Cavalleria Rusticana

di diamantrouge
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Cavalleria Rusticana




Nel furore della battaglia, Diarmuid avvertì un dolore lancinante al petto. Volse lo sguardo in basso: era finita.

(Ntra la porta tua lu sangu è sparsu)

Perché il sipario dovesse chiudersi in quel modo ignobile e balordo, non poteva dirlo. Solo, gli si strinse il cuore a dover maledire ciò in cui aveva maggiormente confidato.
E forse anche lei non aveva fatto altro che prenderlo in giro? Era dunque come tutti gli altri, avida e meschina?
Non gli avevano neppure concesso il tempo di conoscerla abbastanza da capire cosa provasse. Ma non importava più.

(E nun me mporta si ce muoru accisu)

 

 

«Desideravi così tanto il Graal?», le ringhiò contro, affondandosi la lancia nel petto, come gli era stato ordinato. Arturia si limitò a fissarlo, pietrificata.
Possibile che scegliesse sempre quella sbagliata, quella che lo attirava in una morsa letale per poi lasciarlo solo in mezzo a un mare di rogne? Si sentiva un povero stupido.
E ancora più disperatamente stupido si sentiva pensando al dolore inflitto dall’idea che non l’avrebbe mai più vista, neppure per vendicarsi.

 

(E s’iddu muoru e vaju mparadisu
Si nun ce trovu a ‘ttia, mancu ce trasu)




. . .
 

Note dell’autore:  Ebbene. Questa è solo la prima di una lunga serie di Flashfic, Drabble e Oneshots su Fate/Qualunquecosa, perché per me è semplicemente una fonte d’ispirazione immensa. Non so, però, quanto possa essere gradito l’utilizzo di citazioni letterarie fuori contesto… Fate semplicemente conto che, leggendo questo stornello (tratto appunto da “Cavalleria Rusticana”, opera teatrale di Mascagni tratta dalla novella omonima di Verga) non ho potuto fare a meno di pensare al nostro povero cavaliere. Boh, spero abbiate gradito.
Su richiesta, inserisco la traduzione dei versi in siciliano:
"Sulla tua porta il sangue è sparso, e non m'importa se muoio ucciso. E se io muoio e vado in paradiso, se non trovo te mi rifiuterò di entrarvi".





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