Nota: questa fanfic partecipa all’iniziativa “Trick or Treat?” indetta
dal forum The Black Parade ( www.moschenere.forumfree.it ) ; dovevamo scrivere
una ShikaTema semi horror per Halloween. Ora, lo *so*
che Halloween è passato da un pezzo ma io faccio una facoltà
psicotica che mi porta a studiare anche di notte, perciò eccomi qua XD
La
fanfic doveva basarsi su una traccia, io ho scelto
questa: I protagonisti si sono
appena trasferiti in una nuova abitazione, vuoi perché hanno deciso di
comprare la casa dei loro sogni, vuoi perché hanno preso in affitto una
piccola baita o chalet per passare le ferie, vuoi perché sono rimasti
appiedati e sono stati costretti a chiedere ospitalità nell’unica
casa nel raggio di miglia e miglia: non sanno che però, ogni
notte…
The black House
Gneek.
La porta cigolò in maniera sinistra; un polverone si
alzò dall’atrio; dentro era tutto buio. Qualcuno fra i presenti
tossicchiò, ma si sentì a malapena: le imposte delle finestre
ululavano nel vento. I ragazzi entrarono dunque, inzuppati, infreddoliti e
(ora) anche impolverati; dentro faceva pure più freddo di fuori…
Qualcuno accese la luce.
«Ed eccoci qua!» urlò il biondo,
entusiasta oltre ogni umano limite (come suo solito). «La vacanza dei nostri sogni nella casa dei nostri sog–»
Ma uno scappellotto preciso bloccò la sua tiritera.
«Naruto, idiota! Ora mi spiego il motivo di
quell’offertona
per dormire cinque notti!» urlò la ragazza accanto a lui, furiosa.
«M-ma S-Sakura-chan…
su internet la casa sembrava stupenda e il prezzo era così conveniente
che…»
«…ti hanno rifilato una fregatura.»
finì Sai, obiettivo.
«Ci hanno
rifilato una fregatura» corresse Sasuke, con il palmo della mano sbattuto
contro la fronte.
Non che Sasuke potesse aver torto: quel posto era
oggettivamente inquietante. La casa giaceva sopra una collinetta che dominava
la cittadina (un paesino sconosciuto di nome Konoha) ai suoi piedi; per
arrivarci, i dieci ragazzi avevano dovuto camminare più di
mezz’ora dalla stazione principale. La casa era costruita in legno, ma
ogni sua singola asse scricchiolava a causa del forte vento; nell’atrio
in cui si trovavano ora era presente un enorme lampadario antico, fatto di
cristalli e argento, ma a causa dell’enorme mole di polvere illuminava
ben poco; una grande scalinata di quercia portava dall’ingresso al piano
superiore, ma la tappezzeria dei gradini era tutta scardinata… Non
c’era un solo centimetro di quella casa che non scricchiolasse o che non
fosse impolverato o che non suscitasse un minimo brivido al solo guardarlo; e
il tempo da lupi lì fuori rendeva l’atmosfera decisamente consona
alla situazione.
La casa doveva essere enorme. Al piano terra, oltre al
grande portone di quercia che il gruppetto aveva appena valicato, c’erano
almeno una dozzina di porte che conducevano in altrettante stanze; e al piano
superiore sembravano essercene anche di più. C’era anche uno
scantinato da qualche parte (o almeno, così si diceva in
quell’affidabile sito Internet su cui avevano affittato quella meraviglia), una sala da biliardo, un
enorme salone e una ancora più grande cucina; ma certo, se
l’atmosfera era quella…
«Su, su, che volete di più…? Siamo
arrivati, la casa c’è, è bella… tutto il resto
è inutile, no…? Godiamoci la vacanza!» urlò ancora
Naruto, stiracchiandosi.
