- capitolo 3° -
Stava imboccando la curva,
quando due mani grandi e forti la bloccarono contro il muro.
<< Ah! Felix, ma che
cavolo ti prende? Sei impazzito? >>
Inveì Amy contro di lui.
Alzò gli occhi sul bellissimo viso di lui, e fu sorpresa di leggervi dolore e fustrazione.
<< E’ vero che… Ti
piace Calvin? >>
<< Cosa? Ma che stai
dicendo? Tu sei veramente diventato pazzo! >>
Ecco la risposta che voleva
sentire. Col cuore traboccante di felicità, Felix la baciò sulle labbra,
cogliendola completamente di sorpresa.
Amy rimase paralizzata per
qualche secondo, ma poi si staccò violentemente.
<< Hai il coraggio di
baciare me dopo che sei stato con Natalie? Dovresti solo vergognarti, Felix!
>>
Felix spalancò gli occhi.
<< Che? Oh, frena, frena! Con chi sarei stato io? >>
<< Con Natalie, no? E’
stata piuttosto chiara in proposito. >>
<< Ah, ti riferisci a
quello che ti ha detto stamattina! >>
<< E tu come fai a
saperlo? >>
Felix le fece l’occhiolino.
<< Ho le mie fonti. Comunque sappi che quello che ti ha detto sono solo
un mucchio di cavolate. >>
<< Ah sì? E allora
perché oggi mi hai chiesto dov’era? Perché la cercavi? >>
<< Perché mi avevano
riferito la vostra conversazione e volevo diglierne quattro. E lì mi ha detto
che le hai confidato che di me non te ne importa niente e che ti piace Calvin…
>>
<< A me non è mai
piaciuto Calvin, l’avrò detto un milione di volte! >> sbottò ancora lei.
Fece dietro front e corse
via.
<< Aspetta, A… !!
>> Ma lei era già uscita dal suo campo visivo. Felix sospirò fustrato.
Diamine! Perché non riusciva mai a parlarle senza che finissero col litigare?
Certo, gli piacevano le loro continue sfrecciatine, era divertente provocarla.
Ma quelle erano solo per scherzo, non così!
Cominciò a cantare…
Perché non riesco a
dirtelo?
Perché non riesco a
dirti ciò che provo?
Probabilmente non lo
so nemmeno io…
Sono sempre stato
cocciuto
E sono talmente tanto
orgoglioso
Che non voglio nemmeno
fermarmi ad analizzare
Quello che provo per
te…
Vorrei passare il
tempo ad accarezzarti
A baciarti
A passare le mie
labbra su quella tua bellissima pelle
Vorrei far scorrere le
mie mani su quel tuo corpo perfetto
Ti voglio, piccola
Ho capito di volerti
da quando ti ho vista su quel pulman la prima volta
Ti voglio come non ho
mai voluto nessun’altra
Tu sei l’unica che mi
abbia mai fatto provare sensazioni simili
Ma non riesco a
capire…
Cos’è questo
sentimento che cresce in me?
Mi basta pensarti per
volerti
Mi basta vederti per
desiderare l’impossibile
Vorrei aprirti il mio
cuore
Ma prima devo capire
che cos’è questo sentimento che cresce sempre più nel mio cuore
Amy… mio angelo…
Mia vita…
<< Ehi, Kush! >>
La ragazza si girò e sorrise
raggiante vedendo Aaron venirle incontro.
<< Senti, devo
chiederti un favore. Analie vuole che prepari una coreografia per la sua classe.
Volevo chiederti se potevi darmi una mano… Ma se non vuoi… >>
<< No, no! Conta pure
su di me, Aaron! Sai che mi piace molto aiutare la gente! >>
Aaron si fece
improvvisamente triste. << Ah, sì… Sì, lo so. >> disse sforzandosi
di sorridere.
