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}Punto di
domanda senza frase.
Happy Birthday Fabi!
E’
notte fonda a Storybrooke, una notte come tante, e
sta piovendo. L’acqua cade dal cielo in maniera violenta sulle auto,
sull’asfalto, sui tetti. La maggior parte delle persone è
rannicchiata sotto le coperte, immersa nel mondo dei sogni sperando che il
giorno non arrivi mai e c’è chi continua a lavorare e non vede
l’ora che sorga il sole per godersi il meritato riposo.
Qualcuno invece
spolvera scompartimenti della memoria che sembravano non esistere più.
Emma giace
appollaiata sul divano con un bicchiere vuoto tra le mani, e milleuno pensieri
per la testa.
Eppure fa ancora male
C’è
stato un momento – molto, moltissimo tempo fa – in cui aveva
creduto che ci sarebbe stato un lieto fine per la ragazzina che ha dovuto fare
dello “stringi i denti” il suo pane quotidiano. Un periodo non
lungo, ma così intenso da non poter dimenticare nemmeno un dettaglio
– la prima frase, il primo complimento, il primo bacio, e l’ultimo-.
Solo dopo molti anni riesce a pensarci senza piangere.
Nessuno le aveva detto che il lieto fine non esiste che
nelle fiabe che ha dovuto leggere da sola.
Mary Margaret si gira e rigira nel letto. Il suo sonno
è chiaramente tormentato da qualche incubo. Emma si accorge ogni giorno
che passa di quanto siano simili e quasi se ne spaventa – quanto tempo
è che non si sente così vicina a qualcuno?- Anche lei è
stata distrutta dai cocci di un amore che non sarebbe dovuto esistere, ma che
le ha lasciato qualcosa di unico.
I loro occhi sono
diversi, ma guardali fa lo stesso effetto.
Principi, principesse, streghe, maghi, draghi, giganti,
mostri, battaglie, maledizioni, vittorie, speranze. Il libro di Henry ne cita
almeno quattro per pagina e a volte Emma si chieda perché lui creda a
queste cose e perché lei non riesca a staccarsi da quel bambino che
quasi non conosce. E poi ricorda – sempre con molto dolore- che ad una sola
persona non riusciva a rinunciare ed ancora oggi non capisce il motivo.
Ma come tutti
è andata via.
Emma rivede nella cucina vuota, come in un flashback, tutta
la gente che fino a qualche ora prima festeggiava il ritorno a casa
dell’amica. C’è chi ride, chi chiacchiera, chi beve, chi
gioca.
Una sola persona è lontana, col corpo e con la mente da
tutti. E lei si chiede, come ha
fatto da quella volta in cui ha bussato alla sua porta per chiedere aiuto,
perché lui sembra sapere sempre tutto, perché manipoli gli altri
a suo gusto e delizia, affinché tutti
– pure lei, le costa ammetterlo- alla fine abbiano
bisogno di lui.
Ma sa che a certi perché
non troverà risposta.
“ Finiranno mai di far male?”
“E’ curioso che lei lo chieda proprio a me”
“Lei è
l’unico che sembra sapere tutto”
“Forse mi
sopravvaluta”
“Forse”
Lo osserva mentre
chiude gli occhi, chiedendosi quali e quante immagini passate gli stessero
tornando alla mente.
“Un
giorno” risponde dopo un solo e interminabile minuto
“Aspetto questo
giorno da dieci anni” sospira malinconica.
“Sono convito
che primo o poi arriverà” conferma senza
guardala.
“Lei ha mai
avuto paura di un ricordo?”
“I ricordi sono
armi a doppio taglio: possono motivarti ad andare avanti e allo stesso tempo
distruggerti”.
“Non mi ha
risposto” osservò lei seccata. Perché doveva essere sempre
così tra loro? Perché lui doveva essere un punto di domanda senza
frase?
“Lei non sa
proprio leggere tra le righe”
“E lei non ha
mai il coraggio di dire chiaramente come stanno chiaramente le cose. Si
comporta come…” .
“Un
codardo” concluse.
Passò un'altra
quantità di tempo indeterminabile e poi lui rispose “Ne ho
ancora paura”.
“Si può
precipitare?”
“Non se si ha
qualcuno a cui aggrapparsi”.
“Vuoi essere il
mio sostegno” Non si è nemmeno accorta di essere passata al tu.
“Ti devo molto
più di quanto mai saprai”
Emma si accorge di essere sveglia solo perché la voce
di Gold è ormai sparita dalla sua portata, ma
non riesce a fare mente locale sul luogo in cui si trova.
Boston? Tallahassee?
Un altro minuto di riflessione e ricorda che fino a qualche
minuto prima – o ora, chi può dirlo?- stava sfogliando il libro di
Henry. C’era un uomo- o almeno quello sembrava- dietro una cella, e due
ragazzi con una fiaccola in mano. E poi aveva fatto quel sogno, quell’assurdo sogno.
E maledice quei dieci minuti di
sonno in tutta la notte.
NdA
Erano secoli che non scrivevo.
Non mi che mi ritenga soddisfatta- non sarò mai
soddisfatta di ciò che scrivo- ma sono contenta perché ci sono
riuscita. Doveva riuscirci, perché Fabi
merita, e tanto. Non mi dilungo nelle note, accenno solo al mio nuovo e
inaspettato amore per Emma e per la sua storia. Il contesto è
naturalmente l 1x19 poi libera interpretazione al
pubblico, io ho immaginato Emma che una sera fa introspezione e pensa al suo
passato, a suo figlio, e a quel punto di domanda senza frase che è Gold.
Dedica a Fabi (Feel Good Inc):
Cara dearie, sono un bel po’
di mesi ormai che ci conosciamo, che tweettiamo su
OUAT sulla disney, sui fandom
in comune e qualche volta ci lamentiamo sulla real.
Voglio che tu sappia che io sono davvero ONORATA di averti conosciuta
perché sei un talento della scrittura, ma non di quelli che sono bravi
nel diletto, ma di quelli che dovrebbero avere il vero successo come scrittori.
Ed inoltre – ma non meno importante- sei una ragazza dolcissima, che
cerca di sorridere anche nei suoi momenti no e di far sorridere nei momenti no
degli altri. E Ripeto: Per me sei speciale. TI auguro il meglio non solo oggi
che è il tuo compleanno, ma per il tuo futuro. Sappi che per qualsiasi
cosa – fangirlamenti, lamentele, qualsiasi
cosa- puoi rivolgerti alla proiezione della tua mente <3
Ultima cosa. Non osare ringraziarmi. Io devo farlo con te,
perché per amor tuo ho ripreso a scrivere. Tu mi hai dato
l’entusiasmo e – pur non sapendolo mi hai spronato.