Probabilmente aveva ragione: senza tutta quella pioggia e
quel vento la casa avrebbe avuto tutto un altro impatto su di loro… ma
c’era qualcosa, qualcosa nell’aria, che faceva venire comunque i
brividi… o forse era solo suggestione…? Certo però, il nome
di Casa Nera ci stava tutto…
«Ma sì, dai» acconsentì Kiba, sbadigliando rumorosamente «Forse non fa
così tanto schifo come dicono, ma certo, a vedere le foto su Internet
non si direbbe che è lo stesso posto…»
Avevano trovato l’inserzione dell’affitto di
quella casa su Internet circa una settimana prima; Naruto l’aveva visto e
aveva proposto agli altri, visto il ridicolo prezzo che l’abitazione
sarebbe venuta a costare, di farsi una breve vacanza fra amici. E gli altri,
non trovandoci nulla di male, avevano accettato di buona voglia… Ma ora
avevano avuto tutti un piccolo ripensamento; forse non era stata
un’ottima idea far organizzare tutto a quello lì…
«Be’, perlomeno è particolare»
commentò TenTen, guardandosi intorno, mentre
un lampo illuminava come se fosse giorno l’enorme giardino antistante
alla facciata dalla casa. «In ogni caso, io direi di disfare i bagagli e
di mangiare, sto morendo di fame…»
Questa era sicuramente una cosa su
cui erano tutti d’accordo: la grande camminata li aveva resi affamati. Salirono
perciò la grande e larga scalinata e arrivarono al piano superiore.
Davanti a loro si aprì un lungo corridoio (così lungo, in
effetti, che la fine era del tutto immersa nell’oscurità), ma
anche alla loro destra e sinistra c’erano altre porte con altre camere,
che affacciavano perciò sull’ingresso principale e avevano la
balaustra della scalinata a mo’ di balconcino. Quanto era grande quel
posto?!
«Ok, chissenefrega
delle stanze, eh?!» urlò Naruto, le mani che si grattavano il
capo. «E ora andiamo a mang–»
Ma un improvviso frastuono lo fece
trasalire; una delle ragazze urlò.
Il portone di quercia si era
chiuso.
«Ma non siamo saliti
tutti?» mormorò Sai, il cuore che gli martellava in petto.
Era vero, erano tutti e dieci al
primo piano, e poco prima avevano lasciato il portone aperto; eppure era stato
chiuso, anche con forza…
«Sarà il vento,
no?» replicò Sasuke, tranquillissimo. «Siete un po’
tutti tesi… e lì fuori c’è una bufera,
sapete…» continuò, con affettata aria di sufficienza.
Continuarono perciò il giro
di perlustrazione; svariati bagni, qualche piccolo salottino, la promessa sala
da biliardo, innumerevoli camere da letto… e un’immensa camera
matrimoniale con un enorme letto a baldacchino, un armadio, un piccolo
separé per i cambi d’abito di epoche passate, un divanetto, un
piccolo bagno personale…
Bisognava dare onore al merito,
tuttavia: sebbene le assi scricchiolassero a ogni loro minimo passo e le
imposte continuassero a ululare, nelle svariate camere e nei corridoi non
c’era un solo grammo di polvere; anzi, i fiori nei vasi erano perfino
stati appena cambiati. Evidentemente, la pulizia stava particolarmente a cuore
al padrone che l’aveva data in affitto; perciò, be’, il sito Internet non aveva mentito quasi del
tutto, pensò Naruto con soddisfazione… a prescindere da quello che
dicevano quelli là, quella casa andava benissimo.
«Ok, allora»
mormorò Sakura, prendendo in mano la situazione «noi tre ragazze
staremo qui» e indicò una camera da letto particolarmente ampia
«voialtri invece… vi distribuite fra queste due camere da letto,
tanto di spazio ce n’è a sufficienza» finì, rivolta
ai ragazzi.
Nessuno obiettò nulla;
sbadigliando e stiracchiandosi, i ragazzi portarono le loro valigie nelle
camere, si cambiarono e riscesero la grande scalinata, diretti in cucina.
*°*
Shikamaru Nara e Temari Sabaku No
(in Nara, ma era meglio non dirlo: lei non aveva mai voluto cambiare il suo
cognome) camminavano l’uno accanto all’altra; era una serata
incantevole, la luna piena splendeva nel cielo, e c’era una lieve brezza
sui loro volti…
«Che palle» mormorò lei, senza tanti giri di parole, mentre
camminavano nell’ombra.
Shikamaru sorrise vagamente, ma
non voleva darlo a vedere.
«Oh, sì… andare
a trovare i propri vicini è un’enorme seccatura, se poi ti invitano
a cena dopo tre volte che rifiuti…» commentò, sardonico. Non
che non lo pensasse veramente: per lui era
un’enorme seccatura il solo alzarsi dalla poltrona davanti al fuoco
mentre era intento a giocare scacchi, figurarsi alzarsi e cambiarsi e uscire e pensare a qualche discorso da fare per
non rimanere in silenzio a una stupida cena… ma il solo contrariare
Temari, il solo stuzzicarla, oh, quello non era seccante per niente…
Lei, naturalmente, non ci
cascò.
