cui prendeva il nome.
Per domare un'onda
più ribelle delle altre, l'uncino corse al timone a prestare
aiuto alla mano.
Il vento soffiava
iracondo, coprendo il vascello di schizzi d'acqua.
Acqua d'argento.
Occhi d'argento nella tempesta.
Occhi orgogliosi e splendenti nella
paura.
La donna si voltò,
sorridente, in un turbinio di capelli corvini.
“Emozioni troppo intense per
voi, prigioniero?”
Killian Jones sorrise a sua volta.
“Capitano di Ventimiglia...
Jolanda...” “Chiamatemi così se volete la gola
tagliata.” “Benissimo, capitano... siete sicura
davvero che il prigioniero sia io?”
Non fu nulla più che un
attimo.
L'equipaggio della Jolly Rodgers era
ovunque, più minaccioso e pericoloso delle onde che
infuriavano intorno.
E poi c'era l'uncino, l'uncino di
metallo lucido puntato contro la sua gola in una carezza di morte.
Ovviamente Jolanda
non era morta in quell'occasione e la tempesta che quel giorno gli
era parsa tanto tremenda da mozzare il respiro, ora non gli appariva
che come un temporale estivo, posto di fronte alla maestosità
del vortice.
Il vortice che
l'aveva presa con sé, senza possibilità di ritorno.
Le labbra di
Killian Jones si piegarono in un sorriso.
Non gliel'avrebbe
lasciata, non ora che l'aveva trovata.
Non ora che era
sua.
“Avete ucciso metà del
mio equipaggio, affondato la mia nave e tra poco la notizia
raggiungerà mio padre. Mi avete umiliata davanti a lui.”
Fissando il suo sguardo d'acciaio in
quello celeste di lui, Jolanda appoggiò alla sua bocca un
chicco d'uva rosata.
Le labbra di Killian avvolsero piano
il frutto, sfiorandolo appena con i denti, prima di farlo sparire.
“Quindi mi odiate.”
“Dovrei, sì.”
“Ma non lo fate.”
“Credetemi, l'odio di mio
padre sarà sufficiente.”
“Detestato dal Corsaro Nero...
triste, triste destino.”
Voltandosi rapidamente, l'uomo si
sdraiò sul ponte, appoggiando il capo alle gambe incrociate di
lei.
“Probabilmente vi ucciderà.”
“Non se mi sposate.”
“Un vero peccato, allora, che
io non vi voglia sposare, Uncino.”
“Ne siete certa?”
E anche lei era distesa sul ponte.
“Capitano! Ci
stiamo avvicinando!” Il berretto rosso era quasi invisibile tra
le onde.
“Avanti a
tutta forza, Spugna!” “Ma capitano!”
Lo sguardo fu
sufficiente.
Aveva perso Milah,
e Spugna lo sapeva. Non era disposto a mettere in gioco anche
Jolanda, non lo era più.
Jolanda affondava.
Aveva chiuso gli
occhi nel momento stesso in cui il vortice l'aveva catturata.
Era sempre stata
convinta di non voler vedere che faccia avrebbe avuto la sua morte.
A meno che non
fosse stata quella di Killian, con quel sorriso sornione e quei
meravigliosi occhi blu.
Suo malgrado,
Jolanda di Ventimiglia lasciò che la sua mente si
rasserenasse, al pensiero di un uomo che mai avrebbe pensato di poter
amare.
Conosceva il suo
destino.
Erano finiti su
quella rotta per colpa della tempesta. Nessuno si sarebbe avvicinato
a Cariddi di sua volontà. Nessuno, se non un suicida.
Un brandello di
stoffa viscida le strisciò sulla mano, andando ad avvolgersi
intorno al suo polso.
Killian scomparve,
sostituito da vele stracciate.
Le vele nere,
coperte di alghe, appartenute a tutte le navi che giacevano sul fondo
del mare, strappate alla vita dalla fame senza fine di Cariddi.
E poi qualcos'altro
la toccò.
Qualcosa di solido,
eppure leggero. Qualcosa che conosceva troppo bene.
L'osso non si
fermò; proseguì nel suo cammino verso la superficie del
mare, su un percorso che aveva compiuto chissà quante volte,
da quando il vortice si era preso la carne che lo ricopriva.
Vele, ossa, occhi
azzurri, vite strappate e acqua, acqua ovunque.
Jolanda aprì
gli occhi, sopraffatta, per la prima volta, dal terrore di una morte,
quella per mare, di cui non aveva mai avuto paura.
La chiglia della
Jolly Rodgers era sopra di lei, pericolosamente inclinata, sull'orlo
del vortice.
Per la prima volta,
Jolanda di Ventimiglia pregò.
Pregò che
Cariddi si richiudesse rapidamente sopra alla sua testa e che la
Jolly Rodgers passasse incolume.
Pregò che
Killian sopravvivesse.
E il mare sparì.
-°-°-°-°-
Eccola, una
volta tanto soddisfatta di un primo capitolo.
Non so più
scrivere. Ho un blocco che dura da due anni, ho tante idee, ma non
riesco a metterla su carta. Non ce la faccio, proprio.
Fortunatamente,
però, ho anche un compagno, un giovane uomo meraviglioso che
ha deciso di costringermi a scrivere, perché dice che ho
talento, perché dice che non devo smettere.
Non potevo
dirgli di no.
Se dovessi
abbandonarvi a metà long sarà colpa sua, sappiatelo.
Per intanto,
fatemi sapere che pensate di questo primo, brevissimo capitolo.
Un bacio e a
presto!
Sconosciuta
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