Kush lo guardò dubbiosa e
chiese. << Ti senti bene? Non hai una bella cera. >> disse,
poggiando una mano sulla fronte del ragazzo.
Aaron arrossì e cominciò a
balbettare. << E- Ehm… No, no! Sto benissimo! >>
<< A me sembri un po’
caldo… Vabbe’, riposati un po’! >>
Aaron si scostò. <<
Sì, tranquilla. Bene, ci vediamo e grazie! >> e uscì di corsa dall’aula
di danza.
<< Di nulla… >>
mormorò lei guardando allibita la porta.
<< Amy, si può sapere
che cosa diavolo ti succede? >> sbottò Frankie: era da mezz’ora che la
sua compagna di stanza restava in silenzio! Il che non era da lei! Per niente!
<< Niente. >>
rispose distratta la compagna.
<< Grrr! Quando fai
così mi viene voglia di strozzarti! >> gesticolò ancora.
<< Fai pure >>
le rispose l’altra annoiata.
Frankie afflosciò le spalle
allibita. No, non era decisamente da Amy rispondere così. Doveva essere
successo qualcosa.
<< Senti, io vado da
Calvin, ci vediamo dopo. >>
Udì soltanto un mugugno di
assenso in risposta e, inviperita, uscì.
Amy rimase a fissare il
soffitto con occhi vaqui.
Sentì bussare la porta.
<< Avanti. >>
Vide Daisy sbucare dalla
soglia. << Amy, il professor Toone ti vuole nel suo ufficio. >>
<< Mh? Perché?
>> chiese allargando leggermente gli occhi.
Daisy scrollò le spalle e il
capo in segno di diniego. << Non ne ho idea. >> << Ok,
grazie, Daisy. >> L’amica uscì ed Amy si alzò, calzò le scarpe e uscì
dalla stanza.
Manco a farlo apposta si
imbattè nell’ultima persona che avrebbe voluto incontrare.
<< Ehi, Amy! Dove vai
così di fretta? >>
<< Fatti miei, Felix,
e ora – se permetti – devo andare. >>
Lo superò lasciandolo
imbambolato. Ma che le prendeva? Ultimamente gli rivolgeva la parola solo se
costretta…
Arrabbiato, si allontanò.
Bussò.
<< Avanti. >>
Amy entrò nell’ufficio del
professore. << Mi ha mandato a chiamare, professor Toone? >>
<< Sì, Amy, entra
pure. >>
La ragazza obbedì ma, come
vide sua madre, si immobilizzò.
<< Tu? Che ci fai qui?
>> sussurrò.
Toone aveva un’espressione
tutt’altro che allegra, che la spaventò un po’.
<< Ciao, tesoro. Sei
in gran forma. >> Il tono di sua madre era freddamente educato. Come al
solito.
Le rispose con un cenno del
capo e guardò il suo insegnante in cerca di spiegazione.
<< Amy… >>
cominciò lui, ma venne interrotto dalla madre della ragazza.
<< Io devo partire per
l’Italia, Amy. E tu dovrai venire con me. >>
<< Cosa? E quando?
>> chiese esitante.
<< Domani. >>
rispose la madre, impassibile.
<< COSA? Ma questo
vuol dire che devo lasciare Avalon? >> guardò sbalordita Toone che chinò
la testa dispiaciuto.
<< No… Non è possibile…
Spero tu stia scherzando! >> inveì contro il proprio genitore.
<< No, tesoro. Sono
maledettamente seria. Tu verrai con me, che ti piaccia o no. Vai a preparare i
bagagli, e saluta i tuoi amici. Torniamo a casa e domani mattina presto
partiremo. >>
Amy rimase immobile per
qualche secondo, ancora incapace di crederci. Poi, come un automa, rivolse un
cenno al professore e andò dritta nella sua stanza.
TO BE CONTINUED…
Grazie a tutti quelli che
stanno leggendo! E soprattutto a quelli che commentano!! ^____^