«Perfino tua madre ha desistito.» replicò solo,
sghignazzando. E ora, fu il turno di Shikamaru alzare gli occhi al cielo. Era
vero: Yoshino, all’ennesimo rifiuto della
nuora, aveva lasciato perdere ogni genere di Nara e li aveva mandati tutti a
quel bel paese; ma no, i Sarutobi avevano insistito
così tanto che nemmeno per la glaciale Temari Nara (o Sabaku No, che dir
si voglia) era stato possibile rifiutare, quella volta.
E così, ecco che i due Nara
erano stati per bene incastrati ad accettare la cena proposta: lui, sebbene non
avrebbe mai osato ammetterlo davanti alla moglie, era anzi contento di rivedere
dopo tanto tempo il suo insegnante e di conoscerne finalmente il figlio; ma lei,
invece di cenare in compagnia avrebbe perfino
preferito prendere il sole nel loro giardino a mezzogiorno.
Rimasero qualche minuto in
silenzio, mentre continuavano ad avanzare (naturalmente al buio)
nell’erba; dall’alto della collinetta su cui ora stavano potevano
vedere la cittadina di Konoha che riposava; doveva essere abbastanza tardi.
«Oh, basta, non c’ho
voglia» sbottò improvvisamente la biondina, facendo retrofront e avviandosi nella direzione opposta, pestando
il terreno irregolare furiosamente. «Ci vediamo a casa»
borbottò poi, allontanandosi.
Shikamaru, ancora, sbuffò,
e alzò gli occhi alla luna piena. Ecco, l’assoluta chiusura di
Temari verso qualsiasi forma di convivenza civile era assolutamente seccante;
che poi anche a lui nel novanta per cento dei casi andasse bene (visto che Nara
stesso non era propriamente una
persona vogliosa e attiva –per dire, gli sarebbe bastato poter stendersi
nel giardino davanti alla loro casa e guardare le stelle per tutta la vita, e
sarebbe stato contento) era vero, ma quella volta era stato Asuma
a invitarli… e, be’, se all’invito
di sua madre oramai ci aveva rinunciato, quest’altro magari la sua dolce
metà l’avrebbe anche gradito…
«Seccatura, dai»
borbottò, piano, rimanendo a guardare le sue amate stelle
«…Lo sai che a me fa piacere».
Temari si fermò di colpo.
Rimase per un po’ in silenzio.
«Be’, allora poi
dovrai sdebitarti.» replicò, seria.
Shikamaru, ancora una volta,
sorrise di nascosto; per chiunque, lei sarebbe potuta sembrare spietata, fredda
e acida, ma lui sapeva che lei
adorava giocare a questo gioco del facciamo-finta-che-io-non-lo-faccia-per-te…
e non sarebbe stato di certo lui a toglierle il divertimento, no.
«E va bene, che vuoi che
faccia?» disse perciò, sbuffando.
Lei parve soddisfatta della
risposta; si girò e gli si avvicinò, per poi superarlo, diretta
verso Casa Sarutobi.
«La prossima settimana, uhm,
dovrebbero venire i miei fratelli qui… e a te non dispiacerà,
vero…?»
Oh, sì, gli sarebbe
dispiaciuto avere quei due enormi rompipalle in giro per la casa; gli sarebbe
dispiaciuto sentirsi osservato e criticato per il suo stare sempre su
un’amaca a fissare le stelle…
Riprese anche lui il passo, tanto
da avvicinarsi a lei; le cinse le spalle pallide con un braccio.
«Figurati, signora Nara.»
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Ok, probabilmente non ci avrete
capito niente, e va benissimo così 8D Sarà tuuuutto
chiaro alla fine!
In ogni caso, qualche informazione
arrandom:
-sono le due di notte e domani ho
lezione, ergo devo sbrigarmi
-la fanfic
sarà lunga complessivamente o due o tre capitoli (più probabile
tre)
-sì, era pensata per
Halloween, ma non è necessariamente ambientata ad Halloween XD
Per ora non dico nulla sulla
trama, farei solo casino; posso solo dirvi che mi dispiace se il capitolo
è spoglissimo ma non potevo fare altrimenti, visto che sono già
passate due settimane dalla scadenza dell’iniziativa, ehm .-. Ci
sarà molto di più nei prossimi due!
…In ogni caso un commentino
è sempre gradito *ride*
Clahp